Uno sguardo al 2018: Arizona Cardinals

A stagione conclusa, vi proponiamo la review della stagione 2018 delle trentadue squadre NFL. Oggi è il turno degli Arizona Cardinals.

COME DOVEVA ANDARE…

Dopo due stagioni da playoff e due a metà del gruppo, i Cardinals arrivavano ai nastri di partenza della stagione 2018 con molti punti interrogativi, a partire da quello del nuovo head coach, quel Steve Wilks scelto dalla dirigenza dei Red Birds dopo un solo anno come defensive coordinator con i Carolina Panthers. Il ritorno dall’infortunio che lo aveva tenuto fuori praticamente per tutta la stagione 2017 dell’ottimo runner David Johnson, la presenza del receiver futuro hall of famer Larry Fitzgerald, l’arrivo del nuovo regista Sam Bradford e la scelta al primo giro di un prospetto molto interessante come il quarterback Josh Rosen, sembravano in ogni caso poter offrire un minimo di stabilità all’attacco. La difesa era comunque risultata la sesta nell’intera NFL per yard concesse l’anno precedente e l’arrivo di un coach difensivo come Wilks non poteva che avere un impatto positivo, anche se rimanevano dei dubbi perché dopo molti anni di 3-4, il reparto difensivo tornava allo schieramento base 4-3. In una division molto competitiva i Cardinals erano indicati da quasi tutti gli analisti fra l’ultimo e il penultimo posto, ma molti pensavano che potessero essere comunque un avversario da prendere con le molle.

…E COME È ANDATA

Un dato è sufficiente a raccontare la stagione dei Red Birds: era dal 2000 che i rossi dell’Arizona non vincevano così poche gare, cioè tre, e di peggio, l’ultima volta, i Cardinals avevano fatto addirittura nel 1959, nella stagione cioè che chiudeva la loro permanenza in quel di Chicago. Le uniche vittime di Arizona sono stati i 49ers, che sono riusciti a perdere contro Fitzgerald e compagni addirittura due volte, e i Green Bay Packers, che hanno considerato una tale onta l’essere andati k.o. in casa contro gli uomini di Wilks, che hanno immediatamente licenziato l’head coach McCarthy. Battute a parte, in mezzo alle rare vittorie, qualche sconfitta onorevole, come le due subite contro Seattle o quelle contro i Bears ed i lanciatissimi Chiefs e alcuni stop veramente imbarazzanti. Il totale delle due partite perse contro i Rams è di 9 punti segnati e 65 subiti, poi sono arrivati il -35 patito contro Denver ed L.A. Chargers, il -26 contro Atlanta, e lo stop subito in casa contro i Raiders, altro team che ha vissuto un 2018 terribile.     

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COSA HA FUNZIONATO…

La risposta potrebbe essere “i soliti noti”. Nel peggior reparto offensivo della Lega, il veteranissimo Larry Fitzgerald ha ricevuto 69 palloni, il dato più basso dal 2004 se si considerano le stagioni in cui Fitz ha giocato tutte e sedici le partite, per 734 yard e 6 mete, ma alla verde età di 35 anni il prodotto di Pittsburgh si è confermato il terminale più affidabile per Rosen con appena 3 palle droppate. Nota di merito anche per il rookie Cristian Kirk che prima di essere messo k.o. da un problema al piede, ha messo a segno 43 ricezioni per 590 yard ma soprattutto ha ricevuto ben 8 lanci da oltre 20 yard, confermando nel complesso di essere un elemento su cui i Cards possono fare affidamento per gli anni a venire. La difesa non ha fatto molto meglio dell’attacco, ma Patrick Peterson è stato ancora una volta fra i migliori cornerback del campionato, risultando settimo per rendimento secondo il Pro Football Focus. Da segnalare anche le stagioni sicuramente positive del linebacker Bynes, unico a salvarsi in un reparto che è stato fra i peggiori nel rushing game, e di Chandler Jones che pur accusando un calo a fine stagione ha comunque terminato con 13 sack     

fitzgerald cardinals 49ers

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Sulle cose che non hanno funzionato in casa Cardinals nel 2018 si potrebbe scrivere un libro, ma vediamo le più eclatanti. In molte partite Arizona ha dato l’impressione di non essere pronta né mentalmente né tatticamente. L’attacco, nonostante fosse affidato ad un coach esperto come Mike McCoy ha ammassato una lunga serie di errori mentali oltre che tecnici e non a caso l’offensive coordinator è stato silurato prima ancora di essere arrivati a metà stagione. In ogni caso i Red Birds hanno chiuso con il peggior attacco dell’intera NFL in molte categorie (punti segnati, yard totali guadagnate e yard guadagnate su corsa, tempo di possesso, solo per citarne alcune). Una linea offensiva già debole di suo è stata decimata dagli infortuni col risultato che il povero quarterback rookie Josh Rosen, promosso titolare dopo le prestazioni disarmanti di Bradford, si è trovato a correre per salvare la pelle nella maggior parte delle azioni e che un buon runner come David Johnson ha corso alla insufficiente media di 3,6 yard a portata. Una difesa che nel 2017 era stata fra le migliori in fatto di yard concesse, ha mal digerito il passaggio dalla 3-4 alla 4-3 ed è scesa al ventesimo posto nonostante Wilks fosse stato ingaggiato proprio per il suo curriculum difensivo.              

E ADESSO?

QB or not QB… questo è il problema. I Cardinals hanno la prima scelta assoluta nel Draft 2019 e da mesi sono al centro di una ridda di voci. Tutto nasce dalla frase “Lo sceglierei al primo giro dei draft se potessi” con cui il nuovo head coach di Arizona Kliff Kingsbury, uno che prima di essere ingaggiato dal general manager Steve Keim non aveva allenato un minuto nella NFL, aveva commentato le prestazioni del regista di Oklahoma Kyler Murray nell’ottobre scorso, quando ancora era head coach di Texas Tech. E con la decisione di Murray di abbandonare la carriera nel baseball per perseguire quella della NFL, questo desiderio potrebbe diventare realtà. Però, direte voi, i Cardinals non avevano già preso un quarterback al primo giro lo scorso anno? Già, e infatti in caso di scelta di Murray sicuramente Rosen sarà indirizzato verso altri lidi; si parla soprattutto di Giants e Redskins.

Alla fine credo che Kingsbury opterà per prendere Murray, commettendo, temo, un grave errore perché ad Arizona farebbe molto più comodo un difensore come Joey Bosa o Quinnen Williams, o meglio ancora, se si trovasse l’acquirente, Keim potrebbe barattare il posto numero uno in cambio di una serie di scelte. Per il resto finora l’offseason dei Cardinals è stata enigmatica. Da un lato sono arrivati molti free agent, di cui almeno due, il linebacker Hicks ed il tackle offensivo Gilbert, di sicuro valore, ma anche piuttosto fragili fisicamente. In più è approdato nel deserto quel Terrell Suggs che a 37 anni potrà comunque ancora dare una mano alla pass rush dei Red Birds. In compenso sono stati lasciati andare giocatori che avrebbero fatto comodo, come il linebacker Josh Bynes, il defensive tackle Olsen Pierre, l’edge rusher Markus Golden, la safety/linebacker Bucannon e la guardia Aboushi, uno dei meno negativi della offensive line edizione 2018. Alla fine comunque molte delle fortune dei Cardinals e del loro l’inesperto head coach dipenderanno dal rendimento del giocatore il cui nome verrà pronunciato per primo dal Commissioner Roger Goodell la sera del 25 aprile.

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