Riassunto di week 8 NCAA

Dopo i clamorosi risultati della settimana scorsa, questa week 8 di NCAA è stata all’insegna della tranquillità e delle conferme.

Tra bye e vittorie, le prime 8 posizioni del ranking restano invariate grazie alle grandi vittorie di Alabama e Penn State, che dominano rispettivamente contro Tennessee e Michigan, TCU e Wisconsin che si liberano facilmente di Kansas e Maryland mentre con qualche patema Miami vince contro Syracuse. Faticano invece le due contendenti dell’Oklahoma con i Sooners che vincono contro Kansas State solo negli ultimi secondi mentre i Cowboys hanno bisogno dell’overtime per avere ragione di Texas.

Grande vittoria di Notre Dame che entra per la prima volta nel top ten grazie alla straordinaria prestazione contro una USC ormai allo sbando, Virginia Tech torna alla vittoria contro North Carolina ed insegue gli Hurricanes nella rincorsa alla ACC Coastal e Michigan State tiene incredibilmente il passo di Penn State e Ohio State per la Big Ten East vincendo contro Indiana.

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Nella parte finale del ranking vincono anche Washington State contro Colorado, South Florida contro Tulane, Auburn che batte agevolmente Arkansas, West Virginia a fatica con Baylor ed LSU contro Ole Miss; entra per la prima volta in classifica anche Iowa State che dopo la clamorosa vittoria contro Oklahoma si ripete battendo anche Texas Tech.

Penn State vs Michigan 42-13

Partita senso unico quella andata in onda al Beaver Stadium dove i Nittany Lions hanno dominato contro Michigan. Penn State si conferma dunque una corazzata non solo in attacco con il duo Barkley-McSorley sugli scudi ma anche in difesa ha degli elementi eccellenti e si ha l’impressione che questa squadra sia nettamente migliore di quella dell’anno scorso. E’ una squadra più consapevole dei propri mezzi, ha perso pochi giocatori durante la offseason e Franklin ha lavorato molto sulla tenuta mentale di questi ragazzi.

Naturalmente tutta la stagione dei Lions dipende dalla partita di sabato; uscire vittoriosi da Columbus significa PO sicuri a prescindere da quello che succederà dopo dando per scontate le vittorie contro Rutgers, Nebraska e Maryland.
Michigan invece continua la sua striscia negativa in attacco, dice addio ai sogni di gloria per quanto riguarda la Division e anche la difesa in questa partita ha fatto cilecca. Ha concesso infatti 500 e passa yard e 8 yard per play quando di media ne concedeva meno della meta e solo 3,6 yard per play; naturalmente non era affatto facile fronteggiare un attacco come quello di Penn State ma questo abbrivio preso dalla difesa è sintomatico di come sta la squadra. Sono piovute molte critiche all’indirizzo dell’Head Coach ma criticare il lavoro di Harbaugh ora è un po difficile non tanto per i risultati in sè ma per il fatto che ha riportato in auge una squadra e un programma che si erano un po’ persi negli ultimi anni.
La stagione di quest’anno si può dire già compromessa perché i due obiettivi cioè PO e Division sono ormai andati però Michigan ci tiene naturalmente a chiudere bene questa annata ed ha ancora 5 partite; le ultime due contro Wisconsin e Ohio State appaiono proibitive alla luce di quello che abbiamo visto finora ma mai dire mai e la speranza di giocare un New Year Six è ancora nei pensieri di Harbaugh e di tutto l’ambiente Wolverines.

La sfida parte subito in discesa per i padroni di casa che al primo drive vanno subito a segno con un big play del loro uomo migliore Barkley, che trova un buco nella difesa e corre per 69 yard fino alla endzone. Michigan è incapace di reagire e dopo aver restituito il pallone subisce un altro TD sempre ad opera di Barkley e si trova sotto di due possessi dopo neanche 5 minuti di gioco.

Nel secondo quarto i Wolverines si rimettono in carreggiata ed arrivano fino al -1 grazie ai TD di Higdon e Isaac ma Penn State rimette subito le cose a posto grazie alla corsa di McSorley in situazione di goal line.
Nel secondo tempo i padron di casa continuano nel loro dominio territoriale e approfittano della difesa avversaria segnando ancora; McSorley con una corsa di 13 yard, Barkley dopo un passaggio di 42 e ancora il #9 con il terzo TD personale chiudono una sfida amarissima per la squadra di Harbaugh.

https://www.youtube.com/watch?v=RXHjLFklU-o

Oklahoma State vs Texas 13-10

Partita dominata dalle difese invece quella di Austin ed anche se non abbiamo assistito ad una di quelle sfide dal punteggio altissimo è stata comunque bellissima per intensità e per la posta in palio. Oklahoma State ha mostrato grossi problemi nel far girare la palla a causa sopratutto della pressione della D avversaria ed a Rudolph è mancato sopratutto il miglior target Washington praticamente annullato dal CB di Texas Holton Hill.

E’ stata una partita strana per il #2 poiché arrivare in Texas come l’attacco #1 della nazione e poi segnare solo 13 punti di cui gli ultimi 3 in OT, non è molto incoraggiante per il resto della stagione ma in questo momento per la squadra di Gundy la cosa fondamentale era vincere a tutti i costi. Il lavoro sporco per una volta lo ha fatto la difesa perché è vero che la offense di Texas non era un banco di prova attendibilissimo ma in una partita giocata cosi punto a punto era fondamentale non far muovere troppo il pallone agli avversari.

Texas invece continua a mostrare netti miglioramenti sopratutto nel reparto arretrato per usare un termine calcistico; la difesa di Texas ha giocato un ottima partita sia per il front seven che nella secondaria poiché fermare il miglior attacco della nazione appunto non era per niente facile; sopratutto la secondaria ha fatto una grande partita mettendo sempre le S profondissime in situazioni di passaggio in modo da non far “stretchare” il campo a Rudolph.

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Proprio l’attacco di Texas ha avuto molta difficoltà nel muovere la catena nonostante un Ehlinger sempre molto intelligente che non ha forzato mai la giocata ed è riuscito spesso ad eludere la pressione della D avversaria. Poi è vero che ci dovrà ancora spiegare l’azione dell’intercetto che ha chiuso la partita perché quel lancio proprio non ci stava ma ricordiamo che è ancora un rookie e questo è stato proprio un errore da rookie poiché bastava tenersi il pallone in mano per poi permettere al kicker di provare il FG. Comunque sono errori che ad un ragazzo al primo anno si possono perdonare e serviranno ad Ehlinger per maturare; quello che interessava a Herman però più che il risultato era la prestazione in generale e credo proprio che sia stato accontentato. Era comunque difficile uscire da una partita del genere con una vittoria ma già averla portata all’OT e aver costretto il miglior attacco a soli 13 punti è stata una vittoria per i Longhorns.

Come detto la sfida è molto difficile da giocare per la tensione in campo e perché gli attacchi non girano come vorrebbero. Sono gli ospiti però a sbloccare il risultato a metà del primo quarto con una corsa di King per 7 yard; Texas tuttavia non sta a guardare e pareggia pochi minuti più tardi grazie ad una corsa di Ehlinger in regime di 1&goal. Da qui in poi la partita si blocca e le rispettive difese salgono in cattedra non concedendo più nulla fino al terzo quarto. Al rientro dagli spogliatoi infatti sono proprio i padroni di casa a passare in vantaggio con un FG di Rowland ma 15 minuti più tardi, all’inizio dell’ultimo quarto, i Cowboys riportano la sfida in parità con un calcio di Ammendola.
La partita si trascina cosi all’overtime dove è ancora Ammendola a centrare i pali da da 34 yard; ai Longhorns palla in mano basterebbe un FG per allungare la sfida ma Ehlinger con un lancio in una zona morta della endzone viene intercettato ed Oklahoma State esce indenne dal catino di Austin.

USC vs Notre Dame 14-49

Anche per quanto riguarda questa partita in realtà c’è poco da raccontare perché abbiamo assistito ad un dominio incontrastato dei padroni di casa. Notre Dame è veramente una squadra da PO in questo momento perché gioca bene, è una squadra equilibrata, ha poche lacune e ha i giocatori giusti nei reparti giusti; insomma, oltre ad essere la squadra più in forma del momento, gli Irish sono una bellissima realtà. Rispetto all’anno scorso sono stati fatti passi da gigante e qui bisogna darne atto anche all’allenatore Brian Kelly che ha avuto la pazienza di ricostruire la squadra dopo un annata disastrosa. Andato via Zaire si è data fiducia a Wimbush che non è proprio un passatore anche se i pochi lanci che fa sono molto buoni ma corre, lo sa fare molto bene, ed ha una o-line strutturata apposta per il suo tipo di gioco. Non è sicuramente la miglior O-Line per quanto riguarda la pass protection quella di Notre Dame ma in quanto a run support siamo al top della NCAA e si vede.

Anche in difesa ha dei perni formidabili e con una grande capacita di creare turnover ed è una difesa che in generale concede molto poco infatti è 12 in classifica per punti concessi. Purtroppo c’è il fatto che adesso il destino degli Irish per i PO non è solo nello loro mani; loro devono sicuramente vincerle tutte da qui alla fine e già la sfida contro NC State di sabato si presenta molto insidiosa. Poi ci sono Wake Forest, Miami, Navy e Stanford, tutte sfide alla portata ma molto complicate e c’è da considerare che ai loro risultati devono coincidere anche quelli delle squadre che sono avanti nel ranking. Naturalmente coach Kelly pensa solo all’operato dei suoi ragazzi e non farà calcoli di questo tipo, sopratutto per far mantenere la concentrazione alta alla squadra.

Al contrario USC perde il treno PO anche se continua a comandare la PAC12 South per via di un record migliore di Arizona che è seconda. Ma a prescindere dai discorsi di ranking e Division è impressionante l’involuzione di questa squadra che non sembra più la stessa. Ormai mi pare ufficiale che tutte le pressioni che sono arrivate addosso a Darnold lo abbiano fatto andare fuori giri perché non è possibile per un prospetto come lui creare tutti questi turnover ma poi ne risente anche la squadra che vede il proprio faro offensivo colare a picco. Anche la difesa se andiamo a vedere bene la partita ha fatto anche ottime giocate perché ha sackato Wimbush almeno in 3 occasioni ma vive di lampi, di vampate che poi svaniscono subito quando concedono troppi big plays agli avversari. Io non credo che i giocatori si siano dimenticati come si gioca a football, anche se in questa sfida hanno dimostrato il contrario, ma penso che abbiano bisogno proprio di una seduta di “allenamento mentale” che li aiuti a tornare ad essere quel team che all’inizio aveva impressionato tutti; il compito naturalmente spetta a coach Clay Helton e non è dei più semplici. USC ha un calendario da qui alla fine non proibitivo a patto che la squadra risponda presente già a cominciare dalla sfida di domenica notte contro Arizona.

Notre Dame fa vedere subito la sua aggressività e nel primo quarto va a segno due volte prima con St.Brown, lanciato da Wimbush, poi con Stepherson, senza concedere una sola yard di campo agli avversari. Nel secondo quarto il copione non cambia e gli Irish allungano ancora con due corse, una di Wimbush e una di Adams, andando a riposo con un confortante 28-0
Alla ripresa delle ostilità USC riesce ad andare a segno con Mitchell ma è un TD effimero perché Notre Dame allunga ancora con Wimbush prima di concedere il secondo e ultimo TD ai Trojans con Burnett. In pieno garbage time gli Irish segnano ancora due volte con due corse di Adams, suggellando una prestazione maiuscola dei ragazzi di Kelly.

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La corsa all’Heisman dopo week 8

Nella rincorsa all’Heisman Trophy, Saquon Barkley è sempre saldamente comando dopo l’ennesima grande prestazione contro Michigan.

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Bryce Love insegue a debita distanza nonostante Stanford non sia scesa in campo per via del bye mentre in terza posizione troviamo Baker Mayfield che riesce a uscire indenne dallo stadio dei Wildcats con una prestazione da 4 TD totali.

Josh Adams, dopo i 3 TD messi in fila contro USC, entra nell’orbita Heisman al quarto posto mentre chiude la top 5 il detentore del titolo Lamar Jackson, che con una prestazione da 2 TD totali porta alla vittoria i suoi Cardinals contro Florida State.

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I Ranking dopo week 8

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Francesco Fele

Ho 29 anni e sono appassionato di sport Usa da 5 anni, seguo sopratutto il football (tifosissimo delle cheesehead) e l'NBA.

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