Profondo Roster: Las Vegas Raiders

Diciassette anni, una sola gara di playoff giocata, e persa. E’ questo il misero bottino dei Raiders dal 2003 all’inizio di questa stagione, la prima nel nuovo stadio e soprattutto nella nuova casa a Las Vegas; un periodo lunghissimo per una franchigia che al massimo era stata lontana dalla post season 6 anni. In realtà la svolta, almeno nelle speranze del boss Mark Davis, succeduto nel 2011 al padre Al Davis, già coach e proprietario dei Raiders, è iniziata tre anni fa quando le chiavi del lato tecnico della franchigia sono state date a due personaggi che fino a poche settimane prima erano in televisione, uno nelle vesti di commentatore, l’altro in quelle di esperto di football universitario e ascoltatissimo analista in vista dei draft, vale a dire Jon Gruden e Mike Mayock.

Gruden era già stato head coach dei Raiders dal 1998 al 2001 ed aveva riportato alla post season i nero-argento al suo terzo anno come capo allenatore, cosa che tutti i tifosi dei Raiders si augurano possa ripetersi in questo 2020.

OFFENSE

Nonostante l’idea di fondo di Gruden sia quella di basare il suo attacco su un football molto fisico, martellando le difese con le corse di potenza e usando il lancio come seconda opzione, al settimo anno in NFL il regista Derek Carr sta vivendo la sua miglior stagione. Vero, la percentuale di completi è leggermente più bassa dello scorso anno e forse Carr non riuscirà a raggiungere le 4054 yard passate nel 2019, ma il 110 come QB rating è nettamente il migliore della sua carriera, ha subito appena 2 intercetti nonostante stia giocando in modo più aggressivo rispetto al passato e, soprattutto, ha dato l’impressione di essere pienamente in controllo del suo attacco.

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E qui si apre una curiosa parentesi, poiché non solo Gruden e Carr hanno avuto più di qualche accesa discussione sulla sideline in questi tre anni di convivenza, ma addirittura in estate Gruden aveva pubblicamente elogiato le qualità di Marcus Mariota, acquisito dopo una serie di annate tutt’altro che indimenticabili ai Titans. Dopo una serie di grandi prestazioni di Carr, tutto questo sembra acqua passata, ma con il vulcanico Gruden è meglio non dare nulla per scontato.

E la grande stagione di Carr assume ancora maggior valore poiché onestamente nel gruppo di bersagli a sua disposizione non ci sono grandi stelle. Leading receiver in fatto di ricezioni (50) e yard (394) è quel Darren Waller che dopo essere rimasto nell’ombra per due anni a Baltimora, nel 2017 fu squalificato per un anno dalla NFL per uso di sostanze proibite. Consumatore per sua stessa ammissione di alcool e droghe fin dalla high school, nell’agosto del 2017 Waller ha deciso di sottoporsi ad un programma riabilitativo ed oggi è uno dei tight end più pericolosi della Lega. Dopo di lui, con però quasi la metà delle ricezioni, c’è Hunter Renfrow, ricevitore al secondo anno reduce da una stagione 2019 buona ma non certo eccezionale.

Il resto dei terminali di Carr è un misto fra running back: Jacobs, Booker, il tuttofare Richards ed il fullback Ingold, e giocatori non in grado di assicurare un rendimento costante. C’è il tight end Jason Witten, futuro Hall of Famer che ha un grande carisma ma che a 38 anni non può che avere un utilizzo sul campo limitato, c’è Zay Jones, receiver con un rapporto fra palle lanciate nella sua direzione e palle catturate quanto meno rivedibile, e c’è il rookie Henry Ruggs scelto al primo giro nei recenti draft. Ruggs è giocatore della velocità spaventosa, caratteristica che ha sempre fatto impazzire la famiglia Davis, ma finora ha saltato due partite e nelle restanti sei ha portato a casa appena 10 catch; vero alla mostruosa media di 22 yard per ricezione ma la resa sin qui per la prima scelta è stata un po’ deludente.

Infine c’è l’oggetto misterioso, vale a dire Nelson Agholor, arrivato in estate dagli Eagles. Nella sua carriera a Philadelphia, Agholor ha vissuto un paio di buone stagioni, ha giocato un grande Superbowl, ma nel complesso non ha mai brillato in maniera particolare, venendo usato soprattutto come slot receiver. In questo 2020 Gruden lo sta schierando soprattutto all’esterno, e Agholor, pur ricevendo appena un paio di palloni a gara, si sta rivelando una minaccia temibile sul profondo, visto che vanta una media di oltre 20 yard per catch.

Nel 2019 i Raiders hanno scelto al primo giro il runner Josh Jacobs che ha disputato una stagione da rookie di ottimo livello, chiudendo con 242 portate e 1150 yard, alla notevolissima media di 4,8 yard. In questo 2020 però Jacobs, runner abilissimo a guadagnare terreno anche dopo il contatto con i difensori, sta un po’ faticando e infatti a metà campionato la media a portata è di 3,7 yard.

Soprattutto il mese di ottobre è stato particolarmente duro per il prodotto di Alabama che nelle ultime due gare con Cleveland e i Chargers sembra però aver ritrovato smalto. Il rushing game rimane come detto l’arma principale dei Raiders anche perché il “supporting cast” di Jacobs sta facendo grandi cose: Devontae Booker, arrivato in estate dopo una stagione da “fantasma” a Denver ha al suo attivo 33 portate alla media 6,8 yard e Jalen Richard ha contribuito con altre 14 portate per una media anche qui mostruosa, di quasi 6 yard. E pure il quarterback Carr è temibile quando si mette il pallone sotto il braccio visto che ha fin qui 23 corse per 108 yard.

E questi numeri sono ancora più sorprendenti perché la linea offensiva, sulla carta una delle più potenti della NFL, ha vissuto ogni sorta di disavventura. In avvio di stagione il quintetto prevedeva Hudson al centro, con Trent Brown e Kolton Miller come tackle, Gabe Jackson e Richie Incognito come guardie.  In otto partite però i Raiders sono riusciti a giocare con lo stesso quintetto solo due gare consecutive, visto che Incognito, Miller e Brown hanno tutti saltato almeno una gara.

In più ci si è messo pure il coronavirus, con Trent Brown che è risultato positivo nella settimana prima della sfida con Tampa Bay, con l’effetto che tutto il resto del gruppo non si è allenato durante la settimana ed è poi stato asfaltato dalla difesa dei Bucs. In ogni caso il centro Rodney Hudson, la guardia destra Gabe Jackson, soprannominato “Route 66” per il numero indossato ed i blocchi devastanti nel running game e il tackle di sinistra Kolton Miller hanno trascinato fin qui il reparto grazie ad un rendimento decisamente alto soprattutto nel passing game.

Sam Young e Denzelle Good, che ha fin qui sempre giocato, prima come tackle a destra poi come guardia a sinistra, si sono parimenti disimpegnati molto bene. E il quintetto potrà aumentare ulteriormente la sua efficacia quando rientrerà Incognito, atleta spesso sottovalutato che però ha sempre offerto un ottimo rendimento, bloccato da un problema al tendine di Achille. L’ex giocatore anche di Dolphins, Bills e Rams è figura controversa sia fuori che dentro il campo, fra le accuse di essere uno dei giocatori più “sporchi” della Lega e quelle di aver bullizzato alcuni compagni di squadra. Nel 2018 per altro lo stesso atleta è stato nominato ambasciatore dell’associazione no profit Boo2bullying che si occupa appunto della piaga del bullismo fra i giovani.  

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Raiders Panthers

DEFENSE

Se c’è stato un filo conduttore in questi diciassette anni di difficoltà dei Raiders è il rendimento decisamente opinabile della difesa. Dal 2003 a oggi, infatti, in ben quattordici stagioni la difesa black and silver si è posizionata oltre il ventesimo posto per yard concesse. E questo 2020 non sembra andare diversamente visto che al momento il reparto coordinato da Paul Guenther è ventitreesimo come yard subite e ventiquattresimo come punti concessi. Uno dei problemi palesati fin qui dalla difesa dei Raiders è la difficoltà nel creare turnover, visto che a metà stagione il reparto è ultimo nella somma di intercetti e fumble recuperati con 5, a pari merito con Houston.

La difesa base dei Raiders edizione 2020 è una 4-3 con Clelin Ferrell defensive end a destra, Maxx Crosby end a sinistra, Johnathan Hankins e Maliek Collins defensive tackle. Crosby è fin qui decisamente il giocatore più efficace a livello di pass rush, altro tallone d’Achille della difesa della compagine di Gruden, penultima in NFL con appena 9 sack, davanti solo a Jacksonville.

Crosby ha infatti già messo a segno 5 sack, 2 hit e 9 hurries, in una annata in cui però l’ex Eastern Michigan sta faticando negli altri aspetti del gioco. Ferrell ha invece il problema opposto: bollato come “bust” cioè un fallimento, nella prima metà della stagione 2019 dopo essere stato scelto come quarto assoluto nei draft di quell’anno, Ferrell è andato migliorando nella seconda metà della scorsa annata, chiusa comunque con 4,5 sack. In questo 2020 Ferrell sta giocando bene sia contro la corsa che contro il passaggio ma pur avendo al suo attivo 6 hit e 16 hurries non è ancora riuscito ad atterrare un qb avversario.

Hankins e Collins pattugliano invece il centro della linea, ma mentre Hankins sta assicurando un ottimo rendimento ed è probabilmente l’mvp della difesa sulla corsa, l’ex Dallas Collins sta decisamente deludendo e pur avendo giocato 287 snap ha al suo attivo appena 5 placcaggi. Nel ruolo di defensive end sta trovando molto spazio anche l’ex Cleveland Carl Nassib, di solito schierato a sinistra, che è a quota 2 sack, 2 hit e 5 hurries. E finora non è spiaciuto anche Arden Key, uno dei giocatori con maggior militanza in maglia Raiders, che pure non ha ancora sack come Ferrell ma che si si è segnalato per alcune buone giocate in entrambe le fasi del gioco.

Riserve di Hankins e Collins sono Maurice Hurst e Kendal Vickers, con il primo che è il migliore dei defensive tackle nella pass rush, mentre il secondo, all’esordio in NFL dopo un anno con gli Edmonton Eskimos in CFL, è stato fin qui evanescente. I tre linebackers sono Nick Kwiatkowski in mezzo, Cory Littleton come outside sul lato forte, e Nicholas Morrow esterno sul lato debole. Dopo l’ingaggio di Kwiatkowski molti tifosi Raiders hanno storto il naso ed invece l’ex Chicago Bears si sta dimostrando linebacker in grado di coprire da sideline a sideline e se la sta cavando egregiamente anche in copertura, a differenza di Littleton, reduce da due buone annate con i Rams, che invece sta deludendo le aspettative. Addirittura, Littleton è il difensore che fin qui ha concesso il maggior numero di yard in copertura con 388. Morrow ha invece iniziato la stagione sottotono, poi dalla gara clamorosamente ma meritatamente vinta in quel di Kansas City, il suo rendimento è via via migliorato.

Nel secondario sono 6 (in realtà 7 se vogliamo conteggiare anche Joyner che ha però giocato anche safety) i cornerback utilizzati fin qui da Guenther, con risultati quantomeno rivedibili visto che i Raiders sono ventiseiesimi per yard concesse sul passaggio. Travyon Mullen e Neville Lawson sono i titolari che però non sono riusciti ad assicurare un rendimento sufficiente. Il problema è che finora non hanno fatto meglio dei titolari i loro sostituti Joyner e Isaiah Johnson. Quest’ultimo almeno è diventato l’eroe della sfida con i Chargers di domenica scorsa perché allo scadere per ben due volte in end zone ha tolto dalle mani dei ricevitori di L.A. la palla della vittoria. E a questa situazione non certo idilliaca non ha giovato l’infortunio che alla terza di campionato ha bloccato il rookie prima scelta Damon Arnette che si è rotto il pollice della mano destra e poi ha contratto il coronavirus. Arnette ha così perso minutaggio prezioso nella sua stagione da rookie, ma i Raiders sperano di averlo nuovamente disponibile entro un paio di settimane.    

Le cose vanno invece meglio a livello di safety, con la coppia Johnathan Abram ed Erik Harris. Abram, dopo aver perso quasi interamente la sua stagione da rookie, si sta confermando un colpitore temibilissimo anche se le sue prestazioni in copertura sono decisamente discontinue, Harris ha concesso qualche big play ma nel complesso sta confermando le due buone annate 2018 e 2019. La terza safety è l’ex Cowboy Jeff Heath che a parte un paio di partite contro New England e Tampa Bay, in cui ha faticato non poco, ha concesso ricezioni in meno della metà dei passaggi lanciati nella sua direzione per un totale di 64 yard ma è stato praticamente dimenticato nelle ultime due partite.

Il coaching staff messo assieme da Gruden presenta parecchi personaggi interessanti, dall’ex runner di  Packers e Bears Edgar Bennett che allena i wide receiver, a Rod Marinelli, ex head coach a Detroit e defensive coordinator a Dallas, che si occupa invece della linea difensiva. Coordinatore dell’attacco è Greg Olsen che ha fatto un ottimo lavoro sia con Carr che nel ricostruire la carriera del tight end con Waller. Ancora da menzionare c’è Tom Cable, già head coach dei Raiders al 2008 al 2010 ed altro personaggio con un passato assai discutibile che parimenti sta facendo un gran lavoro con la linea offensiva. 

LA SORPRESA

Riuscire a rendere come sta facendo Carr pur con un approccio al gioco più aggressivo e, soprattutto, dopo che il tuo capo allenatore ha elogiato pubblicamente la tua riserva non è cosa da tutti. Vero l’ex Fresno State è già stato convocato tre volte a Pro Bowl ma onestamente tutti questi riconoscimenti sono andati al di là dei suoi meriti effettivi. Se però quest’anno Carr continuerà con questo rendimento, l’eventuale chiamata alla partita delle stelle sarà un riconoscimento sacrosanto

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LA DELUSIONE

Il gruppo dei linebacker è stato rivoluzionato in questo 2019, e a Las Vegas pensavano di aver centrato il gran colpo con Cory Littleton, che ai Rams aveva disputato alcune stagioni di grande spessore. Invece, forse per il passaggio dalla 3-4 alla 4-3, forse per il fatto di giocare più come outside linebacker, finora Littleton ha decisamente deluso. Un dato su tutti: dopo aver mancato un solo placcaggio nel 2019, in questa annata Littleton è già a quota 15.       

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