NCAA – Week 0: Inizia la stagione 150

Il College Football NCAA is back, finalmente possiamo dirlo, e nell’anno in cui si spengono le 150 candeline week zero, quella che precede il primo vero fine settimana di partite, ci ha regalato subito 4 sfide divertenti con il clou rappresentato dal match del Camping World Stadium dove si affrontavano Miami e Florida. Andiamo velocissimi su Villanova-Colgate e Youngstown St-Samford (FCS) con Wildcats e Penguins dominanti nei rispettivi incontri. Nova ha vinto per 34-14 trascinata dai 4 TD di Daniel Smith mentre YSU, capace di forzare 4 turnover e nascondere il pallone per oltre 41 minuti, si è imposta con il risultato di 45-22. Arizona-Hawaii e la già citata Miami-Florida erano però le sfide più importanti ed entrambe per motivi diversi, non hanno deluso regalandoci partite equilibrate e ricche di colpi di scena.

FLORIDA-MIAMI

C’era tanta curiosità attorno a questa partita che, oltre al valore intrinseco dei due atenei, vedeva l’esordio di Manny Diaz da HC dei Canes e rappresentava un test fondamentale per le rinnovate ambizioni dei Gators. Ne è uscita una partita dai mille volti, con tante emozioni e che ha confermato quelle che erano le preoccupazioni dei tifosi delle rispettive squadre.

miami florida

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LA PARTITA

Partiamo dalla fine dicendo che ha vinto Florida per 24-20 grazie ad una difesa che nonostante i tanti mistackle ha evitato che il piano di sabotaggio messo in atto nell’ultimo quarto da Felipe Franks si concretizzasse.

Nel primo tempo, dopo un buon drive d’apertura di Miami, Florida ha preso in mano le redini del gioco dando l’impressione di poter immediatamente allungare. Due brutti fumble hanno però tenuto in partita i Canes che dopo non aver sostanzialmente mosso la catena per 20 minuti hanno trovato il TD Brevin Jordan che li ha mandati al riposo avanti 13-7. Nella seconda frazione Florida ha prima accorciato per poi prendere la testa della partita ma ancora una volta Miami ha trovato la forza di rispondere andando in vantaggio ad inizio 4° periodo con una corsa da 50 yard di DeeJay Dallas.
A quel punto, nella miglior tradizione collegiale, è successo letteralmente di tutto.

Il primo dei due intercetti di Felipe Franks ha regalato una possibilità di allungo ai Canes che, dopo aver convertito un 4&2 con una finta di FG non sono riusciti a sfondare e hanno sbagliato il calcio del +6. Scampato il pericolo i Gators hanno ripreso la testa dell’incontro con un bel drive chiuso dalla corsa di Franks che ha però immediatamente deciso di rimettersi i panni da 12° uomo di Miami regalando il secondo prolato nel giro di tre drive con un lancio tra l’inconcepibile e l’imbarazzante. I ragazzi di Diaz, per utilizzare una metafora calcistica, hanno chiuso Florida nella propria metà campo negli ultimi 8 minuti di ultima frazione senza però riuscire a mettere punti sul tabellone. L’ultimo drive, iniziato quando ancora mancavano 4:20 sul cronometro, è stato la sintesi di una partita piena di errori ed ingenuità in cui alla fine ha prevalso l’incapacità della OL dei Canes nel contenere la pressione portata dalla difesa dei Gators. I due incompleti con 20 secondi da giocare lanciati da Williams, preceduti dall’11° sack subito, hanno consegnato definitivamente la partita a Florida che è riuscita a vincere nonostante i 4 turnover ed un ultimo quarto in cui hanno fatto tutto quello che era possibile per consegnare la W agli avversari.

PENSIERI

Partiamo con l’analisi dagli sconfitti dicendo subito che le preoccupazioni di una OL che schierava due freshman come OT si è puntualmente concretizzata diventando “il problema” di un attacco che ha fatto enorme fatica a muovere la catena. Al di là degli 11 sack concessi l’impossibilità di correre dei Canes ha messo ulteriore pressione ad un Jarren Williams che pure si è mosso bene dimostrando che la scelta a sorpresa di Diaz di partire con il freshman invece che con Tate Martell, transfer da Ohio State, aveva diritto di cittadinanza. DeeJay Dallas ha giocato una partita tosta continuando a spingere nonostante la linea non riuscisse minimamente a creargli spazi per correre ed è stato meraviglioso nei due TD dove ha creato dal nulla, soprattutto nel secondo caso, i big play che hanno dato vita all’attacco di Diaz. Buona anche la prestazione del sophmore Brevin Jordan che ha chiuso con 5 ricezioni per 88 yard ed un TD mentre ha giocato al di sotto delle aspettative Jeff Thomas a cui e sfuggita una palla in endzone che avrebbe potuto cambiare le sorti dell’incontro.

La difesa si è confermata a livelli altissimi e resta il reparto più solido di questa formazione. Tanta aggressività, tanto talento e la capacità di forzare una quantità di turnover tali da creare le premesse per restare sempre in partita nonostante le difficoltà offensive. E’ da questa certezza, e da un calendario non impossibile che devono ripartite i Canes, consci che non ci sarà sempre il front 7 di Florida dall’altra parte e che con il passare delle partite la OL dovrebbe trovare quella solidità indispensabile per far girare un attacco che, dopo tanto cercare, sembra aver trovato il QB giusto su cui puntare e che comunque, in caso di difficoltà, potrà virare sul più esperto Martell che non mi sento di escludere così presto dai giochi e dalle idee di Diaz che lo ha utilizzato in alcuni momenti da solt reciver in questa prima uscita (solo uno snap da QB per lui).

Restando in tema signal caller, ma passando ai Gators, l’inconsistenza di Franks è preoccupante, inutile girarci intorno. Il QB ha mostrato ancora una volta pregi e difetti che da sempre lo caratterizzano. Un gran giocata il secondo prima e una follia quello successivo. I due fumble nel primo tempo e i due intercetti nell’ultima frazione hanno messo in seria discussione una W che, con una gestione anche solo normale, sarebbe probabilmente arrivata senza troppe sofferenze. Il bicchiere mezzo pieno è rappresentato dalla capacità di vincere nonostante un TO differential di -3 in virtù soprattutto di una difesa che ha camminato sopra la OL avversaria per tutta la partita distruggendo ad ogni singola azione lo sviluppo dei giochi offensivi dei Canes e che ha chiuso la sfida con 11 sack, mettendo pressione costante sul Williams e annullando il running game di Miami.

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La forza della DL, guidata da Zuniga e la velocità sideline to sideline dei LB è stata qualcosa di impressionante ed ha rappresentato un rebus praticamente irrisolvibile per Diaz che forse avrebbe potuto utilizzare maggiormente gli HB screen. Il dato preoccupante, sono i mistackle, troppi, che hanno consentito a DJ Dallas di trasformare due giochi “normali” in oltre 100 yard di guadagno e 14 punti. Il problema maggiore però rimane quello offensivo. Il coraggio non è mancato come testimoniano i tanti 4 down giocati e convertiti, incluso il fake punt nel primo drive a cui è seguito immediatamente il TD che ha regalato il primo vantaggio della partita ai Gators ma contando che siamo nel secondo anno dell’era Mullen era lecito aspettarsi qualcosa di più dalla offense ed in particolare da Franks. La domanda è se il Junior sia il QB su cui puntare in una conference complicata come la SEC, ed in una division, la East, in cui la forza di Georgia non consente passi falsi. La prima uscita, ed una storia che tende a ripetersi con preoccupante frequenza, sembrerebbero suggerire che sia arrivato il momento di guardare altrove.

HAWAII-ARIZONA

150 anni fa, in quella che viene considerata come la prima partita di college football della storia, Rutgers e Princeton chiusero sul punteggio di 6-4 per gli Scarlet Knights . L’opener di sabato tra Arizona e Hawaii 2019 è andato in modo leggermente diverso ed ha visto i due team realizzare oltre 80 punti mettendo a segno 11 TD combinati, uno in più dei punti totali di quella prima lontanissima sfida.

Arizona Hawaii

LA PARTITA

Descrivere la partita porterebbe via un pomeriggio, vi basti sapere che dopo la partenza falsa di Arizona, un intercetto e due 3&out nei primi tre drive per l’attacco guidato dal Khalil Tate, in cui Hawaii era riuscita a mettere tra se e gli avversari 14 punti, la partita è stata un susseguirsi di big play, da una parte e dall’altra. McDonald ha chiuso il primo tempo con 4 TD pass e 3 INT (primo giocatore da Rakeem Kato a riuscire nell’impresa) anche se il protagonista per i padroni di casa è stato il WR Cedric Byrd che ha chiuso con oltre 200 yard su ricezione e 4 td, due per tempo. Dall’altra parte Tate, dopo un anno in cui Sumlin gli aveva sostanzialmente impedito/vietato di correre, ha ritrovato il suo gioco tornando ad assomigliare al giocatore ammirato ed osannato nel 2017 (anche se l’highlight della partita resta un jump pass magnificamente eseguito nel primo tempo) mentre un po’ sottotono è stata la prestazione del RB JJ Taylor, soprattutto nella prima frazione. I Rainbow Warriors hanno sempre condotto la partita nel punteggio ma all’ennesimo intercetto di McDonald hanno deciso di cambiare QB trovando a pochi minuti dalla fine il +10. I Wildcast hanno però prima infilato un calcio da 51 yard per il -7 e con un minuto ancora sul cronometro hanno recuperato il possesso per l’ultimo disperato assalto. Tate ha guidato i suoi fin sulle 20 avversarie e sull’ultimo gioco della partita, non trovando compagni liberi, si è lanciato in una delle sue serpentine chiusasi però ad una yard dalla goal-line. W quindi ad Hawaii che porta il record contro avversarie della Pac12 a 3-11 nelle ultime 14 in attesa di affrontare Oregon State in Week 2.

PENSIERI

I Rainbow Warriors hanno condotto per l’intero incontro meritando sostanzialmente la vittoria, guidati da un attacco che nonostante i tanti turnover ha messo ha segno la bellezza di 45 punti inanellando un big play dopo l’altro. McDonald ha sbagliato molto ma ha comunque chiuso con 378 yard su passaggio, 21 su corsa e 4 td pass (oltre ai 4 intercetti). Cordeiro, subentratogli sul finire di 3° periodo, è sembrato essere meno sfrontato ma il suo td pass a 5:02 dalla fine è quello che nella sostanza ha dato la W ai padroni di casa. Come anticipato il protagonista assoluto è stato Cedric Byrd che dopo aver messo insieme numeri pazzeschi nell’opener della scorsa stagione con Colorado State si è ripetuto quest’anno riuscendo addirittura a migliorarsi. Per lui sono arrivate 14 ricezioni, 244 yard, 4 TD e il dominio assoluto sulla secondaria avversaria che non ha trovato risposte alla velocità del Senior angelino. Da registrare la difesa (fuori Pavihi per tutto il 2019, da valutare Pritchard, uscito nel terzo quarto) che pur riuscendo a rallentare, soprattutto ad inizio partita l’attacco degli ospiti e concedendo pochissimo sulle corse si è fatta sorprendere in più di un’occasione ed è stata fortunata nell’ultima azione della partita quando sembrava che Tate potesse mandare l’incontro ai supplementari.

Arizona male, anzi malissimo. Il secondo anno dell’era Sumlin inizia con una sconfitta inaspettata e che ha visto i Wildcast sempre costretti a rincorrere. La difesa ha forzato una quantità pazzesca di turnover (4 intercetti e 2 fumble) ma non ha mai trovato una risposta definitiva alla velocità di Byrd che è sembrato un adulto in mezzo a dei bambini. L’attacco ha faticato ad entrare in partita, Tate è stato lasciato troppo solo e non si è capito perché Sumlin abbia aspettato così tanto a coinvolgere JJ White, solo 6 portate per lui nel primo tempo, 11 nel secondo, che avrebbe potuto aprire spazi sia per il passing game di Arizona che per le zingarate di Khalil. Tate, che ha chiuso con 22/39 per 361 yard 3 TD e INT ha sicuramente sbagliato qualche scelta ma è sembrato essere più vicino al fenomeno ammirato nel 2017 rispetto al giocatore impacciato della scorsa stagione. Le 103 yard su corsa sono una buona indicazione per l’efficacia sua e dell’attacco di Arizona che con la coppia Tate-White ha la possibilità di mandare in campo un duo difficilmente arginabile. Importante però adesso sarà ritrovare un reparto difensivo che alla prima uscita è stato vaporizzato dall’abilità di un singolo ricevitore, in vista non tanto del prossimo impegno, in casa con Northen Arizona, ma per la concreta possibilità di dare fastidio in una Division, la south, che dopo gli Utes, con la nobile decaduta USC e il rebuilding di UCLA, potrebbe essere più aperta che mai.

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Andrea Ghezzi

Padre di Mattia e Lorenzo, Marito di Silvia, Fratello di Zoe (Franci ti voglio bene). Scrivo (poco) e parlo (tantissimo) di Football, anche italiano. Direttore di The Cutting Edge credo solo a tre cose: #mattanza #badaun e #bomboloni.

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