La Serra di Huddle: la stagione a metà dei Chargers

Terza puntata della rubrica di Huddle Magazine a cura di Michele Serra che punta ad analizzare l’andamento di giocatori e squadre. La terza uscita è dedicata ai Los Angeles Chargers e alle difficoltà in attacco.

Come i suoi tifosi sanno bene, i Chargers sono abituati a partire lenti, per poi, come un diesel, prendere velocità durante l’anno, finendo forte. È successo l’anno scorso, e anche l’anno prima, in cui però la squadra non è riuscita ad uscire dalla buca che si era scavata da sola perdendo le prime quattro partite.

Anche questa stagione è un discreto ottovolante per LA che, dopo aver perso 5 delle prime otto partite, è uscita vincitrice dal mai facile Soldier Field di Chicago e ha dominato in casa contro i Packers, che prima di ieri avevano perso solo una partita su 8.

Quest’anno, tra immancabili defezioni, una o-line mediocre e un coaching staff non all’altezza, l’attacco sta faticando terribilmente (sedicesimo in DVOA e nella metà bassa della Lega per punti a partita, 20.3). Tra l’altro, il running game dei Chargers, prima della partita contro Green Bay, era entrato nel libro dei record dalla parte sbagliata: i Chargers sono stati la prima squadra dal 1946 a non superare le 40 yard su corsa per quattro partite consecutive.

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Questo poco invidiabile primato è costato il posto all’offensive coordinator Ken Whisenhunt, reo, secondo coach Anthony Lynn, di non aver messo in piedi un gioco offensivo fluido e dai ritmi alti.

Se la partita di domenica è stata una piacevole eccezione, l’attacco dei Chargers ha evidenziato grosse lacune in questa stagione, riconducibili alla o-line ma anche a Rivers. Vediamo dunque qualche esempio.

UNO PSEUDO FALLIMENTO ANNUNCIATO

Che la o-line fosse il punto debole dell’attacco – forse della squadra in generale – era cosa nota. La linea offensiva è, secondo Pro Football Outsiders, 14esima in power rank (che indica la percentuale di corse su terzo o quarto down, con 2 o meno yard da percorrere, che hanno portato ad una chiusura dello stesso o ad un TD), 23esima in stuffed rank (percentuale di corse fermate alla linea di scrimmage o dietro di essa) e 22esima in yard guadagnate al secondo livello (cioè tra le 5 e le 10 yard oltre la linea di scrimmage).

Un aspetto che ho notato più volte riguardando i film delle partite è l’incapacità di mantenere i blocchi “sigillati”, come si dice in gergo. Di seguito vi riporto tre fermi immagine da cui sembra che la o-line dei Chargers abbia preso il sopravvento sulla linea difensiva avversaria (salvo poi scoprire che in tutti e tre i casi il guadagno è stato minimo o nullo).

Qui vediamo Allen in movimento per spostare la difesa dei Titans nella parte opposta a quella in cui si dovrebbe sviluppare l’azione. Virgil Green è in posizione per bloccare il defensive end, mentre Scott (numero 78) e Forrest Lamp (67) escono dalla loro posizione originaria per bloccare rispettivamente il defensive back sulla sinistra e il linebacker (numero 54). Poi però l’azione si sviluppa così:

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Green e Scott si dirigono entrambi sul d-back, lasciando Harold Landry (numero 58) libero di placcare Ekeler. Il blocco di Lamp alle gambe del difensore non è stato perfetto, ma sufficiente perché il numero 30 dei Chargers potesse guadagnare qualche yard al secondo livello, cosa che purtroppo per lui non ha avuto il tempo di fare.

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https://streamable.com/mmnjg

Anche in questo caso, è il LT Scott che non sigilla il blocco, concedendo a Dupree un facile tackle. Poi possiamo discutere sulla visione di Gordon, che preferisce puntare il centro della linea quando avrebbe potuto arrestarsi e tagliare verso sinistra, ma anche in quel caso forse il guadagno sarebbe stato esiguo.

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Qui, invece, il pasticcio si verifica sul lato destro della linea, con la RG Schofield e il RT Tevi che si trovano contro tre Steelers. Indubbiamente, il fatto di essere “in inferiorità numerica” non aiuta, però ad un certo punto Gordon ha un’autostrada davanti a sé, salvo scoprire che, dietro i due giocatori di Pittsburgh tenuti a bada dalla o-line, c’era il linebacker completamente libero. Mi viene da dire che Schofield dovesse prima sigillare il blocco contro il diretto marcatore, e poi occuparsi dell’avversario al secondo livello, cosa che non ha avuto la prontezza di fare (oppure ha semplicemente svolto a metà il proprio compito).

Questi erano tre esempi, ma avrei potuto fare una compilation di corse finite ancora prima di iniziare.

GOOD PHIL, BAD PHIL

Vale la pena spendere due parole anche su Rivers, che finora ha messo a referto buone cifre, ma la sua awareness (la capacità di lettura, diciamo così) e soprattutto il suo braccio hanno lasciato a desiderare in più circostanze. Da questo punto di vista, quella contro Tennessee è stata la peggior partita della sua stagione, finora. In quella miniserie di tre sconfitte consecutive si è visto un Rivers timoroso dietro la linea, che sentiva molto la pressione delle difese avversarie (anche quando non c’era) e che ha lasciato sul campo parecchie yard con lanci corti, segno che la forza del braccio – più che comprensibilmente, ovvio – sta iniziando a vacillare. Ovviamente, non aiuta il fatto che i Chargers siano la terza squadra per passaggi droppati, con 12.

Dubito onestamente Rivers lasci il football al termine di questa stagione, quando il suo contratto andrà in scadenza; in fondo, è ancora un passatore sopra la media, soprattutto nel medio-corto raggio e quando può rilasciare in fretta il pallone.

Non è più in grado di trascinare da solo un attacco, se non saltuariamente, ed ecco perché un running game ritrovato sarebbe un’ottima notizia anche per lui. La partita contro i Packers, seppur un campione infinitesimale, da questo punto di vista è un buon inizio.

CONTENDER O PRETENDER?

La domanda è legittima. Al di là del record, il roster dei Chargers è valido abbastanza da rendere la squadra di Lynn una contender, o la bontà della squadra è solo sulla carta?

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Il GM Tom Telesco si è insidiato nel 2013 assieme all’ex coach Mike McCoy, e nel suo curriculum ci sono tanti successi ma anche parecchi fiaschi. Al draft, Telesco ha sempre dato la precedenza a giocatori provenienti da college conosciuti e magari capaci di mettere assieme cifre notevoli nella loro avventura universitaria. Il tutto, scegliendo atleti senza scheletri nell’armadio o red flag caratteriali. In difesa, l’ex dirigente dei Colts ha sempre avuto un debole per giocatori di stazza ridotta, ma capaci di muoversi rapidamente e di colpire duro (non necessariamente bene), come Perryman, Jatavis Brown o Kyzir White.

Una particolarità di Telesco è evidenziata dal soprannome con cui è conosciuto nel Chargers Twitter, e cioè Coupon God, colui che prende dalla strada giocatori a prezzi di saldo (undrafted o nei giri bassi del draft), ma che finiscono poi per rendere molto più del previsto. I vari Ekeler, Tyrell Williams (ora a Oakland), Dontrelle Inman,  Adrian Phillips e Roderic Teamer sono solidi titolari, o addirittura Pro Bowler come Phillips, pur non avendo sentito il loro nome chiamato in sede di draft.

Al contrario, molte scelte alte o molti contratti pesanti sono stati sprecati per giocatori che non hanno lontanamente reso secondo aspettative o contratto firmato: DJ Fluker, Manti Te’o, Jason Verrett e Jeremiah Attaochu sono alcuni dei nomi che Telesco ha fatto con scelte alte al draft, ma nessuno ha lasciato il segno (e infatti non sono più in squadra da anni).

Al di là del fatto che Telesco sembra lavorare meglio con scelte basse e giocatori undrafted che con scelte teoricamente più redditizie, quello che sconvolge è la sua totale riluttanza negli ultimi anni ad investire sulla linea offensiva. E quando lo ha fatto, non è che i risultati siano stati migliori, anzi (andate a controllare i draft dei Chargers dal 2013 ad oggi, guardate quali o-linemen abbiamo preso, controllate chi è ancora in squadra, e traete da voi le conclusioni).

Purtroppo, questa è una squadra sfigata, limitata nel coaching staff (anche se il licenziamento di Whisenhunt è un buon punto di partenza per migliorarlo) e con qualche ovvio difetto. La stagione verosimilmente andrà peggio di come era lecito attendersi, ma questa franchigia è talmente assurda e imprevedibile che, una volta che pensi di aver visto tutto, ecco la sorpresa dietro l’angolo. Se buona o cattiva, lo scopriremo in queste settimane, in attesa di scegliere al draft un altro offensive lineman che finirà disoccupato nel giro di 3-4 anni.

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