Alvin Kamara, l’arma offensiva più completa della NFL

Il percorso che ha portato Alvin Kamara ad essere uno dei migliori giocatori offensivi della NFL è stato particolarmente tortuoso, complice un’insolita carriera al college, ambiente nel quale non è mai riuscito ad esprimere il suo potenziale. Dalla delusione vissuta ad Alabama alla rinascita all’Hutchinson Community College, fino alla sua esplosione definitiva nell’anno da rookie.

Che Kamara fosse un prospetto diverso dagli altri, lo si era capito già dai tempi del liceo. Il running back ha letteralmente scritto la storia della Norcross High School, situata nella sua città natale, nell’area metropolitana di Atlanta. Dopo l’anno da junior terminato con 1300 yard e 17 touchdown, Kamara ha aiutato i suoi a vincere un titolo statale che in 56 anni di esistenza Norcross non aveva mai visto. Nella sua ultima stagione all’high school l’attuale giocatore dei Saints aveva messo insieme una linea statistica da 2500 yard e 31 touchdown totali, con annessa meta decisiva nella partita valevole il titolo della Georgia. L’ultima stagione disputata a Norcross aveva fatto aprire gli occhi agli scout NCAA, e spinto dai ranking di testate come 247Composite, Kamara si trovava ad occupare il posto di miglior running back d’America in uscita dal liceo.

La scelta del college poteva risultare scontata sulla carta, proprio i Georgia Bulldogs infatti si erano fatti vivi ripetutamente nella casella della posta di Alvin Kamara, ma nei pensieri del giocatore classe 1995 c’era solo un ateneo, Alabama. Lo stesso coach Nick Saban ha ammesso che in un solo giorno furono recapitate 105 lettere all’indirizzo di Kamara nel tentativo di reclutarlo e nella mente dello stesso, giocare per l’Università che aveva sfornato l’ultimo Heisman Trophy nel ruolo di running back, era decisamente appetibile. Una volta scelto di giocare per i Crimson Tide, il percorso di Kamara cominciò a complicarsi sin da subito, in quanto nel corso del training camp fu obbligato ad operarsi al ginocchio, rallentando la sua integrazione nel sistema di Nick Saban. A causa di un roster che nel ruolo di running back poteva già contare su T.J. Yeldon, Kenyan Drake ed il neo arrivato Derrick Henry, Kamara fu costretto alla “redshirt”. In questo modo il giocatore in questione può solo allenarsi e non disputare partite ufficiali, in cambio di un anno di eleggibilità in più nel sistema NCAA. Nel corso della stagione però Kamara, per motivi comportamentali, coach Saban sospende Kamara anche dagli allenamenti, creando una definitiva rottura tra il running back e l’ateneo di Tuscaloosa.

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Poco dopo la decisione di lasciare Alabama, Kamara viene arrestato a Norcross con annesso ritiro della patente. Nonostante il pessimo momento, i Tennessee Volunteers si fecero vivi, ma il giocatore decise di trascorrere una stagione all’Hutchinson Community College, un college “minore” situato in Kansas che non rientra nella rete NCAA e che fu una tappa fondamentale anche per il giocatore NFL Cordarelle Patterson, prima di approdare a Tennessee. L’avventura con i Blue Dragons è risultata fondamentale per la rinascita di Alvin Kamara come giocatore, in quanto una volta messi alle spalle i problemi comportamentali, il running back si mise in mostra come il miglior prospetto in uscita dal sistema dei Junior College, dopo aver totalizzato circa 1500 yard e 21 touchdown in sole nove partite. I tentativi di Georgia di riportare a casa il giovane talento furono ancora una volta vani, e considerando che nel backfield dei Bulldogs erano già presenti Nick Chubb e Sony Michel, Kamara optò direttamente per Tennessee, ateneo che lo corteggiava da tempo.

alvin kamara tennessee

Sotto la guida di coach Butch Jones ed in un backfield condiviso con Jalen Hurd, attuale ricevitore dei 49ers, Kamara fu utilizzato poco e male. Le caratteristiche del running back erano già lampanti, la sua duttilità gli permetteva di essere allineato sostanzialmente in ogni posizione come ricevitore, di ritornare kick off e punt e di guidare il backfield. La vera stella di quella squadra fu però proprio il compagno di reparto Jalen Hurd, che si impose con 1475 yard totali e 14 touchdown, mentre il bilancio di Kamara fu limitato a 698 yard e 7 mete (scaturite da 107 portate), con 6.5 yard per portata che lo resero il terzo giocatore dell’intera SEC in questa categoria. A questi numeri aggiunse 291 yard su ricezione ed altre tre touchdown. Mentre Tennessee concludeva la sua stagione con un bilancio di 9-4 e la vittoria nell’Outback Bowl, i suoi ex compagni di Alabama si imposero a livello nazionale con un bilancio di 14-1, la vittoria del titolo e l’Heisman Trophy assegnato ad un mostruoso Derrick Henry capace di totalizzare 2219 yard e 28 touchdown nella stagione 2015.

Nella stagione da junior a Tennessee, Kamara si ritagliò più spazio nel backfield, aprendosi la strada anche sui taccuini degli scout NFL con prestazioni sensazionali, come ad esempio quella registrata contro Texas A&M, nella quale si fece notare con 127 yard e 2 TD su corsa e 161 yard ed una meta su ricezione. Nonostante questo il running back terminò la sua stagione con 596 yard su corsa e 9 touchdown oltre a 392 yard su ricezione ad altre quattro mete, numeri che lo aiutarono ed essere il terzo giocatore con più touchdown realizzati nella SEC. L’avventura al college di Alvin Kamara si concluse definitivamente con la vittoria nel Music City Bowl.

Una volta dichiaratosi per il Draft, il running back fece registrare il valore più alto nel “Wonderlic Test”, esame che valuta la capacità cognitiva e l’attitudine a risolvere i problemi che si effettua alla Combine di Indianapolis. Kamara completò il 40 yard dash in 4.56, 13esimo valore tra i running back. Al Draft di Philadelphia invece venne selezionato al terzo giro con la scelta numero 67 dai New Orleans Saints e davanti a lui vennero selezionati quattro pari ruolo, Leonard Fournette, Christian McCaffrey, Joe Mixon e Dalvin Cook.

La vera consacrazione per il nuovo giocatore dei Saints, avvenne proprio nella stagione da rookie. Nel perfetto sistema offensivo di Pete Carmichael, Kamara condivideva il backfield con Mark Ingram, in un contesto che oltre a Drew Brees, poteva contare anche sull’attuale giocatore offensivo dell’anno, Michael Thomas. Sin dal suo esordio Kamara venne utilizzato nei modi più disparati, cercando “mismatch” con linebacker e defensive back spostando il giocatore tra la slot e l’outside, mettendo in crisi le difese avversarie. Nelle corse Kamara ha dimostrato sin da subito la sua capacità di penetrare tra i difensori e rompere tackle, diventando uno dei giocatori più difficili da fermare nell’intera lega. Nella stagione da rookie Kamara si è conquistato il Pro Bowl ed un posto nel secondo team All-Pro, il tutto dopo essere diventato il primo giocatore nella storia dei Saints ad annoverare almeno 700 yard su corsa ed 800 su ricezione in una stagione, ed il terzo rookie nella storia della NFL a riuscire in questa impresa. Sfortunatamente la stagione dei Saints si concluse con il “Minneapolis Miracle” al Divisional Round dei playoff, ma grazie alle 1554 yard totali ed i 13 touchdown, fu impossibile privare Kamara del premio di “Offensive Rookie of the Year”.

Nella stagione 2018, con Mark Ingram squalificato per le prime quattro partite, Kamara si prese sulle spalle il carico dell’attacco totalizzando 611 yard totali nelle prime quattro settimane, con picchi clamorosi quali i tre touchdown contro i Giants al MetLife Stadium e le 15 ricezioni con 124 yard totalizzate nella vittoria all’overtime contro i Falcons. Nonostante il campione statistico fu limitato a quattro partite, Kamara dimostrò di poter sopportare bene anche carichi di touches ben più alti del solito, riuscendo a prendere oltre 25 touches a partita, mantenendo in toto la sua efficienza. Ma con il ritorno di Mark Ingram i numeri di Kamara tornarono a stabilizzarsi, concludendo con 883 yard e 14 touchdown su corsa (in 194 portate), oltre ad 81 ricezioni, esattamente come nell’anno da rookie, 709 yard ed altre 4 mete. Numeri che gli permisero di essere selezionato al Pro Bowl per il secondo anno consecutivo.

Kamara Saints Rams

L’evoluzione in crescendo di Alvin Kamara si è interrotta parzialmente nella stagione appena trascorsa. Con i problemi riscontrati alla caviglia ed al ginocchio che lo hanno costretto a giocare 14 partite, rispetto alle 16 dell’anno da rookie e le 15 del 2018, e l’infortunio di Drew Brees, i suoi numeri hanno subito un involuzione con Teddy Bridgewater nel ruolo di quarterback titolare. Inoltre, con Mark Ingram partito in direzione Baltimore, Kamara ha condiviso il backfield con Latavius Murray, riuscendo ad ottenere qualche tocco in più rispetto alla committee con Ingram. In 14 partite Kamara ha totalizzato 797 yard su corsa e 5 touchdown (in 171 portate), oltre ad 81 ricezioni, 533 yard ed una sola meta su ricezione. Le sue prestazioni, seppur meno ricche a livello statistico gli hanno comunque assicurato un posto al Pro Bowl, seppur in sostituzione di un giocatore infortunato, per il terzo anno di fila. Poco dopo il termine della stagione Kamara ha dichiarato di aver giocato buona parte della stagione “su una sola gamba”, aggiungendo che si è sentito spesso limitato al 70% delle sue possibilità. A mettere una pietra sopra l’altalenante stagione dei Saints, ci hanno pensato ancora una volta i Vikings, capaci di mettere alle corde la franchigia della Louisiana all’overtime del Wild Card Game.

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Dunque non è stato semplice il percorso di colui che rappresenta l’arma offensiva più completa della NFL. La sua efficienza, con un numero di tocchi altamente inferiore ai vari McCaffrey, Todd Gurley (almeno per le stagioni 2017 e 2018), Saquon Barkley nel 2018 o Derrick Henry nel 2019, è sensazionale, in quanto a molti suoi pari ruolo serve un numero di tocchi medio-altro per entrare in ritmo. Kamara è un running back tremendamente completo, una sorta di “coltellino svizzero” capace di far soffrire le difese sotto sostanzialmente ogni aspetto. Lo stesso Sean Payton non ha mai cercato di trasformare la sua stella in un workhorse, ma ha sempre dosato il lavoro di Kamara, schierandolo ed utilizzandolo in modo da renderlo il più efficace possibile. Riguardo la sua efficienza ci viene in aiuto Football Outsiders, testata che con le sue statistiche avanzate “DYAR” e “DVOA” semplifica la classificazione dei running back in base alla loro efficienza. La statistica “DYAR” infatti valuta il valore del running back rispetto ad un suo pari ruolo “nella media”, dunque valuta la performance di una giocata nel quale il running back in questione ha o riceve la palla, tenendo conto della situazione di gioco in cui si trova e della difficoltà dell’avversario che sta affrontando. Questa voce dunque aiuta a rendere l’idea sui running back con più valore, a differenza della “DVOA” che valuta invece il valore di un running back rispetto ad un suo pari ruolo, per giocata. Da specificare è che per rientrare in queste voci statistiche è necessario effettuare almeno 100 corse in una stagione.

Nella stagione 2017 Alvin Kamara si è classificato terzo in “DYAR” e primo in “DVOA”, nel 2018 ha confermato le sue prestazioni con una terza posizione in “DYAR” ed una quarta in “DVOA”, mentre come detto in precedenza ha vissuto un momento negativo nella passata stagione classificandosi 19esimo in “DYAR” e 15esimo in “DVOA”. Numeri che almeno per i primi due anni, giocati in buona condizione fisica, rendono l’idea della sua efficacia.

Un’altra statistica significativa per il ruolo dei running back è quella dei “broken tackles, voce nella quale Kamara è stato eccellente sin dal suo approdo nella lega, con picchi nelle ultime due stagioni. Nel 2018 infatti il running back si è classificato quinto in broken tackles tra i suoi pari ruolo, considerando che tre dei quattro giocatori davanti a lui hanno avuto dalle 20 alle 50 portate in più. Stessa cosa è avvenuta nel 2019, anno nel quale il giocatore ha confermato la quinta posizione. In questo caso i running back che l’hanno preceduto in questa statistica hanno avuto dalle 50 alle 130 portate in più. Tutto ciò evidenzia a sufficienza le difficoltà che incontrano le difese nel fermare la stella dei Saints.

In una NFL come quella attuale, nella quale ai running back viene chiesto sempre di più di partecipare al passing game, Alvin Kamara rappresenta l’arma più completa che una squadra possa avere a disposizione. Ed il prossimo anno, se il giocatore dovesse mantenere la salute fisica nel corso della stagione, potrebbe essere un serio candidato al premio di “Offensive Player of the Year” visto lo spazio, seppur minore rispetto a quello di un workhorse, che Kamara si stava guadagnando con Murray come compagno di backfield. Il prossimo giocatore ad entrare nel club delle 1000/1000 al quale si è aggiunto Christian McCaffrey lo scorso anno, potrebbe essere proprio il numero 41 con il “Fleur de lis” sul proprio casco.

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