Art Briles allenerà in Italia

Gli Estra Guelfi Firenze American Football Team sono orgogliosi di annunciare che sarà Art Briles il prossimo Head Coach per la stagione 2019.

Con queste semplici parole, seguite dalle dichiarazioni di rito del GM Edoardo Cammi:

“Siamo entusiasti che Coach Briles abbia accettato la nostra offerta … siamo tutti elettrizzati dalla possibilità di avere un professionista del suo calibro come nostro Coach “

e del Presidente Alessandro Dallai:

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“Sono convinto che l’arrivo di Coach Briles agli Estra Guelfi Firenze porterà grandi benefici non solo alla nostra squadra, ma anche a tutto il movimento del Football Americano in Italia”

i Guelfi Firenze hanno messo a conoscenza il popolo del football Italiano (e non solo) di uno dei colpi più inaspettati della storia recente del nostro sport.

Dopo Chris Ault, l’inventore della pistol formation, che tra il 2016 e il 2017 ha condotto i Rhinos Milano a due Italian Bowl ed una finale di EFL (la coppa UEFA, o Europa League del football europeo) farà il suo arrivo nel Bel Paese uno dei coach più innovativi e geniali d’oltreoceano, nel tentativo di continuare quel processo di crescita che i Guelfi Firenze hanno iniziato da qualche stagione e che con l’arrivo di Briles, si spera, possa vivere una nuova fase che consenta al team toscano di fare il definitivo salto di qualità.

E’ praticamente impossibile trovare paragoni che possano reggere, anche prendendo spunti da altri sport, e che possano far capire la portata dell’operazione a chi mastica poco di football repubblicano. Stiamo parlando di un professionista abituato guadagnare milioni di dollari ed a lavorare e confrontarsi con i migliori talenti del paese che viene ad allenare per poco più di un rimborso spese una squadra di dilettanti. Non so’, come se Ronaldo avesse firmato per la Juventus… primavera.

Ci sono due aspetti di questa bomba di mercato che vanno presi in considerazione.

Il primo è quello tecnico: Briles è stato/è una delle menti offensive più brillanti che il football USA abbia partorito negli ultimi 40 anni:

“It’s not the air raid. It’s not the run ‘n’ shoot. It’s not just a spread offense. It’s a blend head coach Art Briles has been cooking up for decades now.”  (ART of Offense SB NAtion – 7/11/2013)

Non è difficile quindi immaginare i benefici “sul campo” di cui i gigliati potranno godere grazie all’ arrivo di un Coach di questo livello.

La definizione che troverete più spesso associata al suo credo offensivo è “Veer and Shoot”, in sintesi un circo a quattro piste che nel 2013 ha prodotto qualcosa come 52,4 punti a partita (primi nella nazione) e consentito a Baylor di vincere 2 titoli della BIG 12, partecipare a 6 Bowl, 3 dei quali vinti, e a Briles di chiudere con un record “overall” di 65-37 negli otto anni trascorsi a Waco. La tappa precedente ai Bears era stata Houston, il cui programma di football, prima dell’avvento del coach, sembrava destinato all’estinzione e una lunga esperienza nelle High School Texane di cui è ancora oggi una leggenda. Se volete provare a capire l’importanza del football liceale nel Lone State (e non solo) vi consiglio di non perdere la serie di articoli dedicati alle High Scholl che sono stati pubblicati proprio in queste settimane. Per ora vi basti sapere che a vedere la finale statale mediamente accorrono 60.000 persone; stiamo parlando di una partita tra diciassettenni che in gran parte termineranno la loro carriera con casco e paraspalle in coincidenza del diploma o, per i più talentuosi, della laurea.

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Art Briles Baylor

Ovviamente Briles si troverà a lavorare in un contesto profondamente diverso da quello a cui è stato abituato negli ultimi 13 anni, nonostante i Guelfi siano una delle società più organizzate a livello italiano con stadio nuovo di proprietà ed una serie di strutture che praticamente nessuno in Italia si può permettere, ma come sottolineato dal comunicato dei Gigliati, ed da Filippo Martelli al sottoscritto, è l’esperienza positiva nelle HS, realtà più assimilabile al football nostrano rispetto a quella collegiale, ad aver convinto il team di Alessandro Dallai a puntare sul Coach ex Bears. Molto spesso in Italia sono arrivati coach/giocatori dal passato scintillante ma che poi si son mal adattati ad un ambiente, quello italiano, così lontano dalle loro abitudini e che richiede un cambio di prospettiva radicale. Il Coach si troverà a lavorare con dilettanti che non potranno dedicargli, sul campo, più di 4/6 ore a settimana e sarà quindi difficile che possa riproporre integralmente la sua filosofia offensiva. Servirà semplificare e soprattutto la volontà di farlo.

L’arrivo previsto ad ottobre, 5 mesi prima dell’inizio della stagione, è significativo e suggerisce che anche la dirigenza Gigliata sia conscia della necessità di dare tempo al Coach di calarsi nella nuova realtà per poter poi calibrare il lavoro in funzione del talento, del tempo a disposizione oltre che agli obbiettivi della società. Una conseguenza dell’arrivo di Briles potrebbe essere quella dello sbarco in maglia viola di giocatori importanti sia provenienti dal mercato interno che da quello d’oltreoceano (in Italia si possono schierare due “americani + 1 oriundo). Come per i Rhinos di Ault, che reclutò per i suoi rinoceronti import con un solido passato in Division I Ncaa ed attirò i migliori atleti italiani, anche Briles potrebbe convincere qualche suo ex giocatore ad attraversare l’oceano e vivere una esperienza di football e di vita, piuttosto interessante in una splendida città come Firenze. Si è arrivati a fare il nome di Robert Griffin III (non credo ci sia bisogno di spiegarvi chi sia o cosa ha fatto) attualmente in lotta per un posto nel roster dei Baltimore Ravens che però, sempre per voce Martelli, farà semplicemente un “family trip” nel capoluogo Toscano e non farà quindi parte del team gigliato.

Briles Griffin Baylor

Ci potrebbe essere poi un ulteriore “effetto collaterale”, una sovraesposizione mediatica (non necessariamente positiva, a breve capirete il perché) che l’arrivo di un personaggio importante e discusso come Briels potrebbe generare, anche se dubito che i media nazionali, difficilmente interessati a parlare di qualcosa di diverso dal calcio, vadano oltre il “riprendere la notizia” e che FIDAF si in grado di cogliere un’opportunità come questa per far parlare di sè e del proprio campionato.

Il secondo aspetto è quello “umano”, che riguarda la persona ed il passato di Art Briles.

Per i pochi di voi che non lo sapessero, e si stessero chiedendo quale sia la ragione che abbia spinto un coach del calibro di Briles ad accettare di allenare in Italia, bisogna ricordare che nel 2016, in seguito ad una serie di scandali che travolsero l’università di Baylor e Art Briles stesso, il coach è stato costretto ad un esilio forzato durato fino al 2 agosto 2018, giorno in cui è arrivata la firma con i Gigliati.

Per comprendere la portata dello scandalo e le ripercussioni che ha avuto sulla sua carriera si potrebbe citare la rivolta popolare dei tifosi degli Hamilton Tiger, squadra di CFL, che dopo aver appreso che Briles sarebbe entrato a far parte del coaching staff del loro team sono “scesi in piazza” costringendo la dirigenza dell’Ontario a fare immediato dietro front. Negli ultimi mesi si è letto anche della possibilità, per il coach, di tornare ad allenare a livello di High School, ma il fatto che Briles abbia scelto di mettere tra sé ed il suo passato l’Oceano Atlantico è sintomo di quanto gli echi di quello scandalo sia ancora molto sentiti negli Stati Uniti. Gli stessi Guelfi, nel comunicato, hanno evitato anche solo di accennare a quanto accaduto nel 2016 e, a precisa domanda, quando li ho contattati per avere alcune informazioni sull’arrivo del Coach, mi hanno spiegato come sia stata fatta una valutazione tecnica non avendo gli strumenti per giudicare quanto accaduto a Waco (se non per quanto riportato dai media).

Personalmente avrei preferito più chiarezza relativamente a questo punto da parte della dirigenza Toscana perché la storia è ampiamente conosciuta e nonostante nessuno di noi sappia esattamente cosa sia successo è indicativo il fatto che nella terra delle opportunità, e delle seconde possibilità, nessuno sia stato disposto a offrigli una chance per iniziare una nuova carriera. Che impatto questo pregresso possa avere sulla sua esperienza ai Guelfi è difficile da valutare, bisognerebbe conoscere “intimamente” l’uomo Briles ed il suo modo di lavorare che però, ripercorrendo la sua storia, è quello di un coach capace di trarre il massimo dai gruppi di giocatori che ha allenato ed il cui errore è stato quello di coprire comportamenti inaccettabili da parte di alcuni suoi giocatori “per il bene del programma”.

Questo non significa voler minimizzare quanto accaduto, si parla spesso della “culture” che i coach portano negli atenei che vanno ad allenare e qualche dubbio sulle capacità di Briles di controllare i suoi atleti sarebbe anche lecito averlo ma le dinamiche che si sviluppano all’interno dei College Americani sono quanto di più lontano dal nostro campionato e dalla nostra comprensione. Negli USA si parla di students-athlets (dilettanti) che fanno girare milioni di dollari e dalle cui prestazioni dipende il prestigio di un ateneo e la carriera del coach che li allena. In Italia il football è uno sport di appassionati, fatto di 8000 tesserati, che sta faticosamente lottando per conquistare lo spazio che l’impegno e la passione dei suoi tesserati meriterebbero e forse proprio Firenze, ed i suoi Gulefi, rappresentano la miglior situazione possibile per Art Briles e per la sua voglia di ricominciare. Un ambiente con zero pressioni, dei ragazzi pronti a seguirlo e vogliosi di farsi allenare da un guru del college football e una città, Firenze, che da sempre è tra le preferite degli americani ed in cui il coach, non ho dubbi, si troverà bene fin da subito.

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Cosa succederà realmente e se il matrimonio Briles-Guelfi possa funzionare lo potremo scoprire solo nei prossimi mesi, ad oggi sappiamo che il coach ha firmato un contratto annuale e sembra essere entusiasta di affrontare questa nuova avventura tanto da aver rifiutato, si dice, anche qualche proposta arrivatagli in concomitanza con quella di Firenze che gli avrebbe permesso di restare negli USA (resta il dubbio dell’ambiente in cui avrebbe dovuto operare).

Qualcuno pensa verrà a farsi una vacanza, altri che non riuscirà ad incidere quanto ci si potrebbe aspettare. Per me rimane uno dei colpi più sorprendenti degli ultimi anni e credo si debbano solo fare i complimenti ad una dirigenza che ha osato oltre l’immaginabile (vi ricordate il paragone Ronaldo-primavera Juve?) per arrivare ad uno dei migliori Coach che si siano mai visti in Italia.

“Never say never, because limits, like fears, are often just an illusion.”

Bravi Guelfi, Benvenuto Coach Briles!

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Andrea Ghezzi

Padre di Mattia e Lorenzo, Marito di Silvia, Fratello di Zoe (Franci ti voglio bene). Scrivo (poco) e parlo (tantissimo) di Football, anche italiano. Direttore di The Cutting Edge credo solo a tre cose: #mattanza #badaun e #bomboloni.

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6 Commenti

    1. ha coperto dei giocatori, meglio, non ha preso provvedimenti dopo essere stato messo a conoscenza di alcuni comportamenti da parte di suoi giocatori (sexual assault and dating violence)

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