Adam Thielen, MVP dei Vikings, ex mister nessuno, 100% Minnesota

Patterson. Leggi un nome, guardi indietro, e vedi quanto si diverta il destino.

Notte del draft 2013. Una serata di speranze per i Minnesota Vikings al Radio City Music Hall di New York. Tre prime scelte da spendere quel 25 aprile. Oltre alla propria, la 23, ci sono la 25 e la 29, frutto di trade con i Seattle Seahawks e i New England Patriots. Il general manager Rick Spielman si regala un defensive tackle, Sharriff Floyd, e un cornerback, Xavier Rhodes, con le prime due chiamate. Alla terza è il momento di un rinforzo per l’attacco, Cordarelle Patterson. Ricevitore dal talento grezzo e dalla velocità innata. Con lui i tifosi possono sognare. Patterson…

Anche sul divano di casa Thielen, nel Minnesota, è un weekend di speranze per Adam. “Patterson”, ascolta anche lui. Strano il destino. Il ragazzone biondo di Detroit Lakes, paesino da poco più di ottomila abitanti, tre ore di macchina a nord ovest di Minneapolis, ha in tasca un biglietto da visita con quel nome scritto sopra: Patterson. Dental. È in parola per uno stage come venditore per la ditta. Sarà il suo futuro lavoro. L’ha ottenuto poco più di un mese prima e l’ha messo in stand-by per inseguire il suo sogno: giocare nella NFL.

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Lì è iniziata la sua rincorsa. Lunga, difficile. Costosa, anche. Perché per uno sconosciuto non è facile accedere alle vetrine della lega più prestigiosa. E lui è un mister nessuno. Dopo le superiori temeva di dover lasciare il football. C’erano più possibilità di ottenere una borsa di studio nel basket, anche se solo in Division III. Una volta al college poi avrebbe comunque cercato di riavvicinarsi all’ovale. Il telefono squillò in extremis. Era un’università di Division II. Chiamarla borsa forse è persino eccessivo: 500 dollari non bastavano nemmeno per i libri. Ma Thielen accettò senza esitare: poteva continuare a giocare e l’avrebbe fatto con i colori che più amava, il giallo e il viola degli amati Vikings. L’università? Minnesota State. Sede a Mankato, dove proprio i Vikes hanno svolto il loro training camp estivo per 52 anni. Il destino, eh.

adam thielen minnesota state
Adam Thielen a Minnesota State

Terminati gli studi ancora una volta la strada di Thielen sembra allontanarsi dal football. Lui vuole continuare a giocare, sa di avere delle qualità. Ma deve metterle in mostra e la sua carriera con i Mavericks non è stata sufficiente a garantirgli una chiamata alle combine di Indianapolis. E i college di Division II non hanno un Pro day, una giornata dedicata ai loro atleti che parteciperanno al draft in cui possono mettersi in mostra per gli scout.

Per questo Thielen ha in tasca quel biglietto da visita e l’accordo sulla parola è cosa fatta. Ha iniziato a cercarsi un lavoro. L’ha trovato. Ma non si arrende. Prima di rinunciare al sogno NFL vuole provarle davvero tutte. Così studia il da farsi. Si allena duramente. Si iscrive alle combine regionali, a pagamento. Un investimento senza garanzie. E nemmeno a buon mercato per un ragazzo di 23 anni senza un salario, che deve pagare iscrizione, viaggio, albergo… Thielen non vuole avere rimpianti. Se dovrà lasciare il football sarà perché non è all’altezza.

Rudy, il successo di un sogno”, la storia del ricevitore sembra la trascrizione NFL dell’imperdibile film del 1993 che narra di Rudy Ruettiger e del suo desiderio di giocare per Notre Dame. Un titolo che non può mancare nella galleria degli appassionati di football. Una pellicola che non offre grandi prospettive, però. Rudy dopo grandi sacrifici finisce per giocare poche azioni nell’ultima partita da senior. Nulla di più. Sogno coronato, fino a un certo punto.

Adam sa che il suo limite maggiore è legato alla velocità. Ha mani ottime. Corre le tracce con precisione. Ha il fisico giusto: un metro e 91 centimetri per 91 chilogrammi. Il tempo sulle 40 yard è la discriminante tra l’essere notato e avere la chance o accettare il tirocinio da venditore di materiale odontoiatrico. Il range buono è tra i 4 secondi e 40 e i 4 secondi e 50. I risultati della combine non arrivano subito. Non ci sono telecamere e giornalisti a Chicago per le regionali. I dati vengono pubblicati direttamente sul sito degli organizzatori. È una notte insonne davanti allo schermo quella che passa Thielen, fino a leggere: 4.45. Vale un invito alle Super Regional. Ancora con le spese da accollarsi.

Ed ecco la notte del draft. Il 25 aprile 2013. Quel “Patterson” deve valere un sussulto. Il non rientrare nei sette giri è messo in conto. Non essere nemmeno firmato come free agent, invece, lascia un pizzico d’amaro in bocca al minnesotiano.

Prima dei rookie camp due offerte per parteciparvi arrivano comunque. A tutte le squadre servono giocatori per poter svolgere i cinque allenamenti in tre giorni cui partecipano le scelte del draft e le matricole messe sotto contratto subito dopo. Dall’altra parte del telefono ci sono i Carolina Panthers e… i Minnesota Vikings, la squadra del cuore. L’ispirazione: con i modelli Cris Carter e Randy Moss. La passione: con le partite viste al Metrodome insieme al padre. Un’occasione per mettersi in mostra. Sfruttata. In campo c’è anche Patterson. Lui gioca con le prime linee. Thielen è la bella storia delle terze linee. Il ragazzo di casa. Ma pur sempre una terza fascia, un elemento della practice squad, la squadra per gli allenamenti. All’inizio. Le prestazioni di Thielen lo proiettano rapidamente nel secondo team con sortite, i fatidici “reps”, le ripetizioni degli schemi, insieme ai numeri uno. Una bella soddisfazione. Non solo virtuale.

Al termine del mini-camp per i rookie arriva un contratto, a scapito di un altro WR, Nicholas Edwards che era già stato firmato per 7mila dollari. Gli allenatori hanno visto qualcosa.

Adam Thielen al camp dei Vikings nel 2013
Adam Thielen al camp dei Vikings nel 2013

Può chiamare Caitlin, la ragazza, e dirle che ce l’ha fatta. Si festeggia. Un’iniezione di fiducia per il ragazzo di casa, che aveva già fatto i bagagli, perché i 90 del roster sembravano blindati. In campo invece sono emerse le qualità del numero 19. Il suo lavoro e la sua perseveranza pagano. Perché il talento, non è tutto. Ci sono miriadi di storie a testimoniarlo. Alcune tragiche: Lawrence Phillips, running back dei Rams, e Aaron Hernandez, tight end dei Patriots, per citarne due. Altre complicate, vi ricordate Justin Blackmon dei Jaguars? Altre in cerca di redenzione come quelle di Martavis Bryant degli Steelers e Josh Gordon dei Browns. Ricevitori come Thielen, questi ultimi tre.

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Ma anche abbinando talento e mentalità solo lo 0.09% dei giocatori di football dell’high school arrivano nella NFL e il 2% di chi gioca al college. Capite quanto è difficile per uno sconosciuto, no? Più semplice, molto più semplice, sperperare doti immense che madre natura ha regalato che farne fruttare al meglio di risicate.

Quel giorno Adam chiama anche Patterson, l’ufficio dell’azienda di materiale odontoiatrico, non il suo compagno. Il tirocinio concordato non gli serve. Grazie, ma il viaggio continua.

Thielen è un osso davvero duro. Mette piede al Metrodome da giocatore dei Vikings nell’agosto 2013. Il sogno è realtà. Poco conta che non ci sia l’atmosfera follemente calda della regular season. È lì, dove non era riuscito ad arrivare nemmeno alle superiori: nello stadio della finale statale, il cui poster era appeso alla porta degli spogliatoi ogni anno. Lui, che ha sofferto di tutte le recenti batoste vichinghe: nel 1998 con il field goal sbagliato da Gary Anderson contro i Falcons nel Championship, nel 2000 con l’umiliante 41-0 dai Giants sempre nel Championship, nel 2009 quando Favre fu fermato dai Saints sempre a una partita da quel Super Bowl che manca nella bacheca gialloviola. Non che ci siano particolari aspettative per il 19, quelle sono tutte per l’84. Cordarelle.

In preseason la sua storia balza agli onori delle cronache, soprattutto locali. È il figlio del Minnesota che gioca per i colori di casa. Gli allenamenti estivi sono in casa sua, a Mankato: nelle strutture di Minnesota State, dei suoi Mavericks. Lì, dove nessuno lo aveva notato. Non entra nei 53 dopo il training camp, ma viene comunque firmato per la practice squad. È un giocatore dei Vikings.

Nel 2013 non riesce ad esordire. Per Cordarelle Patterson è una stagione discreta da ricevitore, meglio sul finire, ottima da ritornatore. Flash si guadagna il Pro Bowl e sembra pronto per un ruolo da star nell’attacco gialloviola degli anni a venire. Thielen debutta nel 2014. Sempre a roster per 16 partite, due da titolare. Otto le ricezioni totali, un touchdown. Ordinato, preciso, gran lavoratore. Mani sicure. Un comprimario eccellente. Il 2015 è simile. Ancora due partite da titolare e sempre a roster. Non è più solo una bella storia però.

Il primo TD di Thielen
Il primo TD di Thielen

È un ricevitore affidabile, che esplode nel 2016 sfiorando le mille yard di ricezione e apparendo sui radar di tutta la NFL il 9 ottobre. Stefon Diggs è infortunato. Ha una possibilità per brillare. E quando gli è concessa una chance Thielen la sfrutta. I Vikings si divorano gli Houston Texans. Per Adam sette ricezioni (su otto passaggi nella sua direzione), 127 yard e un touchdown. Con il quarterback Sam Bradford c’è feeling. Dopo quel 31-13 sui Texans arriva oltre le 100 yard anche contro Jacksonville, prima della più incredibile delle Vigilie di Natale. Contro i Green Bay Packers la sconfitta è dolorosa per Minnesota. La stagione iniziata benissimo (5-0) scivola sul 7-8. Thielen però è stellare: 202 yard, due touchdown (uno da 71 yard) e 12 ricezioni su 15 target.

L’annata si chiude con 69 ricezioni, 967 yard e cinque segnature. Le 14 yard di media per ogni ricezione, così come il totale delle yard ricevute sono il top per i Vikings. Da migliorare ci sono quei due fumble persi (che restano una macchiolina nella sua evoluzione anche oggi, con i tre già sfuggiti in questa stagione).

 Cordarelle è superato nettamente, si ferma a 52 ricezioni, 453 yard e due TD. Non si è trasformato nell’arma definitiva che speravano i coach. Viene lasciato andare e diventa un Raider. Anche il secondo Patterson esce dalla vita di Thielen.

Per Adam al contrario c’è un contratto con i fiocchi in estate. Dai 420mila dollari del 2014 si passa ai 6 milioni e 746mila di quest’anno, con 4milioni di bonus alla firma del quadriennale che lo lega a Minnesota fino al 2020. Non crediate che il ragazzo di casa abbia smesso di lavorare sodo. Il sogno del bambino che giocava in cortile immaginando di essere Cris Carter o Randy Moss è realizzato, l’ha scritto lui stesso su The Players Tribune poche settimane fa, Adam però adesso ha nuovi obiettivi. Nuovi traguardi. Il primo provare a cancellare le delusioni cui sono abituati i tifosi.

L’ha fatto capire con 157 yard alla prima giornata contro i Saints. Il migliore dei modi per ringraziare la franchigia per la fiducia. Continuare a migliorare è una necessità primaria per i mister nessuno, anche quando sono diventati qualcuno. E che qualcuno.

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Gli highlight contro i Saints

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A buon diritto Thielen è da considerarsi l’MVP dei Vikings nella prima metà di questa stagione. È diventato il ricevitore numero 1, lui, partito da quell’invito al rookie camp. Ha scalato tutta la piramide del football gialloviola. Per il quarterback Case Keenum è un faro. Il primo touchdown è arrivato solo a Londra, dove ha esultato in tema, come fosse un bomber calcistico. Le yard ricevute però sono già 627 grazie a 48 ricezioni. Dopo la prima giornata ha sfiorato altre tre volte la tripla cifra. Non è più però solo una questione statistica.

Il ragazzo di casa ha tutte le qualità per restare un pezzo importante dei Vikings anche quando non sarà più chiamato a essere il numero 1. Ha la stoffa per raccogliere il testimone lasciato da Chad Greenway, per essere lui stesso l’esempio per i ragazzini del Minnesota che sognano di diventare giocatori di football. Una carriera difficile, per cui non bastano il talento e la voglia di mettersi in gioco. A volte però succede che i sogni diventino realtà e che si possa andare oltre i Patterson, lavorando sodo e sfruttando le occasioni.

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