La storia della Free Agency, raccontata bene

La free agency come siamo abituati a vederla in questi ultimi anni è qualcosa di abbastanza recente, il formato attuale nasce infatti nel 1993.

Ripercorriamo la storia della free agency partendo dagli anni 20.

Contratto a vita (1920 – 1946)

Nella notte dei tempi una squadra poteva controllare “a vita” un giocatore sotto contratto. Le uniche alternative possibili per i tesserati erano:

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  • rimanere sempre nella stessa squadra
  • essere scambiato con un’altra squadra
  • ritirarsi

Ogni contratto conteneva una clausola che permetteva alla franchigia di rinnovarlo in automatico anno dopo anno alla stessa cifra dell’anno precedente.

Opzione da un anno (1947-1962)

Nel 1947 la NFL cambia e introduce l'”Opzione da un Anno”. Con questa nuova regola una squadra può trattenere un giocatore a scadenza di contratto solo per un anno, dopo il quale sarà libero di accordarsi con altre squadre. Con questa nuova regola i giocatori diventano dei Free Agent a tutti gli effetti.
Il primo giocatore ad approfittarne fu R.C. Owens, ricevitore dei 49ers che dopo aver giocato sotto opzione nel 1961 si trasferisce a Baltimore nei Colts.

Rozelle Rule (1963-1976)

I 49ers non presero bene il passaggio di Owens ai Colts e il loro proprietario Vic Morabito si mise al lavoro per cambiare la regola introducendo, con l’approvazione della NFLPA, la cosiddetta Rozelle Rule, dal nome del Commissioner NFL in carica.

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Pete Rozelle (a sinistra), Commissioner NFL dal 1960 al 1989

La regola dava totale e assoluta discrezionalità al Commissioner di decidere una compensazione a favore della squadra che perdeva un free agent da parte della squadra che lo metteva sotto contratto. La compensazione poteva essere economica, scelte al draft o giocatori e la decisione del Commissioner era inappellabile.

Nel 1976 la NFLPA decise che questa regola non andava più bene e citò la NFL in giudizio vincendo la causa e decretando la fine della Rozelle Rule.

La NFL decise allora di rivedere la norma approfittando del rinnovo del contratto dei giocatori e nel 1977 entrò in vigore la possibilità per una squadra che aveva un giocatore free agent di offrire un ingaggio pari all’eventuale offerta avanzata da un’altra squadra al fine di trattenerlo.

Diritto al primo rifiuto e compensazione (1977-1988)

Come abbiamo anticipato nel 1977 si cambia ancora. La squadra che ha un giocatore che diventa free agent può bloccarne il trasferimento ad un’altra franchigia, ma deve corrispondere al giocatore quanto gli veniva promesso dalla teorica nuova squadra. Nel caso in cui il giocatore si trasferisca nella nuova squadra, quella di origine avrà diritto a delle scelte in compensazione calcolate in base agli anni di esperienza e al nuovo salario del giocatore.

Piano B (1989-1992)

Con una causa pendente all’anti-trust e in mancanza di un accordo con la NFLPA i proprietari impongono, unilateralmente, una nuova regola sulla free agency chiamata Piano B. Con questa nuova norma ogni squadra può designare fino a 37 giocatori (dei 47 che fanno parte del roster in quegli anni) come protetti. Questi 37 nel caso di free agency dovranno rispettare la regola in vigore fino al 1988, mentre gli altri 10 saranno liberi di contrattare con altre squadre.
Questa nuova regola porta alla paralisi del mercato dei giocatori se pensiamo che in tre anni di vita soltanto un giocatore tra quelli protetti cambiò squadra.

Il primo barlume di free agency (1992)

Il 24 settembre del 1992, un Tribunale americano sentenziò che quattro giocatori tra quelli protetti (Keith Jackson, Garin Veris, Webster Slaughter e D.J. Dozier) erano liberi di contrattare con altre squadre per cinque giorni in attesa di un futuro giudizio. Tre di loro riuscirono a cambiare squadra e posero fine al Piano B.

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La free agency vera e propria (dal 1993 ad oggi)

La sentenza fu una mazzata per la NFL, le parole del suo avvocato al processo furono apocalittiche: “abolire il Piano B porterà alla distruizione della NFL che conosciamo”.

Nel 1993 dopo mesi di discussioni e incontri NFL e NFLPA trovano un accordo per la riformare la free agency facendola diventare quella che conosciamo oggi.

Ogni giocatore con almeno quattro anni di esperienza alla scadenza del contratto diventerà un “unrestricted free agent“, ma una squadra può selezionarne uno e farlo diventare un “franchise player”.
Per gli altri giocatori si ritorna ad applicare la regola del “Diritto al primo rifiuto e compensazione” diventando quindi dei “restricted free agent“.
I giocatori con tre o meno anni di esperienza sono invece obbligati ad accettare l’eventuale offerta di rinnovo dalla propria squadra che sarà di solito al minimo salariale (un esempio è Giorgio Tavecchio).

Oltre alla free agency viene introdotto anche il salary cap con l’intento di bilanciare le nuove norme ed impedire a chi avesse più soldi di prendere i giocatori migliori. Nel 1994, primo anno di Salary Cap, la cifra massima da spendere per i giocatori era di 34,6 milioni di dollari contro i 177 milioni a cui è arrivato quest’anno.

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Giovanni Ganci

Sports Editor si direbbe al di la dell'oceano, qui più semplicemente il coordinatore di tutta la baracca. Tifoso accanito dei San Francisco 49ers, amante del college football e al di fuori dello "sferoide prolato"© forza Boston Red Sox.

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