Tredici squalificati per UNC e la credibilità della NCAA

Brian Anderson (OL), Quiron Johnson (OL), Jordan Tucker (OL Malik Carney(DL), Tomon Fox (DL), Tyrone Hopper (DL); Malik Robinson (LB), Chazz Surratt (QB); Beau Corrales (WR) sospesi per 4 partite. Greg Ross (DB), Tre Shaw (DB) sospesi per due partite, Jack Davidson QB) Jonah Melton (OL) per una.

Sono questi i nomi dei 13 illuminati che saranno costretti a vedere parte della stagione dei Tar Heels dalla tribuna per aver venduto materiale, nello specifico scarpe, appartenenti al team. Una infrazione minore che però costringerà Larry Fedora ad iniziare la regular season 2018 senza il proprio starting QB, Chazz “2Mani” Surratt, e con un roster fortemente ridimensionato in alcuni ruoli tanto che l’NCAA ha concesso ad UNC di “gestire” le sospensioni di alcuni giocatori su partite diverse “to protect the health and safety of the students”.

Fedora, come ovvio che fosse, non l’ha presa benissimo anche perché dopo un 2017 chiuso con solo 3 vittorie ed un record di 1-7 all’interno della ACC tutto avrebbe voluto tranne che doversi affidare a depth-chart creative per riuscire a schierare una formazione dignitosa in una division, la Coastal, che non li vede certo tra le favorite e con una schedule che non sembra essere tra le più semplici.
Chiarito si stia parlando di una violazione secondaria, minore, con impatto pressoché nullo sul futuro a lungo termine della scuola ci sono risvolti “indiretti” che meritano di essere presi in considerazione.

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North Carolina era appena uscita da una battaglia lunga sette anni con la NCAA in cui l’ateneo aveva rischiato di vedersi, tra le altre cose, revocato il titolo di campione nazionale (basket) a causa dell’illegittimità di alcuni corsi che negli anni avrebbero consentito agli students-athletes di mantenere l’eleggibilità. Nonostante sia stata dimostrata la veridicità delle accuse, ed i diplomi ottenuti attraverso questi corsi invalidati, la NCAA non è potuta “intervenire” perché ad usufruire di questi “corsi agevolati” non sarebbero stati unicamente giocatori dei team dell’ateneo. Ad ogni modo vedere nuovamente accostato il nome dell’università ad uno scandalo, seppur di entità minima, non ha giovato, ne gioverà, alla reputazione di un college, e nello specifico di un programma, quello di football, che sta faticosamente cercando di restituirsi una dignità.

Chazz Surratt
Chazz Surratt

Pesanti, in questo senso, le parole di qualche mese fa dell’Ammiraglio (David Robinson, ex centro degli Spurs), membro della commissione sul College Basket:

[quote]”If you’re going to promise education, and you say this is our big benefit to you is giving you a potential to make $1 million more over your lifetime because we give you a great education, then you say the classes we gave you weren’t valid, then I have a real problem with that and that’s probably the most damaging thing I’ve seen personally”[/quote]

Ogni qualvolta si incorre in questo tipo di violazioni torna prepotentemente alla ribalta la discussione che vorrebbe si superasse il concetto di studente-atleta e si iniziasse a parlare, anche per i giocatori universitari, di professionismo. Affrontare questo discorso significa entrare in un campo minato da cui onestamente vorrei tenermi alla larga, faccio solo alcune considerazioni generali per cercare di “centrare” la discussione.

Un fatto è che questi studenti facciano entrare nelle casse delle proprie università, e della NCAA, milioni, un altro fatto è che gli students-athletes hanno la possibilità di usufruire di full-scholarship che azzerano rette spesso insostenibili, garantiscono (o dovrebbero garantire, vedi punto precedente) un’istruzione (ed un futuro) e regalano un’esposizione mediatica che permette ad alcuni di loro di essere scelti nelle leghe professionistiche di riferimento andando a guadagnare vagonate di dollari. Da qui in avanti è una giungla di motivazioni e ragioni che stanno facendo discutere da anni e che non hanno mai messo d’accordo nessuno.

Un spunto interessante, parlando di “stipendi”, ad esempio, è quello di Danny Kanell che si chiedeva quali e quanti atenei si potrebbero permettere di pagare i propri giocatori (pochi rispetto al totale) e l’effetto che questo comporterebbe sulle scelte dei ragazzi in uscita dalla high school o sull’eventuale loro permanenza nel campionato NCAA (ricordiamo che nel CBB è stata eliminata proprio recentemente la regola degli one&done, stiamo parlando di basket, il football funziona in modo molto diverso). Relativamente al discorso “esposizione” mi sono imbattuto in una dichiarazione di uno dei tanti italiani che militano nel college basket e che metteva a confronto il sistema americano con quello di una qualsivoglia realtà giovanile europea sostenendo non ci fossero termini di paragone (ovviamente pro-usa). E’ veramente difficile arrivare ad un dunque e spesso si tendono a sottovalutare alcuni aspetti collaterali, perché il mondo a cui facciamo riferimento è quello delle power-house, resta il fatto che un ammorbidimento da parte della NCAA almeno per quanto riguarda la possibilità di monetizzare la propria immagine da parte degli studenti-atleti potrebbe essere un importante primo passo e aiuterebbe ad allentare le tensioni.

Un altro aspetto che ha fatto discutere è l’entità delle sospensioni in rapporto alla violazione. Fedora è stato categorico affermando che “These young men knew the rules and are being held responsible for the poor choices they have made” ma se pensiamo alle mini-sospensione inflitta a Meyer per fatti ben più gravi torniamo al punto precedente ed alle contraddizioni che permeano l’attuale panorama dei campionati universitari.

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Il problema, verrebbe da dire, non sono le 4 giornate agli illuminati (o ai citati nel tweet) ma il messaggio che passa con le 3 partite date a Meyer e la conseguente perdita di credibilità di un sistema che sembra voler continuare vivere in uno stato di contraddizione perpetua.
Venerdì UNC aprirà la stagione affrontando Cal, una sfida difficile ma non proibitiva. Inutile dire che una W aiuterebbe il programma a partire con il piede giusto. A Chapel Hill ne hanno bisogno.

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Andrea Ghezzi

Padre di Mattia e Lorenzo, Marito di Silvia, Fratello di Zoe (Franci ti voglio bene). Scrivo (poco) e parlo (tantissimo) di Football, anche italiano. Direttore di The Cutting Edge credo solo a tre cose: #mattanza #badaun e #bomboloni.

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