I Si e i No di Jalen Hurts agli Eagles

Venerdì notte ero collegato su Skype per seguire insieme ad altri tre membri della redazione di Huddle – Marco, Mauro ed Eugenio – il secondo giro del Draft 2020. Per la disparità di connessione sono stato l’ultimo a sapere chi avessero scelto gli Eagles con la loro seconda pick, ma sapevo già dalle reazioni degli altri che si era trattato di una scelta clamorosa. Ho passato quei trenta secondi di attesa a pensare a tutte, ma davvero tutte, le possibili scelte che avessero spalancato la mascella dei miei compagni di Draft.

Nemmeno nella bold più bold delle bold prediction avrei mai immaginato che la scelta sarebbe ricaduta su Jalen Hurts, e non credo di essere l’unico ad essere stato spiazzato dalla mossa di uno dei General manager più brillanti dell’ultimo decennio. Howie Roseman sapeva che la sua scelta avrebbe scatenato un vespaio, e non a caso ha indetto una conferenza stampa lampo per spiegare le sue ragioni.

La lascio qui per chi volesse recuperarla

Dopo aver ascoltato quella conferenza stampae averci riflettuto a mente fredda, la scelta del quarterback di Alabama prima e Oklahoma poi continua a non convincermi, nonostante gli argomenti portati da sia da Roseman che da Doug Pederson.
Sono ragioni che non condivido e che avrò modo di criticare, ma prima di farlo, come esercizio di onestà intellettuale, ho provato a mettere giù le possibili ragioni secondo me valide per prendere Jalen Hurts alla numero 53.

N.B.: In questa prima lista non troverete la (mancanza di) integrità fisica di Carson Wentz, perché non la reputo un motivo valido per fare questa scelta.

PERCHÉ SÌ

Una scelta su un quarterback non è mai sprecata

Lo sappiamo e ce lo ripetiamo in tutte le salse: “it’s a quarterback’s game”, non c’è una posizione lontanamente paragonabile a quella di QB in quanto a valore, e per questo nemmeno le squadre che hanno un franchise quarterback dovrebbero esimersi dal provare a pescarne un altro di tanto in tanto. Lanciare i dadi su un prospetto nei middle rounds è sempre consigliabile, magari a draft alterni: le possibilità di trovare un diamante nel fango non sono nemmeno così remote e giustificano l’investimento. Per questo, portare talento nella QB room è GENERALMENTE la mossa giusta.

Perchè Jalen Hurts può diventare un ottimo giocatore di football (ed è già un ottimo ragazzo)

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Jalen Hurts è stato uno dei prospetti più polarizzanti di questo draft. Ha diviso fino all’ultimo la scouting community tra chi apprezzava i suoi pregi (mobilità, capacità di lanciare in corsa, record di 38-4, miglioramento lento ma costante) e chi invece puntava il dito sui problemi di accuracy, sulla difficoltà nell’anticipare le finestre di lancio e su quelle nel lanciare costantemente sul profondo.

Personalmente – e prendete il mio giudizio per il poco che vale – Hurts è starting QB material. Possiamo dibattere fino al prossimo draft del suo valore tecnico, ma su quello personale non c’è niente da dire. Chiunque abbia avuto a che fare con Hurts, allenatori, compagni, analisti e reporter lo ritiene un leader e un vincente nato, serio e dotato di un carisma magnetico. Oltre ad assicurarsi un buon prospetto, gli Eagles si sono portati nello spogliatoio un ragazzo che difficilmente pianterà grane, anche perché ha già dimostrato di saper reggere con maturità la panchina.

Nel 2018 partendo dalla panchina Hurts ha fatto questa cosa qui

Perchè la tua squadra è tanto forte quanto il tuo backup QB

Il trophy cabinet degli Eagles sarebbe vuoto se Nick Foles non si fosse reincarnato in Joe Montana quel 5 febbraio a Minneapolis. Anche per questo, nessuna dirigenza è più sensibile di quella di Philly al valore dei backup. Al di là di Nick Foles, l’anno scorso Josh McCown si è dimostrato una presenza vitale nello spogliatoio e un mentore decisivo per Carson Wentz. Ancora prima, gli Eagles hanno monetizzato sulla loro QB room estorcendo a Minnesota un primo e un quarto giro per il cadavere di Sam Bradford.

Se vogliamo vedere il lato positivo, con Jalen Hurts gli Eagles da un lato si assicurano un rincalzo di livello, dall’altro potrebbero pensare a mettere il loro nuovo QB in mostra in pre season o garbage time per far lievitare il suo valore fino ad ottenere una prima scelta da qualche squadra disperata per uno starter.

Queste sono le motivazioni che io avrei dato. Sono tutte valide, ma se le metto sulla bilancia non sono sufficienti a compensare le ragioni per cui questa scelta non mi convince. Vai con un altro elenco.

PERCHÉ NO

Perchè Carson Wentz non è injury prone

Roseman non l’ha detto apertamente, anche c perché non può farlo, ma in tanti hanno sostenuto che dietro questa scelta ci sia la preoccupazione per le condizioni di salute di Carson Wentz.

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Non metto in dubbio che il sospetto sia legittimo, ma questa motivazione non mi convince per una serie di motivi. Primo, il fatto che Wentz sia injury prone secondo me è un falso mito, almeno nell’accezione corretta di “Injury Prone”. Non entro nello specifico, ma ricordo che Wentz ha giocato l’87.5% delle partite, e come ha sostenuto Manuel Tracia, la percezione della sua fragilità è «negativamente gonfiata dal fatto che ha saltato partite importanti che solitamente squadre a cui hanno abbattuto il QB in regular season difficilmente arrivano a giocare». Rimando al suo post su Spazio NFL per chi volesse approfondire l’argomento.

Secondo, anche ammettendo che non ci si possa fidare della salute di Wentz, c’erano altri modi per tutelarsi, come firmare un altro tipo di giocatore, un ex titolare in cerca di riscatto come Andy Dalton o Jameis Winston, senza spendere una scelta così alta. Se Hurts fosse scivolato fino al terzo-quarto giro (cosa impossibile, lo so) avrei avuto molti meno problemi.
Quindi se consideriamo la scelta di Hurts come un’assicurazione sulla casa, intesa come la salute di Wentz, il problema per me non è stato firmare quest’assicurazione, ma quanto è stata pagata, e qui arriviamo al secondo “Perché no”.

Perchè gli Eagles sono contender

Forse ce lo siamo dimenticati, ma gli Eagles erano la principale favorita nella NFC all’inizio della scorsa stagione. Sono una contender, e lo sono adesso. Hanno un roster maturo che si è arricchito con free agent esperti e di alto livello. E allora il problema non è il valore di Hurts, ma che per prenderlo si è sacrificata una scelta alta che si poteva spendere su un cornerback (buona fortuna ora a marcare il trio di WR dei Cowboys) un wide receiver (ricordiamoci a chi ha lanciato Wentz nelle ultime sette giornate del 2019) o un linebacker. Ovviamente non è consigliabile draftare aspettandosi un impatto immediato, e comunque il draft di Philly è stato più che buono, ma le posizioni di cui gli Eagles avevano bisogno sono quelle in cui l’ambientamento in NFL è più rapido, e Roseman secondo me doveva insistere su quelle posizioni per aumentare il più possibile la competitività del roster.

Torno al punto sopra: per firmare la polizza sulla casa, gli Eagles hanno pagato così tanto da non poter arredare la casa come si deve, perché la scelta di Hurts non li aiuta a massimizzare le loro possibilità di competere per quanto riguarda lo starting 11. Certo, li tutela da avere un eventuale buco a livello di QB, ma ad un prezzo che secondo me è troppo alto.

Perchè Jalen Hurts non è Taysom Hill (e Wentz non è Joe Flacco)

Qualcuno, e per qualcuno intendo Doug Pederson, ha argomentato che invece Hurts un impatto immediato lo potrà avere, in un ruolo à la Taysom Hill, come coltellino svizzero offensivo in grado di coprire diversi ruoli, dal RB al ricevitore al Wildcat QB.

Prima domanda: Hurts può veramente fare “il Taysom Hill”? Se prendiamo la domanda sul serio, la risposta è negativa. Hurts non può emulare la duttilità di Hill, e credo che che con il suo commento Doug intendesse più che altro che Hurts possa entrare una manciata di volte per qualche trick play (qualcuno ha ordinato un Philly Special 2.0?), ma questo non vorrebbe dire avere in casa una replica di Taysom Hill, in primis perché mentre Hurts è un buon atleta, Hill è un atleta superiore. Ma anche se ammettiamo che Hurts abbia i mezzi atletici per replicare la duttilità di Hill, gli mancherebbe tutto il resto, e per tutto il resto intendo capacità di interpretare 4 ruoli, skill come ricevitore e come blocker, istinti disumani nello special team.

https://www.facebook.com/HuddleMagazine/videos/567723730473764/

Cosa significa essere Taysom Hill

L’altra domanda è: avrebbe senso per gli Eagles rendere Hurts una sorta di Taysom Hill?
Sinceramente non so quanto senso abbia adattare Hurts ad un ruolo ibrido part time o full time, sopratutto se per farlo si dovessero sottrarre tempo ed energie alla sua maturazione come quarterback, che dev’essere la priorità assoluta. Inoltre, Hill è un undrafted free agent, Hurts un secondo giro. Giocatori come Hill sono utili e fanno comodo, ma con la cinquantatreesima assoluta si cerca uno spadone a due mani, non un coltellino svizzero.

L’altro paragone fatto da Pederson è Lamar Jackson:Joe Flacco=Jalen Hurts:Carson Wentz. E questa è una comp ancora più forte, perché Lamar era stato scelto con il chiaro intento di spodestare Joe Flacco, non di restare nel ruolo di backup/ arma a sorpresa nella Wildcat (come nelle prime 10 giornate del 2018). Il parallelo di Dougie P avrebbe avuto molto più senso se Wentz avesse 34 anni, non 27 e se non fosse al secondo anno di un contratto a nove cifre.
Quindi, visto che Wentz è il futuro almeno a medio termine degli Eagles, Jalen Hurts è un backup QB?

Perchè Jalen Hurts non è Nick Foles

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Un conto è rispettare la posizione di Backup QB, un conto è esserne ossessionati, o autoconvincersi che sia normale per un quarterback di riserva vincere un Super Bowl. Questo sembra il pensiero di Roseman, che ha detto testualmente «vediamo il portare Hurts come l’aver portato Foles», quindi portarsi in casa uno pronto ad entrare dalla panchina e dominare la post season.

Difficile qui credere al GM degli Eagles. Primo perché quando ha rifirmato Foles Howie non si aspettava un Super Bowl MVP. Nonostante quello che pensi Roseman, l’obiettivo di un backup QB non è vincere partite di Playoff. Howie vuole far passare un fatto aleatorio (il miracolo di Foles) per una strategia ripetibile grazie all’eccellenza della Qb factory (cit.) di Philadelphia, e questo oltre ad essere estremamente ottimistico è ingiusto per le aspettative che va a creare su Hurts da subito.

Secondo, perché non tutti i backup quarterback sono dello stesso tipo, ci sono i veterani che si sono giocati le loro chances e i giovani che quella chance aspettano di averla. Da questo punto di vista, il Foles pre-SB e Hurts sono agli estremi opposti dello spettro.

Quando tornò a Philly nel 2017 Foles era già un journey man, un mestierante che sapeva il suo ruolo e lo ha accettato anche dopo aver il Super Bowl. Jalen Hurts, invece, è un college QB di successo scelto parecchio in alto, e alla seconda assoluta non si prende né un coltellino svizzero né un quarterback di riserva, ma un giocatore a cui prima o poi verrà data una possibilità.

Comunque la si voglia vedere, prima o poi Hurts dovrà giocare titolare, a Philly o altrove. E qui arriviamo all’ultimo punto, il più importante a mio modo di vedere.

Perchè questa scelta è tremendamente ingiusta nei confronti di Carson Wentz

Roseman ha detto che questa è una pick indirizzata a rendere migliore la QB Room. Anche qui c’è da discutere. Chiaro che ora hanno più talento nella posizione più importante, ma questo miglioramento in realtà è uno schiaffo in faccia all’unica persona che dovrebbe contare realmente all’interno di quella stanza.

Carson Wentz ha lottato per tutto il 2019 per liberarsi del fantasma di Foles, per riprendersi uno spogliatoio che non era del tutto suo, riconquistare una tifoseria intera e giustificare i 100 milioni di contratto appena firmato. Ce l’ha fatta al termine di una stagione che lo ha visto lottare praticamente da solo e trascinare ai playoff gli Eagles lanciando a ricevitori che erano fattorini UPS mancati.

Carson Wentz

E proprio quando anche le più inconsolabili vedove di Foles si erano rassegnate ad accettarlo come franchise quarterback, anziché dargli tutte le armi possibili Roseman gli ha portato in casa un altro backup scomodo, forse ancora più scomodo del precedente.

Questa decisione, al di là delle motivazioni, finirà di sicuro per mettere in discussione la credibilità che Carson ha riconquistato faticosamente, non solo e non tanto agli occhi dei compagni, ma a quelli dell’ambiente. E questo, in una piazza vulcanica come Philly, va considerato.

Al primo intercetto di Wentz potete stare sicuri che i vari Joe Giglio ed Elliot Short-Parks (capipopolo della frangia anti Wentz nei media di Philadelphia) torneranno alla carica con una credibilità che non avrebbero avuto altrimenti, e chiederanno a furor di popolo di dare una possibilità al rookie.

Ma visto che la gratitudine in NFL è più rara dei franchise QB, il mio problema non è il trattamento di Carson, con il quale comunque non posso che empatizzare. Oltre ad essere “ingiusta” nei confronti di Wentz, la pick di Hurts rischia di essere controproducente per il successo degli Eagles, perché fino a prova contraria Carson era, è, e resterà il miglior asset degli Eagles nella caccia al secondo Lombardi Trophy. Pregiudicarne la leadership, la tenuta mentale o la competitività non è la mossa migliore.

La scelta migliore secondo me non era strapagare il piano B, ma migliorare il piano A mettendo attorno a Wentz tutto il talento possibile. Anche perché se il piano B è in caso di infortunio a Wentz Hurts porti la squadra in fondo ai playoff, beh, diciamo che il trucco di magia del back up che si trasforma in superstar ha funzionato una volta, ma non è scontato che funzioni di nuovo.

«We don’t practice screwed”

Lo so, ho messo tonnellate di carne al fuoco, ma questa trade ha tantissimi piani di lettura e ho cercato di considerarli tutti. Ricapitolando, non sono contro questa pick per il valore di Hurts come giocatore, neanche un po’. Lo sono per la strategia che l’ha motivata, che sembra quella di ripetere un miracolo che – appunto perché è un miracolo – difficilmente si ripete.

E nel voler dimostrare quanto è speciale la loro “QB factory” il management di Philly rischia di disgregare la vera forza di questi Eagles, che non è Roseman, non è Pederson, e non è nemmeno Wentz, ma è la capacità dello spogliatoio di far quadrato dietro ad un leader per superare i momenti peggiori. È successo ovviamente nell’anno del Super Bowl – ricordate le maschere da underdog e i santini di Foles negli armadietti? – ed era successo di nuovo verso la fine della scorsa stagione, quando i compagni hanno fatto scudo alle critiche su Wentz e tutti insieme hanno ripreso per i capelli un piazzamento playoff.

Ora che Wentz si era imposto come franchise QB oltre qualunque dubbio, gli Eagles gli hanno portato in casa un quarterback giovane, talentoso e incredibilmente carismatico.

E per quanto non possa ammetterlo, il motivo della scelta è che se quel quarterback giovane e carismatico dovesse ripetere le magie di Foles, Howie Roseman avrebbe preso per il naso l’intera lega una seconda volta. Quando gli hanno chiesto quale fosse il “best case scenario” di questa pick Howie non ha saputo rispondere, perché non poteva ammettere apertamente che il best case scenario è che se Carson Wentz dovesse farsi male, ci sarebbe Hurts a prendere il testimone in caso di playoff run. Per questo sono d’accordo con chi ha sostenuto che con questa mossa gli Eagles e i loro GM «outsmarted themselves».

Toccare certe dinamiche, però, è molto pericoloso e mi ricorda un aneddoto raccontato da Jon Gruden. Tempo fa Gruden chiese a Tom Moore perché i backup QB di Peyton Manning non giocassero più snap in allenamento, al che Moore rispose: «Fellas, if 18 goes down we’re screwed, and we don’t practice screwed». Se perdiamo il numero 18 siamo fottuti, e noi non alleniamo l’essere fottuti.

Ma non avere un quarterback di riserva non è l’unico modo per trovarsi fottuti. Ci si può fottere – perdonate il francese – anche avendone uno troppo ingombrante. Credo che con la scelta di Jalen Hurts gli Eagles stiano flirtando pericolosamente con la seconda possibilità.

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Alberto Cantù

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