Thank You Coach Rivera

La notizia è arrivata martedì sera e ha scosso non poco tutta la Panthers Nation: Ron Rivera, da 9 anni HC dei Carolina Panthers, è stato licenziato.

L’owner David Tepper ha preso questa sofferta decisione dopo la pesante sconfitta di domenica contro i Redskins che ha segnato di fatto la fine di ogni speranza di post season in questa stagione.
La squadra è affidata ad interim al Secondary Coach Perry Fewell con il compito di traghettare la squadra fino a fine stagione, mentre Norv Turner passa da OC a special assistant HC e il Quarterback Coach Scott Turner passa a Offensive Coordinator.

Che l’era di Rivera nelle Carolinas fosse ai titoli di coda era nell’aria date le ultime prestazioni, ma si pensava comunque gli fosse permesso di arrivare a fine stagione per poi salutarsi, e invece il nuovo proprietario ha deciso di non perdere tempo e dare uno scossone a tutto l’ambiente, mandando un chiaro messaggio.

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Ma prima di addentrarci sui perché e sul processo che ha portato Tepper a questa decisione è giusto spendere due parole su Ron Rivera.
Classe 1962 esordisce nel Football College alla California University con i Golden Bears per essere poi selezionato nel draft del 1984 dai Chicago Bears come 44 scelta assoluta. Con i Bears vince il Super Bowl del 1985 e rimarrà con loro fino al suo ritiro nel 1992.
La sua carriera di allenatore inizia nel 1997 sempre con i Chicago Bears dove ricoprirà il ruolo di Defense Quality Coach, nel 1999 passa gli Eagles come allenatore dei Linebackers, nel 2004 torna ai Bears con il ruolo di Defense Coordinator fino al 2007 dove approda ai San Diego Chargers prima come linebacker coach e poi come Defensive Coordinator. Nel 2011 arriva la chiamata da Charlotte dove approderà come Head Coach dei Carolina Panthers rilevando John Fox, nei 9 anni che seguiranno Rivera conseguirà questi risultati:

  • 1 apparizione al Super Bowl
  • 1 NFC Championship
  • 3 vittorie consecutive della NFC South
  • 2 volte Coach of the Year
  • maggior numero di vittorie nella storia della franchigia
  • miglior record in stagione della franchigia (15-1)

La carriera di Rivera ai Panthers prende la forma di una gaussiana, con una fase ascendente fino al Super Bowl del 2015, dove, grazie a un roster sicuramente competitivo e con il miglior Cam Newton arriva a giocarsi il titolo mondiale che però sfuma per mano dei Denver Broncos di Payton Manning.
Da li inizia la discesa della parabola: seguiranno 4 stagioni via via meno positive, e nemmeno l’arrivo di un fenomeno come McCaffrey riesce a migliorare le cose.
Non può essere certamente un caso che le sfortune di Rivera inizino di pari passo con le sfortune di Cam Newton e per quanto perdere un QB così talentuoso come lui sia una attenuante di non poco conto è altresì vero che un buon HC non può dipendere così tanto da un giocatore solo, soprattutto uno come Newton, geniale certamente ma lunatico e ormai fragile fisicamente.
Dopo il Super Bowl perso è iniziata quindi una fase di mantenimento dello status quo, accontentandosi di essere nel novero delle squadre playoff ma senza essere più candidate al titolo ed è proprio questo il problema.

Il più grosso difetto di Rivera è sempre stato questo suo atteggiamento attendista, fatalista e anche un po’ buonista. Il suo ricorrente parlare di “missed opportunities” davanti a una stagione negativa o una partita persa, anche malamente, dava sempre l’idea che Rivera non riuscisse a vedere, o peggio, negasse anche davanti all’evidenza che ci si stava addentrando in una spirale pericolosa di lunga mediocrità aspettando che prima o poi, magicamente, le cose cambiassero.

Ron Rivera Carolina Panthers

Questa filosofia non poteva coesistere con la nuova proprietà, si è capito fin subito. David Tepper è un business man, un uomo d’azione, con una visione chiara delle cose e soprattutto una persona che non ama la mediocrità.

Anche qui vale la pena spendere due parole sul nuovo proprietario. David Alan Tepper nasce nel 1952 a Pittsburgh, in Pennsylvania, cresce in una modesta famiglia ebrea e si dedica agli studi finanziari conseguendo una laurea in Economia alla Pittsburgh University e poi un Master in Scienze dell’Amministrazione Industriale. Dopo gli studi comincia a lavorare in dipartimenti finanziari in aziende dell’acciaio per poi specializzarsi nella gestione dei fondi finanziari. Dopo un trascorso in Goldman Sachs fonda la sua azienda, la Appaloosa Management, nel 1993, specializzata in investimenti e gestione di fondi. Tepper ha successo e arriva a diventare il 166° uomo più ricco del mondo nel 2012, la persona più ricca del New Jersey nel 2017 e uomo più ricco nel campo degli hedge fund. Userà la sua fortuna sia per scopi filantropici che sportivi: nel 2009 compra il 5% dei Pittsburgh Steelers e nel 2018 rileva l’intera franchigia dei Carolina Panthers per circa 2,3 miliardi di dollari battendo la concorrenza di Ben Navarro.

Insomma un self-made man all’americana, un uomo che sa quello che vuole, che fissa un obiettivo e fa di tutto per raggiungerlo, ma soprattutto è un uomo che punta all’eccellenza.

La sua entrata ai Panthers non è stata certamente in punta di piedi: pronti via, porta tutta la practice facility nel South Carolina, rifacendola nuova di zecca e anche a livello di front office non è stato fermo, facendo inscatolare gli effetti personali a Dave Gettleman, ormai odiato in ogni angolo delle Carolinas, e richiama Marty Hurney. A livello coaching staff silura Mike Shula per far posto a Norv Turner come nuovo OC.
Insomma una personalità forte, un owner che sa fare e vuole fare l’owner e non stare guardare. Era doveroso comunque dare a Rivera del tempo per capire se potesse migliorare le prestazioni e dopo una buona off season l’head coach quest’anno aveva una squadra di certo in grado di giocarsi un posto ai playoff ma se non si trasferisce in campo il cambiamento attuato fuori dal campo per forza di cosa qualcosa si rompe.

Rivera purtroppo non ha cambiato atteggiamento ma questa volta non può nascondersi dietro all’ennesimo infortunio di Newton, Kyle Allen non è un fenomeno ma è valido e quando hai in squadra giocatore come McCaffrey, Luke Kuechly, Greg Olsen, Eric Reid, Gerald McCoy, DJ Moore, Donte Jackson ecc… e non li sai valorizzare e rendere efficaci in campo la colpa per forza ricade sull’allenatore. Un Football troppo conservativo, un playbook offensivo povero e che gira quasi sempre intorno a McCaffrey, oltre che una difesa incostante e in sofferenza di opzioni. In tutto questo un HC in sideline sempre fin troppo calmo e silenzioso, a volte quasi invisibile. Rivera ormai più che un HC è diventato un padre di famiglia per questa squadra, ed è bellissimo e toccante l’evidente affetto tra giocatori e coach ma purtroppo non siamo in una High School…siamo in NFL.

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La filosofia paternalistica di Rivera poteva andare bene con il bonario e vecchio Richardson, ma non con Tepper che è stato chiaro dopo la sconfitta con Atlanta:

“The time long-term mediocrity that has haunted the Panthers organization since its inception would not be tolerated.”

Che non ha bisogno di traduzioni e suona molto come ultimatum a Rivera, che si consuma dopo la sconfitta con Washington, la goccia che fa traboccare il vaso e che convince definitivamente Tepper a far partire l’operazione “Clean the house”.

In una lunga intervista ai media di squadra Tepper rivela il processo che l’ha portato a questa decisione:

“Dopo le partite di Atlanta e Redskins ho pensato che era ora”

E a alla domanda “perché adesso e non a fine stagione?” Risponde:

“Sono stato informato che altre squadre stanno cercando e non volevo anche io iniziare una ricerca senza dirglielo a Ron, è un grande essere umano e ho molto rispetto di lui. Non voglio aspettare a fine stagione perché non voglio essere in svantaggio competitivo, ma allo stesso tempo non voglio fare alcuna ricerca e fare accordi alle spalle di Ron. Mi conoscete, non lo farò mai.”

Insomma idee chiare, azione e decisione, ma grande correttezza. L’intervista continua Tepper parla del presente, e sul come non gli soddisfi per niente la situazione attuale e la sua idea di cambiamento:

“Penso di essere entrato nell’edificio, ho visto due lati. Ho visto un business laggiù che era un disastro completo e assoluto. Non aveva personale, le persone erano silos, avevano paura di fare e abbiamo fatto grandi cambiamenti. […] La squadra di Football era qui. Era un po’ “OK”, almeno ai miei occhi. Non era eccezionale, non lo era. Qui potevo fare le cose, cambiare il personale, cambiare per sradicare alcune di quelle cose. Promuovere una cultura dove le persone provassero cose nuove, che non hanno paura di sbagliare e se commettono un errore, correggono un errore. […] Portare l’organizzazione al livello successivo, è qualcosa che doveva essere fatto. Come ho detto, avrei preferito aspettare fino alla fine dell’anno. Non sarò in grado di aiutare questo se posso aiutare me stesso. E lo farò alle mie condizioni. [… ] Questo è uno standard che ho. Non ho intenzione di andare al di sotto di quello standard.”

Per quanto riguarda il prossimo allenatore:

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“Pensi che posso prometterti qualcosa che sarà fantastico tra un anno? Credi nella fatina dei denti? Babbo Natale? Quale ragazzo ti piace? Se non pensi che debba costruire qualcosa a lungo termine, se non pensi che ci voglia tempo per costruire qualcosa di eccezionale, se pensi che qualcosa di eccezionale venga costruito in un secondo, allora è sbagliato. Non dovresti aspettartelo, i fan non dovrebbero aspettarselo. Non sto parlando di un anno, sto parlando di uno standard che sarà costruito e sostenuto, ok? Costruito e sostenuto. Se i fan si aspettano qualcosa di miracoloso l’anno prossimo, ascolta, potrebbe succedere. […] Hai sentito parlare di Roma, vero?”

Costruire uno standard di eccellenza e mantenerlo. Parole importanti, parole di un grande owner. Tepper sicuramente è arrivato per dare una svolta e per questo è stato molto ben accolto ed è già molto amato dai tifosi nero-blu-argento.

Mentre tra i giornalisti infuria il toto nomi sul prossimo HC (Josh McDaniels, Mike McCarthy), non possiamo comunque non ringraziare Ron Rivera per questi 9 anni, un Signore, del quale nessuno metterà mai in dubbio il suo valore umano e sportivo, una persona di grande cuore dentro e fuori dal campo che ha i Panthers nel cuore ma purtroppo però non più compatibile con il nuovo progetto di eccellenza. Siamo comunque certi che non rimarrà disoccupato per molto tempo.

In bocca al lupo e grazie di tutto Ron!

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Alessandro Calabrese

Appassionato di Football Americano e tifoso dei Carolina Panthers dal 2006. Ex giocatore, da 3 anni Coach in II Divisione FIDAF

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