L’evoluzione del ruolo del tight end

“Cosa è quello?”

Inquadratura mettiamo su Manning o Brady, o Rodgers.

“Quello, tesoro, è il quarterback”

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E cosa fa il quoterbeck?

“Il quarterback, amore mio, è la mente della squadra, quello che dà il via l’azione”.


“Quello chi è?”

Inquadratura su Tomlinson magari, oppure Doug Martin.

“Quello, luce dei miei occhi, è un runningback”

“E cosa fa il runninbeck?

“Il running back, stellina, è quello che porta la palla correndo”.


“E quello?”

Dez Bryant oppure Julio Jones.

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“Quello, cuore mio, è un wide receiver”.

“E cosa sarebbe il uai resiver?

“Il wide receiver, dolcezza, è colui che riceve il passaggio dal quarterback”


“E lui?

Antonio Gates, o Gronkowski

“Quello, vita mia, è un tight end”.

“E cosa fa il taidend?”

 “Ehm… dunque… allora… il tight end… Cioè… insomma… cara, ho sete, mi porteresti una birra?”


Queste scene, che presumibilmente la maggior parte di noi appassionati di football avrà vissuto in prima persona, risalgono alle prime partite viste in compagnia della mia futura moglie quando, nella consapevolezza che nelle vita avrebbe dovuto convivere con me e la palla ovale, che comunque era arrivata prima di lei, con encomiabile trasporto cercava di condividere con me questa passione (con risultati piuttosto scarsi, a dire la verità, almeno fino a quel giorno fuori dal MetLife Stadium che magari racconterò in un altro articolo che presumibilmente si intitolerà “La regina del tailgate”).
E rappresentano anche come possa essere più facile spiegare ad un neofita certi ruoli piuttosto che altri, naturalmente semplificando al massimo e sorvolando su un sacco di particolari.
Il succo del discorso è che anche nel football, come negli altri sport, esistono ruoli che rivestono maggiore importanza nell’immaginario collettivo, vista la maggiore spettacolarità, rispetto ad altri che spostano gli stessi equilibri in maniera meno esposta ai riflettori.

O forse no?

L’evoluzione di ogni sport può essere raccontata in parallelo con l’evoluzione di certi ruoli, e nel football il tight end rappresenta la massima esemplificazione di come sia cambiato il gioco negli ultimi anni.
La spinta sempre maggiore verso il gioco aereo oggi ha raggiunto probabilmente il suo apice, ma le sue origini sono da ricercare almeno 40 anni fa, con l’avvento della West Coast offense di Bill Walsh, che esplose definitivamente con quei meravigliosi 49ers e che cominciò a disegnare un football diverso, con il cronometro controllato attraverso i lanci e non più le corse. Nel mezzo di questo cambiamento epocale il tight end cominciò ad essere considerato sempre di più un fine e sempre meno un mezzo.

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Il tight end, di fatto, nasce come uomo di linea che può, alla bisogna, ricevere passaggi, e il suo ruolo preminente nel football delle origini era bloccare e creare, insieme al fullback, i buchi per fare esplodere il gioco di corsa.
Di fatto il TE poteva ricevere ma non lo faceva quasi mai, perché il suo era un ruolo oscuro, un uomo di linea più agile ma di fatto adibito a spaccare le difese.
I manuali indicano Mike Ditka come prototipo del Te moderno: il futuro HC dei Bears fu il primo tight end ad avere statistiche paragonabili a quelle di un ricevitore, ma parliamo di anni in cui il gioco di corsa di fatto dominava i playbook.

Le cose cominciarono davvero a ribaltarsi negli anni ’80, quando l’orientamento virò verso i passaggi, e il tight end divenne un bersaglio ulteriore per i QB, capace di creare mismatch e nuove formazioni offensive, mettendo in difficoltà le difese grazie alle sue capacità di ricevere e di bloccare contemporaneamente. In più la West Coast offense, grazie all’accuratezza dei quarterback che la nobilitarono, viveva soprattutto su passaggi corti e centrali, dove i TE potevano dominare.
Oggi siamo abituati a vedere attacchi funambolici, dove la palla viaggia per aria la maggior parte del tempo, anche sul profondo, ma comunque sempre dalla West Coast si parte (Andy Reid rimane comunque un discepolo di Walsh), e anche se le statistiche continuano a gonfiarsi grazie anche al braccione dei QB moderni, i playbook sono una naturale evoluzione di quelli che nacquero tra Cincinnati e San Francisco alla fine dei 70.

Se pensiamo a Shannon Sharpe, Tony Gonzalez, Jason Witten, Antonio Gates, Greg Olsen, solo per dirne alcuni, parliamo del top del ruolo degli ultimi anni, ma parliamo di giocatori che sono nei libri soprattutto per le loro mani calde capaci di ricevere la palla e cavare di impaccio i propri QB, piuttosto che per le loro capacità di creare gioco per il backfield.
Se parliamo di Rob Gronkowski, invece parliamo di un TE con numeri da WR (quattro stagioni sopra le 1000 yard ricevute), di una superstar assoluta che verrà ricordata per essere stata la valvola di sfogo di Tom Brady, la scelta più sicura per scardinare le difese mettendo la palla per aria.

Ormai il football viaggia alla velocità della luce, i playbook vedono dominare i giochi di lancio ed avere un uomo di fatto immarcabile perché i linebacker saranno sempre troppo lenti e le secondarie saranno sempre troppo undersized è una arma incommensurabile: non è un caso se le finaliste di quest’anno avevano a roster Kelce e Kittle, occupavano il centro del campo mentre i ricevitori correvano all’esterno creando spazio.

Non so se sia un bene o un male, credo che il football è bello sia perché il quarterback lancia sia perché il runningback corre, che l’essenza di questo meraviglioso sport risieda anche nella capacità dei coach di mescolare le carte. Quello che è sicuro è che rispetto a quando ho iniziato ad appassionarmi certi ruoli sono cambiati, come quello del tight end, alcuni sono di fatto spariti, come quello del fullback (e per me, che uno dei miei eroi fu Mike Alstott, the A-Train, è uno smacco incredibile), ma non è detto che non si possa tornare indietro. Alla fine, come insegna Tony D’Amato, la vita è come il football, è una ruota che gira, e magari tra qualche anno tornerà di moda anche la I formation.

Hold on.

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Lorenzo Martini

Dicono di lui che sia un appassionato di calcio ma in realtà è malato solo del suo Cesena. Ama il bourbon e la musica heavy metal, e ha una passione per le storie dell'orrore e i per i Tampa Bay Buccaneers, che spesso sono la stessa cosa. Ogni tanto sogna di essere John Elway, poi si sveglia e guarda sua figlia dormire, e si sente fortunato lo stesso

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