[NCAA] La rivalità della settimana: Michigan Wolverines at Ohio State Buckeyes

Michigan Wolverines #4 at Ohio State Buckeyes #10
Serie: 114 incontri, Michigan in vantaggio 58-49-6

Ci siamo, il tempo è finalmente giunto: The Game è qui. Sabato, in un mezzogiorno di fuoco, (le 18 italiane) va in scena la 115ª edizione di quella che, nel lontano ma non troppo anno 2000, è stata definita da Espn come la più grande rivalità sportiva del nord America: U-M vs OSU, Michigan contro Ohio State è tradizione, rivalità, testa a testa, battaglia atavica. Corre anno pari e quindi si gioca nel catino infernale di Columbus; al “The Shoe” è atteso l’arrivo di 100mila e più (!) persone per quello che è riconosciuto essere, playoff esclusi, l’evento dell’anno nel mondo del College Football. Mai, come in questa partita, la sottile linea che divide vittoria e sconfitta, gloria e disonore si assottiglia fin quasi ad annullarsi; il dettaglio e il particolare diventano fondamentali e tutto risplende di una patina più luccicante, anche una misera yard guadagnata a metà campo.

1986-Michigan-Ohio-State

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Quello che rende questo scontro unico, e tanto eccezionale quanto indispensabile all’appagamento di americani e non, è in primis da ricercarsi entrando nelle pieghe della storia, quando il football non era ancora nato. Corre il biennio 1835-36 e ad infiammare è la battaglia di Toledo tra lo stato federato dell’Ohio e quello, in via di divenirlo, del Michigan. La contesa era una terra di confine, la striscia di Toledo, che l’allora Presidente Andrew Jackson si risolse di dare all’Ohio in cambio di adatti benefici ai delusi michiganians, tra cui quello dell’annessione.

Non passò molto che la disputa intaccò l’ideologia culturale oltreché sportiva delle due università; in pratica è dal 1870, anno di nascita della OSU (Michigan era già presente dal 1817) che i due istituti polarizzano l’attenzione e diventano teatro privilegiato della rivalità. Nel football collegiale, il primo incontro risale al 1897 (34-0 Michigan ad Ann Arbor); dal 1918 la partita diventa riferimento annuale, ma è solo dal 1935 in avanti che la si sposta all’ultima gara di stagione regolare (il penultimo/ultimo sabato di novembre) come un qualcosa che scandisce inesorabilmente il tempo e che entra nel calendario biologico di tutti.

La supremazia dei Wolverines si registra, in un primo momento, fino agli anni ’30 del Novecento quando, con l’arrivo di coach Francis Schmidt, Ohio State gode di un periodo favorevole e batte i rivali quattro volte di fila (somma totale di 112-0). Ma è solo tempo di transizione; negli anni ’40 Michigan torna in auge, arriva ad un punto altissimo del proprio programma e spazza via in più occasioni gli odiati rivali.

Tra il 1951 e il 1968 il leggendario coach Woody Hayes porta i Buckeyes alla conquista della scena (12 vittorie su 18) ma quando un suo ex-assistente, Bo Schembechler, inizia a camminare sulla sideline di Michigan le cose cambiano e le sfide diventano sempre più equilibrate, imprevedibili. Negli anni novanta Michigan torna a imporsi mentre, coll’avvicinarsi ai giorni nostri, le gioie dei Buckeyes fanno da contraltare alle delusioni dei Wolverines…

Preview e curiosità

Ohio State arriva da un filotto, inaugurato nel 2012, di ben 6 vittorie consecutive. Urban Meyer ha sempre vinto contro Jim Harbaugh ma quest’anno i due coach condividono una cosa; entrambi sono molto probabilmente a fine corsa, avvertono che questo sarà il loro ultimo grande ballo e quindi non possono permettersi di mancare l’occasione. Michigan arriva da favorita ma con molto più peso sulle spalle: i playoff sono vicinissimi e perciò perdere all’ultima giornata sarebbe disastroso, una delle sconfitte più atroci del tempo recente. D’altra parte Ohio State è sollevata da tutte queste pressioni; non ha mire da titolo, se la giocherà con più tranquillità pur sapendo che in palio, tra le altre cose, c’è il titolo della Big Ten East.

Shea Patterson michigan

Sul piano tecnico si sfidano due ottimi attacchi e altrettanto valide difese (quella di Michigan è la migliore della nazione); nei Wolverines Patterson dovrà mantenere alto il livello del suo gioco, essere preciso e consapevole perché la difesa di OSU appare molto più vulnerabile degli scorsi anni: le corse di Higdon e i lanci in profondità per Collins e People-Jones possono causare grandi grattacapi. Dall’altra parte Haskins è atteso dalla famelica linea difensiva dei Blue e dovrà tirare fuori tutto il possibile dal suo repertorio: corse e lanci, sperando nell’aiuto di Dobbins dal backfield e di K.J. Hill tra i ricevitori. 

Nel frattempo, al campus di Columbus l’idrante con il simbolo e i colori di Michigan è ancora al suo posto (in un praticello davanti alla sede di veterinaria, dove cani e gatti ci vanno ad espletare i propri bisogni): gli studenti stanno già cancellando dalle insegne tutte le “M” possibili e anche sui social Ohio State ha adottato un approccio molto altezzoso (“BTTUN”, battete quella squadra su a nord). Frase che spunta addirittura anche tra le culle dell’ospedale di Columbus: tutti i bambini che nascono questa settimana ricevono una copertina che riporta lo slogan forgiato dai Buckeyes.

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https://twitter.com/OSUWexMed/status/1065394509838721025

Infine: Michigan è favorita ma questa partita, più delle altre, non può godere di un pronostico senza appello. L’augurio è quello di assistere ad una gara punto a punto come quella magica del 2016: quell’anno fu un 4th&1 alquanto dubbio che risolse, al secondo overtime, in favore di OSU. Quel che è certo è che a prescindere da tutto, ma proprio tutto, fossimo in voi non ci perderemmo questo spettacolo.

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