Partita a senso unico (Seattle Seahawks vs Los Angeles Rams 12-28)

Da quando i Seattle Seahawks sono passati in NFC e, per l’effetto del riallineamento delle division, sono stati inseriti nella NFC West, la rivalità tra i Seahawks ed i Rams è cresciuta esponenzialmente, soprattutto perché “storicamente” quelle tra Seattle e Los Angeles sono sempre delle partite tiratissime, indipendentemente dal valore delle squadre in campo. Nello specifico, i Rams sembra abbiano trovato, negli anni, la chiave giusta per scardinare la difesa dei Seahawks e per limitarne l’attacco, ed i Falchi di Mare hanno sempre sofferto assai le sfide con gli arieti, anche negli anni in cui la differenza tecnica era notevole. Anche la partita disputata a Seattle alla quinta giornata aveva seguito questo copione, terminando in favore dei padroni di casa solo grazie ad un field goal sbagliato da Greg Zuerlein a tempo scaduto, ma nel “ritorno” giocato ieri sera al Coliseum, c’è stata praticamente una sola squadra in campo: i Los Angeles Rams.

I padroni di casa, che sembrano essere usciti, con colpevole ritardo, dalla spirale negativa imboccata fin da inizio stagione, hanno dominato i Seahawks ben più del 28-12 finale, soprattutto a causa di un black out mentale nel terzo quarto che ha portato a due intercetti ed un field goal bloccato togliendo così tredici probabili punti dal tabellone per i Rame ed aggiungendone sei ai Seahawks, il che ha reso il risultato finale meno pesante per gli ospiti.

Si è trattata, però, di una partita abbastanza a senso unico che i Seahawks hanno perso di mano già durante il primo drive offensivo, terminato con un field goal di Myers, che apre (e chiuderà) le segnature dando a Seattle l’unico vantaggio della serata.

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I Rams hanno mostrato un attacco che è finalmente sembrato essere tornato ai livelli dello scorso anno, anche se i cambiamenti, sia nella costruzione degli schemi che nell’esecuzione e nelle chiamate, è evidente. Gurley ha nuovamente assunto un ruolo centrale nel gioco di corsa, e magicamente le play action sono diventate più efficaci, aprendo il gioco di passaggio a cui si è aggiunto l’utilizzo estensivo del tight end, unica vera novità che McVay ha introdotto quest’anno e che, da qualche partita a questa parte, sta pagando dividendi altissimi.

I Rams hanno dunque risposto al field goal di Myers con un touchdown su corsa di Malcolm Brown e due su ricezione di Robert Woods e Cooper Kupp.

Nel secondo tempo, con palla in mano, Goff e Woods hanno letto diversamente la copertura difensiva di Seattle, per cui il primo ha stoppato la slant per battere la presunta copertura a zona, mentre il quarterback ha lanciato la palla a condurre il rievitore, individuando correttamente la copertura a uomo. Il risultato è stato un pick six di Quandre Diggs, uno dei pochi, se non l’unico, a salvarsi nella difesa dei Seahawks. Diggs si ripete nel drive successivo quando arpiona un passaggio profondo diretto a Brandin Cooks. Pessima, stavolta, la scelta di Goff, o meglio pessima l’esecuzione. La difesa rimedia bloccando l’offensiva dei Seahawks, ma il terzo drive d’attacco del secondo tempo dei Rams finisce con un field goal di Zuerlein che viene bloccato. Così, invece di allungare ulteriormente, i Rams tengono in partita una squadra che non ha alcuna intenzione seria di restarci.

Superato lo sbandamento, i Rams riprendono comunque in mano le redini dell’incontro e piazzano il quarto touchdown di giornata con una bella corsa di Todd Gurley, che si esibisce anche in uno dei suoi pezzi preferiti: lo stiff arm che allontana il placcatore prima di entrare nell’angolo sinistro della end zone per il 28-9 che chiude la saracinesca.

C’è ancora tempo per un altro field goal di Myers, ma Goff controlla senza problemi il resto dell’incontro portando a casa una vittoria importante sia in chiave rincorsa alla wild card, sia per il morale della squadra, che ora è a mille.

McVay ha nuovamente vinto la partita a scacchi con Pete Carroll, mandando ai pazzi il defensive coordinator Ken Norton Jr. Con un mix di misdirections, inside zone run e play action, il tutto condito da un up-tempo offense che non lasciava tempo alla difesa avversaria non solo di pensare alle eventuali sostituzioni di personale ma nemmeno alle modifiche sugli assegnamenti. E’ nato così il primo touchdown di Malcolm Brown, arrivato dopo un lancio su Higbee che ha portato la palla sulla una yard da dove, senza huddle, i Rams hanno dato palla a Brown per la corsa vincente. I Seahawks non hanno avuto tempo di posizionarsi correttamente né di sostituire il personale, e si sono ritrovati a dover fronteggiare una corsa centrale dalla una yard con il personale per un gioco di passaggio obbligato al terzo down: non il massimo della vita, insomma.

Se l’attacco ha dato prova di poter gestire qualsiasi situazione, colpendo la difesa sempre nel punto più scoperto, dall’altra parte della barricata i Rams hanno giocato una partita pressochè perfetta.  La linea, ancorata su Aaron Donald, ha sfruttato i raddoppi sul numero 99 per portare pressione su Wilson facilitando il lavoro degli Edge che, soprattutto con Fowler Jr., hanno trovato la via per il sack per ben cinque volte, disturbando Wilson nel gioco aereo, limitandolo nelle sue scorribande e chiudendo bene i gap nel gioco di corsa.

Menzione d’onore, per la secondaria, per Troy Hill, testato ripetutamente da Wilson ed autore di una partita mostruosa, condita dall’intercetto finale che rappresenta la ciliegina sulla torta di una prestazione maiuscola.

I Seahawks sono invece sembrati spaesati, assolutamente impreparati ad affrontare l’attacco dei Rams né tantomeno a sfidarne la difesa. Russell Wilson, questa volta, non ha tirato fuori conigli dal cilindro come suo solito, disputando una partita abbastanza in sordina, complice anche una difesa avversaria che lo ha controllato molto da vicino, spesso fin troppo.

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Difficile capire come una squadra che aveva appena conquistato la testa della division, consapevole della vittoria dei Niners a New Orleans e potenzialmente in lotta per il seed #1 nella NFC abbia tirato fuori una prestazione tanto opaca. Piacerebbe dire che nulla di quello che hanno tentato in difesa ha funzionato, ma la realtà è che non hanno provato nulla di particolare, giocando in difesa base per la maggior parte del tempo. L’utilizzo di Gurley era stato annunciato da McVay in settimana, ma è parso essere una mossa a sorpresa a cui Seattle non ha saputo adattarsi, così come l’utilizzo di Higbee, visto appena la scorsa settimana contro i Cardinals, non ha fatto venire in mente a Norton Jr. alcun aggiustamento da portare. La difesa ha abboccato praticamente a tutte le finte che i Rams hanno tentato, dalla finta di jailbreak che ha mandato in ricezione lunga Higbee alla maggior parte delle play action che risucchiando nel backfield Jadeveon Clowney aprendo lo spazio per il roll out dalla sua parte per Goff.

In attacco sono mancati soprattutto i ricevitori, anche perché Lockett, Metcalf e Gordon sono stati ben tenuti sotto osservazione dalla secondaria dei Rams, ed i vari Malik Turner e Jacob Hollister non sono stati all’altezza della situazioni quando chiamati in causa. L’infortunio a Rashaad Penny ha ulteriormente complicato le cose, ma l’impressione è che anche senza il suo infortunio la situazione sarebbe cambiata di poco.

Con i playoff praticamente in tasca, i Seahawks giocano praticamente solo per il seed, ma la partita di ieri sera potrebbe aver dato il colpo definitivo alle speranze di vittoria dell’MVP da parte di Russell Wilson che, al momento, è stato ampiamente superato da un Lamar Jackson ormai lanciatissimo e difficilmente raggiungibile.

A Los Angeles, invece, si fanno pochi calcoli e si pensa solo a vincere senza preoccuparsi troppo di quello che fanno gli altri. Certo, la possibilità di arrivare a 11-5 c’è, e tutto ruoterà intorno alla partita contro i Niners di week 16, ma la possibilità che nemmeno un record di 11 vittorie possa bastare per raggiungere una wild card è più che reale. I Vikings hanno una partita di vantaggio e nessuna intenzione di mollare il colpo. La banda di McVay deve solo rimproverare sé stessa e alcune delle cinque sconfitte rimediate, che erano evitabilissime, ragion per cui ora tutti zitti, pedalare a testa bassa ed iniziare a pensare a Dallas .

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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