Parola all’insider: Washington Redskins – Gabriele

Benvenuti a questa rubrica che abbiamo rispolverato per dare spazio ai tifosi della chat Telegram di Huddle Magazine. Abbiamo scelto di intervistare veri fan di alcune squadre NFL, indipendentemente dal loro livello di competenza, prendendo in considerazione solo la loro passione.

Ci interessa infatti un punto di vista diverso da quello dei tanti analisti del gioco, noi vogliamo la prospettiva del tifoso che soffre ogni maledetta domenica per la sua squadra. Non ci resta che iniziare l’ospite di oggi: Gabriele, tifoso dei Washington Redskins.

Carlo & Giorgio: Benvenuto! Rompi il ghiaccio presentandoti ai nostri lettori e raccontandoci qualcosa di te in generale, da quanto segui il football e soprattutto come sei diventato tifoso della tua squadra del cuore.

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Gabriele: Questa è la domanda più facile, mi chiamo Gabriele, ho 49 anni, seguo il football dai primi anni ’80 quando Canale 5 faceva vedere una sintesi di un’ora circa alla domenica mattina. Non è stato facile imparare le regole, non c’era internet su cui fare affidamento, ma solo Dan Peterson e Guido Bagatta, ottimo il primo, un po’ meno il secondo, anche se all’epoca andava bene chiunque.
La passione è nata perché lo sport era per me completamente nuovo ed al tempo stesso altamente spettacolare. Aggiungeteci il fatto che tra i migliori QB dell’epoca c’erano due italoamericani come Joe Montana e Dan Marino e vi farete l’idea di quanto questo sport potesse interessare un adolescente dell’epoca.
Perché tifo Redskins è molto facile: il mio primo Super Bowl seguito è stato il numero XVII, al Rose Bowl di Pasadena che rappresenta da solo uno scenario bellissimo, tra Washington e Miami. La partita fu particolarmente avvincente, compreso un ritorno di Kickoff dei Dolphins per un TD ed una favolosa corsa di John Riggins anch’essa per un TD che decise probabilmente l’incontro.
Lo stesso Riggins venne nominato MVP della partita, al posto di nominare il solito QB della squadra vincente. Ci sarebbe da aprire un dibattito sul perché mi ricordo bene quella partita e non ricordo cosa ho mangiato a cena l’altra sera, ma credo esuleremmo dallo scopo di questa intervista…
La mia convinzione da tifoso venne rafforzata quando l’anno successivo, me li ritrovai ancora in campo nel Super Bowl contro i Raiders di Marcus Allen, in quella occasione venimmo sconfitti, ricordo tre highlights: Joe Theismann intercettato a 7 yds dalla nostra end zone, ritornato per un TD, ovviamente, un punt bloccato per un altro TD e Marcus Allen che scorrazzava nella nostra secondaria.
La loro vittoria fu più che meritata, ma il mio tifo per i Redskins ormai si era consolidato.
Negli anni a seguire le reti Mediaset trasmisero sempre il Super Bowl in diretta e nel 1988 li rividi in campo, questa volta contro i Broncos di John Elway: un pessimo primo quarto, sotto 0-10, ed un secondo quarto da annali del football, con 5 TD segnati. 35-10 all’halftime e la partita era già nelle nostre mani. Last but not least, nel 1991-92, una delle prime stagioni che sono riuscito a seguire fin dalla prima partita, la squadra guidata da Mark Rypien chiuse la regular season con un 14-2 e dominò la postseason.
Insomma, ho avuto il piacere di averli visti vincere 3 Super Bowl sotto la guida di Joe Gibbs, peccato che da allora siano passati quasi 30 anni, e penso che non li rivedrò molto presto nelle condizioni di giocarsi il titolo.
Poi sono arrivati i tempi “moderni”, connessione ad Internet, le prime radiocronache in diretta, la conoscenza prima virtuale e poi reale con degli appassionati italiani e la collaborazione con Huddle Magazine, completano il mio quadro di tifoso NFL e Redskins.

Come valuti la Free Agency? Sei rimasto soddisfatto dell’operato del Front Office o avresti preferito delle mosse diverse?

Piccolo preambolo: da appassionato di baseball, io smetto di seguire la NFL al termine del Super Bowl e di cosa succede tra febbraio ed agosto, non me ne interesso minimamente. Faccio un’eccezione quest’anno, perché è doveroso darvi qualche risposta:
La free agency mi è sembrata davvero sotto tono, nessun giocatore “di nome” è stato firmato, a mio parere manca un vero QB in grado di guidare la squadra, né Haskins e nemmeno il nuovo arrivato Kyle Allen li vedo in grado di ricoprire quel ruolo con successo. Per i RB, non si può chiedere ancora a Adrian Peterson di tirare lui la carretta, Guice non mi è sembrato sto gran fenomeno e aver firmato Barber in FA, sa tanto di bocciatura per quest’ultimo.
In difesa, l’unico firmato mi pare fosse Ronald Darby, un altro giocatore “anonimo”, non saprei dare un giudizio completo.
Ad essere sincero, non mi aspettavo nulla di che, la squadra non è competitiva da oltre 20 anni, con l’eccezione dell’annata di RG3, non credo che abbiano in mente di fare follie per essere competitivi nel 2020.

Si è concluso da poco il draft più incredibile della storia per il suo svolgimento, questa modalità virtuale è riuscita lo stesso ad emozionarti? In termini di scelte invece quali squadre pensi si siano mosse meglio e quali peggio?

Sinceramente, non ho minimamente seguito il draft, ho solo visto qualche immagine. Mi sembrava già poco interessante prima, figurarsi con questo sistema di chiamata da remoto.
Era necessario per via dell’emergenza Covid, ma assolutamente da non ripetere.

Venendo alle pick effettuate dalla tua squadra puoi darci una tua valutazione delle vostre chiamate? Ci sono delle scelte che avresti fatto diversamente se fossi stato il GM?

Sul draft, leggo lodi sperticate su Chase Young, l’ho visto giocare a Ohio State, ed in effetti sembra un fenomeno, ma in tanti anni ho visto moltissimi fenomeni trasformarsi in bidoni, quindi prima di esaltarmi aspetterei a parlare.
Sulle altre scelte, spicca solamente Antonio Gibson che potrebbe giocare sia nel backfield che come WR, quindi è un jolly che non dovremo sprecare. Gli altri non li conosco e solamente il tempo saprà dire se sono delle buone scelte o meno.

Chi pensi sarà il rookie fra quelli da voi selezionati e/o il giovane già nel vostro roster che avrà il maggior impatto in termini di presenze e miglioramento di reperto?

In teoria l’unico che può spiccare sugli altri è proprio Chase Young, se sarà in grado di far fare un notevole salto di qualità alla difesa, potrebbe già essere un buon passo avanti.

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Analizzando il vostro roster quali sono i punti di forza e quali i punti di debolezza? Anche se è molto presto per sbilanciarsi, puoi farci una previsione di record e piazzamento per il prossimo anno?

Punti di forza al momento non ne vedo, potrebbe diventarlo la DL con l’innesto di Young. Il resto della squadra è un grosso punto interrogativo, siamo in pieno rebuilding e ci possono essere solo delle sorprese in positivo nella prossima stagione.
Previsione, sarei già soddisfatto con un record di 7-9, ma un 5-11 lo vedo molto più realistico.

Ti ringraziamo per il tempo che ci hai concesso e per l’approfondimento che ci hai regalato sulla tua squadra del cuore, mi raccomando continua in chat a regalarci spunti di riflessione da chi vede le cose dal punto di vista dell’insider.

Intervista a cura di Giorgio Prunotto e Carlo Giustozzi

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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Un Commento

  1. Bell’intervento, anch’io ho 49 anni come Gabriele e seguo i Redskins dalla stagione ’83 culminata col Superbowl XVIII, perso contro i Raiders. I Redskins quell’anno erano una corazzata: 14 vinte, 2 perse (entrambe per 1 punto), 541 punti segnati (record di allora, intatto fino al 1998), Riggins spesso unico RB, uno o due tight end e due o tre ricevitori (Art Monk e gli “Smurfs”, poi gli “Hogs”, una delle migliori linea d’attacco della storia, a spianare la strada. Joe Theismann (mio eroe di allora) una sicurezza. La difesa Canale 5 trasmetteva il Monday Night della ABC con Guido Bagatta (tifoso sperticato dei 49ers). In tempi in cui San Francisco e Dallas erano i campioni predestinati della NFC (salvo le fiammate di squadre con eccellenti difese come Giants e Bears), i Redskins di Joe Gibbs lasciarono un segno poco riconosciuto dai posteri: 3 Superbowl con 3 QB diversi (nessun Hall of Famer), senza avere Montana, senza avere LT, ma a bordo campo solo un umile allievo di Don Coryell che superò il maestro. Alla fine del Superbowl XVIII piansi, come il bambino che ero. Non sapevo ancora che mi ero innamorato per sempre.

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