Il Riassunto di Week 14 NCAA

Come sempre i colpi di scena non sono mancati in quello che è stato (ahinoi) l’ultimo weekend di regular season della stagione 2019 di college football, ma prima di cominciare con il resoconto, va detto che l’assoluta vincitrice di questa settimana di partite è stata la Commissione dei Playoff. Il quadro, infatti, appare ora più chiaro e, soprattutto meno soggetto a lasciar spazio ad interpretazioni peculiari (e dunque a far scaturire logiche polemiche). In breve: se Georgia batte LSU resta nelle 4, se perde e Utah vince, spazio agli Utes, altrimenti – probabilmente ed incredibilmente – a prendersi il quarto posto sarà la vincente della BigXII (Oklahoma o Baylor(!)).

Ma veniamo al tema dell’articolo, partendo come sempre, dalle partite vinte senza necessità di posare il cocktail. Domina LSU su una Texas A&M che stavolta è riuscita a rimediare, oltre alla consueta sconfitta, anche una figura piuttosto indecente – 50-7 il finale, subendo 4 touchdown nei primi 4 drive avversari senza riuscire a guadagnare neanche un primo down in risposta. Da lì in avanti semplice accademia per i ragazzi di Ed Orgeron, tra i quali va menzionato con onore il ricevitore Jamarre Chase che ha chiuso con 7 ricezioni in 9 target per 197(!) yard. Passeggiano anche i Gators sui sempre più disidratati Seminoles, grazie a 23 punti non risposti nel secondo quarto che hanno scavato il gap (proprio di 23 punti) che ha chiuso la gara. Nella Pac-12 domina Utah, che, dopo un primo quarto all’asciutto – e chiuso sotto 7-0 – non fatica a liberarsi di Colorado grazie, oltre ai soliti Huntley e Moss, al ricevitore Demari Simpkins e al suo ritorno di punt in touchdown, che ha reso definitivamente irrecuperabile il distacco per i Buffaloes. Vince anche Oregon, più facilmente di quello che sembrerebbe leggendo il 24-10 con cui si è chiusa la gara, ma meno facilmente di quello che ci si poteva attendere: in netto calo l’attacco dei Ducks, che per il secondo sabato in fila non è stato in grado di demolire la difesa avversaria come aveva fatto costantemente fino alla sciagurata serata di Tempe.

Georgia supera agevolmente Georgia Tech 52-7, nonostante una prestazione mediocre di Jake Fromm: vero 4 TD e 254 yard, ma 14/29 è davvero troppo poco, e, nel caso in cui D’Andre Swift non dovesse riuscire a recuperare per il Championship Game, Fromm dovrà cambiare decisamente registro per dare ai suoi una possibilità di superare LSU. Clemson per l’undicesima volta su dodici gare non ha alcuna difficoltà a sbarazzarsi dell’avversario di turno: a subire l’uragano arancione è toccato stavolta ai rivali statali di South Carolina, 38-3 il punteggio finale. Nella BigXII il buffet di giornata si è tenuto a Lawrence, Kansas, dove i Bears di Baylor non hanno incontrato resistenza alcuna e hanno chiuso la serata con un’indigestione: 61-6 il finale. Per chiudere ricordiamo le vittorie di Notre Dame su Stanford per 45-24, di Appalachian State su Troy per 48-13 e di Boise State su Colorado State, anche se qui qualche inciampo c’è stato durante la passeggiata dei Broncos, che hanno comunque trionfato per 31-24. Ultima, attesa, non competitiva è stata Rutgers-Penn State, con i Lions che si sono risparmiati, chiudendo con soli 27 punti segnati ad una delle peggiori difese della FBS, lasciando, però, agli avversari la miseria di 2 field goal.

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Ripartiamo proprio dalla B1G, perché, seppur volutamente non incluse nel “paragrafo delle passeggiate”, si sono giocate due attesissime sfide intra-conference che un posto nel suddetto paragrafo alla fine l’avrebbero meritato. La prima, in ordine cronologico, è stata The Game, la storica rivalità tra Ohio State e Michigan, vinta, appunto, dai Buckeyes, senza particolari problemi (56-27). Michigan arrivava da alcune ottime prestazioni, giocava in casa ed erano 8 anni che non batteva i rivali (il prossimo anno saranno 9), e quindi, per la bernoulliana legge dei grandi numeri ci si poteva aspettare l’exploit dei Wolverines. Peccato che quando si parla di sport, e non di meri numeri equipotenti, le variabili da considerare non hanno tutte lo stesso peso e dunque la teoria funzionante in ambito matematico, perde qui, invece, validità. Troppo più forti, infatti, i Buckeyes. Va detto che nel primo tempo ci sono stati 3 episodi che avrebbero potuto non dico cambiare la partita, ma perlomeno prolungarla: il fumble di Patterson in redzone, la penalità subita su un quarto down Bucks’ (con conseguente primo down automatico e touchdown due giochi più tardi) e il drop in endzone di Collins sul finire del primo tempo, conclusosi così 28-16 anziché 28-20. Detto ciò, e detto della comunque buona prestazione offensiva dei padroni di casa, la partita non è mai sembrata in bilico: ogni volta che aveva il possesso, infatti, l’attacco guidato da Fields sembrava in grado di poter segnare a proprio piacimento, si attendeva solo di scoprire come.

L’altra non competitiva nella B1G si è giocata nella tormenta di Minneapolis, dove, dopo il primo drive chiuso col touchdown del solito Rashod Bateman, l’attacco di PJ Fleck si è completamente arrestato, complice l’ottima prova difensiva dei Badgers. L’attacco di Wisconsin si è affidato più del solito ai lanci di Jack Coan, che ha chiuso probabilmente con la sua miglior prestazione stagionale: 15/22 per 280 yard e 2 TD. Delusione per i tifosi di Minnie che sono stati riportati sulla Terra dopo una stagione iperuranica che, nonostante questa sconfitta, resterà tale, potendoli infatti ancora portare al Rose Bowl. Sempre nella B1G si segnalano la vittoria di Iowa in casa di Nebraska, grazie al field goal a 6 secondi dalla fine che vanifica la bella rimonta dei Cornhuskers; la vittoria al secondo overtime di Indiana su Purdue, grazie alla super prestazione del quarterback Peyton Ramsey; e di Northwestern su Illinois, con gli Wildcats che, dopo una stagione di sofferenze, riescono almeno a mantenere il Land of Lincoln Trophy a Evanston.

La partita della settimana si è giocata al Jordan-Hare Stadium di Auburn, Alabama, tra, appunto, Auburn e Alabama. Una partita folle, per molteplici ragioni, chiusa con un altrettanto folle 48-45 e con un palo su un field goal abbastanza comodo per Bama (101esimo field goal sbagliato dai Tide in era Saban, nello stesso periodo la seconda peggior squadra FBS ne ha sbagliati 8 di meno). Per riassumere la gara vi rimando a degli highlights (anche piuttosto estesi) perché farlo qui ruberebbe spazio e tempo a tutto il resto. Un paio di numeri: 515 a 354 nelle yard totali (per Alabama), ma sanguinosi i due pick-six (specialmente il secondo endzone-to-endzone) lanciati da Mac Jones. Vince Auburn grazie alla strapotenza fisica di Jatarvious Whitlow e all’incredibile controllo di Bo Nix, pur senza far registrare cifre impressionanti.

Per restare in tema SEC, facendo un passo indietro a giovedì, va ricordata l’altra partita folle della settimana: l’Egg Bowl tra Ole Miss e Mississippi State, vinto da questi ultimi 21-20 grazie all’extra point fallito dai Rebels sul touchdown del possibile pareggio a 4 secondi dal termine. Sconfitta che rende vacante l’ennesima panchina all’interno della conference del sud-est.

Nella BigXII vince Oklahoma, che soffre per quasi tre quarti contro i Cowboys di Chuba Hubbard ma poi riesce a scavare il solco decisivo fra sé e gli avversari. Sooners che, come detto in apertura, ora hanno la reale opportunità di candidarsi al quarto posto, anche se non dipende (solo) da loro. Certo è che con Alabama fuori dai playoff si è ora aperta la possibilità di uno Sugar Bowl in cui Hurts ritroverebbe i Crimson Tide che, seppur partita di minor peso rispetto ad una semifinale (o finale) nazionale, conserverebbe una buona dose di fascino. Vince Kansas State, che supera gli incompleti Cyclones e vince anche Texas su Texas Tech, dopo un primo tempo sofferto oltre il dovuto.

Il nome della sfidante di Clemson nell’ACC championship game è scaturito dal match tra UVa e VT, che ha visto i Cavaliers uscirne vincitori dopo 15 sconfitte consecutive nella rivalità con gli Hokies. 39-30 il risultato finale – grazie ad uno strepitoso Bryce Perkins – che vale il primo titolo di Division nella storia dell’ateneo di Charlottesville (unico membro della Coastal che finora non aveva mai trionfato).

Nella AAC vince Memphis in casa con Cincinnati, guadagnandosi l’accesso al title game, che non sarà altro che una riproposizione tale e quale della gara di venerdì sera scorso: si giocherà, infatti, nuovamente in casa dei Tigers. Nella rivalità sull’Interstate-4 vince ancora UCF che supera agevolmente USF, causando il licenziamento di coach Charlie Strong, che lascia i Bulls dopo una stagione nell’ombra più totale.

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Ormai è tempo di post season, il che, banalmente, significa due cose: la prima è che siamo agli sgoccioli di un’altra entusiasmante stagione di college football, ma la seconda è che, nonostante manchi poco, il meglio debba ancora venire.

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