Capolavoro Sean Payton, Bears KO (New Orleans Saints vs Chicago Bears 36-25)

Cosa avrebbe di tanto speciale Mitchell Trubisky per lanciare 54 volte in una partita mentre il suo backfield corre un totale di 7 tentativi?

Lo chiediamo a Matt Nagy, o a suo fratello brutto che, coperto dal suo tanto prezioso quanto inefficace playbook, mostra solo lo sguardo pieno di preoccupazioni senza muovere un muscolo per tutta la partita. Ormai da un pò di partite. Dov’è finita la grinta del Coach of the Year 2018? E soprattutto, dov’è finita la voglia di vincere dei suoi Bears?

Sentimenti ben diversi da quelli che si respirano a in Louisiana perchè alla corte di Sean Payton si parla di capolavori; senza Brees e senza Alvin Kamara (dovrebbe già bastare), i Saints impongono un gioco monumentale su un campo che negli ultimi tempi appariva difficile per chiunque. Da una side-line all’altra cambia il mondo, gli opposti che si riflettono, Payton urla e si sbraccia con sicurezza mentre Nagy è chiuso e impaurito. Non siamo abituati a questi comportamenti a Chicago, probabilmente Da Coach Mike Ditka avrebbe preso i suoi giocatori a sberle nella migliore delle ipotesi.

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Proprio nel weekend dove la vecchia gloria Bears festeggiava i suoi 80 anni, arriva una sconfitta che piega le gambe.

“Ogni tanto mi sogno di quando scendevo in campo per lui (Ditka) a Chicago e all’idea di trovarmelo davanti incazzato mi sveglio con la maglietta completamente sudata”

– Sean Payton

Payton a Chicago ha giocato 3 comparse come QB (da dimenticare) nel 1987, e la grinta di Ditka gli è rimasta impressa. Stupendo vederlo chiamare un 4th&4 per portare a casa punti mentre urla allo special team che stava entrando in campo: Forget about it! rimandando tutti in panchina con decisione. A casa mia questo è il vero Football.
Animo guerriero, non importa se poi la difesa non sia cascata nel tranello dell’offside che avrebbe regalato le 5 yard col down. Il time out arriva dopo e si calcia, ma la voglia di combattere c’è, proprio la stessa voglia che ha il Soldier Field sempre pronto a sbranare le sue prede, solo che il mal di denti dell’attacco non permette di incidere.

Il morso lo stringe solo Cordarrelle Patterson che corre più del campo, 100 yard su ritorno per rispondere al TD di Hill, che dopo la safety di JT Gray aveva messo il punteggio sul 9-0 per gli ospiti. 100 yard dell’ex Patriots, + 2 che lascia di mancia per dimostrare a Trubisky che con la voglia si vince. Una giocata degna del miglior Devin Hester!
Ma non basta, Nagy non usa il running game, Montgomery fin qui appare più come un bust che come l’uomo della provvidenza che ci avevano venduto; a questo punto è chiaro che Jordan Howard non era il problema e che il Bulldozer, per quanto limitato al gioco verticale aveva una sua funzionalità e nella peggiore delle situazioni faceva correre l’orologio col “pounding ‘n grounding”, la difesa respira e tutto funziona da manuale come il 12-4 del 2018. Ora non c’è rimasto nemmeno più quello, e la difesa Bears diventa carne da macello perchè non si può stare in campo 40 minuti senza recupero.

Le solite giocate della disperazione arrivate negli ultimi minuti non contano più ed il campanello di allarme ha già fatto aizzare la Windy City che vive di emozioni contrastanti sul futuro del suo QB. Siamo divisi in due sezioni che parlano di “fargli finire la stagione prima di tirare le somme anche perchè Trubisky ha vinto la division nel 2018”, oppure “linciaggio in piazza”.

Trubisky non è un talento naturale come altri colleghi vedi Brady, Rodgers o Mahomes, è un talento costruito. Personalmente sono dell’idea che Mitchell Trubisky sia “Nagypatico”, mi spiego meglio. Quando il coach dei Bears urla, si sbraccia e lo tiene sotto pressione mettendoci grinta e coinvolgendolo in maniera diretta, il QB rende. Ma da quando Nagy si presenta col foglio davanti alla bocca 60 minuti e si scorgono più le sue occhiaie del suo carisma, Trubisky è crollato. Poi il livello di talento è quello che è, certo, ma con tutto il rispetto non si vince una NFC North al secondo anno per caso.
I Bears devono reagire a questa situazione e rimettersi subito in ritmo, la Wild Card è assolutamente alla portata ma solo nel momento in cui l’attacco ricominci a giocare. Unica eccezione Allen Robinson II che non sbaglia davvero niente: per lui 87 yard e 1 TD sempre con grande voglia.

Il capolavoro di Sean Payton che senza Dreew Brees è andato 5-0 è di quelli da cineteca, Teddy Bridgewater (23/38 con 281 yard e 2 TD) imposta la partita sul controllo, ed ogni volta che la secondaria Bears gira la testa Michael Thomas riceve puntuale. Latavius Murray approfitta della voragine lasciata nella linea da Akiem Hicks che guarda infortunato da bordo campo, e gioca una bellissima sfida. Il resto dell’opera è completata da un Cam Jordan in forma smagliante.
I Saints sono una seria contender e tutti quelli che li davano per spacciati dopo l’infortunio di Brees possono assaggiarsi le dita.

Alex-Cavatton

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