Non è stata Foles Magic, è stato il solito Falcons Voodoo

Domenica scorsa ad Atlanta il miracolo è successo di nuovo. Nick Foles è entrato dalla panchina per risollevare una squadra disperata, riuscendo a portarla ad una vittoria impronosticabile. Un miracolo in tono minore rispetto a quello operato a Philadelphia, ma comunque di miracolo si è trattato, visto che ad un certo punto Falcons avevano una probabilità di vittoria del 99.3%. Forse, più che di miracolo, bisognerebbe parlare di magia. In tanti hanno visto nell’esordio di Foles in maglia Bears l’ennesima manifestazione della Foles Magic, quell’aura d’invincibilità che avvolge Foles e le sue squadre nei momenti più importanti. Sarà il suo volto angelico o il fatto che a Philly ormai lo venerano come Saint Nick, santo protettore della fauna locale di aquile verdi, Foles irradia un alone di misticismo. Pochi quarterback sono riusciti come lui a rendere reale quello che non sembrava nemmeno immaginabile. Insomma, siamo tutti d’accordo che Foles abbia qualcosa di magico e che la sua sia una magia bianca, quella usata a fin di bene, anche perché usata per sconfiggere i Patriots, l’impero del male della NFL. Da tifoso dei Falcons, sono qui a dirvi che non è così. La Foles Magic esiste, ed è buona come tutto ciò che va contro i Patriots, ma non è quella che abbiamo visto in campo due giorni fa. Ad Atlanta domenica c’è stata della magia, ma non si è trattato di magia bianca, bensì di magia nera, anzi di stregoneria. Per la precisione, si è trattato di un rito vodoo che da circa tre anni mortifica gli Atlanta Falcons e i suoi tifosi. La capacità paranormale dei Falcons di spararsi sul piede non è più spiegabile restando nell’ambito del razionale. Ci dev’essere da qualche parte, nascosto nell’armadietto di un giocatore o nell’ufficio di un General manager, una bambola con l’effige di Arthur Blank, il proprietario dei Falcons e che ci sia qualcuno che si diverte a punzecchiarla di tanto in tanto. Quella bambola esiste e a custodirla non sono né Bill Belichick né Tom Brady, che pure hanno causato il primo, epico collasso dei Falcons nel Super Bowl LI. Dopo la partita di domenica ho avuto la conferma assoluta che quella bambola è nelle mani di Nick Foles.

Foles Bears Falcons

In pochi se lo ricordano, ma la favola degli Eagles 2017 sarebbe stata stroncata dopo il primo capitolo se non fosse stato per un episodio inspiegabile, accaduto nel divisional round tra Eagles e Falcons. È lì che inizia il rito voodoo di Foles. Riavvolgiamo indietro il nastro. Negli ultimi istanti del secondo quarto Nick Foles riceve uno snap, alza la testa e lancia centralmente. Fino a quel momento l’attacco degli Eagles è stato asfittico e Foles si sta dimostrando quello che è stato fino a quel momento della sua carriera, un quarterback giramondo che con la postseason c’entra poco e nulla. Il pallone lanciato da Foles veleggia stanco sopra la testa di un giocatore degli Eagles e finisce dritto in pancia alla safety dei Falcons, Keanu Neal, che già sta pregustando un intercetto decisivo. Qui avviene il primo episodio paranormale. Neal non riesce ad agguantare il pallone, che gli rimbalza sul ginocchio, fluttua per aria e viene incredibilmente preso al volo da un giocatore degli Eagles, Torrey Smith, che percorre le yard necessarie per portare Philly in posizione da field goal.

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Grazie a quei tre punti gli Eagles accorceranno lo svantaggio e riusciranno a salvarsi nel finale grazie ad un clamoroso scivolone di Julio Jones. Senza quel calcio, verosimilmente gli Eagles avrebbero perso la partita e Foles sarebbe rimasto a girovagare per le panchine NFL. Da quel primo spillo infilato nella bambola di Arthur Blank sono passati quasi tre anni, 32 mesi durante i quali Foles si è portato a casa un Super Bowl con annesso MVP, un’altra comparsata in postseason e un contratto milionario con i Jacksonville Jaguars. Nel frattempo i Falcons sono colati a picco. Fino a quel divisional maledetto si erano ripresi tutto sommato bene dalla sbornia post Super Bowl. Da quel momento in poi, due stagioni pessime finite con il record di 7-9 e l’inizio tragico di quella ancora in corso. Ed è proprio settimana scorsa che Nick Foles e la sua magia nera sono tornati ad assillare i Falcons. La carriera di Foles si era impantanata sulla panchina di Chicago, dopo essere stato battuto da Mitch Trubisky (!!!) in training camp. Questa Week 3 gli ha offerto l’occasione perfetta per tornare titolare e allo stesso tempo torturare la fanbase della sua vittima prediletta. Domenica non c’è stata quasi traccia della “Foles Magic”, intesa come la capacità di Foles di reincarnarsi in un misto tra Joe Montana e Terminator. Per la verità, Foles ha giocato malaccio. Sono stati i Falcons a perderla molto più di quanto Foles l’abbia vinta. Ma qui torniamo alla nostra tesi degna di Adam Kadmon: Nick Foles è uno stregone voodoo e l’autolesionismo dei Falcons è dovuto alla macumba lanciata dal QB dei Bears. Basterà riavvolgere insieme il nastro della partita per capire la portata della stregoneria che ha colpito i Falcons.

Il rito di Foles inizia in modo subdolo. Ad un certo punto della partita i giocatori dei Falcons iniziano a cadere come mosche, soprattutto quelli difensivi. Dopo l’intercetto di Trubisky, Foles entra in campo contro una difesa disastrata e zeppa di riserve, eppure comincia malissimo la partita. Il suo primo lancio signficativo è una 50-50 ball tra Allen Robinson e Darqueze Dennard, che nonostante sia un minion se paragonato al ricevitore dei Bears riesce a strappare il pallone e forzare così un intercetto in endzone.

Dopo quell’intercetto, la partita di Foles prosegue senza squilli fino al dodicesimo minuto dell’ultimo quarto. I Bears sono sotto di 16 e si giocano un terzo e otto decisivo. Dopo lo snap, Foles evade verso sinistra da una tasca ancora integra, portandosi dietro due difensori dei Falcons. Con gli avversari alle calcagna lascia partire un lancio che è un’anatra zoppa diretta in direzione non si sa bene di chi. La palla veleggia lenta come una mongolfiera fino a sorvolare una zona occupata da tre difensori dei Falcons. In tutti i multiversi possibili quel pallone verrebbe intercettato facilmente. In tutti i multiversi possibili tranne uno, il nostro, nel quale due dei tre Falcons si scontrano tra di loro con una goffaggine degna di Orazio e Gaspare, lasciando che il pallone arrivi tra le mani di un incredulo Jimmy Graham. Se l’azione finisse qui, ci sarebbero comunque gli estremi per evocare la magia nera come unica causa plausibile di questo disastro difensivo. Il peggio devo ancora accadere. Graham è talmente esterrefatto che non si accorge del recupero di Walker, che gli strappa il pallone causando un fumble. Quando sembra che un briciolo di giustizia divina sia stata ristabilita, il pallone finisce incredibilmente nelle mani di un altro giocatore dei Bears, Anthony Miller. Assurdo, ma non è finita qui. Miller perde a sua volta il pallone dopo un contatto con Damontae Kazee, ma riesce comunque a ricoprire il secondo fumble nel giro di due secondi.

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Qualche yard più indietro, Nick Foles sta ridendo sotto i baffi. In tribuna d’onore, probabilmente Arthur Blank inizia a sentire uno strano dolore alla coscia, come se fosse stato punto da un ago. Due minuti dopo, Foles lancia di nuovo in endzone. Scelta sciagurata, visto che il bersaglio del target, di nuovo Jimmy Graham, è coperto da due difensori. Isaiah Oliver ha apparecchiato davanti un intercetto comodissimo ma si lascia scappare il pallone dalle mani. Secondo ccampato pericolo per Chicago. Dopo essersi disperato per l’errore, Arthur Blank si chiede se un calabrone l’abbia punto sulla schiena.

Azione successiva, Foles lancia di nuovo in endzone, questa volta in direzione di Anthony Miller. È una scelta abbastanza pigra e prevedibile, eppure Miller si trova liberissimo per ricevere. Il WR dei Bears incredibilmente non riesce a trattenere il pallone, causando un turnover on downs, ma per i Falcons si tratta di una vittoria di Pirro. L’uomo in marcatura su Miller, Keanu Neal, si sta tocca la coscia sinistra. Non rientrerà più in campo, lasciando ancora più scarna la secondaria dei Falcons.

Fino a questo punto Foles ha giocato una brutta partita, ma ad aiutarlo questa volta ci sono le amnesie di Atlanta. Con l’attacco dei Falcons che ha completamente staccato la spina, infatti, non passa molto prima che Foles si guadagni un altro viaggio in Endzone. I Falcons lasciano di nuovo il piccolo Dennard 1vs1 contro un uomo gigantesco come Jimmy Graham, che senza difficoltà riceve il touchdown del 26 a 16. Foles ha riportato i Bears in partita e i Falcons nello psicodramma che rivivono ogni volta che c’è un vantaggio da difendere nell’ultimo quarto.

Con sei minuti da giocare, un innocuo passaggio corto per Allen Robinson si trasforma nella big play che serviva ai Bears. Due difensori dei Falcons mancano clamorosamente il tackle e il numero 12 dei Bears corre indisturbato fino a segnare il touchdown che porta la partita sul 26 a 23. Arthur Blank inizia a credere di aver preso il Fuoco di Sant’Antonio.

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Mancano quattro secondi e spiccioli e i Falcons possono ancora cavarsela, devono solo far scorrere il cronometro. Dirk Koetter invece chiama tre passaggi, tutti incompleti, che consumano pochissimo cronometro prima di lasciare di nuovo il pallone a Foles. Sull’ultimo dei tre passaggi Matt Ryan avrebbe Zaccheus liberissimo per un guadagno quaranta yard, ma il passaggio gli esce più lungo del dovuto a causa della pressione dei Bears.

Palla che torna quindi a Chicago per l’ultimo atto di stregoneria. In uscita dal two minute warning, Nick Foles si gioca un terzo e otto dalle 28 difensive di Atlanta. I Falcons portano tutta la pressione che possono e riescono a far breccia nella protezione dei Bears. Sotto la stessa pressione che aveva investito Matt Ryan poco prima, Foles lancia verso Anthony Miller, ma prima di completare il lancio si trova il linebacker Mykal Walker aggrovigliato addosso. Eppure la palla esce pulita come se nulla fosse e atterra serena nelle mani di Miller. 30-26, uno svantaggio di 16 punti ribaltato nel tempo di cuocere un piatto di rigatoni. Arthur Blank, che nel frattempo è sceso a bordo campo, ormai è in stato catatonico e non sente nemmeno di essere diventato un puntaspilli ambulante.

Blank Falcons

I tentativi disperati di rimonta dei Falcons si arenano ben presto, quando Matt Ryan lancia male e si fa intercettare il pallone diretto a Calvin Ridley. L’ironia crudele della stregoneria di Foles sta tutta negli esiti diversi di giocate simili. Il lancio sotto pressione del QB dei Falcons è finito fuori portata, quello di Foles è andato dritto a bersaglio. Al primo errore grave, poi, Ryan è stato punti con un intercetto che ha sigillato la partita. Al contrario Foles, che pure ha sbagliato molto di più, passa in cassa a ritirare la vittoria. Di nuovo, Foles si è guadagnato un’impresa epica sulle spalle dei Falcons. Di nuovo giocando male e sfruttando gli errori degli avversari molto più che i suoi meriti. Dicevamo, questa non è stata la partita della Foles Magic. A Philadelphia Foles ha cementato la sua leggenda con due partite epiche, il Championship contro i Vikings e il Super Bowl contro i Patriots. Al di là di forse un paio di lanci, l’attuale QB dei Bears non ha giocato ai livelli celestiali con cui disintegrò la difesa di Belichick. Il Foles in modalità “Super Bowl MVP” è una passatore chirurgico e implacabile. Quello visto domenica ha sbagliato, a volte anche in modo imbarazzante, ma ha sempre potuto contare su errori ancora più gravi da parte dei Falcons. Evidentemente, il rito voodoo ha funzionato di nuovo.

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Alberto Cantù

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