Uno sguardo al 2017: Miami Dolphins

A stagione conclusa, vi proponiamo la review della stagione 2017 delle trentadue squadre NFL, iniziamo con i Miami Dolphins.

COME DOVEVA ANDARE…

Doveva andare bene. Dopo il 10-6 e la qualificazione ai playoffs arrivati nel 2016 Adam Gase avrebbe potuto anche camminare sulle acque a South Beach e nessuno si sarebbe stupito. La free agency non era stata roboante come in passato ma mirata, così come il draft. Insomma, l’obiettivo era chiaro: consolidare la crescita e dare fastidio ai Patriots.

…E COME E’ ANDATA

Male, perdio! (cit.) A posteriori si può dire che l’infortunio di Ryan Tannehill in agosto è stato il colpo mortale per la stagione: più ancora della forte botta psicologica esso ha portato alla decisione successiva di Gase di puntare tutto su un Jay Cutler che aveva già la spilletta di Fox sulla giacca, e quanto ciò abbia pesato sul 2017 dei Dolphins (chiuso 6-10) è noto. Una sola cifra: il duo Cutler-Moore nel 2017 ha avuto una media di 6,33 yard per passaggio; la media di Tannehill nei suoi 5 anni era di 7,16 (con 7,7 nel 2016).

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COSA HA FUNZIONATO…

Pochino, in verità. La cosa migliore dell’anno sono stati i progressi di alcuni giovani giocatori: Kenyon Drake, Xavien Howard, Cordrea Tankersley, Jakeem Grant. Mattoncini che torneranno certamente utili per il futuro ma che, di fronte a tutto il resto, non sono stati sufficienti ad evitare il disastro nel presente.

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Appunto, tutto il resto, partendo dal coaching staff (con Adam Gase che ha sbattuto fragorosamente sul classico “muro del secondo anno”), passando dall’ingaggio di Lawrence Timmons e dall’ennesima figuraccia londinese fino ad arrivare ai motivi che hanno portato alla trade di Jay Ajayi e anche al modo in cui Jarvis Landry correva alcune tracce. Insomma, è stato un anno letteralmente buttato via, come i dieci milioni di dollari investiti a fondo perduto su un quarterback che solo a tratti ha dimostrato di tenerci. C’è solo da sperare che chi di dovere abbia imparato la lezione.

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E ADESSO?

Fra i “chi di dovere” ci sono in prima fila Gase, Grier (GM) e Tannebaum (VPFO). Non è un caso che i primi movimenti dei Dolphins siano già iniziati e che si siano concentrati sugli indispensabili rinforzi nel coaching staff, soprattutto in ruoli chiave (aka un allenatore per la linea offensiva che non si riprenda col telefonino mentre pippa). Le decisioni pesanti saranno soprattutto due (il contratto in scadenza di Jarvis Landry, appena taggato con il non-exclusive tag a 16 milioni per un anno e il secondo quarterback), i soldi a disposizione sono abbastanza ma non moltissimi, la scelta numero 11 al draft è un asset da far fruttare al massimo. Buon lavoro.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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