Andy Dalton – The red rifle

Andy Dalton: un Quarterback troppo bravo per rinunciarvi
ma non abbastanza per vincere un titolo

Il QB alla nona stagione in NFL con i Cincinnati Bengals (leggi il preview) è chiamato alla stagione della svolta sotto il nuovo coach Zach Taylor. Dovrà infatti dimostrare di essere capace a vincere quando più conta, se non nei playoff visto che difficilmente Cincinnati li raggiungerà, almeno nelle partite di prime time, sotto i riflettori della diretta TV nazionale.

Gli inizi

Scelto al secondo giro del draft 2011, alla 35° chiamata assoluta, una prima di Colin Kaepernick, che sarà a lungo il suo metro di paragone da parte di tifosi, media e proprietario dei Bengals, Mike Brown, che ammise tre anni dopo che lo avrebbe preferito al QB texano.
Individuato come successore del talentuoso, ma incompiuto, Carson Palmer, che aveva dichiarato di preferire il ritiro a proseguire l’esperienza con “l’organizzazione” (?) dei Bengals, è stato schierato titolare fin dalla prima partita da un coach come Marvin Lewis che è noto per essere un allenatore molto contrario a lanciare presto i rookies nella mischia; ma i Bengals uscivano da una stagione disastrosa, con record 4-12 e la difficile gestione del caso Palmer, pertanto Lewis si affidò al tandem di matricole Dalton-A.J. Green e i risultati superarono le più rosee aspettative: 9-7 e obiettivo playoff raggiunti.
Per la prima volta nei playoff NFL si affrontarono 2 QB rookies, l’avversario era T.J. Yates dei Texans, e Dalton perse il confronto commettendo 3 intercetti.
La sua stagione era stata comunque splendida, ottenendo il premio di Miglior Giocatore Emergente davanti ad avversari come Gronkowski e Cam Newton.

L’evoluzione

I tre anni successivi seguirono lo stesso canovaccio, ottime prestazioni in regular season e tremendi fallimenti al primo turno dei playoff.
L’impressione diffusa era che Dalton fosse sicuramente un buon QB, molto disciplinato e bravissimo nella lettura della difesa avversaria prima dello snap, ma non un giocatore in grado di vincere le partite da solo o elevare il suo gioco nei momenti che contano.
La mancanza di precisione nei lanci lunghi limitava notevolmente il suo gioco e l’avversione al rischio, inculcata dallo stile del suo capo allenatore Marvin Lewis, lo portava a lanciare subito un incompleto fuori dal campo appena la linea collassava e il gioco si “rompeva”. Insomma  l’esatto opposto degli Aaron Rodgers, Russell Wilson e Colin Kaepernick che facevano sognare i tifosi e attiravano l’attenzione dei telecronisti.
I Bengals capirono che dovevano fornire al Red Rifle molte munizioni per conquistare la prima vittoria ai playoff.
L’ offensive coordinator Hue Jackson, tanto bravo in quel ruolo quanto deficitario come Head Coach, gli preparò un playbook basato sul gioco corto per i talentuosi ricevitori AJ Green, Marvin Jones e Sanu e per il fenomenale TE, quando sano, Tyler Eifert.
La ricetta funzionò, i Bengals iniziarono la stagione con un record di 8-0 e sembravano aver trovato finalmente il bandolo della matassa, fino alla tredicesima giornata, contro gli acerrimi rivali Pittsburgh Steelers, quando Dalton si fratturò il pollice della mano destra cercando di fermare il ritornare di un intercetto.
Stagione finita per lui, nonostante nelle settimane seguenti si mormorasse di un possibile rientro in caso di avanzamento oltre il primo turno di playoff.
Il suo backup AJ McCarron condusse lo stesso la squadra ai playoff, dove proprio gli Steelers vinsero una partita dal finale incredibile (troppo doloroso per me da ricordare), ponendo all’atto pratico la parola fine all’era Marvin Lewis a Cincinnati, nonostante l’allenatore abbia prolungato l’agonia per altre tre orribili stagioni, in barba alle critiche dei tifosi, degli opinionisti sportivi e di tutte le più comuni regole di buon senso.

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Gli anni orribili

Gli ultimi tre anni sono stati un inferno per Andy Dalton,  con una linea offensiva imbarazzante, frutto di una politica di ringiovanimento nel draft 2015 che ha visto chiamare alle prime due scelte i tackle Ogbuhei e Fisher a scapito della successiva mancata riconferma del fenomenale LT titolare, nonché capitano, Andrew Withworth.
La società scommise il futuro della linea su quei due prospetti, rivelatisi totali fallimenti, e sull’evoluzione del peggior centro della lega, Russell Bodine, (l’anagramma italiano rende bene: bidone), che solo a Cincinnati sotto Marvin Lewis e il coach della linea offensiva Paul Alexander poteva concludere i suoi 4 anni di contratto da rookie senza mostrare il benché minimo segno di miglioramento ma restando titolare fisso senza concorrenza nel ruolo. Andy Dalton ha dovuto preoccuparsi più di portare a casa la pelle visti i numerosi sacks subiti dalla squadra (41-40-37 negli ultimi tre anni contro i 23 del 2014!) che di completare i passaggi.
Il suo gioco è peggiorato nelle statistiche a causa della pressione che lo costringeva a lanciare immediatamente visto il collasso costante della linea, ma il giocatore in realtà non si è affatto involuto.

Valutazione del giocatore

Andy Dalton, a mio giudizio, è un QB che nel ranking può inserirsi tra il 12° e il 16° posto, quindi quella classica posizione che mette in difficoltà i General Manager delle società, che sanno di non avere un campione tra le mani, ma sono consci di avere un giocatore capace di portare a casa buoni risultati se accoppiato ad un supporting cast di livello.
Il fatto che sia anche una persona squisita umanamente, adorato dai compagni e ben voluto dalla Comunità per le sue opere di beneficienza, ha reso impossibile abbandonare il progetto da parte di una società che tende ad affezionarsi ai giocatori e ad onorare il contratto anche quando non rendono quanto sperato.
La caratura umana del personaggio si può esemplificare ricordando questo episodio: a seguito dell’ultima partita di stagione regolare nel 2017, con la squadra già esclusa dai playoff, un suo lancio completato per Boyd a 1:23 dalla fine ha regalato ai Buffalo Bills l’accesso ai playoff dopo 17anni a scapito dei Ravens; i tifosi dei Bills lo ringraziarono donando alla sua associazione 415.000$. Dalton all’inizio dell’anno successivo ricambiò donando 450.000$ al reparto oncologico infantile dell’ospedale di Buffalo.

Prospettive future

Il valore tecnico del giocatore è noto e i margini di miglioramento sotto Marvin Lewis erano ormai minimi.
Quest’anno i Bengals hanno finalmente cambiato rotta dopo 16 anni senza una vittoria ai playoff, scegliendo un allenatore giovane, dalla mentalità offensiva, come l’ex allenatore dei QB dei Rams, Zach Taylor.
Il coach che ha contribuito all’esplosione di Jared Geoff, ha il compito di valutare Dalton nei suoi ultimi due anni di contratto (18° QB più pagato della lega, quindi ampiamente in linea con il valore del giocatore) e capire se può essere il futuro della società o l’ultimo pezzo dell’era Lewis da accantonare per voltare definitivamente pagina e optare per un football più moderno.
Il playbook provato al training Camp e in preseason ha già dimostrato che Taylor ha capito perfettamente come valorizzare al meglio il suo QB: un blocking TE selezionato al 2° giro del draft, Drew Sample, per puntellare una traballante linea offensiva che la società sta ricostruendo ma che ha visto perdere per tutta la stagione per infortunio il LT prima scelta Jonah Williams e per tutta la carriera la miglior guardia del roster Clint Boiling; passaggi corti con traiettorie cross al centro del campo; un roster pieno di WR e RB di primissimo livello.
Manca un unico tassello per esprimere il giudizio finale sul futuro di Andy Dalton: riuscirà Zach Taylor a dare quel cambio di mentalità insegnandogli a giocare per vincere ed elevando il suo gioco nelle partite decisive, prendendosi qualche rischio in più rispetto al gioco timido e difensivo di Marvin Lewis?

Alternativa

Nel frattempo i Bengals hanno deciso di assicurarsi il rookie Ryan Finley, con un trading up al 4° giro, manovra rarissima nel recente passato dei Bengals, come potenziale back up da sviluppare in questi due anni finali di contratto del n° 14 nero arancio.
Personalmente credo che la scelta sia stata valida solo in prospettiva di avere la perenne riserva di Dalton, viste le analogie, non solo fisiche, tra i due giocatori. Qualcuno dovrà poi spiegare perché a Cincinnati vengono scelti solo QB con capelli rossi/biondo fragola come Dalton, Finley, Driskel e in passato il mitico Boomer Esiason.
Finley non sembra avere i margini futuri per essere un valido miglioramento rispetto a Dalton. Penso che in tale ottica sarebbe stato meglio puntare su un QB come Drew Lock che è il classico bust or star, che avrebbe dato l’opportunità a coach Taylor di valutare quest’anno le capacità dei suoi QB e programmare eventualmente una successione stile Smith-Mahomes a Kansas City.

Andy Dalton Bengals Falcons

Conclusioni

Andy Dalton ha dichiarato provocatoriamente in passato, a fronte delle molte critiche ricevute, di voler essere il peggior quarterback della storia a vincere un Super Bowl.
Purtroppo per i tifosi dei Bengals questo non avverrà di sicuro quest’anno, ma ci sono ottime probabilità che produca buone prestazioni con statistiche analoghe alle sue annate migliori, nonostante i problemi della linea offensiva.
Sicuramente sarà una buona scelta per il Fantasy Football, specie nelle partite contro squadre avversarie mancanti di buoni linebacker, che saranno molte visto il facile calendario dei Bengals.
Le partite serali saranno invece il responso finale se valga o meno puntare su di lui per il futuro oppure a malincuore considerarlo un buon quarterback, incapace di fare la differenza da solo, che non potrà mai portare la sua squadra a vincere un Super Bowl.

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Giorgio Prunotto

Appassionato da 30 anni di football americano e dei Cincinnati Bengals, stregato dal design del loro casco, dalle magie di Boomer Esiason e dalla Ickey Shuffle.

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2 Commenti

  1. Aaron Rodgers, Russell Wilson e Colin Kaepernick … Giorgio mettere Colin nella stessa frase di 2 mostri degli ultimi 10 anni mi sembra un po troppo…. e te lo dice un tifoso dei 49ers !!!
    😉

    1. Oggi in effetti si potrebbe essere condannati per blasfemia!
      Io mi riferivo al 2012/2013 quando Colin era visto come un fenomeno in ascesa destinato a grandi successi. Li ho accumunati perché tutti e tre avevano uno stile di gioco spumeggiante, diverso da Brady per intenderci.
      Sui siti dei tifosi dei Bengals il paragone Andy-Colin era onnipresente e non so quanti all’epoca fossero convinti che i Bengals avessero fatto la scelta giusta.
      Ancora oggi una buona parte di loro vorrebbe una trading di Dalton in cambio di un buon Tackle o un LB più una pick.

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