[NFL] Week 10: Oakland sta bruciando (Los Angeles Chargers vs Oakland Raiders 20-6)

Oakland is burning… letteralmente e figurativamente. Gli incendi che hanno devastato la California hanno colpito pesantemente anche la zona intorno allo stadio, rendendo l’aria malsana. Un pensiero va a chi ha subito una vera tragedia, a chi ha perso tutto e non ha neanche più un tetto sopra la testa.

Se ci perdonate il parallelo, all’Oakland Coliseum si è assistito all’ennesima tragedia sportiva e i fan nero-argento, già feriti dall’avvicinarsi del trasferimento dei Raiders a Las Vegas, hanno dovuto assistere all’ennesima umiliazione.

La squadra di Jon Gruden è troppo brutta per essere vera, e agli errori (tanti) si aggiunge anche la poca ispirazione. Certo, è difficile essere aggressivi se non si riesce a tenere in piedi il proprio QB (4 i sack subiti da Derek Carr), ma in alcuni momenti ci si chiede se sia possibile vedere tanta pochezza su un campo NFL.

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I Raiders non hanno iniziato neanche male, avanzando nel primo drive fino alla linea di 1 iarda avversaria. I Silver & Black hanno percorso 80 yard in 13 azioni, ma hanno messo sul tabellone solo 3 punti dopo che il WR Dwayne Harris non è riuscito a segnare con una jet sweep in cui i blocchi non hanno funzionato come previsto. A fine partita Gruden dirà che i Chargers in questa stagione hanno sofferto quel genere di azioni, ma l’esecuzione non è stata impeccabile. Continua quindi l’incapacità di concretizzare dentro la red zone.

Il punto più alto della partita per i nero-argento è stato un fake punt in cui il rookie Johnny Townsend ha finto di calciare via la palla e poi si è involato sulla sinistra percorrendo ben 42 yard.

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Se l’attacco dei Raiders ancora una volta è risultato anemico, la difesa aveva iniziato bene, forzando due three-and-out consecutivi e limitando i Chargers a 6 yard totali nel primo quarto. Ma se l’attacco non concretizza la difesa, che ormai abbiamo imparato a conoscere bene, non può reggere in eterno. Ecco infatti ripresentarsi le ben note amnesie e i problemi nel chiudere i placcaggi.

I Chargers hanno chiuso il primo tempo in vantaggio 10-3 ed hanno poi allungato nella ripresa quando Melvin Gordon ha ricevuto un passaggio corto di Rivers, bravo ad approfittare di un blitz di 7 difensori che ha lasciato scoperto il RB, e si è involato per 66 yard sgusciando tra un Gareon Conley incapace di chiudere un tackle e un Reggie Nelson fuori posizione.

Il risultato si è fissato sul 20-6 grazie ad i field goal di Daniel Carlson e Mike Badgley ma l’immagine che rappresenta la stagione dei Raiders è quella di Derek Carr che butta per terra la palla per evitare un sack su un tentativo disperato di convertire un quarto down a 4:13 dalla fine, dalle 19 dei Chargers, sotto di 14 punti. E’ possibile che non si sia riusciti a disegnare uno schema che permettesse al QB per lo meno di lanciare in end zone nella speranza di trovare un ricevitore?

In campo i giocatori si sono impegnati, anche se dal risultato non si direbbe, ma è innegabile che nello spogliatoio nero-argento c’è sconforto. Un reporter ha detto di aver sentito un veterano dire ad un compagno “Devo trovare il modo di andarmene via da qui” (versione edulcorata)

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Maurice Hurst, un sack domenica e 3 in stagione, non vuole sentire parlare di tanking; i giocatori stanno facendo il massimo anche se non si vede la luce in fondo al tunnel

I Chargers hanno forse sofferto più del dovuto, ma alla lunga hanno ristabilito i rapporti di forza vincendo in scioltezza la loro sesta partita consecutiva e restando in scia ai temibilissimi Chiefs, che però hanno due partite ancora da giocare contro questi Raiders sgangherati.

Per la squadra di Los Angeles ha brillato Melvin Gordon, che ha corso 18 volte per 93 yard (5.2 di media) ed ha ricevuto 5 passaggi per 72 yard e 1 TD. Rivers si è limitato a fare il compitino risultando però preciso e decisivo quando necessario.

Il fumo nero, nel cielo di Alameda, si sta diradando, ma il fumo nero nello spogliatoio dei Raiders è sempre più denso. Per gli osservatori è ormai quasi impossibile trovare qualcosa di positivo da indicare come punto di partenza per una ricostruzione. Non c’è gioco, non c’è fantasia, non c’è pressione sul QB avversario… il progetto Gruden non potava iniziare in maniera peggiore.

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Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

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