La Serra di Huddle: Super Bowl LIV Preview
Per due franchigie in particolare, il Super Bowl è un momento epico. Quando a scontrarsi sono due squadre come Chiefs e 49ers, però, il concetto può estendersi anche a centinaia di milioni di persone in più, negli USA e non solo. Kansas City e San Francisco sono state due squadre copertina di questa stagione, ed eccole qui a chiudere – meritatamente – il sipario in quel di Miami. Non è solo Mahomes contro Garoppolo, ma è molto di più. Vediamo come e dove le due squadre cercheranno di indirizzare la partite e dove potranno colpire l’avversario per avere la meglio.
QUANDO I 49ers HANNO IL PALLONE
Si parla tanto di Mahomes e dell’attacco dei Chiefs, che negli ultimi due anni si è abbattuto come un maremoto sull’intera Lega; la verità è che le cifre che hanno messo a referto i Niners in questa stagione sono altrettanto d’elite: secondi per yard totali e quarti per punti di media segnati in stagione regolare, per un settimo posto in offensive DVOA (che misura l’efficienza dell’attacco in base a posizione dell’attacco in campo, down da giocare e yard per chiudere lo stesso). Come da tradizione, gli attacchi guidati da Shanahan hanno una forte impronta di corsa, e i Niners non fanno eccezione (il 52% dei possessi offensivi stagionali hanno previsto la consegna del pallone al running back, secondo dato più alto in NFL). In questa post season, i Niners hanno dato l’impressione di essere pressoché implacabili quando fanno correre il pallone, un po’ per l’efficacia dei blocchi, un po’ per la varietà degli schemi utilizzati.
Ci sono veramente tanti esempi, eccone qui alcuni.
Questo è un trap block, che si configura quando il defensive end dal lato verso cui si corre viene lasciato libero finchè la guardia dal lato opposto esce a prendersene cura, bloccandolo. Molto bene anche il blocking al secondo livello di Deebo Samuel.
Qui bisogna rendere merito al lato sinistro della linea, e allo stesso Raheem Mostert. Staley (right tackle) e Tomlinson (right guard) eseguono quello che si chiama deuce block, con i due che bloccano lo stesso defensive tackle e uno (Tomlinson) si sgancia per bloccare il linebacker al secondo livello, spianando la strada a Mostert. Mostert che, a sua volta, è bravo e paziente a seguire i blocchi e il loro sviluppo.
Qua invece abbiamo una stregoneria made in Shanahan: una finta di trap block che in realtà si sviluppa come un end around per Samuel (che parte da un lato ricevendo il consegnato del QB correndo verso il lato opposto). La cosa da notare è la precisione nello sviluppo dei blocchi, con la guardia destra, Garland, che esce a bloccare il defensive end proprio come se fosse il running back a correre. Ed ecco che quando la difesa pensa di aver reagito di conseguenza, Samuel è già scappato.
Che i 49ers abbiano un eccellente attacco via terra non stupisce. Come detto prima, Shanahan padre e figlio e gli assistenti che hanno allenato assieme a loro, hanno da sempre saputo cavare fuori il sangue dalle rape, quando si tratta di far rendere al massimo dei running back. È esattamente quanto sta succedendo anche con Mostert, che prima di arrivare a San Francisco ha girovagato per la NFL senza mai prendere un consegnato. Il numero 31 dei Niners perde poco tempo dietro la linea di scrimmage, ma è paziente nell’aspettare i blocchi ed esplosivo nel buttarsi dentro di essi, tutte qualità che lo favoriscono in un sistema che ruota attorno alla outside zone. In questo modo, la linea si sposta in massa verso un lato, allargando le difese avversarie, che devono essere sufficientemente reattive a rispondere. Se non lo sono, trasformare una corsa da 5 yard in una big play è un attimo. Non è un caso che, delle 772 yard su corsa guadagnate da Mostert in stagione, 475 siano arrivate after contact: questo perché non è difficile vederlo seminare avversari per metri e metri semplicemente seguendo i blocchi (o proprio perché non c’è nessuno nelle sue vicinanze).
Sarà fondamentale per San Francisco stabilire un gioco di corsa domenica, anche per facilitare il lavoro di Garoppolo; come riporta Pro Football Focus, infatti, Jimmy G ha lanciato 10 touchdown e 5 intercetti con il 68% di completi, un passer rating 10.4 yard di media per passaggio tentato quando ha usato la play action. Quando non lo ha fatto, ha fatto registrare più touchdown (18) ma anche più intercetti (9), con sole 7.3 yard di media per passaggio tentato e un QB rating di neanche 97.
Indubbiamente, Garoppolo non ha (ancora) letture elite, e la play action ovviamente gli è molto d’aiuto, perché confonde le acque portando via i linebacker dal centro dell’azione.
I Chiefs, dal canto loro, avranno indubbiamente le mani piene nel difendere un sistema di corse così ben oliato. Anche perché, se c’è un reparto dove Kansas City è indubbiamente carente, sono i linebacker, che sono sì bravi tackler, ma non sono esattamente adatti per inseguire gli attaccanti dei Niners orizzontalmente per il campo. La linea difensiva di Kansas City ha nel defensive end Frank Clark e nel defensive tackle Chris Jones gli uomini più pericolosi, con quest’ultimo che ha un atletismo non normale per stazza e ruolo.
Qui vediamo Jones in posizione di 3-technique, cioè allineato contro la spalla esterna della guardia (sinistra, in questo caso). Jones è bravo a batterla allo snap e a superare agevolmente anche il running back in aiuto, costringendo Trubisky a buttare via il pallone.
Altro nome interessante è Mike Pennell che, dal suo arrivo a Kansas City, ha contribuito a rafforzare l’interno della difesa (nella seconda metà di stagione, i Chiefs hanno concesso solo 89 yard su corsa di media). Pennel è stato scaricato dai Patriots e dai Packers prima di finire ai Chiefs, di cui è un solidissimo difensore contro le corse:
Qui lo vediamo allineato contro la spalla esterna del centro in posizione di 1-technique. Quando parte lo snap è bravo a iniziare il contatto e a prendere il controllo della situazione, fermando Lindsay per un guadagno di sole 2 yard.
L’uomo più forte e in forma della difesa guidata da Bob Sutton si trova però nel backfield, ed è Tyrann Mathieu.
In realtà, dire che si trovi nel backfield è quasi riduttivo, visto che l’ex Cards e Texans può indifferentemente giocare come strong safety, slot corner e anche linebacker in situazioni di nickel defense (cioè con cinque defensive back).
In un’azione possiamo vederlo correre alla pari con un ricevitore…
O leggere le intenzioni del QB anticipando il passaggio e costringendo, in questo caso, Drew Lock a prendere un sack.
Nelle tre azioni mostrate qui sotto, invece vediamo Mathieu:
- leggere l’azione anticipando Hyde e costringendo Watson allo scramble senza alcun risultato.
- usare il blitz per costringere Hyde a cambiare direzione e a finire tra le maglie della difesa dei Chiefs per un guadagno minimo.
- fingere di giocare a uomo contro il ricevitore più interno dei Texans salvo poi rivelare una marcatura a zona e deviare con prontezza il pallone diretto a DeAndre Hopkins, che ha appena corso una slant.
Mathieu è forse l’unico difensore dei Chiefs in grado di rispondere bene contro un attacco così dinamico come quello dei Niners, soprattutto se Garoppolo dovrà prendersi responsabilità in prima persona lanciando più spesso di quanto l’abbia fatto contro Green Bay (abbiamo visto come Honey Badger sia bravissimo a mascherare le proprie intenzioni in campo, e come sappia aggiustarsi al volo.
Rischia di essere una partita dura, invece, per i linebacker, il cui rendimento è migliorato nell’avanzare della stagione, ma che potrebbero avere grossi problemi nel contenere orizzontalmente l’attacco dei Niners.
QUANDO I CHIEFS HANNO IL PALLONE
Se San Francisco non ha alcun problema a far correre il pallone per più tempo possibile, per Kansas City vale l’esatto opposto. I Chiefs sono perfettamente attrezzati per aprire le difese in due con “atleti a cui è stato insegnato a giocare a football”, come ha detto il defensive coordinator di San Francisco, Robert Salah.
L’uomo che potrebbe far saltare il banco per i Chiefs è Travis Kelce, che si contende l’effimero titolo di miglior tight end della Lega con un altro giocatore che scenderà in campo domenica, George Kittle.
Kelce è un matchup nightmare per chiunque, essendo sostanzialmente un wide receiver nel corpo di un tight end.
In questa situazione, i Chiefs sono in una formazione 3×1, con Kelce che è l’unico ricevitore sul suo lato di campo, isolato contro una safety, Justin Reid. Kelce corre una slant, o questo è quello che fa credere al suo marcatore, salvo poi fare perno sul piede, voltarsi e correre una out: risultato, un agevole primo down.
Le attenzioni che il fratello dell’offensive lineman degli Eagles attira, però, sono tante e tali al punto da poterlo usare semplicemente come diversivo, come in questo caso.
Tennessee è in cover 6, un misto di cover 2 da un lato del campo e cover 4 dall’altro. Il nostro è il ricevitore in basso nello schermo, isolato contro Vaccaro, una safety. Una delle due safety alte, Byard, allo snap si abbassa per marcare la in route di Hill, e il suo posto viene preso da Logan Ryan. Kelce, da solo e senza fare nulla di che, ha attorno Vaccaro, l’altra safety alta e Ryan, che sostanzialmente gli presta attenzione a discapito di quello che sta succedendo alle sue spalle. Peccato che il marcatore diretto di Sammy Watkins, Brock, sia caduto, e ora l’ex Bills abbia una prateria davanti a sé. Mahomes, con il più classico degli scramble e dei lanci in corsa, lo serve quando ormai la difesa dei Titans è fuori causa.
Ricordiamoci anche che Kelce, in quanto tight end, può fungere anche da bloccante. Nel caso qui sotto, il suo ruolo sembra marginale, ma in realtà è determinante per fornire a Damien Williams, running back, lo spazio di cui ha bisogno.
I Chiefs sono ancora in una formazione 3×1, e Kelce è il più interno nel lato con tre ricevitori. Il running back Williams viene messo in movimento per capire se la difesa sia a zona o a uomo, come effettivamente è (ad un certo punto, Zach Cunningham lo abbandona per consegnarlo ad un altro suo compagno sul lato opposto). Kelce corre una pick route, cioè una traccia volta esclusivamente a togliere di mezzo per quanto serve il marcatore di Williams, che così ha spazio per ricevere ed entrare indisturbato in endzone.
Di Mahomes cosa dire che non sia già stato detto? I Niners dovranno essere bravi e soprattutto disciplinati nel contenerne gli scramble e le zone read, cioè il consegnato per il running back che si tramuta in una finta o meno a seconda della reazione dei defensive end.
Di sicuro, se c’è una difesa attrezzata a contenere un giocatore del genere (perché annullare è pressochè impossibile), è proprio quella dei 49ers.
Di loro ho già parlato svariate settimane fa, ma niente è cambiato da allora. Nelle ultime settimane di stagione regolare hanno avuto una leggera flessione, ritornando però ai livelli abituali nelle due partite di playoff.
La d-line sarà un problema enorme anche per una linea offensiva adeguata come quella dei Chiefs, e Bosa è senza dubbio uno dei difensori rookie più pronti che la NFL abbia visto nell’ultimo decennio; un compendio di forza fisica, tecnica e un motore che non si ferma mai (un po’ come il fratello Joey, insomma).
Questi sono esempi lampanti di quanto detto finora: la prontezza di essere il primo ad iniziare il contatto con l’offensive lineman (per giunta un top del ruolo come Bakhtiari), la forza per spingerlo subito fuori dall’azione e il tackle nel backfield (e il sack, favorito anche dallo stunt con Buckner).
Dove però i Niners rischiano di avere un vantaggio determinante sono i linebacker. Warner (secondo anno) e Greenlaw (rookie) hanno letture, atletismo e reattività che, unite ad un’ottima tecnica di base nel placcaggio, li rende ideali per fronteggiare un attacco come quello di Kansas City.
Quello tra Chiefs e Niners è forse il Super Bowl migliore che potessimo aspettarci. Adesso basta parlare: sediamoci, e godiamocelo.