Mekhi Becton, qualcosa di sovrannaturale
“Coach vuoi vincere?” chiede un gigante buono, in forza alla offensive line, al suo coach accompagnando la domanda con una pacca sulla spalla.
“Certo che voglio vincere figliolo.” risponde l’allenatore al suo giocatore
“Allora fai correre questa dannata palla dietro di me per il resto della partita!” conclude il gigante con un sorriso.
A chiedere al coach una variazione nell’attacco è il nostro protagonista: Mekhi Becton.
La partita in questione invece è la South-Semifinal dalla Virginia in cui la Llyod C.Bird Chesterfied High School affronta e conduce per 20-14 all’intervallo su Highland Springs High School del “nostro” Becton.
La richiesta dell’offensive tackle sarà accolta dal coach. Highland Springs effettuerà il 90% delle chiamate in attacco esclusivamente di running-game. A fine partita il risultato reciterà 34-20 per Highland Springs che rimonta e sorpassa, ma soprattutto vince e vincerà il titolo, come si suol dire oltreoceano, in back-to-back, ovvero per due anni consecutivi.
Il gigante buono e protagonista della nostra storia è Mekhi Becton, offensive tackle, selezionato come 11° scelta del primo giro dai New York Jets nel (virtuale) Draft NFL 2020.
“Ragazzo se continui a crescere così ti dovrò cambiare ruolo”
Questa volta a parlare è il coach di una piccola squadra di football, il quale si rivolge ad un giovane (13enne) tight-end “fuori misura”. Le parole del coach faranno da oracolo, tanto è vero che il ragazzo cresce e crescerà fino a diventare un uomo di linea e fino a costringere la madre ad esibire il certificato di nascita, prima di ogni partita, su richiesta dei genitori avversari restii ad accettare che a quel mastodontico fisico corrisponda una così tenera età.
Mekhi, il cui nome deriva dal biblico Machi dal significato “Chi è come Dio?”, pesa 165 kg equamente distribuiti in 201 cm. Corre le 40 yard in 5,1 secondi, il più veloce tra gli atleti il cui peso va dai 160 kg in su. Figlio d’arte potremmo dire, il papà Jerome è stato lineman nell’Arena League, mentre la mamma Semone è una cuoca specializzata nel soul-food, cucina che presenta piatti tipici della comunità afro-americana nel sud degli USA, motivo per cui Mekhi giustifica la sua “presenza” fisica.
Becton valuta diverse offerte per il college: Louisville, Virginia, Virginia Tech, Michigan e Oregon. Una però è sorprendente ed arriva da Tennessee la quale avrebbe messo Mekhi al centro del progetto football, ma anche di quello sponda basket (Divsion I) dell’università vedendo nel ragazzo un atletismo unito alla stazza degno di una superficiale (aggiungerei anche molto ottimistica/utopistica) comparazione che lo porta ad essere accostato all’hall of famer NBA Shaquille O’Neal. Alla fine a prevalere sarà Lousiville che nel proprio roster evidenzia il nome di Lamar Jackson, non l’omonima neo-firma dei Jets (undrafted DB da Nebraska), ma bensì Lamar Demeatrice Jackson Jr. Heisman Trophy prima e MVP dell’NFL dopo.
La stagione 2017 inizia subito bene per Mekhi Becton e ciò gli permette di essere uno dei nomi in evidenza sui taccuini degli scout NFL per quanto riguarda la linea d’attacco. Della stagione 2018 però non si può dire la stessa cosa, infatti delude scendendo drasticamente nelle lista degli scout causa una non perfetta forma fisica ed un gioco molto impreciso macchiato da diverse penalità che fanno sorgere dubbi sull’IQ di gioco del ragazzo. Tutti i dubbi vengono tramutati in stimoli e una volta riconquistata la forma Mekhi scala nuovamente le classifiche degli scout. Nonostante nei mock si giochi la posizione con Thomas per essere il primo tackle d’attacco scelto al draft vedrà le sue quotazioni di nuovo scendere, seppur di poco, causa un test-drug fallito (unica volta in tutta la sua carriera e la sostanza assunta non è stata resa pubblica). Sarà infatti il terzo uomo della linea offensiva scelto nel Draft 2020 solo dietro al già citato Andrew Thomas (Giants) e Jedrick Wills Jr. (Browns).
I punti di forza del tackle da Louisville sono sicuramente strapotere fisico e forza bruta unita ad un’agilità fuori dal comune, un mix che lo rendono un’atleta unico. Molto forte per quanto riguarda bloccare per il running-game, disintegra i linebacker e i defensive end avversari, un vero incubo. Nonostante questo è di dominio pubblico come la sua scelta sia figlia della necessità di proteggere Sam Darnold dalle incursioni avversarie, costante dei primi anni del QB bianco-verde, nella sua tasca newyorchese. Proprio sotto questo aspetto, ovvero la pass-protection, Becton deve dimostrare di essere all’altezza e migliorare, prendendosi cura di Sam come mamma Semone ha fatto con lui in questi anni. Altro punto interrogativo riguarda la pulizia di gioco, deve assolutamente porre maggior attenzione nel non eccedere in contatti che possono portare inutili e penalizzanti flag.
Mekhi Becton è il più classico dei “freak” quando si parla di atleti negli USA. L’offensive coordinator di Lousiville osservandolo in campo ha esclamato “abbiamo un mostro”, mentre Hogan (assistente GM dei Jets) ha affermato che il ragazzo “sposta la persone in campo come se fossero mobili” (in un video sul web sposta anche un pick-up con tale facilità.
Insomma un giocatore che con la sua presenza e abilità legittima l’essere stato scelto da una franchigia il cui nome originario era Titans (“Because Titans are bigger and stronger than Giants” – Wismer).
Certo è che il ragazzo fa ben sperare, c’è sicuramente da lavorare e limare qualche aspetto del suo gioco, ma come cantava Ben E. King, scomparso a sole 7 miglia da dove Mekhi giocherà le partite casalinghe in maglia Jets, “Lord, it’s a supernatural thing, oh babe!”… e soprattutto che con il riscatto di Bell e l’arrivo Gore Mekhi possa suggerire al caro Gase “Coach vuoi vincere? Allora fai correre questa dannata palla dietro di me!”.