[NCAA] La rivalità della settimana: Michigan Wolverines vs Michigan State Spartans

Michigan Wolverines #6 at Michigan State Spartans #24
Serie: 110 incontri, Wolverines in vantaggio 69 a 36 con 5 pareggi

Da Ann Arbor occorre poco più di un’ora di macchina per arrivare ad East Lansing: sono 65 le miglia che separano i campus rispettivamente della Michigan e Michigan State University. Ma la vicinanza non illuda: sono entrambe molto più distanti dal piacersi di quanto si possa cogliere dal racconto della cartina. E sabato, nel catino dello Spartan Stadium, va in scena la “rivalry” del Michigan, che da noi passerebbe sotto l’etichetta del più classico dei derby: Wolverines contro Spartans, lotta senza quartiere tra cugini per la supremazia nella Big Ten e la primazia nello stato. In pratica, una partita che mette sul piatto gran parte della stagione di entrambe le franchigie.

da Ann Arbor Michigan Stati Uniti a East Lansing Michigan Stati Uniti Google Maps

La storia

Il primo incontro si disputò nell’ottobre del 1898 ad Ann Arbor, e in quell’occasione i Wolverines annientarono gli allora Aggies della Michigan Agricultural College per 39-0. Fu l’inizio della prima, lunga striscia di vittorie a tinte gialle e blu-è ricordata ancora oggi quella per 119-0 (!) del 1902-interrottasi solo nel 1913: in quell’anno si registra il primo successo dei verdi, che sbancarono la “Big House” di Ann Arbor per 12-7. Gli Spartans si ripeterono due anni dopo, per poi lasciare il dominio della scena, salvo rare eccezioni, ai Wolverines.

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Il decennio ’50-’60 segna una prima e concreta inversione di tendenza: Michigan State è allora all’apogeo del suo programma, vince quattro titoli nazionali tra il ’51 e il ’57 e batte Michigan otto volte su dieci. Ma non dura molto: quando sei all’apice non puoi far altro che scendere ed è quello che accade agli Spartans. I Wolverines si riprendono il palcoscenico e, dal 1970 fin in pratica ai “giorni nostri”, vincono molto di più, ricalcando il trend della prima metà del secolo: si instaura così la legacy dei gialloblù e alla Michigan State non resta altro che mettersi all’ombra degli odiati cugini, diventando a tutti gli effetti la seconda squadra dello stato, quella a cui spetta l’occasionale upset. Poi, approdando agli anni 2000, qualcosa cambia…

“He has trouble with the snap!”

Nel 2007, la sesta vittoria consecutiva dei Wolverines risveglierà l’ardore degli Spartans: nel post-game l’allora RB dei primi, Mike Hart, attenta all’orgoglio dei verdi definendoli come dei “piccoli fratellini” che vanno fatti sfogare per poi riprendere il controllo su di loro. Coach Mark Dantonio se la lega al dito; di fatto, da quell’ottobre del 2007 Michigan vincerà solo due volte, nel 2012 e nel 2016.
Le due franchigie, negli ultimi anni, hanno corso su binari spesso paralleli ma sono quasi sempre i Wolverines ad essere stati additati come i favoriti dello scontro: tuttavia, gli upset sono sempre più frequenti. Il 2 novembre 2013 Michigan State surclassò i rivali difensivamente, infliggendo loro il picco storico negativo per yard su corsa guadagnate in una partita: -48. L’anno successivo si registra nel pre-game il famoso episodio del bastone conficcato dai Wolverines sul campo di East Lansing, quasi a vituperio dello stesso: gli Spartans vinsero 35-11 infierendo nel punteggio finale, decidendo di segnare con 28 secondi sul cronometro e non di inginocchiarsi come si è soliti fare assecondando l’etica del rispetto sportivo.

E poi si arriva al famoso, famosissimo finale di Ann Arbor del 17 ottobre 2015, uno dei più clamorosi ending che la recente storia del college football possa ricordare: il punteggio è di 23-21 Wolverines, mancano 10 secondi alla fine, la palla è sulle 50 di Michigan che si appresta ad effettuare il punt e, soprattutto, a vincere la gara. ll punter di Michigan, nella concitazione del momento, manca incredibilmente la presa dello snap: gli Spartans fanno pressione con tutti gli 11 uomini, penetrano facilmente nello special team avversario che era per lo più impegnato a proteggere la zona del calcio e travolgono chiunque si frapponga tra loro e la end-zone: fumble recuperato e convertito in touchdown da Jalen Watts-Jackson, che in quell’istante corse probabilmente le più belle 38 yard della sua carriera. D’altronde il football è così: spesso ci lascia pochi attimi, secondi, che diventano ben presto indimenticabili.

Il preview

Quello di sabato sarà il 111° scontro tra le due franchigie; Michigan State arriva dalla vittoria dello scorso anno e può contare sul fattore campo, mentre dal canto suo Michigan entra nella sfida da numero 6 della nazione e decisamente nel miglior momento di forma della stagione. La chiave sarà in difesa: se quella degli Spartans, la migliore della nazione in termini di media yard su corsa concesse a partita, saprà mantenere lo standard elevato delle sue giocate allora per i Wolverines ci sarà qualche grattacapo in più. Se le corse di Higdon verrano neutralizzate, l’attacco dei gialloblù dipenderà tutto dal play Shea Patterson, il cui primo impatto con la nuova rivalità è tutto da vedere. Lewerke, il QB dei verdi, si è detto carico e dovrà sobbarcarsi gran parte del lavoro contro una difesa che concede pochissimo in termini di yard lanciate a partita.

Wolverines leggermente avanti dunque, ma dovrebbe tuttavia essere una partita tirata, come spesso dimostrano questi casi. Chi vince, tra le altre cose, si porta a casa il Paul Bunyan Trophy, trofeo istituito nel 1953 che è sostanzialmente una statua in legno di quattro piedi raffigurante il taglialegna più famoso e iconico del Michigan, stato storicamente conosciuto come grande produttore di legname. Dio benedica il college football e le sue tradizioni.

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3 Commenti

  1. Per inciso Watts-Jackson nell’azione di ritorno del fumble a fine partita si infortunò, fratturandosi l’anca, forse a causa dei festeggiamenti eccessivi dei compagni che gli saltarono addosso

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