Mahomes schiaccia Trubisky (Kansas City Chiefs vs Chicago Bears 23-3)

Chiefs-Bears doveva essere un Sunday Night Football stellare secondo le previsioni dei calendari NFL, invece di stellare c’è solo il cielo pulito sopra la Windy City, nel frattempo qualcuno si domanda come mai non cambiare l’orario con l’ultima sfida decisiva della NFC  tra Cowboys e Eagles. Poco importa.

Andy Reed contro Matt Nagy: il senso della partita per il primo è quello di tenere alto il ritmo in vista dei playoffs e testare i suoi ragazzi, per il secondo è l’occasione per riflettere su tutto quello che, anche per responsabilità personali, è andato storto e prendere spunto dal maestro osservando il lato opposto del campo. Ancora una volta.

Poi ci sono i QB, due ragazzi uniti da un ruolo che negli sport americani è considerato il più importante in assoluto, due ragazzi usciti dallo stesso draft, chi prima e chi dopo, e sotto alcuni aspetti molto simili per doti tecniche (come spesso hanno mostrato anche le immagini analizzate durante la partita). Ma poi c’è il campo e la sua sentenza che non lascia spazio alle opinioni, e quello che abbiamo visto sul gridiron del Soldier Field domenica notte non è nulla di più che la fine di una storia. Quantomeno in ottica Bears.

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Mentre Mitchell Trubisky annaspa nei problemi, si divora possibilità e credenziali, e di base arriva sempre corto, Patrick Mahomes giganteggia con stile e con quel side-arm pass degno del miglior Joe Montana.

Il QB Bears parte cattivo prendendosi corse e spallate, quasi a voler dimostrare che lui quel secondo pick se lo era meritato; ma quando il gioco si fa duro la testa cede, e senza troppi giri di parole, la differenza col collega di KC è tutta qui. Mitch non ha la lucidità, non ha la preparazione, e non ha la forza mentale. Quello che ha, è un grande potenziale rimasto inespresso, e che oggi ha il sapore amaro del fallimento. A onor del vero, a differenza del 15 rosso-bianco, Mitch non ha nemmeno una O-Line degna di questo nome, non ha un TE o un reparto ricevitori adeguato al quale puntare (ad eccezione di Allen Robinson), o un running game consono a supportare il gioco, anche se per quest’ultimo reparto bisogna considerare che il leader delle corse Chiefs è il signor McCoy con 465 yard totali (e 4 TD), e dal momento che Reed e Nagy parlano la stessa lingua in campo seguendo la stessa filosofia, i RB non sono un fattore importante. (Poi forse un giorno a Chicago ci spiegheranno perchè spendere il primo pick disponibile al draft per un RB)

La NFL non è la NBA o la Major League di Baseball. Qui per sopravvivere servono gli attributi perchè le carriere sono brevi, a volte brevissime, e perchè non si fanno patti tra atleti col fine di vincere. Il football è per i più forti, e attualmente Patrick Mahomes è il più forte. 

Mahomes ha rischiato di finire la sua stagione prematuramente con un brutto infortunio al ginocchio, ed al momento dell’accaduto c’erano alcuni compagni con gli occhi lucidi perchè questo team aveva veramente voglia di vincere e la perdita di Mahomes sarebbe stata la fine del viaggio. Dubito fortemente che qualcuno provi lo stesso feeling a Chicago, ci siamo andati vicini in week 4 contro i Vikings quando Mitchell è uscito per l’infortunio alla spalla, ma al suo rientro siamo crollati. Mahomes invece è rientrato ed ha comunque continuato a produrre numeri impressionanti, numeri che entrano nella storia su un tappeto rosso.

C’è solo da imparare da questi Chiefs ed il fatto che un’affermazione simile sia fatta da uno dei più cocciuti tifosi Bears sul suolo italiano legato tra l’altro a difesa e running game come pochi, la dice lunga.

La cronaca della partita è a senso unico, e quando Chicago riesce a fare qualcosa di buono, arriva puntualmente un errore che lo cancella; Nagy chiama un timeout incomprensibile sulla difesa di un drive favorevole ai Bears permettendo a Mahomes di resettare l’attacco Chiefs che guadagna terreno, ma non abbastanza. Così, come a Londra contro i Raiders, interviene la flag sul punt e si riparte con gli avversari che trovano la meta.

Il fatto più eccitante di giornata è il “double doink” sul calcio di Harrison Butker sempre in quel upright magnetico (per non dire maledetto) del lato nord battezzato da Cody Parkey un anno fa.

L’attacco di Kansas City gira a meraviglia e nonostante gli sforzi di un ritrovato Khalil Mack che porta un sack sul QB Chiefs, la difesa di Pagano è inerme davanti al talento cristallino di Mahomes.

Per Kansas City non solo attacco, perchè il nostro amico Steve Spagnuolo intrappola gli orsi servendosi di un Tyrann Mathieu elettrizzante! La safety Chiefs gioca una partita straordinaria leggendo ogni singolo snap in modo corretto e portando la sua pressione in ogni angolo del campo.

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Chicago segna i primi (ed ultimi) 3 punti sullo scadere del 3° periodo. Film già visto troppe volte quest’anno. Come si è già vista l’inconsistenza di Tarik Cohen, impalpabile, e come si è già visto un Leonard Floyd incapace di creare vantaggi dal gioco dominante di Khalil Mack.

Finisce 23-3 per gli ospiti: Patrick Mahomes distrugge Mitchell Trubisky e conta fino a dieci (gesto ingenuo da fare in un luogo come Chicago perchè qualcuno in difesa potrebbe ricordarselo in futuro), come il pick col quale è stato scelto al draft mentre Ryan Pace cercava di convincere il mondo che Trubisky sarebbe stato l’uomo della provvidenza.

Invece Trubisky è stato un bidone e come ho spesso sottolineato, quando un GM organizza una mossa come quella che Pace ha fatto per Trubisky, mette la sua carriera davanti alla posizione di essere ricordato come genio, o come fallito.

Oggi la seconda opzione ci sembra quella più veritiera.

Alex-Cavatton

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