Le modifiche alla Rooney Rule

Come sappiamo questo è il periodo che nella off-season della NFL coincide con le modifiche dei regolamenti del gioco e non solo. Una delle nuove regole approvate dai proprietari dispone che le 32 franchigie della lega dovranno obbligatoriamente intervistare almeno 2 allenatori di minoranze etniche per l’eventuale ruolo vacante di head coach. Questa modifica va di fatto ad implementare quella già in vigore dal 2003 che porta il nome di “Rooney Rule”.

La Rooney Rule è un regolamento interno alla NFL voluto dall’allora presidente dei Pittsburgh Steelers Dan Rooney con l’obiettivo di permettere anche ad allenatori di minoranze di poter ambire a compiti di vertice. Infatti fino al 1979 c’è stato solo un head coach afro-americano e questo risaliva addirittura agli anni venti. Da quell’anno fino al 2002 qualcosa si era mosso con le assunzioni di qualche head coach di minoranze, ma senza particolari picchi.
Diciamo fino al 2002 perché al termine di quella stagione succede una delle cause scatenanti che portano la creazione di questa regola: l’allenatore dei Buccaneers Tony Dungy viene licenziato dopo una stagione con record positivo e l’allenatore dei Vikings Dennis Green perde il posto dopo la prima stagione con record negativo in dieci anni. Dopo questo insorgono molte associazioni per i diritti civili che evidenziano come un head coach di minoranza etnica sia più propenso ad essere licenziato al primo problema piuttosto che altri.
Arriviamo al 2003 con l’istituzione della Rooney Rule che da quel momento in poi obbliga tutte le franchigie, alla ricerca di un nuovo capo allenatore, di dover intervistare almeno un coach di minoranza etnica per ogni ricerca. Questa regola nei primi anni portò effettivamente una crescita importante dal punto di vista di allenatori di minoranze come Marvin Lewis dei Bengals, Mike Tomlin degli Steelers e Ron Rivera dei Panthers, ora ai Redskins, giusto per citarne qualcuno.

Questa regola è sempre stata soggetta a molte critiche proprio per la sua natura di obbligare i club. E’ infatti parso a tutti evidente che molte franchigie negli anni abbiano intervistato un candidato di una minoranza solo perché questa regola lo prevedeva, tanto che spesso venivano ripetutamente intervistati coach già precedentemente scartati. Negli ultimi anni il trend positivo delle assunzioni delle minoranze è calato fino ad arrivare all’off-season 2020 che ha portato a questa nuova modifica.
Ha fatto infatti scalpore la scelta di tutte le squadre alla ricerca di un capo allenatore di non scegliere l’OC dei Chiefs Eric Bieniemy come nuova HC nonostante sia ritenuto da tutti come il candidato di maggior spessore soprattutto per le franchigie alla ricerca di un allenatore votato all’attacco. Nella fattispecie sono state spesso prese d’esempio le scelte di Browns e Giants che hanno preferito coordinatori di minor successo nelle precedenti esperienze rispetto al coach afro-americano dei Chiefs.
Da qui dunque la modifica di implementare il numero di coach da intervistare scatenando ovviamente critiche e applausi in contrapposizione per questa novità.

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Fortunatamente la maggior parte delle critiche si sono placate in seguito alla decisione dei proprietari delle franchigie di votare contro ad una aggiunta alla Rooney Rule proposta all’interno della lega, cioè quella di “premiare” i team che avrebbero scelto un allenatore di minoranza etnica con della pick compensatorie al draft.
In molti sono insorti ed il parere più roboante è stato, senza dubbio, quello dell’ex HC dei Bengals Marvin Lewis, il quale è stato il primo allenatore di minoranza etnica ad essere assunto dopo l’attuazione della regola, che si è detto schifato dalla possibilità che l’assunzione di un capo allenatore di minoranza possa essere abbinata ad un premio per il team tradendo di fatto la clausola di merito sportivo che tale legge dovrebbe portare. Di contro ha però applaudito alla possibilità che i club intervistino più candidati di minoranze rispetto agli anni passati.

In una America che ancora oggi ha seri problemi di coesione sociale tra bianchi e neri, ci auguriamo che questa modifica possa portare i team ad intervistare collaboratori perché davvero interessati a loro, non perché obbligati, e aumentare sempre più la qualità nella lega premiando la competenza ed il merito piuttosto che il colore della pelle.

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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