Uno sguardo al 2018: Oakland Raiders

A stagione conclusa, vi proponiamo la review della stagione 2018 delle trentadue squadre NFL. Oggi è il turno degli Oakland Raiders.

COME DOVEVA ANDARE…

L’exploit del 2016, chiuso con un record di 12-4 e con il ritorno ai playoff, si era rivelato un fuoco di paglia e la stagione successiva si era conclusa con un mediocre 6-10 e con il licenziamento di coach Jack Del Rio, sostituito dal pupillo di Mark Davis Jon Gruden.
Parte della tifoseria si attendeva un ritorno immediato agli antichi fasti, ma gli osservatori più cauti nutrivano qualche dubbio che il vecchio e forse arrugginito Chucky potesse rimettere in carreggiata già da subito una barca alla deriva nonostante una ciurma con qualche elemento di talento.
Un record compreso tra 6-10 e 8-8 sembrava l’obiettivo più realistico per una squadra da ristrutturare e invece…

…E COME E’ ANDATA

Prima ancora di incominciare la stagione ci sono stati segnali poco positivi, con l’holdout di Khalil Mack, il giocatore più rappresentativo della squadra desideroso di firmare un rinnovo contrattuale degno di un campione del suo calibro.
Gruden ha rivoluzionato il roster firmando tanti giocatori che avevano qualche legame passato con i vari allenatori del coaching staff; l’idea era quella di avere giocatori in grado di assimilare velocemente la nuova filosofia di gioco ed aiutare i coach a trasmettere i concetti ai compagni più giovani. Molti di questi giocatori non sono durati a lungo ad Oakland, e gli è stata mostrata la porta prima ancora di essere riusciti a disfare la valigia. Durante tutta la stagione i tifosi si sono trovati a chiedersi se Gruden avesse davvero idea di cosa stesse facendo o se stesse semplicemente improvvisando andando a tentativi nella speranza di azzeccare una scelta.
La trade che ha mandato Mack a Chicago ha scosso la Raider Nation, ed i risultati e le prestazioni sul campo hanno messo in crisi anche i più appassionati tifosi.

Pubblicità

Sono arrivate sconfitte a ripetizione e, dopo un paio di partite dove comunque la squadra aveva mostrato qualche idea, per buona parte della stagione ci si è trovati a guardare una squadra che non sembrava composta da professionisti. Per diverse settimane le malelingue hanno accusato la squadra di “tanking”, di perdere di proposito, ma verso la fine del 2018 una reazione d’orgoglio ha portato qualche vittoria ed un po’ di speranza.
Il record finale di 4-12, l’addio a Khalil Mack e ad Amari Cooper, il licenziamento del GM Reggie McKenzie e l’apparente addio alla città di Oakland (poi rimandato almeno di una stagione con l’accordo stipulato per giocare al Coliseum anche nel 2019 con una opzione anche per il 2020 qualora lo stadio a Las Vegas non dovesse essere pronto in tempo) hanno causato tante lacrime e sofferenza.

COSA HA FUNZIONATO…

Per dovere è necessario riempire anche questa sezione, ma cosa ha funzionato davvero nel 2018?
Il TE Jared Cook ha avuto un anno da record (personali) con 68 ricezioni per 896 yard e 6 TD e il DT rookie Maurice Hurst (talento da primo round scelto al quinto giro perché tante squadre si sono fatte spaventare dalla sua condizione cardiaca da tenere sotto controllo) ha messo a segno 4 sack e 1 fumble forzato dimostrandosi uno dei giovani interior linemen più interessanti della stagione. La squadra, dopo tanto penare nel ruolo, ha trovato un kicker affidabile nel rookie Daniel Carlson.

Reggie Nelson Raiders BRowns

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Abbiamo un limite di caratteri? Avete impegni questa settimana?
A parte le battute sono tantissime le cose che non hanno funzionato, alcune controllabili altre legate ad un po’ di sfortuna. Certamente è stato difficile vedere le basi di un progetto nel lavoro fatto da Gruden e tante scelte, come detto, sono sembrate frutto di improvvisazione più che di un ragionamento. A peggiorare le cose ci sono stati alcuni infortuni importanti, che hanno colpito soprattutto la linea offensiva che si è rivelata per gran parte della stagione incapace di proteggere decentemente un apparentemente timido ed involuto Derek Carr (51 sack subiti). Carr si è però ripreso con l’avanzare della stagione e, seppur quasi mai vicino per rendimento al candidato al titolo di MVP 2016, ha dato l’impressione che meglio protetto possa diventare il franchise QB che la squadra attende da troppo tempo.
La difesa guidata da Paul Guenther non ha convinto, anche se qualche raggio di sole si è visto spuntare a stagione ormai compromessa.

E ADESSO?

Gruden ha firmato un contratto di 10 anni e Mark Davis gli concederà certamente qualche anno per raddrizzare la situazione. La pressione su Chucky però sarà alta, perché in gioco non c’è solo il suo lavoro e il lauto stipendio che viene con esso, ma anche la sua faccia.
Al posto di Reggie McKenzie è arrivato l’ex analista televisivo Mike Mayock a fare da General Manager. Il suo rapporto con Gruden sembra buono e con le tante scelte al Draft e il grande spazio sotto il salary cap a disposizione ci sono tutte le condizioni per iniziare una ricostruzione fatta con criterio.
In attesa del Draft abbiamo assistito ad una Free Agency con qualche colpo ad effetto, come la trade per il fenomeno degli Steelers Antonio Brown. Sono arrivati anche l’ex WR dei Chargers Tyrell Williams e l’OL ex Patriots Trent Brown. Per la difesa sono arrivati il S Lamarcus Joyner, che verrà presumibilmente impiegato anche come slot CB, e il LB Vontaze Burfict, troppo spesso agli onori della cronaca per comportamenti poco corretti in campo.

Prevedere come andrà il 2019 sarebbe una impresa ardua anche per il miglior Nostradamus. Troppo è cambiato, troppo deve ancora avvenire. Utilizzare nel modo giusto le tante scelte al Draft a disposizione e mettere in campo una linea d’attacco capace di proteggere Carr saranno le sfide più importanti per Gruden e Mayock.
Non ci resta che attendere, nella speranza che le prestazioni in campo siano degne di una squadra di professionisti. L’importante è partecipare, ma non ditelo a Vince Lombardi né agli appassionati tifosi nero-argento.

[clear]
Merchandising Merchandising

Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.