International Series: ritrovo a Tottenham

La giornata inizia abbastanza presto, vogliamo arrivare allo stadio in largo anticipo rispetto alla partita per goderci al massimo lo spettacolo che è la International Series della NFL a Londra, soprattutto in una struttura invidiabile anche per gli americani come il Tottenham Hotspur Stadium.

Facciamo una fermata di metro e poi a piedi fino alla stazione di Liverpool Street, un perfetto esempio di architettura del ferro in pieno stile londinese: qua si inizia ad annusare l’atmosfera della partita, la hall della stazione, vista dall’alto, è una tavolozza: maglie di tutte le squadre, non solo Buccaneers e Panthers, ma anche Patriots, Packers, 49ers ecc.; il treno si riempie di tifosi, fortunatamente io e i miei amici, Giacomo, tifoso Chargers, recentemente sedotto dal football, e il neofita Pietro, troviamo posto. La carrozza è carica di eccitazione, che esplode quando nel quartiere di Tottenham si vede spuntare la cattedrale degli Spurs, che giganteggia in un’area di tipiche casette inglesi basse con un piccolo giardino davanti, non sofisticate ma dignitose.

Appena scesi si nota già l’organizzazione, che funziona come il meccanismo di un orologio svizzero, dell’evento, all’altoparlante ci viene indicato come disporci per uscire dalla banchina e incanalarci ordinatamente direzione stadio, chiudendo l’annuncio con un “go Panthers” che suscita un’esclamazione di eccitazione mista a sorpresa da parte di tutti. Il percorso verso lo stadio è perfettamente indicato, in mezzo alle abitazioni, con steward lungo il percorso che sorreggono cartelli che invitano a chiedere a loro per qualsiasi dubbio.

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Arrivati sotto lo stadio del Tottenham, la sua enormità si rivela ancora più che dal treno e fa ammutolire. Cerchiamo il nostro gate, mentre inizia una tipica pioggia londinese; non troviamo coda, mostriamo agli steward i biglietti e ci avviamo verso i metal detector, il fatto che all’interno non si possa portare altro che la borsa ufficiale della NFL trasparente e pochette con poca capienza velocizza il controllo.

All’interno ci sembra di essere in un’astronave, per essere persone che hanno visto solo stadi italiani; una galleria larga accoglie i tifosi, è ancora presto, sono circa le 11.45-12, ma è già pieno; molto cortesemente ci vengono dati degli sticker per il viso che replicano i segni che si fanno i giocatori, questi sono rimuovibili e recanti i loghi della NFL o l’hashtag #onlyinthenfl. Facciamo un giro completo dello stadio tramite questa galleria, ci sono ovunque bagni ben tenuti e postazioni dove trovare snack da mangiare, tra parentesi, il Wi-Fi, presente ovunque nello stadio e gratuito, funziona piuttosto bene; finito il giro, decidiamo di pranzare per poi occupare i nostri posti, ci fermiamo nella zona propriamente di ristorazione, al “Chicken House”, chiedo al ragazzo alla cassa cosa posso mangiare essendo celiaco, lui molto prontamente tira fuori un raccoglitore con tutti gli allergeni e troviamo un pasto che vada bene, alette di pollo con patatine.

Una volta mangiato prendiamo le scale per i nostri posti, siamo al quinto livello, dopo un bell’esercizio fisico arriviamo… la vista è spettacolare, non c’è niente come affacciarsi per la prima volta a uno stadio, soprattutto se è come quello del Tottenham, toglie il fiato. Cercati i posti, vi troviamo delle bandierine dei Buccaneers, squadra formalmente in casa, dunque ci sediamo per goderci la vista, lo stadio è ancora mezzo vuoto, mancano 2 ore al kickoff.

La pioggia cade abbastanza intensamente, ovviamente i posti sono coperti, ma sentiamo comunque un vento freddo. Man mano entrano alla spicciolata i giocatori per il riscaldamento, prima senza pad e elmetto giusto per svegliare i muscoli, poi per reparto e ruolo “game-ready”. Anche il giorno precedente e durante il tragitto verso lo stadio guardandosi in giro, ad occhio, si era capito che erano più i tifosi di Carolina, ciò diventa evidente al momento dell’ingresso dei giocatori, gli incitamenti per quelli dei Panthers sono pari ai fischi per quelli dei Buccaneers.

Prima del match si osserva un silenzio assordante per l’inno americano, da pelle d’oca anche per chi non reca la bandiera a stelle e strisce sulla carta d’identità; in seguito l’inno inglese, anch’esso emozionante in quanto cantato da buona parte dello stadio e perfettamente a cappella da una cantante lirica.

La partita inizia, il clima è fresco a Tottenham, i Panthers sembrano più a loro agio rispetto ai Bucs della solare florida e primo passaggio è intercetto; un urlo di esultanza parte dalla curva alla nostra destra, non so se volutamente o no, piena di tifosi Panthers.

Carolina gestisce il corso del match, onore ai Bucs che continuano a combattere per dare uno spettacolo degno di questo nome ai numerosi tifosi accorsi (60,087); nota di colore: spettacolare il verso quasi selvaggio (“Luke, Luke, Luke, Luke”) a ogni giocata dello splendido linebacker Kuechly che a mio parere si sarebbe anche meritato il premio di “Man of the Match”.

Finito il match ci avviamo ordinatamente verso le scale per il deflusso degli spettatori, cosa che avviene velocemente; una volta usciti desideriamo però fare un salto al tanto declamato shop della NFL, troviamo un addetto che con un cartello raccoglie persone per portarle alla fila per entrare nel negozio vero e proprio, la coda si estende a serpente ma prosegue velocemente, si passa rapidamente sotto un metal detector e poi si è dentro. Lo spazio è notevole e per un tifoso e appassionato NFL è il “Paese di Bengodi”: maglie, sciarpe, calze, cappellini, gadget di tutte le squadre, in un solo posto.

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Una volta usciti dallo shop di Tottenham ormai sono quasi le 19, si è fatto buio, torniamo con molti altri tifosi alla stazione da dove siamo arrivati, alla quale il traffico delle persone è regolato, facendo in modo che non ci siano sulla banchina più persone di quelle che possono salire sul treno in arrivo; quello che poi prenderemo è comunque pieno, ma fa piacere stare a stretto contatto ancora per un po’ con degli appassionati NFL da tutta Europa, davanti a me ho, presumo, padre e figlio tedeschi con la maglia dei Saints. La carrozza si libera prima del capolinea, dove scendiamo noi, che è Liverpool Street, così che riesco a fare un tratto riposante su una poltroncina.

Per un appassionato NFL europeo queste occasioni sono una rarità, per noi che vediamo il football sempre “a distanza”, non solo abbiamo l’opportunità di guardare un match dal vivo ma anche di incontrare migliaia di appassionati come noi, con diverse storie e paesi di provenienza, con maglie di ogni epoca, squadra e giocatore, ma che si trovano a questa grande festa che sono le partite europee della International Series NFL.

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