Ride bene chi ride ultimo (Las Vegas Raiders 34 vs Carolina Panthers 30)

Le prime partite di regular season sono solite riservare sorprese, un po’ perché ci vuole del tempo per entrare in condizione e un po’ perché i coaching staff hanno poco materiale per preparare la squadra ad affrontare un avversario che ancora non ha scoperto le sue carte. Questo è ovviamente ancora più vero in un 2020 segnato dall’emergenza Coronavirus, che ha mandato all’aria ogni forma di normalità.

Senza offseason e senza preseason a disposizione, gli allenatori hanno avuto poco tempo per conoscere i giocatori a propria disposizione, figuriamoci quelli della squadra avversaria. Ad aggiungere complessità c’era il fatto che i Panthers, in ricostruzione, hanno cambiato l’head coach, con Matt Rhule arrivato fra i pro dopo aver guidato al successo le squadre universitarie di Temple (2013-16) e Baylor (2017-19), l’offensive coordinator, l’ex passing game coordinator e wide receivers coach di LSU Joe Brady e il QB, con Teddy Bridgewater arrivato in Free Agency da New Orleans.

L’unica certezza per Jon Gruden e il coaching staff dei Silver & Black, all’esordio assoluto come Las Vegas Raiders, era la pericolosità del RB Christian McCaffrey, terzo giocatore nella storia dell’NFL capace di mettere a statistica almeno 1000 yard su corsa ed almeno 1000 su ricezione in un’unica stagione.

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I Raiders si sono presentati a Charlotte con una difesa rinnovata, arricchita dal talento dei LB Cory Littleton e Nick Kwiatkoski, del DT Maliek Collins, lodato da Gruden durante il Training Camp e definito la chiave della difesa, e da una secondaria giovanissima in cui esordiva da titolare il rookie CB Damon Arnette, scelto nel primo round da Ohio State.

L’attacco dei Raiders è invece stato costruito all’insegna della continuità, con Derek Carr per il terzo anno di fila a lavorare – un lusso non da poco – con lo stesso head coach e lo stesso offensive coordinator, e con una linea offensiva confermata in blocco e considerata una delle più forti, almeno sulla carta, dell’intera NFL. Il fulcro dell’attacco è composto dal RB Josh Jacobs e dal TE Darren Waller, dimostratisi certezze assolute la scorsa stagione, ma per aggiungere una nuova dimensione il General Manager Mike Mayock ha scelto il ricevitore più veloce del Draft, Henry Ruggs III, ed uno dei più fisici, l’ex South Carolina Bryan Edwards.

Guidati dal nuovo defensive coordinator Phil Snow, uomo di fiducia di Rhule sia con Temple che con Baylor, i Panthers hanno investito tanto sulla difesa. Tutte e sette le scelte al Draft 2020 sono state spese per rinforzare la difesa, con il first rounder Derrick Brown da Auburn e i DB Jeremy Chinn e Troy Pride Jr inseriti direttamente nella starting lineup.

La partita, se non bella, è stata decisamente interessante e caratterizzata da ben 7 avvicendamenti al comando. Entrambi i QB hanno completato 22 passaggi ed hanno messo a statistica un TD pass, ma ovviamente a fare la voce grossa sono stati i due RB Josh Jacobs, 25 corse per 93 yard e 3 TD e 4 ricezioni per 46 yard, e Christian McCaffrey, con 23 corse per 96 yard e 2 TD e 3 ricezioni per 38 yard.
I Raiders hanno perso dopo 3 snap per un infortunio al polpaccio il RT titolare Trent Brown e poco dopo anche il suo backup, il nuovo acquisto Sam Young. E’ spettato alla guardia di riserva Denzel Good rattoppare la linea, e il numero 71 ha ben figurato sull’esterno.

Un infortunio al pettorale ha eliminato dalla partita anche il MLB e signal caller difensivo dei Raiders Nick Kwiatkoski, e un problema alla caviglia ha interrotto dopo appena 11 snap la corsa del CB titolare dei Panthers Donte Jackson.

La partita è stata abbastanza ordinata, senza troppi errori mentali, e anche le penalità non sono state tante (3 per 40 yard contro i Raiders e 5 per 65 yard contro i padroni di casa). Ovviamente con il tempo il caldo si è fatto sentire e la stanchezza ha preso il sopravvento. La prestazione delle due squadre è stata tutt’altro che perfetta, ma in fin dei conti non ci si poteva aspettare molto meglio viste le condizioni.

L’esordio di Henry Ruggs III è stato certamente poco esplosivo, a parte una ricezione da 45 yard che lo ha portato ad una yard dalla realizzazione del primo TD della storia dei Las Vegas Raiders. Limitato da un leggero infortunio al ginocchio e da un game plan di Gruden incentrato sulle corse e sui passaggi a RB e TE, Ruggs ha messo a referto 3 ricezioni per 55 yard e 2 corse per 11 yard. Molto peggio è andata all’altro rookie Bryan Edwards, cercato una volta sola da Derek Carr, per un guadagno di 9 yard. Il QB e game manager nero-argento non ha forzato, ma dalle sue mani è partito uno splendido arcobaleno che è atterrato dolcemente tra le mani di Nelson Agholor in end zone.

La difesa dei Raiders ha regalato un TD da 75 yard nel quarto quarto a Robby Anderson, con un Damon Arnette spiazzato dalla finta del ricevitore a tentare di salvarsi con una trattenuta e con un Erik Harris a caccia di farfalle sul prato del Bank of America Stadium. Con 8 minuti e spiccioli residui, captain comeback Derek Carr – al suo 19° comeback nel quarto quarto in carriera – ha guidato un drive da 75 yard caratterizzato da una defensive pass interference decisiva fischiata contro il LB ex Raiders Tahir Whitehead (messo poco furbescamente a marcare Hunter Renfrow) che ha portato i nero-argento in red zone. Dopo un paio di azioni Jacobs ha fissato il risultato sul 34-30 finale.

C’è stato spazio per un’ultima emozione; su un quarto e 1 dalle 46 dei Raiders, Rhule ha scelto di far portare palla al FB Alex Armah, ma un’azione coordinata del NT Johnathan Hankins, del DL Clelin Ferrell e del LB Cory Littleton ha bloccato il numero 40 dei Panthers corto dalla linea del primo down.

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I tifosi, qualora fossero stati sugli spalti, avrebbero fischiato il proprio head coach, colpevole di non aver messo il destino della partita nelle mani del suo giocatore migliore. Gli spalti erano invece purtroppo vuoti vista l’emergenza, e gli altoparlanti hanno trasmesso per tutta la gara un audio preregistrato dalla NFL che non ha convinto nessuno.

Il football, in questo assurdo 2020, ha fatto il suo primo passo ed ora non resta che augurarsi che i protocolli di sicurezza, i test COVID-19 che giornalmente vengono fatti a giocatori e staff e soprattutto la forza di volontà dei protagonisti (che dovranno rinunciare alle tentazioni per limitare per quanto possibile i rischi di contagio) permettano di portare a termine la stagione.

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Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

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