[NFL] Divisional: Minimo indispensabile (Houston Texans vs New England Patriots 16-34)

A Las Vegas erano stati chiari riguardo al divisional che vedeva opposti Patriots e Texans ed alla fine, almeno nella proporzione del punteggio, hanno avuto ragione i bookmakers, ma quello andato in scena a Foxborough è sembrato tutto tranne che il sacrificio del malcapitato bovino texano all’ altare degli Dei del Football.

Per oltre tre quarti è stata infatti partita vera, nonostante l’uno due di Dion Lewis nel primo quarto, che sarebbe potuto valere tranquillamente i titoli di coda dopo 15 minuti e che invece è servito da sveglia per gli uomini di coach O’Brien, e un attacco, quello ospite, che non ha mai trovato le soluzioni di cui avrebbe avuto disperatamente bisogno (big play sul profondo) ma che comunque riuscito, fino all’inizio del quarto periodo, ad avere “cura” del pallone evitando di facilitare troppo il compito a Brady e Co.

Ad aiutare la causa della partita sono arrivati anche due INT dello stesso QB ex Michigan, che sempre due ne aveva lanciati lungo l’intero arco della stagione, e una difesa piuttosto creativa dei Texans che è riuscita, almeno parzialmente, a confondergli le idee, regalandogli un pomeriggio difficile, fatto di tanta pressione, qualche sack ed una infinità di colpi che hanno destabilizzato momentaneamente quella macchina perfetta che risponde al nome di New England Patriots.

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Fatta questa premessa, e riconosciuti i meriti degli sconfitti, va detto che i Patriots sono stati sempre in controllo della partita e, anche quando Houston si è portata ad 8 punti di distanza, con l’intero quarto periodo da giocare, non si è mai avuta la sensazione che NE fosse preoccupata o in particolare difficoltà.

Nel primo tempo, dopo il buon inizio, il fumble di Lewis e qualche big play difensivo texano hanno dato ossigeno agli ospiti, bravi a limitare i Patriots nel gioco di corse e capaci di “ridurre” il passing game a qualche big play per Hogan e Edelman, sufficiente comunque per permettere ai padroni di casa di chiudere la prima frazione in vantaggio.

Nella seconda metà sono arrivati gli aggiustamenti necessari in casa New England, un maggiore coinvolgimento del WR #11 e, nonostante la decisione di abbandonare quasi completamente il gioco di corsa, quella continuità sufficiente ad assicurarsi il sesto Championship consecutivo, superando anche i leggendari Raiders che dal 73 al 77 che ne giocarono 5, vincendo il Super Bowl del 76.

Un ruolo decisivo nel passaggio del turno lo ha avuto ovviamente la difesa dei Pats che nel primo tempo si è limitata a togliere il profondo ai Texans, concendendo qualcosa sul medio corto ma evitando di mettere in partita con qualche big play una scheggia impazzita come De Andre Hopkins, mentre nella seconda frazione ha alzato il livello, aumentando la pressione sulla linea di scrimmage, forzando l’uomo da 72 milioni a pensare più velocemente e quindi, inevitabilmente, a prendersi dei rischi.

La scelta del coaching staff ha pagato ampiamente i dividendi con Osweiler che dopo essere uscito indenne da un buon primo tempo è stato intercettato tre volte nella ripresa, polverizzando così le poche chance di Houston. Fondamentale, nell’economia della partita, il secondo dei tre intercetti, arrivato in un momento di difficoltà per i Patriots che dopo aver rischiato di subire il TD di Fuller, aver visto il secondo INT di Brady e gli ospiti rientrare fino a -8, hanno potuto beneficiare  di 1&goal dalle 6 yard, rimettendo due possessi tra le squadre e chiudendo virtualmente la contesa.

Houston esce, come detto, a testa molto alta, consapevole di aver fatto tutto ciò che era possibile contro quella che è senza mezzi termini la squadra più forte e meglio allenata dell’ intera lega. La difesa ha dimostrato, oltre ai numeri, di avere un’anima e di poter cambiare il corso “anche” di una partita di playoff.

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Dopo un inizio pigro la sfuriata di Clowney in sideline, sembrato inizialmente più che altro un “tentativo” di esercitare leadership, ha avuto l’effetto sperato e tutta la squadra, non solo la difesa, ha giocato un primo tempo clamoroso, mettendo in discussione qualcosa che non lo era mai stato.

Nella seconda metà i limiti imposti da alcune assenze e un minor talento complessivo sono emersi in tutta la loro chiarezza e la volontà non è più stata sufficiente per restare in partita. Osweiler ha giocato dei playoff accettabili, vincendo la partita che doveva vincere e cercando di limitare gli errori nel Divisional, ma non credo abbia fugato tutte le perplessità che avevano portato alla sua retrocessione a back up QB.

Hopkins ha chiuso una stagione al di sotto delle aspettative risultando “monodimensionale” ed incapace di riproporre quelle doti di playmaking che lo avevano caratterizzato nella stagione precedente mentre Miller, nonostante i progressi nel running game dei Texans, continua ad essere “ad una stagione senza infortuni” dall’entrare di diritto nell’elite di questa lega.

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Il punto di forza di questa squadra, indipendentemente dai progressi offensivi, sembra destinata a restare la difesa, che nella prossima stagione ritroverà JJ Watt, un Clowney che nella post season ha per la prima volta legittimato quella prima scelta assoluta e, sperano i tifosi di Houston, molti di quei giovani giocatori, Buye, Moore, Hal, che sono stata la vera ragione del secondo titolo divisionale consecutivo.

Chi difficilmente rivedremo in maglia Texans ed in generale sul gridiron è Vince Wilfork che dovrebbe aver chiuso a Foxborough, su quello che per anni è stato il suo campo, una clamorosa carriera lunga 18 anni, che lo ha visto vincere, oltre a premi individuali e l’inserimento, per i 50 anni di storia, nella formazione ideale della franchigia del New England,  due Super Bowl proprio con i Pats.

Buona la prima per New England.

La partenza troppo facile, con 14 punti arrivati su un totale di 3 giochi, e la consapevolezza di essere nettamente più forti hanno forse fatto perdere un po’ di concentrazione ai Patriots. I TO hanno fatto il resto tenendo in partita oltre tempo i texani. Nel secondo tempo la difesa di NE ha alzato il volume della radio, cancellando dal campo la offense ospite e regalando posizioni di campo indispensabili ad un attacco meno lucido del solito ma che ha finalmente ritrovato Dion Lewis, primo giocatore nella storia a chiudere una partita di playoff con un TD su corsa, ricezione, KOR, e che dopo i tanti problemi fisici che ne hanno limitato l’utilizzo in questa stagione ha trovato il momento migliore per riprendere il discorso avviato nel 2015.

Non pervenuto Mr 1 yard, ed in generale il gioco di corsa a cui NE ci aveva abituato, mentre hanno risposto presente Julian Edelman (8 ricezioni e 137 yard) ed il rookie Chris Hogan che però si è infortunato e non è detto sia disponibile per il Championship.

Contro gli Steelers ovviamente servirà una versione dei Pats “aggiornata”: impensabile concedere un intero primo tempo o di cambiare la partita semplicemente mandando qualche blitz contro una offense potenzialmente devastante come quella degli Steelers, mentre l’attacco oltre ai big play (6 pass + 20 yard vs Texans) dovrà riuscire a costruire un running game affidabile e trovare quella continuità necessaria per non lasciare troppo tempo in campo le 3B, unica vera chance per gli Steelers di approdare al Super Bowl.

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Andrea Ghezzi

Padre di Mattia e Lorenzo, Marito di Silvia, Fratello di Zoe (Franci ti voglio bene). Scrivo (poco) e parlo (tantissimo) di Football, anche italiano. Direttore di The Cutting Edge credo solo a tre cose: #mattanza #badaun e #bomboloni.

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