Uno sguardo al 2019: Atlanta Falcons

Vi proponiamo la review della stagione 2019 delle trentadue squadre NFL, aspettative, risultati, futuro. Oggi è il turno degli Atlanta Falcons.

COME DOVEVA ANDARE…

Nella preview dei Falcons che ho scritto ad inizio stagione avevo paragonato il biennio successivo al Super Bowl perso ad un hangover lungo e fastidioso. La mia conclusione era che i Falcons sembravano pronti a smaltire i postumi della peggior rimonta mai subita e riprendersi un posto nella classe media della NFC. Del resto, il talento a disposizione sembrava troppo perché la squadra di Dan Quinn incappasse in un’altra stagione fuori dalla lotta playoff. E invece..

…E COME E’ ANDATA

E invece il 2019 di Atlanta è stato un disastro spettacolare, un flop clamoroso solo parzialmente nascosto dal record finale di 7-9. Dopo 2 giornate i Falcons erano 1-1. Sei giornate più tardi erano 1-7. Quelle sei sconfitte consecutive rappresentano il punto più basso della gestione Quinn-Dimitroff, contro ogni pronostico riconfermati per l’anno prossimo da Arthur Blank. Nella seconda metà di stagione la squadra si è ripresa, ha ottenuto sei vittorie, alcune prestigiose come quelle in trasferta a New Orleans e San Francisco, ma non ha per niente riscattato l’atroce apertura di stagione.

Pubblicità

COSA HA FUNZIONATO…

Per quanto ininfluente in termini di piazzamento playoff, la seconda parte di stagione è stata meno deprimente, nel senso che i Falcons almeno sono tornati a sembrare una squadra di football.
Dopo il bye di novembre Dan Quinn ha avuto il buon senso di fare un passo indietro e delegare il playcalling ai propri assistenti. Da quel punto in poi la difesa è tornata a livelli accettabili, soprattutto per quanto riguarda la pass rush.

Upset at the Superdome, come la difesa dei Falcons ha fermato i Saints

A salvarsi sono state le due uniche superstar a roster, ovvero Grady Jarrett, che ha dominato al centro della linea difensiva, e Julio Jones, che ha proseguito la sua 40 yard dash verso un busto a Canton.

Più che la ritrovata solidità difensiva o il record finale di 6-2, a salvare la panchina di Quinn è stato il supporto incondizionato da parte dello spogliatoio e dei suoi senatori (soprattutto Julio e Ricardo Allen), che anche nei momenti più bui della stagione si sono sempre schierati a favore dell’head coach. Se c’è qualcosa da portarsi a casa di questo 2019, quindi, è che l’ideologia della brootherhood sembra essere condivisa sia dai 53 a roster che dal coaching staff.

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Tutto è la risposta che mi viene più istintiva, mentre negli occhi ho ancora le immagini dell’extra point sbagliato da Matt Bryant, del touchdown concesso ad AJ Brown o dei cinquantatré punti subiti contro i Texans. È una risposta che sembra semplicistica ma in realtà è crudelmente onesta, perché la scatola nera del disastro iniziale rivela che i problemi di Atlanta hanno radici tecniche, mentali, gestionali e tattiche.
Partiamo dalla difesa, come sempre tallone d’Achille della squadra: lo schema di Dan Quinn ormai è antiquato, molti dei giocatori che Thomas Dimitroff ha selezionato hanno deluso e tutto il reparto ha finito per perdere fiducia. Risultato: i Falcons hanno finito per farsi sotterrare di punti anche da attacchi normalmente abulici come i Titans di Mariota e i Colts di Brissett.

 Per limiti di spazio, vi rimando al sempre ottimo Brett Kollman per constatare il livello d’inettitudine mostrato dal reparto guidato da Dan Quinn nel 2019.

Sotto la gestione scialba di Dirk Koetter, poi, l’attacco ha proseguito il declino iniziato tre anni fa con l’addio di Kyle Shanahan. Lo stile soporifero di Koetter, le lacune della Oline (anche qui c’è lo zampino di Dimitroff) e gli acciacchi di Matt Ryan hanno impedito quest’anno più che mai all’attacco di colmare le voragini difensive della squadra.
In questo contesto tecnico così sconfortante, ad andare più in difficoltà sono stati forse il cornerback Isaiah Oliver sul lato difensivo e Devonta Freeman (per non dire tutto il gioco di corse) su quello offensivo.

Pubblicità

E ADESSO?

Con le belle intenzioni, però, non si vincono le division, e il dato di fatto allarmante è che per i Falcons il Super Bowl hangover è durato più del previsto. È arrivato il tempo di prendere un’aspirina, farsi una doccia e tornare al lavoro. Altrimenti il repulisti che Blank ha rimandato sarà inevitabile.

Merchandising Merchandising

Alberto Cantù

Se vi è piaciuto questo articolo e in generale vi interessa l'analisi tattica della NFL, potete trovarmi su Twitter.

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.