Uno sguardo al 2017: Los Angeles Rams

A stagione conclusa, vi proponiamo la review della stagione 2017 delle trentadue squadre NFL. Oggi è il turno dei Los Angeles Rams.

COME DOVEVA ANDARE…

Al secondo anno dopo il trasloco da St.Louis, con una nuova rivale in città, reduci da una stagione disastrosamente conclusa con il licenziamento di Jeff Fisher, con un coaching staff nuovo di pacca e l’head coach più giovane della storia recente della NFL, gli interrogativi sui Los Angeles Rams erano molteplici, e le aspettative degli addetti ai lavori non erano altissime. L’obiettivo dei Rams, però, era abbastanza chiaro: invertire la tendenza che aveva portato i Rams dall’essere una delle maggiori potenze offensive della storia ad una squadra barzelletta, passando per coaching staff tra il pessimo ed il patetico, riportando a Los Angeles la cultura della vittoria, dando una sferzata di novità ad una situazione che definire stagnante è un eufemismo.

La rinascita dei Rams non poteva che passare dalle mani di Jared Goff e Todd Gurley, i due più grossi punti interrogativi dell’attacco dei Rams. Goff è un Bust o la Prima Scelta per antonomasia, destinata a fama, gloria e successo? E Todd Gurley è quello del primo anno, che faceva impazzire le difese avversarie, o quello della stagione successiva, che non avrebbe corso una yard nemmeno senza la difesa in campo?
Con queste premesse, qualsiasi risultato superiore al 4-12 del 2016 sarebbe comunque stato accolto come un segnale positivo, ma nessuno ci avrebbe scommesso una grossa cifra.

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…E COME È ANDATA

11 vittorie e 5 sconfitte, playoff riconquistati dopo 13 anni e titolo divisionale vinto 14 stagioni dopo l’ultimo, Sean McVay nominato coach dell’anno, Aaron Donald nominato miglior difensore dell’anno e Todd Gurley nominato miglior giocatore d’attacco dell’anno, ad un passo dal titolo di MVP della lega, possiamo dire che non è andata bene: è andata benissimo!!!
Per tutta la stagione i tifosi dei Rams, ma anche tutti i rappresentanti dei media e gli addetti ai lavori in generale, si sono chiesti in che diavolo di mondo parallelo fossero finiti, vedendo i Rams giocare così bene e vincere in maniera consistente e convincente. La sconfitta contro i Falcons, alla prima di playoff al Coliseum da tempo immemore, ha lasciato un po’ l’amaro in bocca a squadra e tifosi, ma le basi gettate in questa stagione paiono più che solide, obbligando tutti quanti a considerare anche gli arieti nelle previsioni del 2018.

Gurley Rams Cardinals

COSA HA FUNZIONATO…

Per anni il punto debole dei Rams è stato l’attacco. Inconsistente, improduttivo, guidato da quarterback apparentemente mediocri. Nel 2017 tutto questo è cambiato. Saranno state le acquisizioni di Woods e Watkins dai Buffalo Bills, che hanno dato consistenza ad un reparto ricevitori che aveva visto negli anni alternarsi una miriade di giocatori che non hanno lasciato il segno, saranno state le acquisizioni di Andre Withworth e John Sullivan che hanno ancorato una linea d’attacco storicamente patetica. Sarà stato quel che volete, fatto sta che l’attacco ha girato a meraviglia, arrivando a sovvertire le classifiche che lo vedevano navigare tra la trentesima e la trentaduesima posizione ogni stagione fino ad arrivare ai vertici, soprattutto come punti segnati, ben 29.9 a partita, meglio di chiunque altro.

Oltre ai due motivi sopracitati, sicuramente hanno contato moltissimo due fattori che coinvolgono Sean McVay, il quale ha inizialmente svecchiato un sistema di gioco (il cosiddetto “Fisherball”) che aveva catapultato i Rams negli anni ’80 proprio mentre tutti stanno cercando di giocare il football del futuro. Secondariamente (ma solo in ordine di citazione) McVay ha saputo stabilire con Jared Goff un rapporto che ha contribuito enormemente alla crescita di questo quarterback troppo precipitosamente bollato come draft bust grazie all’inettitudine di Fisher e dei suoi assistenti (Le prestazioni di Case Keenum e Nick Foles a Minnesota e Philadelphia corroborano la nostra tesi).
E non dimentichiamo gli special team, guidati alla perfezione da Jim Fassell, fortunatamente unico superstite dello staff di Fisher, che ha piazzato tre giocatori al Pro Bowl: Zuerlein, Hekker e Cooper.

…E COSA NON HA FUNZIONATO

In una stagione del genere sembrerebbe ingeneroso cercare cosa non abbia funzionato ma, ahimè, alcune note dolenti purtroppo le dobbiamo evidenziare.
Una su tutte: Tavon Austin. Letteralmente ricoperto di soldi dalla gestione precedente, McVay gli ha dato tutte le occasioni possibili per dimostrare il proprio valore. Da ritornatore, pur restando un giocatore esplosivo e potenzialmente letale, ha perso il posto in favore di Pharoh Cooper a causa di una tendenza al muff ed al fumble troppo evidente. Da ricevitore non ha mai realmente potuto competere con Woods e Watkins, ma nemmeno con il rookie Cooper Kupp, che si è fatto valere assai, ed alla fine si è fatto superare nella depth chart da Pharoh Cooper, anche qui. Da runningback non è più una sorpresa e comunque non riesce a sfruttare la sua esplosività e dinamicità che un fisico forse troppo minuto per la NFL gli ha regalato.

Fallite tutte le opportunità, Austin rischia davvero di essere la prima “Cap Casualty” della nuova stagione di Free agency.
L’altra cosa che non ha funzionato è stato il pubblico. Dopo la scorsa stagione, nessuno poteva biasimare i tifosi per non riempire gli spalti del Coliseum, ma quando è stato chiaro che la squadra aveva svoltato verso una stagione vincente, i vuoti sugli spalti sono rimasti per tutta la stagione regolare, venendo riempiti (e nemmeno tutti) solo in occasione della partita di playoff. E’ vero: con una capienza superiore alle centomila unità, il Coliseum sembra mezzo vuoto anche con 60mila persone (e, in effetti, lo è), ma le presenze allo stadio, quelle reali, non quelle relative ai biglietti venduti, sono sempre state al di sotto delle normali aspettative.

DeMarco Murray Titans Rams

E ADESSO?

Adesso viene la parte più difficile: riconfermarsi. Il momento è favorevole, nella NFC West. Arizona è in piena ricostruzione, dovendo partire da un nuovo coaching staff ed un nuovo quarterback, Seattle è in fase di chiusura finestra e rimane un punto interrogativo, mentre i 49ers sembrano aver imboccato la strada giusta con l’innesto di Garoppolo, che va però verificato assieme a tante altre cose. I Rams hanno davvero la possibilità di instaurare una mini dinastia divisionale per i prossimi due anni, ma tutto quello fatto quest’anno non va buttato alle ortiche con scelte e decisioni scellerate, cosa a cui i Rams ci hanno purtroppo abituato negli anni.

Il front office ha le mani piene, in questa offseason. La prima mossa, cioè l’acquisizione di Marcus Peters da Kansas City per l’equivalente di due noccioline, mostra che Les Snead e Sean McVay hanno le idee ben chiare su quali siano le modalità per non regredire. L’acquisizione di Peters poteva dare l’idea di aver risolto la grana Trumaine Johnson che, dopo due anni di franchise tag, ha raggiunto un prezzo di rinnovo esorbitante, ma la successiva trade di Robert Quinn ai Dolphins dimostra che i Rams stanno cercando di fare spazio nel salaty cap per provare a tenerlo. La priorità assoluta, comunque, è cercare di trovare un accordo con Aaron Donald anche a costo di riempirlo di quegli stessi soldi che sono stati dati, con molta leggerezza, a Tavon Austin. Se c’è un giocatore di cui i Rams non possono privarsi è proprio Donald, mentre se ce n’è uno di cui si può tranquillamente fare a meno è Tavon Austin.
Restano sul tavolo alcune questioni, tipo il rinnovo di Watkins, se vorrà restare, e capire cosa fare con il reparto linebacker, con Quinn andato e Barwin free agent.

La macchina offensiva ha perso due pedine fondamentali in Greg Olson, quarterback coach, difficilmente sostituibile, e Matt La Fleur, offensive coordinator senza portafoglio (gli schemi li chiama McVay). Questa seconda partenza avrà forse meno impatto sull’attacco, ma gli equilibri così difficilmente trovati sono davvero a rischio.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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Un Commento

  1. Complimenti, questo e tutti i pezzi “sguardo al 2017” sono fatti davvero bene. Per forma, contenuto e anche lunghezza.

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