Cook cucina i Cowboys (Minnesota Vikings vs Dallas Cowboys 28-24)

All’AT & T Stadium di Dallas si sfidano per il “Sunday Night” due delle squadre più quotate in ottica playoff NFC: i Minnesota Vikings (6-3) e i Dallas Cowboys (5-3).

Gli ospiti si presentano dopo una sconfitta subita all’ultimo secondo contro i Kansas City Chiefs per un field goal di Butker, e un mito da sfatare: dal 2018 (cioè da quando Cousins è il loro quarterback) i Vikings sono 2-8 contro squadre con un record migliore di 0.500 (ovvero hanno più vittorie che sconfitte), 12-2-1 contro team dai risultati peggiori di 0.500; faticano in “prime time” contro avversari di spessore, cosa che non dovrebbe caratterizzare una squadra che ambisce al Super Bowl. Addizionalmente devono fare a meno per la gara di Dallas, di Thielen, del defensive tackle Linval Joseph e del cornerback Trae Waynes.

I padroni di casa arrivano da una vittoria larga contro i mediocri New York Giants, rimasti comunque in partita per una buona porzione di tempo ma poi asfaltati 37-18; in piene forze, i Cowboys devono risolvere i dubbi che non permettono di posizionarli ancora tra le più accreditate contendenti al titolo, come ad esempio la sconfitta contro i pessimi Jets in week 6, fino ad allora senza vittorie, la batosta subita in casa contro i Packers e l’inciampo a New Orleans, dove hanno perso 10-12, contro un ottimo roster ben allenato, con un backup quarterback (Teddy Bridgewater) di tutto rispetto, ma se ambisci al Lombardi Trophy devi vincerla quella partita.

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Cronaca

Il primo possesso di Dallas fa intendere le intenzioni della difesa di Mike Zimmer per la serata, non permettere a Ezekiel Elliott di batterli, così che il drive si ferma alle 39 di Minnesota, da dove Maher calcia per una realizzazione da 57 yds, palla larga a sinistra.

Il runningback dei Vikings, Cook, di contro, ingrana presto, ottenendo prima 12 yds su ricezione e poi 37 su una corsa spettacolare dove evita i placcatori come birilli. In red zone, su 2nd & goal dalla 1 di Dallas, Cousins va in play action bootleg verso sinistra (finge di consegnare la palla al runningback salvo tenerla e spostarsi sulla sinistra del campo da gioco per lanciare), situazione di gioco dove ha un quarterback rating perfetto, lancia sul retro della end zone, dove il tight end Kyle Rudolph arpiona la sfera con una mano e resta in campo con le punte dei piedi. 7-0

L’attacco di Dallas continua a non accendersi, due incompleti consecutivi di Prescott portano ancora al punt, eseguito eccellentemente da Jones, il quale costringe Cousins & Co a ripartire dalle proprie 10.

I Vikings ringraziano e allungano, dopo una conversione chiave di un 3rd & 4 da parte di Traedwell, che riceve per 10 yds, Cook si esalta su uno screen sulla sinistra, situazione molto sofferta dai Cowboys e ben eseguita dai Vikings, che lo porta, correndo sulla linea laterale sinistra, a prendere 44 yds. Su 3rd & Goal dalla 1, identico a prima, play action di Cousins, che lancia perfettamente per l’angolo lontano della end zone dove Rudolph è libero dopo aver seminato Sean Lee. 14-0

I successivi due possessi si concludono con altrettanti punt, da sottolineare di quello offensivo dei Cowboys solo il primo acuto quando Gallup semina Hughes con una traccia slant e prende 25 yds; mentre il tentativo dei Vikings di allungare viene fermato da un fondamentale sack per meno 9 yds di Quinn su 3rd & 5, completamente non considerato dal left tackle Railey Reiff.

Col secondo quarto inizia però anche a giocare la offense di Dallas, sebbene il loro cammino di redenzione si complichi con il sack subito da parte di Prescott che li porta a perdere 4 yds, su 3rd & 12 un millesimo di secondo prima che venga colpito ancora dai pass-rusher di Minnesota, il quarterback ex Mississipi State lancia per Cooper che esegue una delle sue ridicole(spettacolari) “catch” ai limiti della sideline; nell’occasione il cornerback al secondo anno Hughes lascia, un po’ superficialmente, che il pallone plani sopra la sua testa, probabilmente pensando sia destinato fuori dal campo. Dalle 23 di Minnesota Gallup corre ancora attraverso il campo, con il linebacker Kendricks unico difensore in zona, impossibile possa tenere il suo passo, così che quando riceve palla da Dak ha un’autostrada per la end zone. 14-7

I Vikings vanno 3 and out, e i Cowboys confermano di aver avviato il motore dell’attacco, su 3rd & 7 dalle 22 di Minnesota, Dak capisce di avere una giocata libera, che non avrà conseguenze dovesse andare male, in quanto uno dei difensori di linea ha infranto la zona neutrale, con in faccia Hunter lancia a campanile per il retro della end zone, dove Cobb riceve tuffandosi. 14-14

Prima dell’intervallo Minnesota riesce a marciare di nuovo giù per il campo, alla qual cosa contribuisce una ricezione spettacolare di Diggs per 27 yds, l’ex quinto giro al draft in uno contro uno con Chidobe Awuzie, con grande intelligenza capisce che il lancio di Cousins è corto, si allunga all’indietro e mette una mano tra il pallone e il terreno, tant’è che a velocità normale sembrava chiaro fosse un incompleto. I Vikings a 10 secondi dalla fine del primo tempo, con un time out, arrivano alle 15 di Dallas, si potrebbe tentare di andare per il touchdown, ma Cousins esegue un passaggio sicuro al centro del campo per il rookie Irv Smith Jr; è chiaro che il coaching staff non voleva rischiare turnover e prendere la testa con un field goal, che l’ex cowboy Bailey realizza comodamente. 17-14

Al ritorno dagli spogliatoi la strategia d’attacco dei Vikings non cambia, (perché dovrebbero d’altra parte?), efficaci corse sull’esterno che oltre che macinare yard consumano anche il tempo di gioco; ancora una volta però non trovano il bersaglio grosso, si fermeranno alle 9 di Dallas, aggiungendo ancora una volta appena 3 punti. 20-14

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Il drive seguente dei Cowboys è l’opposto, caratterizzato da diversi giochi da 10 o più yard, una ricezione di Zeke da 12, di Jason Witten da 24, Cooper per 13 ancora una volta ballando in punta di piedi sulla sideline, Cobb per 12 yds; tutto per arrivare in red zone alle 12, dove su 1st down Prescott va in play action, prende tempo per eseguire le sue letture e lasciar smarcare i compagni spostandosi verso destra, lanciando poi un siluro a lato della end zone, se non fosse che tra la palla e il terreno colorato di blu che vale 6 punti, ancora una volta, con un controllo magistrale del corpo, c’è Amari Cooper, freccia a sinistra e sorpasso Dallas. 20-21

Minnesota non si scompone, ripropone uno dei suoi possessi esaurienti,13 azioni per 80 yds in 7 minuti; questa volta viene coinvolto anche il terzo ricevitore di serata in assenza di Thielen, Johnson, preso al settimo giro da Colorado State, su consiglio dell’assistente head coach/supervisore dell’attacco Gary Kubiak, uno che di football ne capisce qualcosina avendo vinto 4 Super Bowl da allenatore. Oltre a lui da evidenziare le corse di Cook e Mattison, rispettivamente per 14 e 12 yds, Mattison che poi sfrutta il buco aperto dalla o-line su un’altra corsa verso l’esterno, prendendo 16 yds e venendo fermato a centimetri dalla end zone. Da questa posizione, in cui sembrerebbe tutto facile, i Vikings vengono fermati fino al fourth down, per il quale vanno, su un pitch sulla destra, Cook sfrutta gli efficaci blocchi di Ham e Conklin ed entra in end zone. Essendo di soli 5 punti il vantaggio, giustamente il coaching staff decide di provare la conversione da 2 punti: la formazione sembra la stessa che ha portato al precedente touchdown di Cook, con Ham e lo stesso Cook nel backfield, questa volta Cousins dopo aver finto di affidare la sfera al runningback la tiene e lancia alto per Rudolph che sfrutta a dovere l’altezza contro Awuzie, realizzando la conversione. 28-21

prescott elliott cowboys

Il drive dei Cowboys che segue il nuovo vantaggio Vikings, assomiglia ai due precedenti di Minnesota, 13 azioni che li portano nella red zone avversaria, dove però sono costretti a prendersi solo i 3 punti del field goal. 28-24

Dopo un punt dei Vikings Prescott e compagni riprendono il campo con la possibilità di portarsi in vantaggio, il drive, che parte in una posizione assai scomoda, le 6 di Dallas, ha un inizio che fa ben sperare i tifosi cowboy, il sopra citato Prescott scocca una freccia con un rilascio del braccio velocissimo, che finisce dritta nelle mani di Cobb per 20 yds. L’attacco di Dallas è forse nel suo momento migliore, Dak trova prima Cooper per 10, poi Gallup per 13 e infine ancora Cooper per 20, aggiungendo a ciò due prese consecutive dell’affidabile veterano Jason Witten per 16 yds totali; il play calling offensivo poi fa l’errore, forse, di affidarsi alla parte dell’attacco che non ha funzionato tutta sera, le corse: su 2nd & 2 non trovano guadagno, lo snap successivo ne perdono addirittura 3, devono poi andare per il quarto down, sono sotto di quattro e manca troppo poco alla fine, Zeke corre fuori dal backfield sulla flat verso il segnale del primo down, Dak lancia nella sua direzione troppo ciecamente, senza scandagliare ulteriori opzioni, visto che Kendricks ha eseguito su Elliott una copertura appiccicosa come la colla, infatti il linebacker ex UCLA devia il pallone fuori dal campo.

I Vikings fanno esaurire i timeout a Dallas chiamando giochi di corsa per poi eseguire il punt, incredibilmente non ritornato da Austin nonostante avesse notevole spazio a disposizione, immediatamente si pensa gli sia stato comandato dai coach di chiamare “fair catch”, tramite il quale l’attacco avrebbe ripreso dal punto della presa del punt, per lasciare più tempo possibile all’attacco, poi smentito nel post partita da Garrett.

I Cowboys guadagnano spazio per l’hail mary con passaggi corti sulle flat per il secondo tight end Blake Jarwin, il quale esce immediatamente dal campo per interrompere il cronometro. Su 4th & 1 Dak deve andare per il sopracitato “Hail Mary” così chiamato perché si mandano diversi ricevitori nella end zone avversaria, si lancia la palla un po’ a caso e si prega, appunto, che la sorte dia una mano permettendo di eseguire la presa da touchdown, evento quasi più raro del recupero di un onside kick. Il lancio di Prescott è perfetto vista la circostanza ma a prendere al volo la sfera è il “vichingo” Kearse che conclude le danze.

Finale 28-24

Considerazioni

Partendo dai padroni di casa: ieri i problemi principali, che in ultima istanza hanno condotto alla sconfitta, sono stati sulla corsa, sia sul lato difensivo che offensivo.

La linea di difesa è stata dominata da quella offensiva dei Vikings, che ha aperto eccellenti varchi per le corse dei suoi runningback sia su schemi di corsa classici che su screen pass, senza però neanche concedere pressione sul proprio quarterback Cousins, nonostante gli infortuni durante il match che hanno tenuto fuori per pochi snap il left tackle O’Neill e definitivamente la guardia destra Klein.

Dall’altra parte di Dallas, l’attacco, Ezekiel Elliott è stato un totale non-fattore, annullato perfettamente dalla linea difensiva e linebacker dei Vikings, che hanno vinto la partita proprio controllando la linea di scrimmage.

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Dak Prescott è stato eccellente, 28/46 per 397 yds, 3 TD e 1 intercetto sulla giocata finale, valido solo per le statistiche; questionabile la chiamata di schemi alla fine dove la palla è stata affidata ciecamente a Zeke quattro volte consecutive, tre su corsa, tutte e tre nulle come era stato d’altra parte gli altri 59 minuti di gioco, e su quarto down su passaggio, coperto perfettamente da Kendricks.

I Vikings sul lato difensivo sono riusciti a portare maggiore pressione sul quarterback avversario rispetto ai corrispettivi dei Cowboys, mettendo entrambi i linebacker o uno dei due sugli A-Gap, lo spazio tra centro e guardia avversario, per confondere Dak, da quella posizione potevano blitzare o arretrare in copertura, cosa che due eccellenti backer come Barr e Kendricks sono in grado di fare.

Offensivamente è stato impressionante il gioco di corse dei Vikings e la sua efficacia per tutta la partita, principalmente verso l’esterno con la sfera affidata direttamente al runningback o su pitch, dove il quarterback esegue un passaggio all’indietro verso l’esterno, con Cook, ma anche Mattison, che hanno corso con tenacia e fisicità, spesso dietro il massiccio ma veloce fullback Ham, una posizione molto interessante perché sta ritrovando fortuna nell’attuale football.

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