NFL Preview 2018: Miami Dolphins

“Culture” (countable and uncountable, plural cultures): The beliefs, values, behaviour and material objects that constitute a people’s way of life. (tratto da Wiktionary).

Questa è la parola d’ordine dei Miami Dolphins 2018: cultura. Dopo la disarmante stagione 2017, sulla quale – davvero, per piacere – è meglio stendere un pietosissimo velo e passare avanti, il front office ha deciso di voltare pagina. Da adesso la cultura dei Dolphins è questa, la visione è questa, il modo di fare le cose è questo. E con “questa, questa e questo” si intende una cosa sola: Adam Gase’s way, quello che vuole lui. In altre parole: secondo noi tu, tu e tu non siete allineati quindi prego accomodarsi, perchè qui adesso le cose si fanno per bene. Quindi addio Jarvis, goditi il tuo nuovo lago; ciao Mike, divertiti sull’Oceano Pacifico; buona fortuna Ndamukong, che a Los Angeles magari ti va bene e vinci l’anello come ha fatto Jay lo scorso anno. Eccetera eccetera.

Sono arrivati vari sostituti (facile individuare in Frank Gore e Danny Amendola gli innesti più in linea con la necessità di un cambio culturale), è stato fatto un buon draft, secondo i giudizi più o meno di tutti e adesso vediamo cosa succede. Però la cosa curiosa è che a Miami, da sei anni a questa parte, tutto e il contrario di tutto è sempre e solo sulle spalle, nel braccio e nella testa di un uomo solo: Ryan Tannehill. E’ la costante di ogni anno, da quando è stato draftato nel 2012, con l’unica parziale eccezione dello scorso anno quando era infort… ah no, dello scorso anno non si parla. E allora, via, iniziamo.

Pubblicità

OFFENSE

Tannehill-dallas-cowboys-at-miami-dolphins

Tannehill, quindi. Pare che fisicamente stia bene, e questa è già una buona notizia. Gli echi dal camp raccontano di una certa scarsità alle sue spalle (Brock Osweiler, David Fales, Bryce Petty… ci siamo capiti) quindi la scommessa sull’uomo solo al comando a Miami continua. In realtà quest’anno i Dolphins sarebbero stati pronti a scegliere un qb al draft, se gliene fosse capitato uno di gradimento, ma così non è stato. Quindi rimangono gli aggiustamenti fatti attorno al #17.

Nel backfield questo deve essere l’anno di Kenyon Drake, esploso lo scorso anno dopo la partenza di Ajayi e chiamato ora a confermarsi come primo running back. Alle sue spalle ci sono Frank Gore, tornato a casa a chiudere la sua meravigliosa carriera e ancora con un po’ di benzina nel serbatoio e il rookie Kalen Ballage, che se dovesse trovare spazio potrebbe essere una piacevole sorpresa.

Jarvis Landry è stato sostituito con la combo Albert Wilson – Danny Amendola. Soprattutto il secondo, anche se non più giovane e integro, è atteso come figura chiave sia a livello di spogliatoio che sul campo. E il reparto tight end è quasi tutto nuovo: spariti Julius Thomas (ma c’era davvero?) ed Anthony Fasano il ruolo adesso è nelle mani di un manipolo di giovani fra i quali è facile individuare in Mike Gesicki, rookie ex-Penn State, quello a cui tutti guardano con più curiosità.

Come sempre, la linea offensiva sarà la chiave di volta. Il vecchio leader Mike Pouncey è adesso ai Chargers e al centro c’è Daniel Kilgore, arrivato da San Francisco via trade. Al suo fianco Josh Sitton (guardia ex Green Bay e Chicago, con diversi Pro Bowl all’attivo) sarà l’innesto chiave per far funzionare tutto l’interno, lasciando l’esterno ai superstiti Laremy Tunsil e JaWuan James. Sulla carta la ricetta sembra buona, tutto sta a vedere se funzionerà. Come sempre, appunto.

DEFENSE

Reshad-Jones-Dolphins-Titans

La partenza di Suh ha lasciato una voragine nel mezzo delle linea di difesa. Certo, Suh non è un giocatore che puoi sostituire, semplicemente perchè un’altro come lui non c’è. Però, siccome il suo stipendio era diventato ingiustificabile, i Dolphins non hanno avuto altra scelta e hanno cercato di colmare il gap con vari giocatori. Intanto i vari Jordan Phillips, Davon Godchaux e compagnia sono chiamati al salto di qualità; e poi William “Sirena” Hayes sarà (pare) usato stabilmente nel mezzo, visto che sull’esterno è arrivato a dare man forte il suo vecchio compagno ai Rams Robert Quinn. Rimane l’impressione che la linea, compessivamente, si sia indebolita, visto che Cameron Wake ha un anno in più e la prima scelta 2017 Charles Harris continua ad essere pervenuta solo a sprazzi. E questo è ovviamente un problema per chi sta alle spalle, cioè i linebackers.

Il rinforzo di peso che tutti si aspettavano nel reparto non è arrivato e quindi la speranza è che questo rinforzo finisca per essere Raekwon McMillan, la seconda scelta dello scorso anno ma infortunatosi alla prima azione della prima partita di preseason dopo aver suscitato grandi speranze nel camp. Questa sarà in pratica la sua stagione da rookie e Kiko Alonso non vede l’ora di avere un aiuto di peso al suo fianco.

La vera curiosità, però, sta alla spalle dei due. Minkah Fitzpatrick, undicesima scelta assoluta, talento cristallino e capacità atletiche invidiabili, è pronto a debuttare nella secondaria dei Dolphins. Assieme a Reshad Jones e TJ McDonald forma un trittico di safeties che, sulla carta, potrebbe fornire alla difesa flessibilità ed imprevedibilità a pacchi. Poi ancora non si è capito come tutta questa imprevedibilità sarà sfruttata e come e se i tre saranno in campo contemporaneamente ma, ehi, è preseason per quello. E infine, alla voce cornerback, una buona dose di gioventù con i vari Cordrea Tankersley, Tony Lippett, Bobby McCain e, soprattutto, il talento di Xavien Howard che sembra pronto ad esplodere. E, casualmente, ce ne sarebbe giusto un certo bisogno.

Pubblicità

COACHING STAFF

Miami Dolphins Gase mini camp

10-6 il primo anno, 6-10 il secondo. Adam Gase è in perfetto pareggio. La considerazione di cui godeva in tutta la NFL al suo debutto come head coach (nonchè il sostegno totale del suo owner, che conserva tuttora) gli vale comunque il beneficio del dubbio anche per la terza stagione e la possibilità di dimostrare che quella dello scorso anno è stata una stagione disgraziata anche per lui (eddai… basta con ‘sto scorso anno…) giocandosi quest’anno alle sue condizioni. Perchè l’offseason di Miami, in fondo, è stata proprio questo: dare in mano a Gase, nei limiti del possibile, la squadra che lui voleva, con le persone che voleva e, soprattutto, senza le persone che non voleva. Più o meno, un all-in. Se andrà bene, il suo futuro è assicurato; se andrà male…

[review] [ad id=”29269″]

I nostri voti

Offense
Defense
Coaching Staff

OFFENSE: che è tutto nelle mani di Tannehill già stato detto, vero? In realtà, la migliore arma di questo attacco è Kenyon Drake e, con lui i suoi compagni di reparto. Se il running game girerà, allora questa squadra probabilmente ha qualche speranza di togliersi delle soddisfazioni. DEFENSE: il voto è più che altro di stima, perchè i cambiamenti sono tanti e profondi e tutto il reparto va visto e valutato sul campo. Linea nuova, middle linebacker praticamente nuovo, secondaria “imprevedibile e flessibile” (cit.). Se il termine di paragone è la difesa dello scorso anno, allora l’asticella non è poi così alta, però la curiosità per i ragazzi di Matt Burke è tanta. COACHING STAFF: voto di media fra il primo e il secondo anno. Anche Gase ha tante cose da dimostrare e, probabilmente, anche qualche sassolino nelle scarpe da togliersi. Con una squadra cucitagli su misura addosso, però, ha anche pochi margini di errore. Una bella sfida.

T.Shirt e tazze di Huddle Magazine Merchandising

Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

Articoli collegati

2 Commenti

  1. Tralasciando l’anno scorso. Speriamo che questo sia l’anno buono. Il Draft mi è sembrato buono, e la squadra, sulla carta , a molto talento. Certo SE fosse arrivato un QB sarebbe stato molto più interessante . Ora tutto dipende da tannehill. Incrociamo le dita e forza dolphins!

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.