Paul DePodesta – La Sabermetrica e il footbal

Oramai qualche mese fa è arrivato l’annuncio ufficiale di Kevin Stefanski come nuovo head coach dei Cleveland Browns, ma questo è sembrato essere messo in ombra da una figura piuttosto ingombrante su cui molti giornali americani hanno puntato i propri fari: lo Chief Strategy Officer Paul DePodesta.
Tutta questa attenzione è stata figlia della scrupolosissima attenzione che il dirigente ha riservato nella ricerca del nuovo head coach, prima, e del nuovo General Manager, poi, individuato in Andre Berry i quali abbiamo potuto vedere all’opera proprio durante l’appena trascorso draft.

Per contestualizzare però quello che andrò a scrivere nel resto dell’articolo, dobbiamo fare un passo indietro e capire le origini del membro dell’organizzazione dei Cleveland Browns.

Originario della Virginia, Paul si laurea ad Harvard in economia nel 1995 ed un anno dopo approda ai Cleveland Indians dove andrà ad occuparsi di scouting. Nel 1999 approda agli Oakland Athletics in qualita di assistant general manager per poi divenire, nel 2004, uno dei più giovani General Manager della storia della MLB in seguito all’assunzione da parte dei Los Angeles Dodgers. Stiamo parlando ovviamente di Baseball.
A Los Angeles DePodesta fu ideatore di uno scambio clamoroso con Lo Duca, Mota e Encarnacion ceduti ai Marlins in cambio di Penny, Choi e Murphy. Questa mossa porto tantissime critiche al general manager in quanto Lo Duca era considerata da tutti “cuore ed anima” della squadra. Questa trade si rivelò tuttavia un successo con la vittoria della West Division anche se i Dodgers non riuscirono ad arrivare alle World Series.
La stagione 2005 è stata invece condita di tantissime delusioni con infortuni di importanti giocatori che hanno di fatto chiuso in anticipo le speranze di vittoria di Los Angeles. Al termine della stagione è arrivato il licenziamento per DePodesta, il cui motivo è tuttavia ancora nebuloso: c’è chi afferma che l’owner abbia deciso di licenziarlo perché voleva che i Dodgers fossero sempre competitivi visto il loro status ed altri che invece vedevano l’incapacità di trovare un nuovo manager al team il vero motivo di questo allontanamento.
Avrà qualche altra esperienza tra San Diego Padres e New York Mets, ma non più come General Manager delle MLB.

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Terminato l’excursus storico dell’attuale Chief Strategy Officer dei Browns, dobbiamo rifare nuovamente un passo indietro fino alla sua esperienza agli Oakland Athletics. Qui succede qualcosa di piuttosto importante: il general manager Billy Beane vede in lui delle idee congeniali al fabbisogno del team e lo assume. Oakland, anche senza grandissimi mezzi economici, riesce a competere con team più forti e questo attira le attenzioni dello scrittore Michael Lewis che utilizzerà DePodesta come personaggio chiave del suo libro “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game”. Il libro prima ed il film dopo, uscito nel 2011 con protagonisti Brad Pitt e Jonah Hill che consiglio vivamente, hanno aiutato a far crescere la reputazione dell’attuale manager dei Browns nonostante in nessuno dei due appaia il nome di questo come da precisa richiesta dello stesso DePodesta.
Le due opere trattano nello specifico il motivo per cui sto scrivendo questo articolo: l’amore e l’ossessione di Paul nei confronti della sabermetrica.

moneyball

Cosa è la sabermetrica? E’ l’insieme di statistiche e analisi di numerosi parametri studiati per valutare il rendimento passato e soprattutto per predirne il fattore.
Questa pratica è oramai pressochè diffusa largamente in tutte le altre tre principali leghe di sport americano, ma non ha fatto appieno breccia all’interno del Football Americano.

L’opera di aggiornamento sotto la sabermetrica in casa Browns è sotto l’occhio di tutti e tratta due punti specifici: il selezionare il miglior giocatore possibile dato dalle statistiche anche se meno d’impatto rispetto ad altri più quotati in base alla necessità e l’accumulare pick ai draft tenendo sempre più spazio possibile in salary cap.
Proprio sul secondo punto possiamo trovare evidenze riguardo la trade che portò nel 2017 l’approdo di Brock Osweiler. I Browns arrivarono a quella offseason con un record di $ 107 milioni liberi in salary cap e decisero di accollarsi i $ 16 milioni Osweiler, il quale si sapeva fin dall’inizio non avrebbe trovato spazio a roster, per ottenere una pick aggiunta al secondo giro del draft successivo.

Tornando ai parametri con cui si può valutare un determinato ruolo, non ci è possibile entrare all’interno delle war room di una franchigia per poter scoprire quali siano esattamente i parametri in riferimento per un ruolo per il quale hanno interesse ma tuttavia possiamo tranquillamente affermare che un ricevitore viene valutato in base alla percentuale di ricezione, alle percentuali di drop effettuati, al numero di yard conquistate per ricezione piuttosto che un parametro come l’impatto avuto da questo nella squadra. Spesso gli impatti in determinati team, oltre che per bravura del giocatore, sono dovuti anche a situazioni di gioco che sono meglio gestite in alcune franchigie piuttosto che altre.

Esempio: quest’anno abbiamo tutti esaltato le prestazioni di Michael Thomas dei Saints capace di mettere a referto 1.725 yards in 149 ricezioni per un media di 11.6 yard e 9 TD, sicuramente favorito da un team quale NOLA creato per vincere, ma le prestazioni di D.J. Clarke sono passate quasi in sordina perché fatte in un team pessimo quale Jacksonville ma comunque capace di mettere a referto 73 ricezioni per 1.008 yard per una media di 13.8 e 8 TD. Statisticamente le percentuali sono le stesse.

Lo scopo della sabermetrica come la vede Paul DePodesta è quella di trovare giocatori sottovalutati a costi contenuti che tuttavia possano essere di massima resa.

Le condizioni sono cambiate da quando era il general manager in MLB. La NFL è più ricca e per tanto non c’è la necessità di contenere più di tanto i costi potendo spaziare di più con gli stipendi, tuttavia non è cambiata la difficoltà nel trovare allenatori e general manager intenzionati a seguire il suo credo. La chiamata a capo allenatore o GM solitamente arriva una volta nella vita e chi la ottiene solitamente vuole giocarsela con le proprie capacità senza affidarsi a calcoli matematici. Molto fanno per sensazione, questo nel progetto di DePodesta non esiste.

Differentemente dagli altri sport americani, e per quando le emittenti televisivi le amino, le statistiche nel football lasciano il tempo che trovano in quando sono presenti davvero troppe variabili impossibili da valutare. E’ innegabile tuttavia che dal momento dell’arrivo di DePodesta ai Browns, la franchigia sia cresciuta esponenzialmente come qualità ma non sotto il punto di vista dei risultati. Curiosamente quest’ultimo fattore ha rafforzato sempre di più la posizione del CSO in quanto fino all’inizio di quest’offseason viveva in maniera una relazione forzata con il GM Dorsey con il quale non si accordava sull’adozione degli analytics, nemmeno nel selezionare il proprio head coach. Non è infatti un segreto come DePodesta avesse fatto il nome di Sean McDermott, ora ai Bills, prima della scelta di Hue Jackson e quello dello stesso Stefanski, già lo scorso anno, prima di virare su Freddie Kitchens. Questi due fallimenti di Dorsey gli hanno difatti spianato la strada.

Funzionerà? Non ci è possibile saperlo. Certo è che anche quest’anno al draft i Browns hanno avuto un gran numero di scelte e pare proprio che le abbiano spese bene, ora starà all’accoppiata Stefanski-Berry far tornare i conti. Conti per cui ora come non mai Paul DePodesta ha messo la sua faccia anche in NFL.  

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Applicare la sabermetrica in NFL è davvero complicato perché sono presenti davvero tante, troppe, variabili di cui tenere conto. Le statistiche sono importanti ma quante volte leggendo il tabellino della partita vediamo statistiche pendere verso un team che poi invece esce sconfitto dall’incontro? Tuttavia è impossibile non confermare quanto i Browns siano nettamente migliorati come qualità dal 2016, purtroppo i risultati non lo hanno (ancora) confermato.

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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Un Commento

  1. Devo fare alcuni appunti all’articolo in qualità di “addetto ai lavori” ed appassionato di baseball.
    La Sabermetrica si basa sullo studio di statistiche “non convenzionali” ed elaborate da Mike James ed altri ricercatori che cercano di scorporare l’influenza della squadra sul rendimento del giocatore.
    Lo scopo finale di Billy Beane era appunto cercare giocatori sottovalutati e quindi meno costosi, per poter competere con team più ricchi (ed infatti è arrivato numerose volte ai playoff con un monte stipendi fuori dalle prime 15 squadre).
    La NFL non è più ricca della MLB, ma ha il salary cap, la MLB ha solo la luxury tax quindi gli Yankees ed altri possono spendere comunque un botto di soldi per i migliori giocatori pagando una multa.
    Ho letto alcuni articoli su siti americani che esprimevano perplessità riguardo l’utilizzo della sabermetrica nel football proprio perché con il salary cap viene già garantito un equilibrio (oltre che diverse variabili nel gioco come il contatto fisico e le poche partite disputate in confronto al baseball).

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