No money, no honey (Atlanta Falcons vs Arizona Cardinals 33-34)

L’errore di Matt Bryant affossa i Falcons e regala ai Cardinals la seconda vittoria consecutiva.

Atlanta Falcons e Arizona Cardinals arrivavano alla partita di domenica con record molto simili (1-5 i Falcons, 1-1-4 i Cardinals) ma maturati in modo opposto. Se la partenza stentata dei Cardinals, che hanno appena aperto un nuovo corso fondato su un allenatore esordiente e un rookie qb, era più che pronosticabile, il pessimo record dei Falcons è stato invece una delle sorprese della stagione, e raccontava della stagione terribile di una squadra talentuosa ma ormai sfiduciata, depressa e mal gestita da un allenatore a corto d’idee. L’esito di questo incontro ha confermato il tragitto inverso delle parabole di Cardinals e Falcons.

IL PRIMO TEMPO

I Falcons sanno di giocarsi la stagione ed iniziano col piede giusto. Il primo drive scorre veloce grazie ad un buon mix di corse e passaggi che guadagna facilmente terreno contro l’incerta e incerottata difesa di Arizona. (Rara) menzione d’onore per il playcalling di Drik Koetter in occasione del touchdown pass. L’OC di Atlanta disegna (sarebbe meglio dire copia dal suo predecessore) uno schema che mette Calvin Ridley in campo aperto contro un linebacker, un mismatch di velocità esagerato che frutta il vantaggio di 7-0.

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I Cardinals rispondono con un buon drive, nel corso del quale Kingsbury attacca ripetutamente il cornerback Isaiah Oliver, lo starter difensivo più in difficoltà.

In questa azione Oliver è in marcatura a uomo su Sherfield. Il cornerback di Atlanta difende anche bene, ma la precisione del passaggio di Murray la ricezione spettacolare di Sherfield vanificano il suo sforzo.

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Il primo drive di Arizona si conclude però con un field goal che lascia Atlanta avanti 7-3. I Falcons avrebbero la possibilità di aumentare il vantaggio, ma pagano a caro prezzo la mancanza di disciplina che da inizio stagione affligge l’attacco. Un drive promettente viene infatti strozzato dalle tre penalty rimediate e si chiude con un punt. La palla torna così ai Cardinals, il cui drive successivo include l’azione perfetta per spiegare il diverso stato di forma delle due squadre.

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Nonostante attacchino il QB con soli tre uomini, i Falcons riescono a mettere pressione a Murray. La prima scelta assoluta mette in mostra tutta la sua mobilità per evitare il sack di McKinley e guadagnarsi spazio nella tasca. Poi, senza perdere il controllo riposiziona i piedi e lancia per Larry Fitzgerald. Bravissimo Murray, ma l’incapacità di chiudere le pass rush della linea di Atlanta diventa sempre più imbarazzante.
Poco dopo i Cardinals approfittano di una clamorosa svista arbitrale, che priva i Falcons di una fumble recovery decisiva.

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Sul lancio lungo di Kyler Murray, il receiver Byrd effettua la ricezione, ma non ha ancora toccato il terreno quando perde palla nel contatto con Isaiah Oliver. Dovrebbe essere pallone di Atlanta, invece è first and goal a una yard dalla endzone. I Cardinals ringraziano, segnano e si portano avanti nel punteggio.
Da quel momento fino a metà del terzo quarto i Falcons vanno sotto nel risultato e in apnea psicologicamente, dimostrando la fragilità della propria tenuta mentale.

Con l’attacco incapace di rimanere in campo, il reparto guidato da Dan Quinn mostra tutti i suoi limiti, specialmente nel terzo drive dei Cardinals, orchestrato molto bene da Kliff Kingsbury ma facilitato da una difesa dei Falcons impresentabile, che regala nell’ordine: 17 yard su una corsa perché mezza difesa è abboccata alla finta di screen pass, 30 yard su un checkdown per David Johnson, altre 30 yard a Edmonds su uno screen pass dove il running back dei Cardinals rompe CINQUE tackle dei Falcons prima di essere atterrato a due passi dalla endzone.
Sul drive successivo i Falcons partono molto bene ma si arenano nella redzone, accontentandosi del field goal, che viene pareggiato da quello dei Cardinals nel drive successivo. Si va al riposo sul risultato di 20-10 in favore di Arizona e la netta sensazione che per Atlanta, che ha concesso 301 yard solo nel primo tempo, si avvicini l’ennesima sconfitta umiliante.

IL SECONDO TEMPO

Impressione del tracollo definitivo di Atlanta sembra confermata dal primo drive del secondo tempo, che vede Arizona percorrere tutto il campo con facilità e segnare il touchdown del massimo vantaggio. A questo punto della partita, i Cardinals hanno portato a casa punti su tutti e cinque i possessi della partita. Da sottolineare la gran partita del running back di riserva Edmonds, che con la sua rapidità ha fatto ammattire il front 7 di Atlanta.

Con uno scatta d’orgoglio inaspettato, però, la difesa dei Falcons riesce a forzare tre stop consecutivi, che permettono all’attacco di pareggiare con due touchdown e un field goal.
Quando sembrano sul punto di riprendere per i capelli una situazione disperata, i Falcons tornano a fare quello che gli riesce meglio, spararsi sul piede. A sette minuti dalla fine su un punt dei Falcons, Neasman commette un’interferenza sul fair catch che costa 15 yard di penalità. A dire il vero si tratta di una chiamata arbitrale a dir poco discutibile, che permette comunque ai Cardinals di iniziare il drive con un’ottima field position. Poco dopo, Vic Beasley afferra per il collo Kyler Murray, rimediando  altre 15 yard di penalità. Tre azioni più tardi, Murray pesca Johnson per il touchdown del 34-27. Sfruttando le debolezze della difesa dei Cardinals, i Falcons rispondono subito con un drive convincente ed efficace, concluso dalla ricezione da TD di Devonta Freeman, finalmente tornato su livelli paragonabili a quelli del 2017.

A questo punto, per puntare all’overtime ai Falcons basta convertire l’extra point del pareggio. A calciarlo è Matt Bryant, il miglior kicker della storia della franchigia, che in diciassette anni di carriera ha sbagliato in media un extra point ogni 100 tentati e quest’anno non ne aveva ancora sbagliato uno.

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Money Matt sceglie il momento peggiore per dimostrarsi umano, e calcia alla sinistra dei pali. Con meno di due minuti da giocare, i Cardinals convertono un primo down e mettono in cassaforte la seconda vittoria consecutiva.

Tra squalifiche, infortuni ed inesperienza del roster, era difficile chiedere di più a Klingsbury e Murray, che stanno entrambi dimostrando sempre più confidenza con la NFL. In particolare, i progressi di Kyler sono innegabili e permettono di guardare al futuro con ottimismo, anche se andranno confermati contro squadre più credibili di Falcons e Bengals.
Per una squadra che inizia un ciclo, ce n’è un’altra che si appresta a chiuderne un altro. I Falcons hanno perso la partita in modo emblematico, traditi dal piede di Bryant, l’ultima certezza  incrollabile in mezzo a mille incognite. Forse è meglio così, la vittoria avrebbe permesso di mettere sotto il tappeto la polvere accumulata in queste partite e aprire false speranza sul recupero della stagione. Per i Falcons è arrivato il momento di guardarsi allo specchio, riconoscere gli errori ed accettare che l’era Quinn è ormai finita.

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Alberto Cantù

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