Annichiliti (New Orleans Saints vs Tampa Bay Buccaneers 38-3)
Dopo un 3 & out dei Buccaneers, i Saints prendono quello che sarà il definitivo vantaggio, su 3rd & 10 dalle 14 Brees dopo un “pump fake” per Kamara(ovvero un movimento del braccio che dà l’impressione stia per lanciare in una direzione), lancia per Tre’Quan Smith sull’angolo destro basso della end zone, senza neanche un difensore nemmeno lontanamente vicino, visto che ben tre avevano abboccato alla finta di passaggio di Brees per Kamara non guardandosi di Smith che correva oltre di essi. 7-0
Dopo un altro 3 & out, i Saints tornano in red zone, e qui Brees trova il suo grande tight end Cook intorno alla 2 avversaria, dove attorniato da 3 difensori esegue un fumble, causato da Whitehead e recuperato da Lavonte David.
Un evento del genere di solito sarebbe un “turning point” per un attacco e una squadra in generale, che nei primi possessi si è mostrata spenta, invece non è così, terzo 3 & out su tre possessi.
Al contrario i Saints sono in forma e affamati più che mai, dopo un ottimo ritorno di Harris fino alle 35 di Tampa Bay visto che il punter Pinion aveva calciato via la palla dalla propria end zone, la squadra della Louisiana allunga. A segnare è il rookie tight end Adam Trautman, che con una “double move”, accennando una traccia verso l’esterno per poi correre in verticale, congela quanto basta Devin White per creare una finestra in cui Brees lo trova per il suo primo touchdown in carriera. A questo punto iniziale della partita, Trautman è già l’ottavo ricevitore diverso cui lancia Drew Brees. 14-0
I Saints segnano il terzo touchdown di serata, Brees dalle 12 ha una tasca pulita e trova Sanders, liberissimo, all’altezza della linea di touchdown. 21-0
Il possesso successivo è il primo non-3 & out della partita per Tampa, peccato che alla seconda giocata Brady venga intercettato dal defensive tackle David Onyemata, dopo che un passaggio indirizzato a Ronald Jones era stato deviato da Davenport e poi Cameron Jordan in un’azione simil pallavolistica tra i defensive linemen di Nola.
L’attacco di Sean Payton riprende il campo alle 27 avversarie e cinque azioni dopo segna il quarto touchdown, dalla 1 Kamara si allunga nella end zone, grazie ai blocchi fondamentali della sua linea offensiva, in particolare uno in diagonale verso sinistra del centro Erik McCoy, e la parte sinistra della linea fa il resto liberando il passaggio da eventuali sbarramenti. 28-0
Tampa al possesso seguente dopo aver preso due primi down, si trova nella situazione di 4th & 6 alle 38 di New Orleans, Tom Brady, come tutta serata sotto pressione, lancia un campanile profondo per Gronk che ha separazione; troppo profondo, visto che il tight end ex Patriots si allunga ma non abbastanza per eseguire la presa, turnover on downs. I Saints ne approfittano e allungano con un field goal. 31-0
Prima del termine della metà c’è tempo per un brutto intercetto di Brady, frutto forse della poca intesa con Brown che si allena con la squadra da pochi giorni, il quale corre una sorta di lunga curl route, fermandosi e girandosi verso il quarterback, che però si aspettava continuasse la traccia in verticale, nondimeno lancia in una zona dove ci sono Marshon Lattimore e Marcus Williams, di cui il secondo esegue l’intercetto.
Al ritorno dagli spogliatoi, sulla prima pressione che la difesa di Todd Bowles riesce a portare su Brees, ne causa un fumble Shaq Barrett, recuperato dal compagno Edwards. L’extra possesso non viene capitalizzato, con un altro turnover on downs alla goal line avversaria, dove Brady prova su terzo e quarto down una “jump ball” per Mike Evans coperto da Lattimore, in entrambi i duelli ne esce vincitore il cornerback prodotto Ohio State. Brady conclude la serata horror con un altro terribile intercetto, lancia un campanile che grida disperazione, il quale finisce docile nelle mani di Malcolm Jenkins.
I Saints giustamente “infieriscono”, con un touchdown dell’altro tight end Josh Hill; il resto della partita non sarà altro che un attesa che il cronometro segni tutti zeri, con anche l’entrata di Jameis Winston nel suo vecchio stadio contro i suoi ex compagni, a dare consegnati al runningback o inginocchiarsi, e il field goal della bandiera di Tampa, giusto per non lasciare uno zero anche nella loro colonnina del punteggio. 38-3
Considerazioni
Su Tampa si è abbattuta una tempesta, i Saints hanno fatto la partita perfetta, mentre i Bucs la peggiore possibile, compreso Brady che ha giocato una delle più brutte partite della sua carriera ventennale.
Partendo dalla trincea, le linee dei Saints, difensiva e offensiva, hanno dominato le contrapposte dei Buccaneers. Brady non aveva più di 1 secondo per osservare il campo e selezionare un ricevitore, dopo del quale sentiva la pressione e finiva per spostarsi nelle braccia di un altro dei d-linemen che invadevano il backfield, il quarterback futuro hall of famer ha dimostrato poca coscienza del pocket in almeno una situazione, spostandosi verso un sack, cosa inusuale perché sebbene non abbia mai avuto l’atletismo alla Kyler Murray, nella tasca e nel footwork è agile e intelligente, sapendo quand’è il momento di fare un passo in avanti nella tasca per evitare l’edge rusher all’esterno.
Cam Jordan pur non portando a casa sack ha dato da fare al rookie Tristan Wirfs e alla linea, liberando spazio per i compagni, di cui Trey Hendrickson ha approfittato con 2 sack su due azioni consecutive, avrebbero potuto essere tre di fila se non fosse stato per una penalità. La linea ha anche beneficiato dell’ottimo lavoro dei compagni nelle retrovie, eccellenti in copertura, che nei primi secondi non davano il minimo spazio perché Brady lo sfruttasse; Marshon Lattimore ancora una volta, nella sua personale disputa con Mike Evans, è uscito vincitore, su due lanci indirizzati al lungo ricevitore, con il cornerback sopra citato a marcarlo, 2 incompleti.
La linea offensiva dei Buccaneers ha sentito eccome la mancanza della guardia sinistra, Ali Marpet, forse il loro migliore offensive linemen. Mancanza sentita sia nel passing game, per la pressione concessa internamente, particolarmente sofferta da quarterback statici come Brady, ma soprattutto nel running game, Tampa non è riuscita a costruire il suo gioco di corse (a fine partita avrà solo 5 portate, di cui una sarà il Qb kneel di Gabbert alla fine), fondamentale perché avrebbe legittimato le play action su cui Brady è letale, poi chiaramente essendo stati da subito sotto non c’è molto tempo né utilità nell’imporre un running game, si deve passare per tentare una rimonta.
Dal lato difensivo, Todd Bowles ha iniziato con una strategia deleteria, provare a portare pressione in quattro e copertura a zona dietro, deleteria perché la linea offensiva dei Saints riusciva a gestire i rusher avversari, e Brees contro coperture a zona, da maestro del gioco, banchetta. Nel secondo tempo si sono visti più blitz, come quello su cui Shaq Barrett è riuscito a causare il fumble, ma Brees liberandosi velocemente del pallone riusciva a eluderli. Riusciva a liberarsi velocemente del pallone anche perché i Buccaneers in copertura sono stati l’opposto che francobollati, vedendo ricevitori pascolare liberi nel campo; è stata una serata da dimenticare per tutti sulla sideline di Tampa Bay.
Brees, che ha risorpassato Brady nella classifica all time di touchdown lanciati (564 vs 561), a differenza di partite precedenti, non si è fissato su Kamara come ricevitore, solo nel primo tempo ha lanciato a ben undici ricevitori diversi, tanto che il ritorno di Michael Thomas, sebbene un’ottima prestazione, è passato quasi in sordina.
Prima di questo Sunday Night le probabilità di vincere la NFC South erano del 39% per i Saints e del 61 per i Bucs, con la vittoria di New Orleans si sono praticamente invertite, 63% Saints, 36% Bucs (non capisco quell’1% mancante, forse è riservato a Panthers o Falcons, chiederemo a Chris Collinsworth). I Saints si dimostrano la kryptonite per Tampa, che deve sperare di non doverli riaffrontare in postseason, e Brees per Brady, visto che conduce gli scontri personali con un record di 5-2; Tampa che lascia dei dubbi, oltre alla pessima immagine data ieri notte, perché i “dream team” nell’NFL non hanno mai funzionato, e con l’arrivo di Antonio Brown se ne può a ragione parlare. Lato Saints, li aspetterei al varco dei playoff, le loro regular season sono sempre convincenti, in postseason per loro demeriti o eventi fuori controllo finiscono per sciogliersi e uscire dal torneo.