[NFL] Week 5: Io sono leggenda (Washington Redskins vs New Orleans Saints 19-43)

Forse questa è l’ultima volta che indosso l’uniforme da football… potrebbe essere la fine della mia carriera”.

E’ l’ultimo giorno del 2005 e il ventiseienne Drew Brees è appena tornato sulla sideline della sua squadra, i San Diego Chargers, pochi minuti dopo aver subito un terribile infortunio alla spalla destra, quella del braccio con cui lancia e, dopo aver parlato col medico del team, è devastato al pensiero che la sua carriera possa essere già al capolinea. Il giorno dopo, la radiografia conferma la gravità della cosa “in pratica tutto quello che teneva insieme la mia spalla era ridotto a brandelli” ricorda lo stesso Brees nella sua autobiografia “Coming back stronger”.

Nessuno, nemmeno l’ottimista più incallito, avrebbe potuto prevedere che quasi tredici anni dopo, la stessa spalla uscita distrutta in un tentativo di recupero di fumble, avrebbe permesso a Drew Brees di diventare il recordman per yard passate nella storia della NFL, superando nella stessa sera due fuoriclasse assoluti come Brett Favre e Payton Manning i cui totali di yard passate si differenziavano di appena 102 yard (71.940 per Manning, 71.838 per Favre). E l’atto finale di questa incredibile storia si è svolto lunedì sera davanti all’intera nazione contro i Washington Redskins, quando Brees, cui a inizio gara mancavano 151 yard per passare Manning e agguantare il records, ha pescato completamente libero il rookie Tre’Quan Smith, che con una ricezione da 62 yard ha regalato al suo quarterback un record clamoroso.

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Drew Brees è il nuovo Re delle yard su passaggio

Un’emozione particolare per Brees è stato festeggiare questa impresa incredibile davanti al suo pubblico, il pubblico di New Orleans, cui è legato da un rapporto particolare. Pochi mesi dopo l’infortunio, liberato dai Chargers e virtualmente scartato da Miami, il cui staff medico riteneva che Brees avesse appena il 25% di chance di tornare a giocare, il prodotto da Purdue fu infatti acquisito dai Saints e arrivò nella Big Easy un anno dopo l’immane catastrofe che aveva colpito la città, l’uragano Katrina. Come molti hanno detto, la città cercava un eroe, e l’avrebbe trovato in Brees che in quel 2006 scelse una città in ginocchio e una franchigia con un curriculum discutibile che però credeva in lui e in un suo recupero e a cui il piccolo gigante (in un’epoca in cui anche i quarterback hanno un fisico da Superman, Brees è infatti alto “appena” 183 centimetri) ha regalato un Superbowl, numerose apparizioni ai playoff, e un football offensivo sempre spettacolare.

E anche il Monday Night contro i Redskins non ha fatto eccezione: in una serata in cui forse il risultato era leggermente meno importante del solito, Brees ed i suoi Saints hanno demolito una difesa solida come quella di Washington chiudendo la gara già dopo tre quarti e mantenendo così il comando della NFC South con un record di 4-1. Il buon Drew non si è fatto tradire dall’emozione ed ha terminato la gara con un mostruoso 26 su 29 per 363 yard, tre mete ed un rating praticamente perfetto di 153,2. Stavolta il suo bersaglio preferito non è stato il solito Michael Thomas, che ha comunque ha portato a casa 74 yard, ma il rookie Tre’Quan Smith che nonostante 3 sole palle catturate ha totalizzato 111 yard e soprattutto ha avuto l’onore di essere stato il terminale del lancio del record di Brees. Bene ha fatto anche un altro “sopravvissuto”, Cameron Meredith le cui 5 ricezioni per 71 yard costituiscono la migliore prestazione di questo 2018 per un atleta che un anno fa di questi tempi stava guardando il football in televisione dopo la rottura del legamento crociato del ginocchio in una gara di pre-season. Contro i Redskins i Saints hanno ritrovato un’altra arma fondamentale, con il ritorno dopo la squalifica del runner Ingram, subito schierato titolare da Sean Payton. La gara di Ingram non è stata indimenticabile (16 portate, 53 yard) ma sono arrivati due touchdown oltre al vantaggio per l’intero team di aver riacquistato un runner “di fisico”, ottimo complemento al più agile Kamara.

La difesa dei Saints ha annullato il rushing game ospite, e non ha demeritato neppure contro il passaggio, ma ha nuovamente mostrato una preoccupante tendenza a regalare giochi a lunga gittata: un problema da risolvere a tutti i costi se coach Payton e i suoi vorranno continuare a giocare fino alla fine di gennaio. Il linebacker DeMario Davis, la safety Bell e i due defensive ends Jordan e Davenport hanno limitato ad appena 39 yard il rushing game dei Redskins mentre ancora i due end più Onyemata hanno messo sotto grande pressione Alex Smith. Nel secondario buona prova dello slot corner P. J. Williams e di Ken Crawley, atleta che in questo 2018 aveva finora deluso.

Tre'Quan Smith Saints Redskins

L’attacco di Washington era privo del receiver Doctson, sicuramente l’arma migliore a disposizione di Alex Smith per i passaggi lunghi, e coach Gruden ha impostato la gara sul tentativo di controllare il possesso sfruttando il running game e le capacità in ricezione dei tight end e del runner Thompson. Quest’ultimo è stato il leading receiver per numero di palle catturate, ma l’incapacità della difesa di contenere Brees e soci ha rapidamente mandato all’aria i piani dell’head coach. Alex Smith è stato abile nello sfuggire alla notevole pressione della difesa di casa ed ha completato anche alcuni bei lanci ma reggere il ritmo infernale dell’attacco di casa si è presto rivelato impresa impossibile, anche se alla fine sono arrivate 275 yard soprattutto grazie a Crowder (4 ricezioni per 55 yard), Richardson (4-50) e al già citato Thompson (6-45). Il rushing game dei Redskins invece ha fatto registrare un non pervenuto: Adrian Peterson ha portato palla 4 volte per 6 yard, Thompson 8 volte per 17 ed il bottino totale degli Indiani parla di 18 corse per 39 yard…

La difesa dei Redskins ha fatto un lavoro egregio limitando due clienti pericolosissimi come Ingram e Kamara (che oltre a essere forti di loro corrono dietro a una delle migliori linee di attacco della NFL) grazie alle notevoli prestazioni dei linebacker Anderson e Zach Brown e soprattutto alle giocate del fortissimo defensive tackle rookie Daron Payne. Il secondario invece ha, come prevedibile, patito l’impressionante forza d’urto del passing game dei Saints, anche perchè Josh Norman è stato assolutamente sotto tono, Moreau ha patito la velocità di Carr e Meredith ed il rookie Stroman si è fatto bruciare dall’altro esordiente Tre’Quan Smith in occasione della meta che ha spaccato in due il match.        

Che fosse arrivato il gran giorno per Brees lo si era capito fin dal primo drive dei Saints: il fenomeno col numero 9 partiva subito forte trovando Michael Thomas per 20 yard poi un suo passaggio screen veniva trasformato da Ingram in un guadagno da 28 yard grazie ai blocchi devastanti della linea offensiva. Alla fine per altro i primi punti per i locali arrivavano grazie ad una corsa di Ingram da 1 yard. I Redskins però rispondevano subito, pur con qualche difficoltà: Alex Smith eludeva la pressione dei Saints e chiudeva un terzo e 15 grazie ad un bel passaggio a Thompson, poi esaltava le doti acrobatiche di Richardson che con un balzo agguantava l’ovale ed erano altre 23 yard. Sul terzo and goal dalle 7 però il defensive tackle Rankins penetrava in mezzo alla linea dei Redskins e metteva a terra Smith, con Washington che doveva così accontentarsi del field goal di Hopkins.

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Thompson Redskins Saints

La palla tornava così in possesso dell’attacco di casa che però ad inizio drive era tutt’altro che spumeggiante: un grande intervento di un dominante Payne faceva perdere yard e pallone ad Ingram che però, per fortuna dei Saints, riusciva a recuperare l’ovale. Poi, due azioni dopo, su un terzo e 8, Kerrigan travolgeva la linea offensiva dei padroni di casa e placcava Brees, ma dopo il fischio la safety Nicholson commetteva la sciocchezza di spingere a terra Ingram: risultato 15 yard di penalità e drive ancora vivo. E con attacchi come quello di New Orleans certi errori si pagano: sulle 42 di Washington infatti Brees trovava Thomas per 31 yard poi Kamara per altre 5. Quindi, su un terzo and goal non trasformato, ancora una penalità, stavolta contro il cornerback Dunbar, regalava un nuovo primo down ai locali con Brees che pescava liberissimo in end zone il tight end Josh Hill per il 13-6 ed il primo sorpasso, quello su Favre, nella classifica “all time”.

Washington, pur dovendo fare affidamento quasi esclusivamente su corse e passaggi corti, riusciva però a segnare altri punti: una bella portata di Thompson fruttava 11 yard quindi una ricezione di Adrian Peterson, che eludeva la copertura di Hardee e poi maltrattava il linebacker Anzalone che cercava di placcarlo, aggiungeva altre 24 yard. Il drive a questo punto andava in stallo, ma Hopkins con un calcio da 53 yard teneva gli ospiti ad una segnatura di distacco. Il problema per i ragazzi di coach Gruden era che l’attacco dei Saints si era ormai messo in moto: due bei passaggi a Tre’Quan Smith e Watson fruttavano 20 yard poi Brees serviva un gran pallone in profondità a Meredith che veniva fermato solo dopo un guadagno di 46 yard. Alla fine ancora Ingram, di potenza, firmava la meta del 20-6. I Redskins stavolta si producevano in un “tre e fuori” e con il rientro in campo dell’attacco Saints il gran momento che tutti aspettavano si stava avvicinando anche se al record mancavano ancora più di 30 yard. E invece Brees scriveva la storia in un solo gioco: il secondario dei Redskins sbagliava la copertura lasciando liberissimo Tre’Quan Smth che veniva prontamente trovato da Brees: 62 yard di galoppata ed era record. Brees veniva prima festeggiato dai compagni poi correva sulla sideline dove lo aspettavano la moglie ed i quattro figli che Brees abbracciava in un momento davvero toccante. Dopo anche l’abbraccio all’architetto dell’attacco dei Saints, l’head coach Sean Payton, il regista di casa tornava in campo anche se la conversione da due tentata dai Saints falliva.

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In compenso Washington sembrava ormai in balia degli avversari e doveva subito cedere il possesso dell’ovale, ma un fumble perso di Meredith restituiva ai Redskins un po’ di speranza anche perché McPhee ritornava l’ovale fin sulle 16 dei Saints. Da qui Alex Smth serviva Crowder con un completo da 13 yard poi si incaricava lui stesso di portare la palla in meta per il 13-26. Se qualcuno però si illudeva che i festeggiamenti avrebbero distratto i Saints si sbagliava di grosso: al rientro in campo dopo l’intervallo infatti Brees serviva i due tight end Hill e Watson per 23 e 8 yard poi ancora sull’asse Brees-Smith arrivava un altro touchdown: il receiver col numero 10 batteva un altro rookie, il cornerback Stroman, e riceveva una gran palla per 35 yard.

I Redskins tentavano un ultimo assalto ma Alex Smith cercava Harris con un passaggio decisamente corto che veniva intercettato da Hardee che riportava la palla per 77 yard, fin sulle 4 dei Redskins. Un’altra penalità contro gli ospiti portava i Saints sulla 1 da dove il quarterback tuttofare Taysom Hill segnava su corsa il touchdown del 40-13. La partita virtualmente si chiudeva qui, anche perchè sul drive seguente Smith veniva saccato dall’end rookie Davenport perdendo l’ovale recuperato dal linebacker Klein. Brees trovava anche il modo di ricevere un suo passaggio (palla deviata da Kerrigan) poi coach Payton resisteva alla tentazione di far lanciare al suo quarterback il TD pass numero 500 (Brees è a quota 499) e praticamente lo relegava al minimo sindacale prima di fargli tributare la strameritata standing ovation al two minutes warning.

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Un Commento

  1. Nulla da eccepire sulla grandezza di Brees e la superiorità dei Saints, ma gli Skins sono stati pessimi. Il primo drive è stato indicativo. La difesa ha limitato i danni su Ingram e Kamara ma le secondarie di Washington sono andate molto male. Josh Norman, il CB più pagato della Nfl, è stato il peggiore, sbagliando l’ennesima copertura sul TD del record di Brees. Su tre terzi down cruciali sono state commesse delle penalità (la più grave quella della safety Nicholson, dopo un sack di Ryan Kerrigan…).
    In attacco, Peterson è stato colpito duro nella sua prima giocata e non si è più ripreso. Smith è stato abbastanza inconsistente (non aiutato dalla OL, questa volta). Ma il vero responsabile della disfatta è Jay Gruden, incapace di motivare la squadra e di proporre un gioco offensivo alternativo ai soliti screen pass…

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