[NFL] Week 1: Una Lutz in fondo al tunnel (Texans vs Saints 28-30)
Si è visto un po’ di tutto al Mercedes Benz Superdome di New Orleans nel primo Monday Night della stagione: grandi giocate offensive, tantissimi placcaggi sbagliati, rimonte clamorose ed un nuovo, eclatante errore arbitrale, che stava ancora una volta penalizzando i Saints. Stavolta però, con buona pace, sospetto, anche della NFL, New Orleans è riuscita a portare casa la partita a differenza della chiacchieratissima finale di conference del 2018 persa contro i Rams (a proposito, a conferma del fatto che ai fan dei Saints il torto subito a gennaio non sia ancora andato giù, lunedì sugli spalti non erano pochi i tifosi di casa in divisa “zebrata” in segno di scherno nei confronti degli arbitri).
In quella che è stata probabilmente la più bella partita di questo turno inaugurale della NFL, Houston è stata avanti nel punteggio per tre quarti, poi Watson e compagni sono riusciti ancora a mettere il naso avanti con 37 secondi da giocare, ma il field goal da 58 yard di Lutz, il più lungo nella carriera del giovane kicker da Georgia State ha fatto esplodere il Mercedes Benz evitando ai padroni di casa la beffa subita lo scorso anno all’esordio contro i Buccaneers. Vittoria meritata quella dei Saints? Premesso che entrambi gli attacchi hanno disputato una grande gara, c’è da dire che la difesa del team di casa ha forse fatto vedere qualcosa in più, anche se per entrambi i defensive coordinator c’è ancora molto da lavorare. Il reparto di coach Dennis Allen ha messo a terra Watson ben sei volte, soprattutto grazie alla coppia di defensive end Jordan-Hendrickson, ben supportata dal linebacker Demario Davis. Ancora una volta sotto tono invece quel Davenport che quest’anno ha il compito di giustificare la prima scelta che i Saints hanno speso per lui nel 2018. Il secondario ha invece vissuto una giornata in chiaro scuro, con Marcus Williams e Marshon Lattimore sugli scudi, nonostante quest’ultimo abbia dovuto spesso vedersela con quel fenomeno di DeAndre Hopkins, mentre la safety PJ Williams ed il cornerback Eli Apple hanno offerto prove da dimenticare.
In attacco invece i Saints hanno iniziato in maniera un po’ troppo spavalda, poi quando si sono accorti che Houston sarebbe stata una brutta gatta da pelare, sono tornati a macinare yard grazie alle corse ed ai passaggi medio-corti e, seppur a fatica, hanno ribaltato l’esito del match. Brees ha commesso un errore in concomitanza dell’intercetto, lanciando alla cieca il pallone pur avendo il linebacker Cunningham che gli ostruiva la vista, e almeno in avvio è stato poco preciso in red zone. Poi però il quarantenne regista di casa ha aggiustato la mira ed ha comunque ammassato 370 yard. Michael Thomas ha vinto di stretta misura la sfida con l’altro fenomeno Hopkins, ed ha chiuso la gara con 10 palle catturate per 123 yard. In tripla cifra ha chiuso anche Ted Ginn (7-101), mentre è arrivato il solito, insostituibile apporto anche da Kamara (7-72). Ancora un po’ in ombra uno dei nuovi arrivi, il tight end Cook, che ha però fatto capire che col suo atletismo sarà una ulteriore, temibile arma per il duo Payton/Brees. Nel rushing game Kamara è stato decisamente devastante (13 portate, 97 yard), mentre il nuovo acquisto Latavius Murray ha dimostrato di aver ancora bisogno di un po’ di rodaggio prima di essere considerato il nuovo Ingram. Le statistiche dell’ex Viking sono notevoli, 6 corse per 43 yard, ma 30 di queste sono arrivate in una sola portata.
L’attacco di Houston ha invece mostrato grandi cose ma anche preoccupanti lacune. Watson ha disputato un grandissimo match: oltre alle 268 yard lanciate e alle tre mete, il prodotto di Clemson ha guadagnato 40 yard di corsa, il tutto dovendo fare i conti con una linea che lo ha protetto in maniera approssimativa, nonostante la recente acquisizione da Miami del tackle Tunsil. Vero, l’intercetto è frutto di una palla un po’ sparacchiata, però le 75 yard guadagnate con due lanci in 13 secondi sul finire del match rimangono un vero capolavoro. Il receiver decisamente più cercato da Watson è stato naturalmente il formidabile DeAndre Hopkins che ha droppato un paio di palloni, ma ha anche portato a casa 8 ricezioni per 111 yards e due mete. Uno dei problemi messi in mostra da Houston è stata l’assenza di una valida alternativa a Hopkins. Fuller ha sì messo a segno una ricezione da circo per 54 yard ma ha fatto poco d’altro e lo stesso Stills si è fatto notare solo in occasione della meta dell’ultimo sorpasso Texans. Tenendo conto che nel team di Bill O’Brien il tight end è un optional, almeno finchè nel ruolo ci saranno Akins e Fells, ecco che la necessità di inserire al più presto Stills, arrivato a fine agosto, negli ingranaggi offensivi diventa notevole. Nel rushing game il grave infortunio al runner titolare Lamar Miller sembrava creare più di un grattacapo alla compagine rossoblù, invece Hyde e Duke Johnson hanno passeggiato sulla difesa di casa (10 portate per 83 yard il primo, 9 per 57 il secondo) soprattutto grazie ad alcune corse che, partite all’interno della linea, si sono poi sviluppate all’esterno, dove la difesa dei Saints era assolutamente scoperta. La linea offensiva ha invece offerto un rendimento altalenante: se da un lato il reparto di coach Devlin ha performato alla grande nel rushing game, soprattutto grazie a Kelemete, Tunsil e al tight end Fells, sul passing game ha avuto invece parecchi problemi, come dimostrano i 6 sack concessi, cui vanno aggiunti i numerosi colpi assorbiti da Watson.
In difesa Houston ha potuto contare sulla grande giornata del linebacker Mercilus, autore di 1 sack, due hurries e un intercetto in red zone inflitto a Brees, ma in generale tutto il reparto dei Texans è stato reattivo nel difendere le zone esterne del campo, mentre i guai peggiori per i ragazzi di Crennel sono arrivati al centro, dove Kamara ha sfondato spesso e volentieri, anche perché il fortissimo J.J.Watt ha vissuto una giornata assolutamente incolore per non dire da dimenticare (per lui addirittura un clamoroso 0 nella casella dei placcaggi e dei sack). Nel secondario grande prestazione del cornerback Joseph, mentre le due safety Addae e Gipson e lo slot corner Colvin hanno vissuto una serata da incubo, costata il taglio a quest’ultimo. Colvin, che in partita aveva concesso 117 yards ai receiver avversari ed era stato il “colpevole” sulla ricezione di Ginn che ha permesso a Lutz di calciare il field goal della vittoria, è stato infatti messo alla porta la mattina successiva all’incontro.
E nonostante le 924 yard guadagnate di due team, il primo quarto terminava 0-0, complici un paio di sack ad opera della difesa dei Saints e l’intercetto subito da Brees, con Mercilus che era bravo a seguire Murray per poi intercettare il lancio troppo corto dell’ex Purdue. I primi punti però erano nell’aria e infatti al termine di un drive iniziato con una ricezione spettacolare di Fuller da 54 yard nonostante l’abbraccio di Apple, su un quarto e 1 dalle 21 il coaching staff di Houston decideva di andare alla mano, con la finta di handoff di Watson a Hyde che riusciva alla grande, col regista ospite che invece teneva il pallone e si involava verso la meta per il 7-0 iniziale. New Orleans però rispondeva subito: Gipson si perdeva Cook ed arrivavano 31 yard, poi sull’asse Brees-Thomas altre 15. In red zone però due incompleti di Brees costringevano i locali al field goal che Lutz metteva i mezzo ai pali. Houston recuperava palla e grazie ad un drive fiume, durato oltre 13 minuti, andava a +11. L’azione finale era un passaggio di Watson a Hopkins per 2 yard ma il drive era impreziosito da un’ottima corsa di Hyde per 20 yard e da un terzo e 6 chiuso grazie a Watson che nonostante avesse Jordan “pitonato” addosso riusciva a trovare Hopkins per un completo da 10 yard. All’interno dei due minuti del primo tempo arrivava poi anche l’errore arbitrale: su una ricezione di Thomas contestata (il dubbio era se il team di casa avesse o meno chiuso il primo down) gli arbitri, dopo la review, decretavano che l’azione seguente dovesse partire con 16 secondi ancora da giocare anziché i 31 corretti, togliendo tempo prezioso ai padroni di casa. I Saints riuscivano lo stesso ad andare al field goal che però Lutz sbagliava dalle 38 degli ospiti.
Dopo un secondo quarto dominato da Houston, piano piano nella terza frazione i Saints rientravano in partita. Kamara trasformava un lancio corto di Brees in un guadagno da 41 yard dopo aver seminato il linebacker Cunningham, poi un grande blocco di Ramczyk permetteva a Murray di involarsi per 30 yard ed il touchdown del 10-14. Houston però non batteva ciglio e riprendeva a macinare yard: Watson chiudeva un terzo e 10 di corsa dopo essere sfuggito alla grande pressione dei Saints, poi dalle 16 dei padroni i casa pescava in end zone Hopkins per il nuovo +11. La partita a questo punto si trasformava in un testa a testa fra i due attacchi, e i Saints rispondevano presenti. Brees trovava Kamara per 11 yard, poi due volte Ginn per un totale di 21 yard quindi una corsa di Kamara faceva arrivare New Orleans in red zone. Da qui il tuttofare Taysom Hill prima correva per 6 yard poi riceveva un passaggio di Brees in meta per il -4 Saints. Sul drive seguente Watson commetteva l’unico vero errore della serata, lanciando un pallone impreciso verso Fuller col risultato che l’ovale era preda della safety Marcus Williams bravissimo a rimontare sul ricevitore ospite. New Orleans partiva così già nella metà campo ospite, ed un’altra corsa ubriacante di Kamara, favorita dal blocco di Armstead, portava gli uomini di Payton sulle 12 ospiti. Qui un passaggio a Hill faceva addirittura perdere due yard ai locali, ma nell’azione seguente Brees usciva dalla tasca e pescava perfettamente Tre’Quan Smith: touchdown e sorpasso.
Dopo questa girandola di emozioni, il quarto finale vedeva ben tre punt poi negli ultimi tre minuti e mezzo succedeva di tutto. Grazie ad un gran lancio per 41 yard a Ginn che bruciava Colvin e ad alcune corse della ditta Kamara-Murray, i Saints consumavano due minuti e mezzo, con Lutz che metteva fra i pali la palla del 27-21 con appena 55 secondi da giocare. Houston aveva esaurito i timeout, ma per Watson non c’erano problemi: gran lancio a Hopkins per 38 yards poi tracciante a Stills, che tra l’altro era un ex della partita, che superava facilmente la guardia della safety Bell ed eravamo 27 pari. Fairbairn, clamorosamente, sbagliava la trasformazione, ma appena poggiava a terra il piede con cui aveva calciato veniva colpito seppur in modo non violento, da Gardener-Johnson. Risultato: penalità e seconda possibilità per Fairbairn che stavolta non sbagliava. A quel punto rimanevano appena 37 secondi e un timeout, ma Brees non era da meno rispetto a Watson: tre passaggi in rapida serie a Ginn, Thomas, poi ancora a Ginn, consentivano ai Saints di arrivare sulle 40 di Houston. A quel punto tutto dipendeva dal piede di Lutz che però si manteneva freddissimo e centrava i pali da 58 yard.