
Apologia di Kalen Ballage
Gli ultimi giorni di agosto hanno sempre un aspetto diverso degli altri. Hanno il profumo di una festa che finisce e sono giorni che portano gli studenti a pensare al ritorno sui banchi di scuola.
Chi lavora guarda i giorni passati malinconicamente pensando alle passeggiate in spiaggia o in montagna.
Sono giorni il cui tempo sembra scorrere lento e apatico.
In quest’ottica mai periodo fu più opportuno ai miei Dolphins per annunciare la cessione del proprio runningback Kalen Ballage ai rivali divisionali dei New York Jets, che dopo le visite mediche lo hanno rimandato indietro causa problemi fisici e che probabilmente verrà rilasciato da Miami a breve.
Kalen Ballage è un ragazzo nato poco prima del Natale del 1995 a Peyton in Colorado e per la verità il percorso alla Falcon High School fu tutt’altro che insignificante. Mise insieme numeri interessanti e una certa duttilità che gli valsero l’attenzione di alcune Università importanti come Michigan, Nebraska e Washington
Scelse infine l’offerta di Arizona State e il suo fu un percorso di costante crescita culminata in alcuni numeri interessanti come le 100 yard corse nel 2014 contro gli Oregon Ducks.
Da junior pareggiò anche il record di touchdown segnati per una singola partita del FBS del College Football segnando otto touchdown contro Texas Tech il 10 settembre 2016.
In certi schemi venne utilizzato anche come quarterback e quando gli scout NFL iniziarono a scrivere i primi report due attributi venivano affiancati a Ballage: “duttile e.. e veloce“
Miami lo scelse al quarto round (131esima scelta del draft 2018) sfruttando la pick data dagli Eagles nell’ambito della trade che portò a Philadelphia Jay Ajayi.
Nel golfo della Florida inizia per Ballage un percorso che sicuramente ha tutti i connotati della classica involuzione tecnica e mentale.
Buttiamo giù un po’ di numeri. Ballage produce nella prima stagione prestazioni che hanno il suo culmine in week 15 quando in 12 portate corre per 123 yard e un touchdown.
Nella scorsa stagione i numeri sono impietosi. in 12 games 74 portate per 135 yard. Una media di 1,8 yard per portata. Si dirà che il football è uno sport di squadra e certamente la linea d’attacco di Miami era qualcosa nemmeno di definibile tuttavia 1,8 yard è davvero poco più di un lungo passo.
Se a questi numeri aggiungiamo una cronica incapacità di leggere le tracce anche più elementari e un’attitudine a droppare qualsiasi palla arrivi nel suo raggio d’azione il quadro di un perfetto player scarso sarebbe completo.
I tweet di scherno, la disperazione dei tifosi a ogni drop o traccia letta male, sottoscritto compreso hanno però man mano in me lasciato spazio a una considerazione più esistenziale. Nella vita tutti siamo un po’ Kalen Ballage.
Se ci pensiamo è vero; chi a scuola, nel lavoro, nello sport stesso o anche in amore non ha avuto la sensazione che qualcuno corresse accanto a loro nettamente più veloce?
Tutti noi quindi possiamo immedesimarci in chi come Ballage ammirava sulla sideline le veloci tracce e lo scatto bruciante degli altri runningback non capendo come facessero.
A me però piace pensare che il suo andar lento sia una precisa e metodica scelta di vita.
Un proverbio tuttora in uso dice che chi va piano va sano e va lontano. Esso significa fondamentalmente che con la calma e la tranquillità si raggiungono i propri obiettivi, mentre, al contrario, chi agisce con troppa fretta e rapidità finisce per non ottenere assolutamente nulla e quindi deve rassegnarsi e perciò rinunciare a poter conquistarli.
A me piace pensare che Ballage sia come quelle persone che non hanno in sè la capacita’ di scattare in avanti non appena parte lo sprint ma anche che ci sia una precisa volonta’ di abbassare i giri perchè questo lo porterà a una carriera più lunga ma soprattutto avendo il tempo di apprezzare non condizionato dalla foga che assale i veloci i momenti belli dello sport, da una meccanica di lancio del proprio quarterback, un movimento perfettamente sincronizzato della linea , una traccia meravigliosamente eseguita da un ricevitore.
E poco importerà se poi il lancio a lui diretto finirà con una palla a terra magari anche recuperata dalla difesa perchè lui rispetto agli altri giocatori avrà avuto il tempo di gustare da vicino quella meraviglia chiamato schema.
Mi piace infine credere che l’insegnamento di Kalen Ballage sia quello di non correre mai nella vita e di godersi ciò che succede attorno a te anche a costo di droppare un pallone perchè in fondo l’importante è esserci.
E questo è molto più di quanto un tifoso possa sognare…
Avete qualche notizia riguardo alla trasmissione di partite di football americano su DAZN commentate in italiano quest’anno?
In giornata arriva articolo con il riassunto della situazione.