Gridiron Experience Camp: una bella esperienza

Huddle Magazine è stato Media Partner del Gridiron Experience Camp. Nella due giorni del camp abbiamo realizzato molti video per raccontarvi cosa accadeva sul campo più qualche intervista. Vogliamo adesso raccontarvi l’esperienza di Paolo Simoni.

Chi di noi non ha mai organizzato una festa di compleanno, la celebrazione di una ricorrenza o anche una banalissima cena per gli amici? Chi lo ha fatto sa bene cosa comporti in termini di preparazione. Tutto deve essere perfetto, agli invitati non dovrà mancare nulla e quando questi si accommiateranno voi avrete fatto in modo che tutto sia andato per il meglio. Ora spingiamoci oltre e per chi non ha mai avuto modo di farlo, immaginiamo di organizzare un bowl, che sia di flag, di tackle o addirittura l’Italian Bowl. Una intera giornata di football durante la quale tutto deve funzionare alla perfezione, un ingranaggio che permetta di avere un servizio di ristoro per i partecipanti ed il pubblico, il pronto intervento medico, magari uno speaker che commenti l’evento, spogliatoi capienti e puliti, una crew arbitrale, personale a disposizione per preparare il terreno di gioco e aree attigue, organizzare risorse umane, tempi, mezzi.

Vi garantisco che, avendo partecipato più volte a situazioni simili, non è affatto semplice e quasi sempre si tratta di attività che diventano fonte di stress non indifferente. Bene, ora facciamo un ultimo sforzo e pensiamo di dover organizzare una kermesse dedicata al football che duri per ben due giorni, arco temporale che oltre a quanto già di regola ci sia da prevedere, comporti la distribuzione di vestiario, pasti e possibilmente dia la disponibilità di pernottare in zona ad un prezzo modesto. Se poi oltre a questo aggiungiamo il fatto che le due giornate dovranno essere gestite da atleti, da coach, insomma da un itero staff che arriva da oltre oceano, allora potete solo immaginare quanto le cose si complichino.

Bene, allora Signori e Signore benvenuti al Gridiron Experience Camp di Torino, interamente dedicato a tutti coloro che vorranno imparare, migliorare o semplicemente affinare alcune tecniche di allenamento e gioco, in modo pratico o anche solo teorico, di quello che secondo il sottoscritto e di una buona parte di chi legge queste righe, è lo sport più bello del mondo.

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Alla luce di quanto sopra posso solo immaginare in minima parte cosa possa comportare in termini organizzativi, preparare un evento del genere, prevedendo che ogni singolo tassello del puzzle si incastri perfettamente e a tempo debito, in una sequenza priva di errori. Alla luce della mia personale esperienza e da parte degli atleti che ho portato al mio seguito, non possiamo che esprimere la nostra ammirazione per quanto riscontrato sul campo durante i due giorni del camp.

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Foto di Monica Audoglio

Organizzare per così tante persone (non conosco la cifra precisa ma mi pare si siano superate abbondantemente le 200 unità) non è una passeggiata, anzi e tutto questo è stato fatto in maniera decisamente egregia e professionale.

Relativamente all’aspetto tecnico trovo che il personale Cal sia stato abbondantemente disponibile e prodigo nell’elargire suggerimenti e consigli  sia al gruppo che ai singoli atleti. Ho sentito comunque commenti sufficienti da parti di alcuni per quanto riguarda proprio le tecniche presentate, però c’è da dire che questo tipo di aspetto è molto soggettivo e lo si percepisce in base alle proprie esperienze. Per un ragazzo di 15 anni che sta muovendo i primi passi, ogni piccolo aggiustamento è da prendere con grande rilevanza, mentre chi magari è già decisamente più navigato o vanta esperienze già navigate come coach, di fronte alle stesse osservazioni si da una rilevanza minore. Viene comunque da se che il personale Californiano a disposizione degli iscritti al Gridiron, era comunque composto da elementi che (fortuna loro) vivono di football quotidianamente, per cui fino a prova contraria mi sento di dover dire: “Chapeau”.

Per quanto riguarda il coaching staff italiano a supporto del gruppo U.S.A. credo di esprimere il pensiero comune se mi sbilancio nel dire che si sono mossi ed hanno operato più che egregiamente a supporto di quanto proposto sul campo. C’è poi una mia personale componente empatica che mi porta ad avere un certo affiatamento con alcuni di loro, per cui il rischio di diventare fazioso sussiste.

Ho poi decisamente apprezzato i clinic rivolti agli allenatori italiani, partecipando sia a quello per i QB che a quello per le tattiche di attacco e di difesa in quanto seppur in lingua americana, le spiegazioni erano fornite in maniera decisamente semplice così da renderle di facile assimilazione.

Riassumendo: il gruppo di ragazzi che ho avuto modo di accompagnare e seguire durante i due giorni sono rimasti entusiasti, tant’è che hanno già posto un vincolo sul loro diritto di prelazione per la partecipazione al camp del prossimo anno. Aneddoto simpatico del nostro “QBetto” il quale ha dichiarato di non volersi più lavare la maglia dopo che “The Beast” lo ha colpito sul petto nella simulazione di un sack fuori dal campo.

Ancora grazie e… ci si rivede il prossimo anno.

Paolo Simoni

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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