50 anni di attesa (Tennessee Titans vs Kansas City Chiefs 24-35)

Una mattina di luglio del 1966, Lamar Hunt stava guardando i suoi figli giocare in giardino con una palla particolare, una «super ball». In quel momento al proprietario dei Kansas City Chiefs venne in mente di chiamare «Super Bowl» la sfida tra le vincitrici di AFL e NFL, i genitori dell’attuale National Football League.

Domenica scorsa, più di cinquant’anni dopo, sua moglie Norma ha baciato il Lamar Hunt Trophy, quello che dal 1984 viene assegnato ai vincitori della AFC e che finalmente è tornato a casa, sancendo il ritorno al Super Bowl dei Chiefs.

La vittoria di domenica ha segnato la fine di una rincorsa interminabile per i Chiefs e il loro allenatore. I 50 anni tra il Super Bowl IV – vinto contro i Vikings – e il Super Bowl LIV rappresentano il distacco temporale più grande tra due finali disputate da una stessa franchigia, così come i 15 che separano il prossimo Super Bowl da quello perso da Andy Reid ai tempi degli Eagles sono il lasso più lungo per un Head Coach.

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Reid kansas city Chiefs

La seconda apparizione è invece sfuggita ai Tennessee Titans, sconfitti 35-24 ma usciti a testa altissima da una campagna playoff che li ha visti infilare due upset clamorosi tra Foxboro e Baltimore.

E dire che inizialmente le cose si erano messe bene per Tennessee, che sfruttando il secondo inizio partita balbettante dei Chiefs si erano portati in vantaggio prima 10-0 e poi 17-7, accumulando così un vantaggio di dieci punti – la condizione ideale per cavalcare Henry e il gioco di corse e lasciare Mahomes e il suo attacco atomico ad infreddolirsi in panchina.

Poi, purtroppo per i Titans, è arrivato il famigerato secondo quarto di Kansas City, la riedizione del quarto d’ora granata in cui Valentino Mazzola si reincarna in Patrick Mahomes e spazza dal campo gli avversari. Più che di quarto d’ora, in realtà, si è trattato di 6 minuti e 39 secondi, quelli che i Titans hanno concesso dopo essere riusciti a monetizzare con un touchdown il lunghissimo drive cominciato sul finire del primo quarto.

In quello scampolo finale di primo tempo la difesa dei Titans ha potuto constatare quanto possano essere lunghi sei minuti ad Arrowhead. Mahomes ne ha impiegati due e mezzo per completare il primo drive con un siluro agguantato da Hill nella endzone. Poi, dopo un 3&out da parte dei Titans, il quarterback dei Chiefs ha chiuso il primo tempo con la giocata che ha svoltato definitivamente la partita.

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Su quel 2nd&10 Mahomes sembrava in scacco, costretto ad accontentarsi di una manciata di yard guadagnata in scramble verso sinistra. Il 15 di KC invece ha evitato il primo difensore, è rimasto equilibrio lungo la sideline e poi, una volta presa velocità, ha sfruttato i tentativi di placcaggio dilettanteschi dei Titans per guadagnare la endzone.

La squadra di Vrabel era arrivata fino a giocarsi il Super Bowl soprattutto grazie ad un’esecuzione esemplare in tutte le fasi della partita. Quell’errore collettivo a fine primo tempo, il primo veramente grave dei loro playoff, ha chiuso virtualmente qualunque discorso, perché nei trenta minuti successivi i Kansas City Chiefs hanno preso il largo dimostrando la superiorità di un attacco troppo vario e talentoso per essere fermato: Kelce come al solito ha dettato legge in mezzo al campo, Hill e Hardman con la loro velocità hanno dilatato la difesa in orizzontale, Watkins e Robinson l’hanno perforata in profondità.

Si è capito che era la volta buona per i Chiefs quando coach Reid, criticato più volte per il suo decision making ai playoff, per prosciugare il cronometro ha accettato di chiamare quattro corse consecutive nel terzo quarto, probabilmente tappandosi il naso.

Un grande plauso va comunque fatto anche alla difesa di Steve Spagnuolo, che dopo il primo quarto è riuscita ad impedire ai Titans di eseguire con successo il suo game plan. Contenuto dall’ottimo lavoro del front 7 e limitato a “sole” 69 yard, King Henry è sembrato finalmente un essere umano, e senza il supporto di un running game mostruoso anche Ryan Tannehill è sceso sulla terra.

tannehill titans chiefs

I Titans, è evidente, non avevano i cavalli per competere colpo su colpo con l’attacco dei Chiefs, ma hanno comunque lottato fino all’ultimo, come hanno sempre fatto quest’anno. La partita di domenica  però ha mostrato lo scarto che c’è tra un’ottima squadra e una squadra d’élite, guidata da un quarterback generazionale circondato da una quantità di velocità francamente fuori scala anche per la NFL.

Dopo le delusioni cocenti del passato, non ultima la sconfitta in Wild Card contro i Titans del 2017, per i Chiefs e per il loro allenatore è arrivato il momento di scrollarsi di dosso la fama di perdenti. Riuscirci, però, sarà difficilissimo, perché a differenza di Texans e Titans, che sono ottime squadre, i 49ers di Kyle Shanahan sono veramente una squadra d’élite.

Mai come quest’anno però i Kansas City Chiefs sembrano attrezzati per vincere. Dovesse riuscirci, nella bacheca dei Chiefs a far compagnia a Lamar Hunt arriverà Vince Lombardi, l’allenatore di quei Packers leggendari che sottrassero ai Chiefs il Super Bowl di 54 anni fa. E a quel punto il cerchio sarebbe finalmente chiuso.

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Alberto Cantù

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