Vikings al bivio, i qb sono il nodo: il futuro tra tanti rischi e poche certezze

Nello specchietto retrovisore si intravede ancora l’amarezza per la batosta nel Championship contro i Philadelphia Eagles. La delusione rimarrà a lungo stampata nella memoria dei Minnesota Vikings, che ora guardano avanti.

Hanno dovuto aspettare un po’ più del previsto per annunciare il loro nuovo offensive coordinator. Con Pat Shurmur finito a dirigere i New York Giants, la scelta è caduta su John DeFilippo. Un predestinato, secondo molti. Visto da parecchi come probabile candidato a un ruolo dai head coach già nel 2019. Dovrà dimostrare di valerlo con i gialloviola, intanto. L’ex allenatore dei quarterback dei Philadelphia Eagles – campione al Super Bowl e per questo arrivato “in ritardo” – ha vinto la corsa con Kevin Stefanski, identico ruolo in casa vichinga. Posizione che rimarrà sua anche con DeFilippo al comando delle operazioni offensive. Il club infatti ha negato ai Giants di potere intervistare il proprio quarterback coach per il ruolo di capo dell’attacco. Decisione che fa ragionare sul futuro anche ad Eden Prairie. Se DeFilippo resterà solo un anno il suo sostituto sarà proprio Stefanski. Nuotiamo nel mare delle ipotesi, comunque. Meglio tenere lo sguardo a riva e non inseguire boe troppo distanti.​ A completare l’organico dei coach è arrivato da Oakland anche Todd Downing, sarà assistente esperto per il gioco offensivo.​ Lì sono le attenzioni maggiori, è evidente.

Sistemato il colonnello​,​ l’attacco ora deve trovare il suo capitano.​ Oltre ad alcuni tasselli da riposizionare: Jerrick McKinnon cercherà maggiori spazi altrove mentre i gialloviola dovranno valutare il da farsi con il deludente Laquon Treadwell. Ma altolà alle distrazioni, la priorità è il nodo quarterback.

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​Riassunto: Case Keenum, Teddy Bridgewater e Sam Bradford sono tutti free agent. I Vikings non hanno esercitato l’opzione per il quarto anno di Bridgewater. Free agent sarà anche Kirk Cousins, in uscita dai Washington Redskins dopo l’acquisto di Alex Smith.

Case Keenum

Casey Keenum Vikings Falcons

Ha dimostrato di poter guidare l’attacco e la squadra portando i Vikings a sessanta minuti dal Super Bowl. Non è un top. ​Ma dei tre è quello che sicuramente avrà più possibilità di trovare un posto da titolare. ​Non è detto che riesca a ripetere una stagione simile anche in futuro, visto che mai era riuscito a giocare così bene in passato. Si sarebbe guadagnato il contratto sul campo. Un investimento rischioso. Molto. Vale la pena un contratto abbondante con il pericolo di trovarsi in casa un “one year wonder”? La soluzione migliore nel suo caso sarebbe il franchise tag, anche se parecchio dispendioso. Keenum monetizzerebbe l’annata super e i Vikings potrebbero ottenere più prove prima di emettere un verdetto. Il draft poi è ricco di qualità nella posizione e se scegliessero di tenere solo lui potrebbero affiancargli un ragazzo da crescere. Mettendo in chiaro subito però che non si tratta di un Goff-bis, o a Keenum potrebbe venire l’orticaria.

Teddy Bridgewater

Bridgewater Vikings

E’ giovane. Aveva dimostrato di avere grandi margini di miglioramento. E’ stimato. Abbiamo usato l’imperfetto in una delle tre frasi precedenti. Il quarterback dai due guanti non gioca da due anni e ha patito un infortunio che poteva costargli la carriera. Firmare un accordo lussurioso non avrebbe senso. Non è nemmeno detto (e questo vale anche per Keenum) che ci sia qualcuno disposto ad offrirglielo. La soluzione che si sta prospettando in questi giorni è un’offerta a cifre ragionevoli per una durata limitata. Minnesota non si svenerebbe con l’angoscia di veder andare in frantumi il suo gioiello una seconda volta. Teddy avrebbe la possibilità di ricostruirsi la carriera in un ambiente che conosce e che lo apprezza. Sembrerebbe la soluzione migliore che potrebbe lasciare aperta la porta anche a un ritorno di Keenum. Questo aprirebbe la porta a una lotta per il posto da titolare nel training camp, mai cosa buona. Come non sono buone le pressioni in caso qualcosa vada storto durante la stagione. Positivo invece avere due quarterback potenzialmente affidabili che possono subentrare se i punti di domanda penalizzano uno dei due in itinere. Altrimenti l’opzione draft resta valida pure qui.

Sam Bradford

Minnesota Vikings v Green Bay Packers

Quando ha giocato è riuscito a esprimere il suo indiscutibile talento. Ecco, quando ha giocato. Dopo un 2016 incredibile da un punto di vista fisico, nel 2017 sono tornati fantasmi che aleggiano da sempre sul curriculum di Bradford. Impossibile immaginare di puntare forte su di lui. Sarebbe un all in con pochissimo senso.

Kirk Cousins

kirk cousins redskins

Il fascino è chiaramente tutto qui. Nessuno dei tre nomi precedenti è nei top 15 della lega. Cousins sì. Occorrono rimorchi di dollari. Tanti, tanti. Troppi? Per un quarterback non lo sono mai, se ti fa svoltare. I Redskins con Cousins non sono reduci da Super Bowl in serie.​ E’ vero.​ Resta che abbiamo: uno dei migliori del ruolo, giovane, libero. ​Capita quanto il passaggio della cometa di Halley​. Le finestre non sono eterne. Cousins potrebbe essere la carta per sfruttare al meglio l’attuale gialloviola. Detto questo, nelle prossime stagioni la famiglia Wilf dovrà pompare liquidità nelle casse della difesa, se vorranno preservarla. Un contrattone ora può minare la flessibilità futura.​ I New York Jets hanno già dichiarato che sono pronti a mettere sul tavolo un contratto in bianco. Rimorchi di dollari, dicevano. Minnesota però oltre ai soldi offre migliori prospettive.

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Se fossimo noi i GM. Eh se fossimo noi i GM…

Certezze non ce ne sono. Valutare i rischi è affar complicato. Così come gestire le alchimie. La riflessione da cui partiremmo è: chi ha avuto più successo in passato? Chi ha un quarterback di primo livello. Chi può diventarlo tra le opzioni disponibili? Cousins, con maggiori probabilità.

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