Si scrive Luke Kuechly, si legge Leggenda

Da quando sono bambino conosco un solo modo di giocare a football.
Bisogna essere veloci, duri e fisici e io non credo più di esserlo.
Vorrei continuare, ma nel mio cuore, so che è la cosa giusta da fare.

Con questa motivazione, all’interno di un videomessaggio emozionante e struggente, un commosso Luke Kuechly, Linebacker e Capitano dei Carolina Panthers ha annunciato ai tifosi e al mondo intero il suo ritiro, dopo solo 8 anni di carriera.

Uno shock che non solo colpisce i Carolina Panthers come organizzazione e come fan base ma colpisce tutto il mondo del Football Americano Internazionale.

Prima di provare ad immaginare come sarà questo sport senza Luke è giusto, anzi doveroso, ricordare cosa si lascia dietro questo giocatore.
Luke August Kuechly nasce il 20 Aprile 1991 a Ohio, Cincinnati. Frequenterà la St. Xavier High School nella sua città natale, per poi essere scelto dal Boston College nella ACC. Nel college produrrà delle impressionanti statistiche: in 38 partite giocate colleziona 532 tackle, di cui 35.5 for loss, 2.5 sack e 7 intercetti, che gli frutteranno importanti premi personali, tra i quali ACC Defensive Rookie of the Year (2009) e poi Defensive Player of the Year (2011).
Con questo biglietto da visita si presenta al Draft del 2012 dove verrà draftato dai Carolina Panthers come 9° scelta assoluta. Da qui nasce la leggenda, come professionista metterà insieme queste statistiche:

  • 1092 Tackle, di cui 75 for loss
  • 12,5 Sack
  • 18 intercetti di cui 1 Defensive TD
  • 67 Pass Defended
  • 7 FF
  • 9 FR

Che lo porteranno ai seguenti riconoscimenti personali:

  • 7× Pro Bowl (2013–2019)
  • 5× First-team All-Pro (2013–2015, 2017, 2018)
  • 2× Second-team All-Pro (2016, 2019)
  • NFL Defensive Player of the Year (2013)
  • 2× NFL Tackles leader (2012, 2014)
  • NFL Defensive Rookie of the Year (2012)

Con i Panthers vincerà 4 titoli NCF South, 1 NFC Championship e la partecipazione al Super Bowl del 2015, purtroppo perso contro i Denver Broncos. Kuechly lascia la NFL con tutti gli onori possibili, universalmente riconosciuto come il miglior linebacker dell’ultima decade e tra i migliori di tutti i tempi.

Un giocatore tecnicamente e tatticamente completo, in grado di manovrare ogni singolo compagno in campo. Una lettura di gioco unica nel suo genere unita a velocità e qualità d’esecuzione hanno fatto di lui un difensore temuto da ogni attacco e ogni attaccante. Un colpitore eccezionale in grado di esprimere grande forza distruttiva ma nella maniera più corretta possibile.
Insomma potremmo stare qui davvero giorni a elencare le qualità di questo straordinario giocatore, ma se un minimo si segue la NFL basta il suo nome come garanzia di eccellenza.

Purtroppo però questa intensità, questa qualità, questi successi hanno richiesto un duro prezzo da pagare, il buon Luke ha collezionato titoli ma anche concussion, due in otto in anni, di cui una nel 2016 che lo ha costretto a saltare sei partite.
La concussion, o commozione cerebrale, è il trauma più importante e delicato da affrontare nel Football Americano, un infortunio che condiziona fortemente la psiche e quindi il rendimento di un giocatore: lo rende meno spavaldo, meno sicuro e più preoccupato per la sua salute e sicurezza e non fa sconti, nemmeno a dei superuomini come Luke. I più attenti osservatori hanno potuto notare come il suo gioco nell’ultimo anno fosse meno efficace del solito, meno brillante, un po’ come se andasse con il freno a mano tirato, e la dinamica mostra come spesso si preoccupasse per la testa durante il gioco.
Sia chiaro: quest’ultima stagione è stata di tutto rispetto, come lo sarebbero state almeno le prossime due, ne siamo sicuri, ma un giocatore come Luke, che vive il gioco come un riflesso dell’anima, non scende a compromessi: non è una questione di fama, di soldi o di titoli personali, avrebbe potuto continuare a vestire la maglia del Panthers giocando meno e guadagnando comunque parecchi milioni senza che nessuno potesse dirgli nulla, ma questo non sarebbe Luke.
Luke Kuechly è quel giocatore, raro ormai, che gioca perché ama giocare, gioca per portare la sua squadra al più alto livello possibile, ma se non riesce a farlo come lo faceva da quando era bambino, quindi duro, fisico e veloce, non può essere efficace e non farebbe il meglio per la squadra, quindi è giusto fare un passo indietro.

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E’ questo quello che mancherà più di tutto: l’esempio più genuino e puro che un giocatore di Football dovrebbe essere. Semplice, umile, lavoratore, disposto al sacrificio totale, che mette sempre e solo la squadra al primo posto.
Una persona tanto devastante in campo quanto normale fuori, perfino timida e schiva, a cui non piacciono i social (che non ha) e nemmeno comparire in quelli degli altri, compresi quelli di squadra, per maggiori informazioni chiedere a Cam Newton, e quanto ha dovuto faticare per convincerlo a fare una foto a petto nudo con altri compagni, foto che alla fine ha fatto, ma dietro tutti, e di lui si vedeva solo il suo faccione sorridente.

Con il suo ritiro si crea un vuoto incolmabile, non solo per i Panthers e per il peso enorme nell’economia della squadra ma per tutto il Football, soprattutto come impatto sociale e morale, quella purezza che faceva da contraltare in un ambiente dominato dai miliardi, dalle bravate ed esagerazioni di tantissimi suoi colleghi.

Luke, con la sua persona, ha creato il prototipo del giocatore ideale che ogni Coach vorrebbe avere, una sorta di “Modello Kuechly” alla quale ogni allenatore dovrebbe rifarsi e indicare come esempio da seguire a ogni giovane che si approccia a questo sport, perché, possiamo dirlo, se un giocatore sogna di diventare come lui ha fatto il primo passo importante della sua carriera.

Quanto a lui, probabilmente ora sarà a pescare in qualche fiume del Nord America, e vivere la sua tranquilla e normale vita da bravo ragazzo, non c’era modo migliore per congedarsi.

Da tifoso Panthers, non posso fare altro che ringraziarlo per quello che è stato e quello che è, ci vorrà molto tempo per farsene una ragione e ci vorrà molto tempo per sostituirlo, quello che mi piacerebbe vedere al più presto, e dovrebbe piacere a ogni amante del Football di buona volontà, è lui che indossa la giacca oro e il suo bel faccione riproposto in bronzo a Canton, Ohio, a 60 miglia da dove è nato.

Guarda un po’.

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Alessandro Calabrese

Appassionato di Football Americano e tifoso dei Carolina Panthers dal 2006. Ex giocatore, da 3 anni Coach in II Divisione FIDAF

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