XFL, il riassunto della quinta giornata

La XFL raggiunge metà stagione, ed al giro di boa solo gli Houston Roughnecks sono ancora imbattuti, anche se questa settimana hanno davvero temuto di dover vedere sparire lo zero dalla casellina delle sconfitte. Vittoria non senza qualche polemica dovuta ad un errore arbitrale piuttosto marchiano di cui parleremo in cronaca.

A New York la cura Perez sta dando i suoi frutti, e la squadra sembra letteralmente trasformata rispetto a quella che aveva sì vinto due partite, ma che aveva lasciato comunque più dubbi che certezze sulla sua reale consistenza. Perdono l’occasione di restare in scia i St.Louis Battlehawks, mentre i WIldcats restano in contention grazie alla vittoria contro i Vipers, che restano in fondo alla truppa con una sola vittoria e quattro sconfitte.

Dal punto di vista del pubblico, Houston (come farà anche St.Louis per la prossima partita in casa) ha aperto le gradinate della parte superiore dello stadio per soddisfare le richieste di biglietti in sovrannumero rispetto ai posti disponibili nella parte inferiore, l’unica rimasta aperta finora in tutti gli stadi, e la risposta del pubblico non si è fatta aspettare: quasi 20mila persone a Houston ed esame superato.

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HOUSTON ROUGHNECKS – SEATTLE DRAGONS 32-23

Seattle mette quasi alle corde Houston imbrigliando PJ Walker e concedendogli solo qualche big play (comunque letale), però cede poi alla distanza e finisce fallendo la rimonta, anche se una piccolissima protesta i Dragons se la possono permettere per una clamorosa topica arbitrale che gli nega la possibilità di mandare la partita in overtime.
Succede, infatti, che Houston fermi l’ultimo assalto di Seattle sackando Daniels sulle 40 offensive e provocando un fumble ricoperto dagli stessi Roughnecks con poco più di due minuti da giocare.
Dopo tre corse ed un primo down conquistato. June Jones ordina a PJ Walker di inginocchiarsi, ma l’head coach non fa i conti con il sistema di cronometro della XFL che, a differenza di NCAA ed NFL, si ferma per permettere il posizionamento del pallone per poi ripartire cinque secondi dopo che il pallone è stato posizionato. Questo fa sì che quando PJ Walker si inginocchia al quarto tentativo, resterebbero due secondi sul cronometro, abbastanza per tentare un hail mary con trasformazione da tre che porterebbe la partita in overtime. Il referee non si accorge di nulla e decreta la fine dell’incontro. Wes Booker, supervisore degli arbitri e replay official, si accorge della cosa, ma decide che non sia il caso di far giocare due secondi, forse non contando la trasformazione da tre (regola solo della XFL). Fatto sta che la partita finisce e Booker viene rimosso dall’incarico poche ore dopo, mentre la XFL pubblica una nota di scuse per l’errore arbitrale.

I Dragons erano passati in vantaggio 14-0 grazie a due touchdown su corsa di Daniels e Williams (trasformato da due da Prohel), e Houston faticava a stare al passo, pur riuscendo ad impattare il punteggio proprio allo scadere del primo tempo con una corsa di Butler, che si aggiungeva al passaggio da 50 yard per Holley con cui PJ Williams aveva sfruttato una delle poche amnesia difensive di Seattle.
Nel secondo tempo la musica sembrava non cambiare, con Seattle che calciava un field goal e metteva altri punti in cascina con un’altra corsa del QB Daniels, ma PJ Walker, che aveva fino a quel momento alternato grandi giocate a pessime decisioni costate anche un paio di intercetti, rimettevano le cose a posto per Houston. Prima era Butler a segnare su corsa, poi erano due pass di Walker per Cam Phillips a decretare il risultato finale di 32-23 con cui Houston manteneva l’imbattibilità.
Per Seattle grande prova di Daniels, che ha dimostrato di meritare il posto da titolare appena guadagnato, ma questa partita ha definitivamente sancito il carattere della squadra di June Jones, che ha saputo rimontare due volte uno svantaggio importante ed ha dato l’accelerata finale quando è servita, proprio la cosa che invece Seattle non ha saputo fare.

NEW YORK GUARDIANS – DALLAS RENEGADES 30-12

La domanda che tutti si fanno a New York, in questo momento, è: perché Luis Perez non è stato fatto giocare prima? E’ indubbio che sotto la sua guida l’attacco dei Guardians sia diventato tutt’altra cosa rispetto a quello guidato dall’iracondo McGloin, che ora guarda il numero 7 portargli via il lavoro mentre si rimette dal presunto infortunio alle costole rimediato due settimane fa.
Perez ha dato ad una squadra che aveva una difesa importante un attacco in grado di supportarla pienamente, ed ora New York guarda alla seconda metà della stagione in maniera decisamente più ottimistica. Dallas doveva fare i conti con l’assenza di Landry Jones, fuori per almeno due settimane con un infortunio al ginocchio, ed il suo sostituto dietro al centro Philip Nelson non è stato all’altezza della situazione.

Dopo un primo tempo piuttosto sonnacchioso, in cui le due squadre si scambiavano due field goal a testa per andare al riposo sul 6-6, nel terzo periodo si scatenavano i Guardians, che segnavamo 21 punti senza subirne, per imprimere alla partita l’accelerazione decisiva. Dopo una corsa di Marquise Williams, subentrato come ormai consuetudine a Perez in situazioni ci corto yardaggio per sfruttare la sua maggiore abilità nel correre con la palla, Perez lanciava una perfetta bomba da 80 yard per Pearson, ed infine era la difesa a mettere punti a tabellone grazie ad un ritorno di intercetto di Mueller, che stoppava un lancio di Nelson, lo intercettava e poi si involava in touchdown dopo aver fatto uno stiff arm devastante sul quarterback che lo inseguiva.
Dallas segnava il suo unico touchdown sul ritorno di kickoff successivo, ma oramai New York era padrona della partita e la portava al termine gestendo il gioco in maniera esemplare e subendo ancora solamente un field goal.
Questa vittoria rilancia le ambizioni di New York, come detto in precedenza, e ridimensiona, allo stesso tempo, quelle di Dallas che ha dimostrato di non poter fare a meno di un Landry Jones sempre acciaccato ma molto più efficace di Philip Nelson che è sembrato del tutto spaesato nella conduzione dell’attacco.

DC DEFENDERS – ST.LOUIS BATTLEHAWKS 15-9

St. Louis non sfrutta il momento positivo e perde quasi senza combattere contro i Defenders che appaiono sempre più in crisi, nonostante la vittoria. La partita è stata forse la peggiore fin qui vista in XFL, ed ha regalato davvero pochissime emozioni. Nel primo tempo Russolino piazzava due field goal per i Battlehawks, mentre i padroni di casa riuscivano a bucare l’end zone avversaria con un passaggio da 9 yard su Lee da parte di Tyree Jackson, che aveva sostituito Cardale Jones dopo l’ennesimo intercetto lanciato da quest’ultimo.

Nel secondo tempo  i Battlehawks sparivano letteralmente dal campo, ed i Defenders convertivano il loro attacco normalmente votato al gioco aereo, e tenevano la palla a terra più del solito, incoraggiati dall’ottima giornata del runningback Jhurell Pressley, già leading rusher della AAF nel 2019. Erano però tre field goal di Rausa a mettere i punti necessari alla vittoria per Washington, perché l’attacco teneva palla, faceva passare il tempo, ma arrivati in end zone si inceppava inesorabilmente. Jackson terminava la partita con un poco incoraggiante 9/14 per 39 yard ed 1 TD che preoccupa un po’ per il proseguimento della stagione.
St.Louis non era tanto meglio. Ta’amu metteva insieme un 15/25 per 174 yard, ma senza touchdown pass i Battlehawks se ne facevano poco, così come se ne facevano poco dell’apporto, in realtà appena sufficiente, del gioco di corsa del duo Michael (69 yd)/Jones (70 yd). Con questa vittoria i Defenders tornano nella parte alta della classifica impattando il record di St.Louis e New York.

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LOS ANGELES WILDCATS – TAMPA BAY VIPERS 41-34

L’ultima partita della giornata vedeva di fronte le due cenerentole della lega. Appaiate in fondo alla classifica con una sola vittoria, curiosamente ottenute entrambe ai danni dei DC Defenders nelle ultime due giornate, Los Angeles e Tampa Bay si giocavano l’ultima chance di restare attaccati al treno della post season, soprattutto in considerazione del fatto che nella West Division un posto è già ampoamente prenotato da Houston.
Partita vivace e piena di colpi di scena, con due squadre che si affrontano a viso aperto senza esclusione di colpi. Los Angeles sembra dapprima soccombere, andando sotto 17-0 e poi, dopo aver ridotto lo svantaggio, di nuovo 24-6 a sei minuti dall’intervallo, ma Josh Johnson scuoteva i suoi e metteva in piedi una rimonta furiosa che culminava nel touchdown pass per Hampton e, poco meno di un minuto dopo, in un altro touchdown pass, stavolta per Barnes, che mandava le squadre al riposo sul risultato di 24-20 in favore dei Vipers.

I WIldcats effettuavano il sorpasso nel terzo quarto grazie  al terzo touchdown pass di giornata di Johnspn per McBride, ed allungavano con il quarto td pass per Blacknall. Sul 33-24 la partita sembrava abbastanza chiusa, ma i VIpers non si arrendevano. Franks accorciava le distanza con un field goal e Cornelius trascinava i suoi cercando di recuperare il punteggio. Un sack con fumble, però, riportava i Wildcats avanti. Il fumble veniva raccolto da Roberts che lo riportava in touchdown e la partita sembrava bell’e che finita. Non per i Vipers, che si rifacevano sotto con una ricezione in touchdown di Reece Horn che, con la trasformazione di Smith, portava Tampa Bay a soli sette punti di distanza. La rimonta, però, si fermava con l’intercetto di Tocho in end zone, che regalava la vittoria numero due a Los Angeles.
I Wildcats restano quindi in corsa per un posto al sole, come detto in apertura, mentre per Tampa Bay questa sconfitta suona un po’ come una condanna.
Nel derby tutto “italiano” tra Giorgio Tavecchio, all’esordio con i Wildcats al posto dell’infortunato (ed inefficace) Nick Novak e Reece Horn, ex ricevitore dei Seamen Milano, ha la meglio quest’ultimo, autore di un touchdown contro il palo dalle 55 yard colpito dal “nostro” kicker, ma è proprio Tavecchio a ridere per ultimo grazie al risultato finale che vede vincitori i Wildcats.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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