Zach Miller: all’inferno e ritorno

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29 ottobre 2017. I Chicago Bears, reduci da due vittorie vanno a New Orleans per incontrare i Saints del trio delle meraviglie Brees/Ingram/Kamara. La squadra di John Fox non riesce a tenere il passo, e all‘halftime i Saints conducono 14 – 3.

I Bears tentano la rimonta e riescono ad avere la palla sulle 25 dei padroni di casa, con 5:55 da giocare nel terzo quarto. Il rookie QB Mitchell Trubisky prende la palla e fa un lancio in end zone. Qui, sta arrivando il TE Zach Miller, coperto dal Safety Rafael Bush. Miller riesce a prendere la palla e rotola in endzone. La grafica di Fox Sports fa partire l’animazione del touchdown (che verrà poi annullato in seguito alla stupidissima interpretazione di una ancora più stupida regola sul catch), i Bears festeggiano. Solo Miller, il diretto interessato, è a terra. Il primo ad accorgersi che c’è qualcosa che non va è il WR Tre McBride, e piano piano arrivano anche tutti gli altri. Miller non sta bene. Il replay mostra quello che è successo: la gamba sinistra del TE dei Bears, nel contatto con la terra, si piega in modo totalmente innaturale. Un infortunio che purtroppo ricorda quello a cui Jhonny Knox ha sacrificato la sua carriera.

Sulle prime, allo staff medico dei Bears si presenta un giocatore con una probabilissima lussazione del ginocchio. Il giocatore è tranquillo, e dice ai medici “Il mio ginocchio è andato, fratello!”. Purtroppo le cose stanno molto peggio di come sembrano. Miller ancora non lo sa, ma la sua gamba ha sofferto la rottura di un’arteria. Per fortuna l’assistente allenatore Sid Dryer si rende conto del pericolo dopo aver constatato che il giocatore non ha battito nel piede. Con un’emorragia di questa gravità in corso, è questione di minuti: bisogna agire subito. L’obiettivo è uno solo: salvare la gamba del giocatore.

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Miller viene catapultato in sala operatoria. L’unica cosa che ricorda di quelle lunghe ore sotto i ferri, dove gli dovranno riparare l’arteria distrutta prendendone un pezzo dall’altra gamba, è lui che dice al chirurgo “Per favore, non mi tagli la gamba”.

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L’operazione va bene. Sarà solo la prima, fondamentale, di una lunga serie. La vicinanza della moglie Kristin e del papà aiutano Zach in quei momenti terribili. Successivamente arrivano anche i messaggi di supporto da tutto il mondo NFL e sportivo in generale. Ma anche da semplici fans che vogliono far sentire la loro vicinanza. Il TE dirà poi: “Ho imparato che ci sono ancora un sacco di belle persone a questo mondo. Sono stato colpito dall’amore”. Va a trovarlo in ospedale il presidente dei Bears, George McCaskey, che resta in città per tre giorni dopo la partita. Miller riceve la visita dei compagni di squadra, e anche del gruppo TE dei Saints.

Dicevamo delle operazioni. Le prime otto gli permettono di ritornare ad una partita dei Bears, seppure solamente nella sideline, e vedere i suoi compagni vincere a Cincinnati il 10 dicembre. Da lì in poi un lento e costante recupero derivato da una riabilitazione ossessiva che gli permette di ritornare a correre, ad allenarsi in palestra e a tentare di rientrare nella forma giusta per tornare a giocare. Nel frattempo, dopo aver ricevuto l’ovazione dal Soldier Field, sta aiutando, nella nuova gestione Nagy, il team a migliorare analizzando gli errori. La cosa sta funzionando, e Miller ora è sempre alle partite con la squadra, sia in casa sia in trasferta.

Squadra che, in una mossa di alta classe, gli ha rinnovato il contratto per tutta la stagione 2018 pur sapendo che non c’erano praticamente possibilità di vederlo giocare. Bears style, baby.

Noi tifosi Bears lo supportiamo, e speriamo di vedere di nuovo il numero 86 scendere in campo con i suoi compagni a regalare ancora numerose gioie agli Orsi di Chicago.

L’urlo del popolo Bears chiede vendetta, e il nostro augurio per quest’anno è che Miller vada con il team a giocarsi una partita di Playoff a New Orleans, e che la vinca.

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2 Commenti

  1. Da tifoso dei Packers spero con tutto il cuore di vedere questo campione in campo nella più antica e sentita rivalry d’America.

  2. Mi ricorda la storia di Shawn Livingston dei Golden SState Warriors di basket, tornato a giocare dopo un calvario altrettanto difficile

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