[NFL] Conference Championship preview: Jacksonville Jaguars vs New England Patriots

La piramide di Cheope, i giardini pensili di Babilonia, la statua di Zeus a Olimpia, il tempio di Artemide a Efeso, il colosso di Rodi, il mausoleo di Alicarnasso e il faro di Alessandria d’Egitto: ora prendete un comune abitante del Massachusetts, precisamente nella città di Foxborough, e chiedetegli quale possa essere la prima immagine storica che possa evocare la pronuncia del numero “7”. Difficilmente vi risponderà elencando le famose 7 meraviglie del mondo classiche, di cui sopra, vale a dire le strutture e opere architettoniche che i Greci e i Romani ritennero i più belli e straordinari artifici dell’intera umanità; però nella maggior parte dei casi il soggetto in questione sarà in grado di stilare in maniera impeccabile il tabellino delle vittorie ai divisional che proprio da “7” anni consecutivi permettono ai Patriots di accedere alla finale di conference. Se mai ci fosse stato il bisogno di aggiungere un altro tassello per rendere ancora più indimenticabile la storia della squadra più vincente del primo ventennio del 21esimo secolo, i New England Patriots lo hanno fatto senza troppi disturbi. Ebbene si, negli ultimi 7 anni hanno sempre avuto la possibilità di lottare per conquistare un posto al Super Bowl, riuscendoci 3 volte portando a casa il trofeo in 2.

[quote font_style=”italic” arrow=”yes”]“Cosa ne pensi di Tom Brady?” “Beh è un buon giocatore…abbiamo tanti buoni giocatori”.[/quote]

Non male come descrizione del quarterback che ha vinto più di tutti nella storia della NFL, che nel caso riuscisse a vincere l’ennesimo Lombardi Trophy avrà bisogno di utilizzare due mani per indossare i 6 anelli commemorativi; solo un folle azzarderebbe una esposizione così semplicistica, un folle oppure Bill Belichick: il coach dei Patriots ci ha abituati negli anni alle sue “non esultanze”, al carattere schivo col quale si presenta in conferenza stampa e in campo (durante le partite casalinghe nei mesi invernali, si presenta sulla sideline col cappuccio che gli copre la maggior parte del viso e che lascia intravedere solamente il naso e la bocca, per un attimo sembra che il malvagio Imperatore ucciso da Darth Vader sia tornato in vita ed abbia deciso di conquistare l’universo in una maniera alternativa), d’altronde è risaputo che i croati non sono avvezzi alla celebrazione ed al sorriso facile.

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Croati? Come croati? Bill è nato a Nashville, la città della musica! Si, coach Belichick può vantare di essere un conterraneo di Johnny Cash ma nelle sue vene scorre sangue a scacchi bianco-rossi: suo nonno Ivan Belicic (questo è il nome originario) lasciò la città di Karlovac, situata nella zona centrale della Croazia, nel 1897 e si stabilì in Pennsylvania dove lavorò per un’acciaieria proprio a Pittsburgh (bizzarro il destino), il padre Stephen nacque nel 1919 e dopo una più che onorevole militanza nel football professionistico nei Detroit Lions diventò il coach della università di Vanderbilt a Nashville dove, insieme alla moglie Jeanette Munn, diede al mondo William Stephen “Bill” Belichick. Questo genio del male, la cui voglia di avere il controllo della terra farebbe invidia perfino a Goldfinger, detiene il record come “head coach più vincente della storia” con 5 trionfi al Super Bowl in 7 apparizioni; già, anche l’allenatore di Nashville ha provato la sensazione di uscire sconfitto dall’evento più seguito dell’anno, e per 2 volte! Va beh perdere due Super Bowl non è la fine del mondo, chiedete a coach Levy che ne ha persi 4 di fila alla guida dei Buffalo Bills, ma abbiamo imparato che i personaggi come Belichick probabilmente odiano perdere più di quanto gli piaccia vincere, possiamo dire che ogni volta che affronta i Giants la sfida ha un sapore diverso: in primis perché Bill a New York c’è stato per 12 anni come coordinatore della difesa, ma soprattutto perché sono stati proprio i Giants a rovinargli le annate 2007 (nella quale arrivò alla finale con il record di 16 vittorie e 0 sconfitte) e 2011. Cosa c’è stato in quelle 2 partite che ha cambiato l’oscillazione del pendolo? Ma la domanda più giusta da porsi è: “chi è stato”.

Avete presente la Kryptonite? Mi riferisco a quel minerale verde scintillante che costituisce l’unica debolezza di Superman, per il quale può essere fatale o nocivo; ecco, modellatelo a forma di un settantenne, con il viso che tende ad arrossirsi più del normale a causa del carattere fumantino, il sorriso bianco ed affabile che potreste attribuire alla maggior parte dei politici statunitensi, l’atteggiamento da colonnello dei marines e quello spiccato accento del nord-est che ci ha fatto innamorare delle telecronache di Dan Peterson: avrete ottenuto Tom Coughlin, la vera kryptonite di Belichick. Fu proprio coach Coughlin a portare ad un successo insperato i New York Giants nei 2 Super Bowl contro i Patriots, creando una efficacissima pass rush ad hoc per Brady che, senza mai chiamare uno schema blitz, gli impedì di avere la solita tranquillità nella tasca. Tom però ha rassegnato le dimissioni dai Giants 2 anni fa e in questo periodo non ha mai allenato; ma allora perché Belichick farà fatica a prendere sonno in questi giorni, che precedono la finale di conference contro i Jacksonville Jaguars? Scorrendo il coaching staff dei Jags troviamo Doug Marrone, capo allenatore, Nathaniel Hackett, coordinatore dell’attacco, e Todd Wash, coordinatore della difesa, nessuno di questi con particolari precedenti avversi ai Patriots, ma nell’organigramma societario un nome tra tutti risalta all’occhio ed è proprio quello di Tom Coughlin: dopo l’addio ai Giants ritornò a Jacksonville, dove iniziò nel 1995 la sua carriera di head coach nella NFL, per ricoprire la carica di “Executive Vice President of Football Operations”.

Coughlin Jaguars

La vittoria di domenica contro gli Steelers, che ha permesso ai Jaguars di giocarsi l’accesso al primo Super Bowl della loro storia, ha fatto tornare in mente ai giornalisti i 2 inaspettati e quanto mai unici precedenti di Belichick vs Coughlin per la conquista dell’anello; la domanda in merito non poteva non essere fatta. “Non ho guardato quelle due partite” risponde Marrone “se non sono nella partita, non mi interessa; se non arrivo al Super Bowl di solito non lo guardo… però la ricezione di Tyree è stata davvero grandiosa”. Ha glissato così l’allenatore di Jacksonville ribadendo più volte che lui e Coughlin svolgono compiti diversi, seppure nella stessa franchigia, e che hanno collaborato solo alcune volte ma come avrebbe fatto con chiunque altro dello staff. Bisogna sottolineare però che da quando è arrivato, nonostante il suo ruolo “direttivo”, i Jaguars hanno decisamente cambiato il proprio imprinting, da squadra che gioca per chiudere in positivo il record stagionale, a squadra che non accetta le briciole lasciate dalle squadre più blasonate.

I tifosi dei Patriots non devono aver accolto la sconfitta degli Steelers con molto entusiasmo (nonostante la rivalità che scorre tra le due fazioni); sono consapevoli infatti che se c’è quest’anno una squadra che può davvero dare del filo da torcere al fenomenale reparto offensivo guidato da Tom Brady, questi sono proprio i Jaguars: abbiamo già decantato la stagione incredibile di Campbell, Ngakoue, Bouye e Ramsey che, insieme agli altri membri della difesa, hanno contribuito a cambiare il nome del team da “Jacksonville” a “Sacksonville”; però si gioca nella fredda Foxborough, lontano dal clima mite che si assapora nella Florida invernale, e al Gillette Stadium la Brady-Gronkowski connection è un’arma infallibile. I Jaguars per vincere devono svolgere un unico compito: essere perfetti. La difesa dovrà fare il massimo per permettere a Bortles di giocare nella sua comfort-zone e rendere essenziale, come contro Pittsburgh, la semplicità potendo contare anche sulle corse di Fournette, caviglie permettendo.

Le ragioni che spingono i Patriots alla vittoria sono nettamente maggiori: prima fra tutte il confronto, anzi, il non confronto tra Brady e Bortles e non credo sia necessario spiegarvi il perché; stessa sorte per il duello che vede contrapporsi Marrone e, probabilmente, il miglior head coach della storia; è inutile, inoltre, prendere in considerazione il gap dell’esperienza ai playoff che divide le due squadre; insomma, avete capito che fare una relazione tra i nomi ed i numeri in gioco in questa partita sia abbastanza superfluo. Però, al contrario dei Jaguars, i Patriots hanno tutto da perdere ma ci hanno insegnato che quando c’è da centrare un obiettivo difficilmente sbagliano la mira (tranne in 2 casi…); inoltre, delle 4 squadre rimaste, sono gli unici ad aver vinto il Super Bowl (dopo la fusione nel 1970 tra la AFL e la NFL).

Le quote dei bookmakers non lasciano dubbi su chi sia favorita per la vittoria del titolo della AFC: la vittoria dei Patriots è quotata 1,22 mentre le speranze dei Jaguars sono appese a quel 4,5.

Ah, vi ho già detto quale città ha dato i natali a Tom Coughlin? Evidentemente nello stato del New York ci deve essere stata una numerosa affluenza, dal vecchio continente, di belgi perché il nome della città è lo stesso di quello di un piccolissimo centro abitato, situato nella regione della Vallonia (la parte inferiore del Belgio), in cui fu combattuta una sanguinosa e storica battaglia, nella quale un esercito ritenuto invincibile fu costretto a dichiarare la resa. L’esercito in questione era quello guidato da Napoleone Bonaparte, che dopo la sconfitta depose le armi e fu esiliato fino alla sua morte sull’isola di Sant’Elena, e il nome della città? Semplice, “Waterloo”.

Il preview NFL

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Massimiliano Poli

Nato a Montecchio (RE) il 5 gennaio 1993, studente di Giurisprudenza presso la facoltà di Modena, appassionato di football americano, NFL, NCAA, ex giocatore e cittadino sotto ogni cielo.

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