AREA 54: Il pagellone della stagione 2019

Con la chiusura della regular season 2019 ritorna AREA 54, la rubrica di Huddle Magazine dedicata ai Chicago Bears!

La stagione 2019 è iniziata con grandi aspettative, con la difesa del titolo NFC North e la volontà di stabilirsi come legittimi contender. Ma le cose non sono andate come da programma e il rollercoaster Bears ha prodotto un record di 8-8 che per quanto in NFL possa essere accettabile, non soddisfa le volontà di Virginia McCaskey.

Il riassunto della stagione sui singoli nel Pagellone 2019 coi voti di Chicago Bears Italia a cura di Alex Cavatton.

Pubblicità

Prince Amukamara 5: stagione sottotono, zero intercetti contro i 3 del 2018, ritmo basso e qualche problemino fisico. Per il Principe, che nella sua carriera ne ha viste abbastanza, forse gli stimoli sono finiti. Rinnovo contrattuale in bilico.

Abdullah Anderson 6: nessuno lo conosce, a nessuno interessa, ma entra in campo nella peggiore delle domeniche a Chicago e sdraia Teddy Bridgewater ricordando ai Bears che il football giocato ha bisogno di intensità. Ignoto.

Alex Bars SV: questo è un nome sul quale ho puntato da tempo semplicemente perchè a Notre Dame di OL se ne intendono più che altrove. Nagy però gli ha concesso meno del 20% degli snap e solo nelle ultime 5 partite nonostante lo scempio della linea offensiva. Il ragazzo ha bisogno di minuti in campo e di certo non potrà far peggio dei suoi compagni di reparto.

Devante Bond SV: arrivato in corsa da Tampa, mai schierato. Non si può valutare.

Deon Bush 6: per il pick 124 del 4° round 2016 il margine di crescita è interessante, davanti a lui il livello è alto ma qualcosa potrebbe cambiare lasciandogli un pò più di spazio. Serve perseverare.

Ha Ha Clinton-Dix 4: sposa il progetto di Chicago senza pensarci due volte, piena fiducia, altrettanto disappunto. L’anno di ambientamento può starci, ma da parte sua c’è troppa incostanza. Stagione tra buchi clamorosi e giocate splendide, ma l’uomo che avrebbe dovuto rimpiazzare Adrian Amos Jr. ha toppato. Il voto è severo perchè da un talento del genere mi aspetto molto di più, la cosa positiva è che se lo aspetta anche lui. Attendo il riscatto!

Tarik Cohen 3: 16 partite, 213 yard corse, zero TD su corsa, meglio in ricezione con 456 yard e 3 touchdown, poi ci sono 3 fumble. Tradotto in lettere il voto di Cohen è ampiamente insufficiente. L’anno scorso c’era Howard a mangiargli i palloni, quest’anno era più concentrato sui ritorni, ma anche lì niente di speciale. Il peggioramento è troppo evidente, e finchè non imparerà che i numeri crescono correndo avanti e non lateralmente non c’è speranza. I Bears possono farne a meno anche nello special team, anche se il suo contratto non è impegnativo.

Rashaad Coward 5: lo si vede muoversi meglio negli spogliatoi quando c’è il Club Dub.

Chase Daniel 4,5: il QB2 ha saputo gestire bene la partita contro i Vikings entrando freddo e vincendola, ma la sua insufficienza passa da Londra dove per 3/4 di gioco ha guardato i Raiders mangiargli il campo inerme. Da quel preciso momento per i Bears ha preso il via un tracollo devastante; con l’eventuale vittoria di Tottenham ed un record di 4-1, forse qualcosa sarebbe cambiato. Per essere il backup QB più pagato della NFL, un’occasione del genere contro avversari discutibili non si può sprecare. Non merita il rinnovo, quantomeno, non per quei soldi.

Pubblicità

James Daniels 5: la sorpresa della linea offensiva del 2018 ha subito un’involuzione netta, forse complice del calo dei suoi compagni, l’uomo che cancellò il possente Aaron Donald dal campo è stato impalpabile.

Leonard Cornelius Floyd 2: la più grande delusione della difesa 2019 arriva da lui. Un nono pick assoluto, al suo 4° anno di carriera (quindi nella piena maturità), e con al suo fianco l’edge-rusher più forte del campionato (Mack) che spesso è raddoppiato se non triplicato, non può giocare una stagione come quella di Floyd senza essere ghigliottinato. Non vale i soldi che guadagna, non approfitta della qualità indiscutibile della difesa, e di conseguenza non è degno di indossare la nostra maglia. Spreco!

Kyle Brandon Fuller 6.5: difficile ripetere una stagione da 7 intercetti e da leader assoluto, ma anche qui c’è stato un calo. La qualità di questo atleta non si discute, ma serve restare concentrati e assetati di sangue per regnare ai vertici NFL. Se dovessi riassumere la stagione di Fuller in una partita di poker direi “cip”.

Taylor Gabriel 4: il suo turbo resta spento, le concussioni non aiutano e per via dei protocolli sulla salute il suo futuro rimane incerto.

Eddie Goldman 6.5: certo la presenza di Hicks al suo fianco avrebbe giovato ai numeri, non solo personali, ma Eddie è un faticatore silenzioso che lavora sempre bene. Costante.

Trevathan Goldman Bears vikings

Akiem Hicks 9: se avete da ridire sul suo voto, potete dirmi chi ha più cuore e grinta di questo ragazzo che scende in campo a difendere con le braccia rotte. Diversamente, come me, vi considererete fortunati ad avere una figura simile all’interno del nostro spogliatoio. Commovente.

J.P Holtz SV:  il suo allenatore dimentica che il TE è un ruolo fondamentale, e preferisce i lanci lunghi e fuori misura. Lui non ha responsabilità ma ciò nonostante mancano gli elementi per giudicarlo.

Jesper Horsted 6.5: generalmente per passare da Princeton serve cervello. Se solo il suo coach avesse creduto un pò di più in questo ragazzo, la storia dei continui “3 and out” sarebbe stata differente. Nagy si ricorda di lui solo a week 12, poche prese, tutte importanti, compresa quella decisiva nella vittoria di Detroit. Speranza.

DeAndre Houston-Carson SV: per la free safety nessuno spazio.

Pubblicità

Isaiah Irving 6: Chicago lo tiene lì a pulire le ragnatele da 3 stagioni, ma quando chiamato in causa gli angoli dei muri sono tutto sommato puliti. Accettabile.

Eddie Jackson 8: attenzione a mal giudicare la stagione di Eddie! La season-off del campione delle retrovie difensive è contaminata dalle prestazioni di Clinton-Dix, per via del quale Eddie si trova troppo spesso a fare gli straordinari. Ha Ha non è un run-stopper, quindi qualcuno doveva coprirlo, Jackson appunto. I due DB di Alabama devono trovare maggiore alchimia, e se staranno ancora insieme la troveranno. Massima fiducia.

Nick Kwiatkoski 10: sostituire Danny Trevathan è impresa ardua, fa dimenticare ai tifosi la stagione di Bryce Callahan è un compito tosto, e per condurre la difesa di Chicago alla guerra servono due palle grosse in mezzo alle gambe, e Nick le ha. Kwiatkoski è maturo quanto basta ed è entrato nel pieno del suo prima, ora sta a Pagano fare la mossa giusta. Guerriero!

Ted Larsen SV: 10 anni sui campi da football, prima a Chicago, nulla di particolare nei suoi pochi snap. Veterano ingiudicabile.

Charles Leno Jr. -1: mai avrei pensato nella vita di dare un meno ad uno dei miei ragazzi, ma Leno ha distrutto ogni singola speranza di questo team a suon di flag. Yard perse, penalità innumerevoli, buchi in copertura che sono più larghi di una voragine, lento e svogliato. Dopo aver visto giocare Jay Cutler coi miei occhi pensavo di aver toccato il livello più basso, ma avevo parlato troppo presto. Se qualcuno mi ascolta vi prego, cacciatelo via!

Cornelius Lucas 5: 4 anni a Detroit e poi una buona stagione nella linea dei Rams. Ora Chicago dove finisce nell’annata nera degli uomini di linea offensiva e per onestà intellettuale non gli si può dare la sufficienza. Neanche per spronarlo.

Aaron Lynch 6.5: da panchinaro fa sempre bene, talvolta approfitta delle distrazioni avversarie e colpisce, la sua stagione è meno positiva della precedente, ma all’interno del team in quanti possono essere esenti da questa affermazione?

Khalil Mack 9: il 10 e lode del 2018 non è replicabile perchè il risultato di squadra incide, ma Mack fa tutto quello che può per tenere questo team in corsa. Raddoppiato, triplicato, indemoniato. Lotta e combatte senza sosta su tutti gli snap mentre gli offensive coordinator dell’intera NFL cercano di limitarlo; il problema reale è che chi lo affianca non sa approfittare del suo immenso talento. Nonostante tutto 8.5 sack, 5 fumble forzati e 1 recuperato. Vero, in un paio di partite ha passeggiato in campo forse poco stimolato dal suo attacco, ma con una sola giocata i grandi campioni del football cambiano le sorti della partita, e Mack, quella giocata ce l’ha sempre.

 Bobbie Massie 2: altro disastro offensivo, se la stagione di Trubisky è stata pessima bisogna dividere le colpe, e qui ce ne sono in percentuali cospicue.

 Anthony Miller 5: poco incisivo, la spalla lo tormenta e l’operazione di post-season non è un bel segnale. Inutile girarci intorno, ai Bears serve ben altro.

David Montgomery 7.5: per come era iniziata la sua avventura bisogna ammettere che il rookie ha saputo dimostrarsi valido. La scelta di mandare via Howard per lui resta incompresa, Nagy non crede nel gioco sulle corse e lo utilizza poco. Monty ha fatto fatica, ma alla fine per uno che al primo anno, senza la fiducia del coach e senza una linea che spinge in maniera adeguata ai livelli NFL, 889 yard corse con 6TD, più altre 185 ricevute con una meta non sono niente male. 2 soli fumble a referto lo rendono sicuro. Mani buone, tanta energia, grande mobilità, e voglia da buttare; con un pò di esperienza in più i Bears ritroveranno nel 2020 il runningback da mille yard a stagione. Nella lega ci sono grandi nomi che non vantano numeri come quelli di Montgomery.

Ryan Nall SV: sebbene il nostro Cesare Menini sia sia fatto promotore di questo giocatore a gran voce, il suo ruolo nel team è attualmente al confine con l’inutile.

Bilal Nichols 6: nessuno sforzo, nessuna gloria. Giusto un 6 politico per le presenze.

Pubblicità

Pat O’Donnell 7: resta sempre uno dei migliori punter della lega e coi suoi calci aiuta la difesa per quanto possibile mentre l’attacco lo chiama ogni domenica agli straordinari. Sicurezza.

Cordarelle Patterson 10 e lode: potenza, forza, esplosività, lettura, testa, muscoli, velocità, energia, talento, passione, entusiasmo, voglia. In poche parole l’atleta perfetto. Se i suoi compagni avessero avuto non dico tanto, ma un terzo della sua grinta, oggi saremmo qui a raccontare di un ritorno al Super Bowl. Nagy ha capito tardi che questo giocatore è poliedrico e può fare tutto, speriamo se lo ricordi nel 2020.

Kevin Pierre-Louis 6: quando chiamato in causa non si comporta male, manca l’intensità ma ci si può lavorare.

Eddie Pineiro 5:  l’uomo che doveva cambiare i destini di Chicago li ha cambiati, nel bene e nel male. Il kicker è un ruolo ingrato, se segni da oltre 50 yard e vinci a Denver sulla sirena sei un eroe. Poi sbagli da 20 passi contro i Chargers e il tuo pubblico ti manda al patibolo. Troppo rumore intorno a questa pagliacciata dei kicker; le colpe restano di Matt Nagy che non ha saputo dare il giusto peso al ruolo e per via della “kicker competition” che ha tenuto banco tutta l’estate, il gioco sul campo ne ha fatto le spese e i playoffs li guardiamo alla tv.

Riley Ridley SV: scelto al draft, mai impiegato. Questo atleta ha le mani buone e le gambe velocissime. Forse un anno di studio per lui che non permette di esprimermi sulla valutazione finale. Rimandato.

Roy Robertson-Harris 6.5: questo è un giocatore consistente che quando entra per sostituire i titolari si comporta con padronanza. Nello spogliatoio servono elementi come Roy.

Allen Robinson II 10: nella pre-season ero certo che avrebbe superato le 1.000 yard e così è stato. Allen è uno dei migliori ricevitori della NFL e dopo quel brutto infortunio ai Jaguars, si è visto prima recuperare e poi imporre la forma migliore sul campo. Fenomenale, gli serve solo più supporto.

robinson bears lions

Patrick Scales 7: 3 stagioni a Chicago, sempre presente in tutte le partite. Muoversi nell’ombra non è facile perchè nessuno ti vede, ma Scales è davvero un buon giocatore.

Duke Shelley SV: mi aspettavo maggiore utilizzo di questo difensore arrivato al draft, invece la sua auto è sempre parcheggiata ai box.

Buster Skrine 7: sapevamo che giocare nella difesa dei Bears aiuta il singolo a differenza di ciò che accade ai New York Jets. Buster trova più costanza e ritmo, ogni tanto svariona ma nel complesso la sua valutazione è più che positiva, anche per l’impegno.

Bradley Sowell SV: firmato, tagliato, firmato, tagliato, firmato, tagliato…

Kevin Toliver II 6: 3 partite, quella contro Dallas giocata benissimo. Poco utilizzato ma resta una promessa credibile.

Mitchell Trubisky 3.5: i se e i ma sono finiti, la sua stagione avrebbe dovuto confermarlo o cancellarlo, e sembra che la seconda opzione sia quella sensata. Il direttore di Cutting Edge Radio mi ha rimproverato di averlo inserito nel mio libro “Chicago Sunday – 100 anni di Bears” , ma per il momento storico e per il peso della sua scelta condita dal ritorno sul trono della NFC North dopo 8 anni non potevo fare altrimenti. Resta il fatto che Trubisky si sia rivelato una delusione che, mentre si osservano Watson e Mahomes ogni domenica, diventa sempre più grande. Per il QB da North Carolina c’è un ultimo invito al ballo, quello del 2020 dove Chicago non avrà molte alternative. Se anche questo dovesse andar male, e le prospettive non sembrano essere idilliache, la fine è vicina sia per lui che per Ryan Pace. Ultima spiaggia.

Cody Whitehair 6: unico nome da salvare nella sciagura della OL.

Nick Williams 7.5: mostra i muscoli e lo fa con prepotenza, bravo a sopperire il buco enorme lasciato da Hicks, bravo sulle incursioni a caccia di QB avversari, bravo per tutto. Garanzia.

Javon Wims 6: questo è un atleta che ha tanta voglia e altrettanto potenziale, i cm non gli mancano e nemmeno la preparazione atletica. Nagy lo usa troppo poco e senza ritmo diventa difficile per chiunque. Bisogna crederci un pò di più.

Ben Braunecker 6.5: Ben poteva giocare molto di più, anzi, doveva giocare molto di più!

Danny Trevathan 6.5: peccato per l’infortunio che lo ha lasciato a piedi, la sua esperienza è fondamentale ma Danny ha saputo trasmetterla ai compagni con caparbietà. Per il bene della squadra dovrebbe accettare un taglio importante sul suo contratto e rimanere un pilastro all’interno dello spogliatoio. Comunque vada, resta un maestro.

Sherrick McManis 6.5: sempre attivo e sempre presente. Nello special team è padrone.

Adam Shaheen BUST: i tuoi giorni da giocatore di football sono contati, solo un pazzo deciderebbe di affidarsi a così poca inconsistenza. Promessa non mantenuta, fine dei giochi.

Trey Burton 3: da target numero 1 al seminterrato del Soldier Field. Dopo il forfait della wild card 2018 contro i suoi Eagles, Burton è scomparso. Se lo vedete fate finta di niente!

Roquan Smith 6: voto di polemica perchè l’altalena non mi è mai piaciuta. C’è, non c’è, quando non c’è manca, quando c’è è devastante. Questo personaggio ha bisogno di essere costantemente monitorato perchè il suo talento è smisurato ma la sua testa è giovane e avventata. Rischia di perdersi per strada e noi non lo vogliamo assolutamente!

Chuck Pagano 7.5: rientrare ai vertici dopo le pause non è semplice, in particolar modo se chiamato a guidare la creatura mostruosa plasmata dallo stregone Vic Fangio. Pagano ha esperienza e carattere per tornare ai massimi livelli, e ci riuscirà. I numeri della difesa Bears dello scorso anno erano fin troppo per chiunque. Rodaggio finito, ora torna a dominare Chuck!

Matt Nagy 3: dov’è finita la grinta? Una stagione nascosto dietro al playbook con linguaggio del corpo passivo, chiamate discutibili, spesso al limite dell’imbarazzante, poca energia e tutta la carica del 2018 è rimasta nel 2018. Implosione totale del miglior allenatore del campionato in carica e tanta delusione. Licenziare l’offensive coordinator quando le chiamate sono sue è una di quelle scene tipiche da NFL, anche se al suo assistente in questione si rimprovera il mancato sviluppo del lavoro di Trubisky. Incredibile pensare che Nagy, col record di 20-12 abbia il miglior ruolino di marcia da allenatore nei 100 anni di storia a Chicago. La sua panchina non è in discussione, il suo atteggiamento si. Possiamo solo augurarci che il coach ritrovi presto quella grinta contagiosa che ha spinto i Bears oltre.

Mike Furrey 10: di tutti gli allenatori dei Bears che avevamo incontrato al Venom Camp di Varese prima del campionato, Furrey è stato senza dubbio quello che ha fatto la differenza. Perchè il miglior voto del coaching staff va a lui? Perchè col suo lavoro Mike ha saputo riportare un top 3 WR come Allen Robinson II ai massimi livelli e a noi piace riconoscere onore al merito. Mentore!

#BEARDOWN!

Alex-Cavatton

Merchandising Merchandising

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.