Ascesa e discesa di DeMarco Murray

Nel corso di soltanto quattro anni, DeMarco Murray è passato dall’essere l’Offensive Player of the Year e fulcro di un attacco estremamente produttivo, al ritiro. L’ex running back di Cowboys, Eagles e Titans ha dovuto fare i conti con innumerevoli problemi fisici nell’arco della sua carriera, a causa dell’elevato numero di touches al quale è stato sottoposto sin dai tempi del college. Il picco raggiunto da Murray, ovvero la clamorosa stagione 2014, resta una delle migliori annate di tutti i tempi per un running back, ma lontano da Dallas, il talento di Las Vegas non si è mai nemmeno avvicinato al successo ottenuto in Texas. Ecco dunque il percorso di DeMarco Murray dall’ultima stagione con i Cowboys, al 2018, anno nel quale ha deciso definitivamente di appendere gli scarpini al chiodo.

Prima di addentrarci nella storica stagione 2014, è necessario fare un’introduzione all’ex “workhorse” dei Cowboys. Dallas infatti aveva selezionato Murray al terzo giro del Draft 2011, anno nel quale prima di lui vennero selezionati altri cinque running back (Mark Ingram, Ryan Williams, Shane Vereen, Mikel Leshoure e Daniel Thomas). Nel corso dei suoi quattro anni ad Oklahoma, alla corte di Bob Stoops, Murray aveva già accumulato oltre 900 touches in 40 partite; numeri con i quali il running back era riuscito a convivere senza subire particolari infortuni, mettendosi in mostra come uno dei giocatori più completi nel suo ruolo (come dimostrano le 1214 yard su corsa e le 594 su ricezione messe a referto nel suo anno da senior). I Cowboys dunque investirono la loro scelta numero 71 con l’obiettivo di trovare un giocatore in grado di adempiere alle lacune di Felix Jones, il running back titolare.

L’impatto di Murray sul gioco di Dallas è stato strabiliante sin dal suo anno da rookie, in quanto l’infortunio subito da Jones all’inizio della stagione 2011 aveva aperto le porte al prodotto di Oklahoma, il quale si è fatto trovare pronto alla prima occasione. Una volta battuta la concorrenza di Tashard Choice, Murray mise messo a referto 253 yard di corsa alla sua prima partita da titolare contro i Rams (nona prestazione di tutti i tempi per yard corse in una partita), affermandosi come presente e futura pietra miliare dell’attacco dei texani. Nella sua stagione da rookie i Cowboys fecero registrare un bilancio di 8-8, all’interno del quale Dallas ha collezionato un 5-0 nelle partite in cui Murray ha corso 20 o più volte ed un 2-6 quando invece ciò non è accaduto. Tuttavia la stagione del running back fu accorciata da una frattura alla caviglia destra che lo obbligò a saltare le ultime tre gare della stagione. La stessa trama venne ripresa nella stagione successiva, nella quale Murray dovette restare lontano dai campi per sei partite a causa di un altro infortunio al piede.

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Murray cominciò a ritagliarsi più spazio e trovare continuità per la prima volta nel 2013, anno nel quale collezionò la sua prima stagione da 1000 yard, mettendosi in mostra come il secondo running back più efficiente della NFL, seguendo la statistica avanzata “DYAR”. Questa voce statistica valuta l’efficienza dei giocatori mettendoli a confronto con un pari ruolo di riserva. Dunque si traccia la differenza di prestazioni tra il giocatore in questione ed una riserva, per evidenziare il suo vero valore. Nonostante l’equilibrio trovato dall’attacco di Dallas, la franchigia nel 2013 si ritrovò per il terzo anno consecutivo con un bilancio di 8-8, risultato ancora insufficiente in chiave playoff.

Il perfezionamento definitivo per l’attacco dei Cowboys è arrivato nell’Aprile del 2014, quando Jerry Jones optò per la guardia Zack Martin alla 16esima scelta assoluta, scovando un giocatore che dal suo anno da rookie ad oggi è rientrato per ben quattro volte nel “First team All-Pro”. Nella stagione 2014, Dallas ha vissuto il suo picco offensivo più alto dalla metà degli anni ’90, grazie all’esplosione di DeMarco Murray dietro alla miglior linea offensiva della NFL. In particolare i Cowboys sono riusciti a sfruttare al massimo le caratteristiche del running back: Murray infatti può essere definito un “one-cut guy”, ovvero un giocatore che riesce ad esprimere il massimo quando, dopo aver ricevuto la palla, fa un cambio di direzione, avendo individuato uno spiraglio aperto dalla linea offensiva. Ciò è realizzabile con il quarterback “under center”, ovvero che prende la palla dalle mani del centro e la serve al running back che nel frattempo è già in corsa. La potenza fisica di Murray gli permetteva infatti di forzare la sua strada tra gli uomini di linea e di macinare yard in continuazione. Inoltre con Murray che correva in media circa 24 volte a partita, risultava molto più efficace il gioco di Tony Romo in “play-action”, che nel 2014 in particolare è stato il nono più efficiente della lega. A fine stagione infatti il quarterback ha fatto registrare 8.5 yard per passaggio, il suo massimo in carriera, ed anche Dez Bryant ne ha giovato collezionando 15 yard per ricezione.

Dunque con un gioco offensivo bilanciato e bidimensionale, i Cowboys si sono fatti strada nella stagione 2014. DeMarco Murray ha aperto il suo anno con otto prestazioni consecutive da almeno 100 yard su corsa, battendo il record di Jim Brown e stabilendo un primato che ancora oggi risulta imbattuto. Su 16 partite disputate infatti, Murray ha raggiunto almeno 100 yard in 12 partite, andando 7 volte oltre le 120. Dallas inoltre ha totalizzato nel 2014 un bilancio di 11-2 nelle partite nelle quali Murray ha corso per almeno 20 volte, ed un bilancio di 1-2 in quelle in cui ciò non è avvenuto. La squadra guidata da Jason Garrett con un ottimo 12-4 si è aggiudicata la NFC East, ma dopo aver battuto Detoit nel Wild Card Game, l’avventura dell’America’s Team si è interrotta a Lambeau Field, nella famigerata partita nella quale venne negata la ricezione a Dez Bryant in prossimità della end zone. Proprio nel terzo quarto di quella partita, DeMarco Murray perse un fumble che costò caro ai Cowboys, il suo sesto della stagione su 392 portate.

Nel 2014 i numeri di Murray furono decisamente fuori dal normale, partendo dai touches. Le 392 portate ed i 449 tocchi totali sono rispettivamente settimi e sesti nella classifica di tutti i tempi. Da quei tocchi però scaturirono 1845 yards su corsa, con 13 touchdown e 4.7 yard per portata, oltre che altre 416 yard su ricezione. Questi numeri gli permisero di essere nominato “Offensive Player of the Year” e di conquistare un posto nel “First team All-Pro” insieme ai suoi uomini di linea Zack Martin e Tyron Smith, con Travis Frederick collocato invece nel secondo team.

In quella stagione Murray fece registrare il valore “DYAR” più alto, mettendo a referto una stagione come running back più efficiente della NFL. Dal 2014 il suo valore di 382 nella voce statistica non è stato replicato da nessuno, ed inoltre è il secondo più alto degli ultimi 10 anni, a pari merito con la stagione 2010 disputata da Jamaal Charles e sotto soltanto alla stagione 2012 di Adrian Peterson.

Nonostante la storica stagione appena disputata e gli ottimi rapporti tra Murray e l’organizzazione, i Cowboys decisero di non accontentare le richieste contrattuali di Murray, al quale era appena scaduto il contratto da rookie. Questa mossa si rivelò decisiva in futuro, in quanto il running back ha vissuto un chiaro declino negli anni a seguire ed il front office si sarebbe pentito del contratto fatto firmare a Murray. I running back infatti vedono il loro punto di massima produzione nei primi 4 o 5 anni di carriera, dunque sotto il contratto da rookie. Proprio per questo giocatori come Todd Gurley hanno optato per un’estensione con relativo aumento salariale prima della scadenza del contratto, in modo da poter monetizzare nel loro momento di picco, senza rischiare di dover invece strappare un contratto oneroso nel corso di un declino fisico. Infatti a distanza di due anni, il contratto firmato da Gurley con i Rams non si è rivelato ragionevole, in quanto il giocatore è stato tagliato dalla squadra soli due anni dopo aver vinto il premio di “Offensive Player of the Year”.

DeMarco Murray dunque aver lasciato i Cowdopo boys è approdato ai rivali divisionali dei Philadelphia Eagles, con i quali si assicurò un contratto da 42 milioni in 5 anni, con 18 milioni completamente garantiti. Fortemente voluto dall’head coach Chip Kelly, DeMarco Murray non si è dimostrato la giusta pedina da inserire nel running game della “spread offense” degli Eagles. Nelle pessime prestazioni inanellate da Murray con gli Eagles è importante porre come condizioni che il running back è passato da avere la miglior linea offensiva in protezione delle corse ad avere la penultima e soprattutto il punto cardine del declino di Murray è stato il cambio di sistema offensivo. L’obiettivo di Chip Kelly con la “spread offense”, sistema che fa allargare la difesa lungo tutta la linea, è quello di creare uno spazio favorevole per estendere le giocate lungo tutta la linea di scrimmage. La maggior parte delle portate di Murray sono arrivate dalla “shotgun formation”, dunque il running back dopo aver preso la palla da fermo, doveva visionare tutta la linea di scrimmage e cercare il punto in cui poter correre, un sistema di gioco completamente opposto a quello che lo aveva valorizzato ai Cowboys. In questo tipo di sistema hanno ottenuto risultati migliori Ryan Mathews e Darren Sproles, i quali hanno infatti scalzato Murray dal ruolo di titolare nel corso della stagione. Il sistema di Kelly infatti valorizzava running back elusivi ed esplosivi, due caratteristiche che non coincidono precisamente con il profilo di Murray. Nella deludente stagione degli Eagles che ha portato al conseguente licenziamento di Chip Kelly, Murray è passato dall’essere il running back più efficiente della lega con il miglior dato “DYAR”, ad essere il 39esimo, un declino totale nel corso di un anno a causa di un sistema offensivo tutt’altro che fertile per il suo profilo.

demarco murray eagles

Nel corso della offseason del 2015 gli Eagles hanno scambiato DeMarco Murray ai Tennessee Titans per liberarsi del contratto, ottenendo uno scambio tra scelte al quarto giro, dunque con una valutazione del giocatore prossima allo zero.

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Nella prima stagione con i Titans, il running back ex Eagles non ha riscontrato infortuni nel corso della stagione, riuscendo a giocare tutte e 16 le partite. Con il rookie Jack Conklin a migliorare la linea offensiva della franchigia di Nashville (quinta in tutta la NFL in run blocking), DeMarco Murray si è guadagnato la sua terza presenza in carriera al Pro Bowl con 1287 yard e 9 touchdown conquistati con 293 portate. Inoltre Murray ha aiutato Derrick Henry nel suo percorso di crescita, prendendolo sotto la sua ala protettrice sin da subito. Nonostante la storica stagione messa a referto da Henry nel suo ultimo anno ad Alabama, l’head coach Mike Mularkey gli ha preferito Murray nel ruolo da titolare viste le sue capacità nelle ricezioni (53 ricezioni e 377 yard nel 2016), fattore di gioco che non rientra nel repertorio di Henry. Nonostante i buoni numeri e la presenza al Pro Bowl, Murray è stato il 24esimo running back più efficiente della lega, restando dunque molto lontano dalle prestazioni ottenute con i Cowboys.

Nell’ultimo capitolo della sua carriera, Murray ha visto le sue portate ridursi in modo deciso, principalmente a causa dello sviluppo di Henry e della propensione alle corse del quarterback Marcus Mariota. Nel 2017 infatti il running back ex Cowboys ha ottenuto 647 yard su corsa con 3.6 yard a portata, dati che rappresentano entrambi i suoi minimi in carriera. La stagione di DeMarco Murray inoltre si è conclusa in anticipo, l’infortunio subito al ginocchio e gli acciacchi rimediati nel corso della stagione non gli hanno permesso di giocare l’ultima partita della stagione regolare e le due partite di playoff. Il colpo di grazia sull’avventura di Murray nella NFL è arrivato probabilmente proprio nella postseason, nel Wild Card Game vinto dai Titans ad Arrowhead Stadium infatti, il giovane Derrick Henry ha mostrato la sua maturazione con 156 yard ed un touchdown in 23 portate, dimostrando dunque di poter prendere lo scettro di “workhorse” della squadra da Murray.

Dopo essere stato rilasciato da Tennessee al termine della stagione ed aver fatto un colloquio con i Dolphins, Murray si è ritirato ufficialmente, appendendo gli scarpini al chiodo dopo una carriera durata sette stagioni, caratterizzata da un picco molto alto ma anche molto breve, un pericolo nel quale incappano numerosi suoi pari ruolo ogni anno. La posizione del running back resta infatti una delle meno durature del football, con un punto massimo che si manifesta nei primi anni di carriera nel quale il giocatore è sottoposto ad un elevato numero di tocchi, fattore che nella maggior parte dei casi porta il fisico dell’atleta ad un punto di non ritorno.

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